SI È CHIUSA LA XVII LEGISLATURA:
LA PEGGIORE DELLA
STORIA REPUBBLICANA
di Franco Astengo
La legislatura è finita, le camere
sciolte e ci si avvia a grandi passi verso la campagna elettorale. Quella
appena conclusa è stata sicuramente la peggiore legislatura della storia
repubblicana e non tanto e non solo (si tratterebbe già di un argomento di una
certa consistenza) per l’impazzare del trasformismo che ha portato al record
assoluto nel proporsi l’antico rito del cambio di schieramento di elette/i.
Prima di
tutto è necessario ricordare come i componenti delle Camera appena congedati
erano stati eletti nel febbraio 2013 attraverso il meccanismo di una legge
elettorale poi dichiarata incostituzionale dall’Alta Corte. Nella sentenza in
questione la Corte Costituzionale dichiarò le Camere (in allora da poco elette:
ci si trovava nel corso del mese di Dicembre 2013) legittime soltanto per
ragione della “continuità dello Stato”: correttezza istituzionale avrebbe
voluto che, a quel punto, ci si fermasse, si rispettasse la sentenza nella sua
più profonda “ratio” e si procedesse al voto seguendo il sistema che era venuto
fuori dalla pronuncia in questione. Così non fu, anzi, si procedette
addirittura votando la fiducia a governi,come quello presieduto dal segretario
del PD Renzi (febbraio 2014) formato da un privato cittadino mai eletto in
Parlamento (cosa possibile stando alla Costituzione naturalmente, ma molto
stiracchiata sul piano del merito) che era riuscito, attraverso una manovra
assolutamente extra –parlamentare e border – line rispetto alla correttezza
formale, a liquidare l’esecutivo precedente ottenendo il voto delle Camere
attraverso un’operazione di rottura trasformistica del fronte avversario.
Fronte
avversario con il quale il precedente presidente del Consiglio (appartenente
allo stesso PD) aveva stabilito un patto di governo. Il governo Renzi, con il
costante avallo di una maggioranza parlamentare uscita da quest’operazione di
stampo puramente opportunistico, ha rappresentato un vero e proprio pericolo
per la democrazia repubblicana.
Fu messa in piedi una gigantesca operazione di
disinformazione collettiva, con la complicità di gran parte dei mezzi di
comunicazione di massa, attraverso una proposta di vera e propria demolizione
della Costituzione Repubblicana. Il tentativo era duello di stravolgere il
senso della nostra Carta fondamentale proprio sul delicatissimo terreno del
modello della rappresentanza politica, spostando l’asse dal Parlamento al
Governo. Questa manovra di palazzo è stata sventata da voto popolare il 4
dicembre 2016 ma rimane a indicazione degli intendimenti di vera e propria
limitazione della libertà democratica da parte della maggioranza. Egualmente
attraverso il voto di fiducia e usando una procedura del tutto inaudita, essendo
quella elettorale materia di pretta natura parlamentare, il governo Renzi aveva
fatto approvare in seguito un nuovo modello di formula elettorale denominato
“Italikum”, anch’esso immediatamente bocciato dalla Corte Costituzionale alla
quale avevano nuovamente fatto ricorso avvocati e cittadini mossi da iniziative
spontanee e non certo organizzati da parti politiche. Ciò nonostante si è
perseverato nel proporre un meccanismo elettorale, secondo il quale si
voteranno i parlamentari della XVIII legislatura, che presenta ancora profili
di evidente incostituzionalità sotto l’aspetto della possibilità per elettrici
ed elettori di indicare i propri rappresentanti e di poter disporre di un voto
eguale e personale come previsto dalla Carta Costituzionale: così che il
rischio di un’ulteriore invalidazione della legge elettorale sarà ben presente
anche nel momento in cui ci si recherà nuovamente alle urne il 4 marzo 2018.
Come se tutto questo non bastasse a definire il profilo anti democratico
assunto dalla posticcia maggioranza parlamentare formatasi nel corso della XVII
legislatura vi è da aggiungere che su iniziativa del governo Renzi, stante le
Camere assolutamente prive di capacità di proposta sul piano legislativo, sono
stati duramente attaccati il mondo del lavoro e quello della scuola con
l’introduzione, attraverso il job act, di meccanismi di ulteriore precarietà
dell’occupazione (con percentuali di disoccupazione rimaste molto elevate, in
particolare rispetto alle fasce più giovani d’età) e con la cosiddetta “buona
scuola” verso il cui dettato legislativo si sono pronunciati la stragrande
maggioranza degli operatori scolastici a tutti i livelli.
Caduto il
governo Renzi dopo il voto referendario è subentrato il governo Gentiloni,
fondato sulla stessa maggioranza : il peggio doveva ancora arrivare. Peggio
rappresentato dal patto promosso dal ministro degli Interni Minniti (che in
pratica sta ricoprendo sia il proprio dicastero, sia quello degli esteri) con i
capi di bande di predoni libici finanziandoli al fine di fermare il flusso di
disperanti migranti che risalgono il deserto dal cuore dell’Africa cercando di
sfuggire alla guerra, alla morte, alla fame.
Le
organizzazioni dell’ONU e vari altri soggetti impegnati sul piano umanitario
hanno condannato questa operazione definendola foriera di eccidi e di torture:
si è trattato di un gravissimo episodio di vera e propria miseria morale che
segna davvero il volto della legislatura, nel corso della quale del resto i
parlamentari hanno continuato a votare le missioni di guerra al cui riguardo ci
troviamo di fronte alla novità dell’impiego di truppe italiane sul fronte del
Niger, a conferma della vocazione di destra colonialista che la maggioranza
uscente ha continuato ad esprimere con grande continuità nel corso di questi
mesi. Infine la vicenda, davvero riprovevole nella sua modalità, riguardante lo
“ius soli”: commedia finale che ha coinvolto l’emiciclo parlamentare anche
attraverso il dosaggio delle assenze in modo da cercare di scaricare il barile
nelle più improprie direzioni al fine di giustificare il fallimento.
Così
possono essere riassunti i passaggi fondamentali verificatisi nel corso di
questi 5 anni tralasciando per economia di discorso il tema europeo e quello
riguardante il vero e proprio scandalo bancario che ha attraversato non solo
l’Italia ma anche il governo. Nel frattempo il tentativo di impadronirsi della
cosiddetta “antipolitica” da usarsi come punto d’appoggio per una mediocre
scalata al potere come nel caso del M5S, si è rovesciato in un processo aperto
di “impolitica” attraverso il quale si è ulteriormente scavato un fossato
profondo nella società italiana nella quale si dimostrano segnali inquietanti
di disuguaglianza, volontà di sopraffazione e di sfruttamento da parte di pochi
potenti “clan” di potere. Una strada di vero e proprio degrado politico quella
percorsa durante la XVII legislatura.
sulla scia dal veleno inoculato nel sistema politico italiano dall’idea
maggioritaria, del personalismo, del “partito proprietario”, di un modello di
centrodestra razzista e qualunquista che ha governato il paese a più riprese
nel primo decennio del 2000 e al quale hanno risposto confusi schieramenti
contrapposti, pur essi coinvolti in una logica governativista d’accatto.
Soggetti via via mutanti nella denominazione e nella composizione che nel
frattempo hanno snaturato l’identità storica della sinistra italiana fino a
cadere nel baratro di un PD privo di identità, tenuto assieme soltanto da una
inopinata “vocazione maggioritaria” attraverso la cui espressione meramente
verbale si sono avventati tutti i comprimari dell’individualismo competitivo
formando cordate e “gigli magici” in certe situazioni dimostratisi anche
inquinati da infiltrazioni pesanti sul piano della “questione morale”.
Quello della
XVII legislatura non può che essere segnalato come un bilancio fortemente
negativo dal punto di vista di una almeno minimamente accettabile proposizione
etica del ruolo delle istituzioni da parte della stragrande maggioranza dei
gruppi parlamentari. Beninteso il giudizio non è morale ma – per l’appunto –
etico e di conseguenza propriamente politico. Adesso il voto, con grandi
incognite sulla sorte del Paese e della pace a livello globale.
Con una
certezza: servirebbe una forte opposizione di sinistra da opporre rispetto alle
futuribili combinazioni parlamentari che sorgeranno sicuramente come proposta
di continuità e di peggioramento con il quadro che si è cercato di presentare
in questa sede.
Questo però
è un discorso tutto da fare, non fidando semplicemente sulla buona volontà ma
ricercando forti motivazioni da presentare ai settori più avanzati della
società italiana, o almeno a quel che ne rimane sul piano della combattività
sociale e dei riferimenti politici.