di Peppe Sini
Paolo Finzi |
Viterbo. Lunedì è
morto Paolo Finzi, da mezzo secolo anima di “A. Rivista Anarchica”, una rivista
preziosa per ogni persona di volontà buona, per ogni persona affamata di
conoscenza ed assetata di giustizia.
Paolo Finzi era una delle voci più nitide e una delle figure più luminose del movimento anarchico e del pensiero libertario nel nostro paese.
Io credo che verrà il giorno in cui sarà riconosciuto come una delle persone più rilevanti della cultura e della vita civile dell’Italia degli ultimi decenni.
Era una persona buona come il pane, un’intelligenza vivacissima e acutissima, con un’attitudine dialogica profonda e accudente nell’esercizio incessante della virtù dell’attenzione e della comprensione; era di una generosità impareggiabile, un combattente per la liberazione dell’umanità intransigente nel riconoscimento e nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; il migliore degli amici e dei compagni.
Non sono anarchico, ma se c’era una persona al cui sentire mi sentivo vicino - e le cui esigenti domande e ragioni e fedeltà e vissuta utopia erano e sono anche le mie - era proprio Paolo Finzi. Mi dispiace di non averglielo mai detto, come mi dispiace di non avergli mai detto quanto importanti fossero anche per me la sua persona e il suo lavoro culturale e politico, quanto grandi la stima e l'affetto, l’amicizia e l’ammirazione che nutrivo per lui. Non glielo ho mai detto, ed ora è troppo tardi. Ma penso, ma spero, che lui lo sapesse lo stesso.
Che abbia cessato di vivere è un dolore immedicabile per chiunque lo abbia conosciuto. Ma resta tutto il bene che ha donato. E resta la lotta che è stata anche la sua per la vita, la dignità, i diritti e la liberazione di tutti gli esseri umani, e per la difesa dell’intero mondo vivente. La lotta che senza di lui, ma forti del suo ricordo, dovremo continuare noi che restiamo.
Paolo Finzi era una delle voci più nitide e una delle figure più luminose del movimento anarchico e del pensiero libertario nel nostro paese.
Io credo che verrà il giorno in cui sarà riconosciuto come una delle persone più rilevanti della cultura e della vita civile dell’Italia degli ultimi decenni.
Era una persona buona come il pane, un’intelligenza vivacissima e acutissima, con un’attitudine dialogica profonda e accudente nell’esercizio incessante della virtù dell’attenzione e della comprensione; era di una generosità impareggiabile, un combattente per la liberazione dell’umanità intransigente nel riconoscimento e nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; il migliore degli amici e dei compagni.
Non sono anarchico, ma se c’era una persona al cui sentire mi sentivo vicino - e le cui esigenti domande e ragioni e fedeltà e vissuta utopia erano e sono anche le mie - era proprio Paolo Finzi. Mi dispiace di non averglielo mai detto, come mi dispiace di non avergli mai detto quanto importanti fossero anche per me la sua persona e il suo lavoro culturale e politico, quanto grandi la stima e l'affetto, l’amicizia e l’ammirazione che nutrivo per lui. Non glielo ho mai detto, ed ora è troppo tardi. Ma penso, ma spero, che lui lo sapesse lo stesso.
Che abbia cessato di vivere è un dolore immedicabile per chiunque lo abbia conosciuto. Ma resta tutto il bene che ha donato. E resta la lotta che è stata anche la sua per la vita, la dignità, i diritti e la liberazione di tutti gli esseri umani, e per la difesa dell’intero mondo vivente. La lotta che senza di lui, ma forti del suo ricordo, dovremo continuare noi che restiamo.
*“Centro di ricerca per la pace, i diritti umani
e la difesa della
biosfera” di Viterbo