di Vinicio Verzieri
Vinicio Verzieri "Irrealismo" |
Cari, oggi 5 maggio, mi decido di scrivervi da casa
mia, dopo un isolamento che dura da oltre due mesi. Questa solitudine forzata
non mi affrange, anzi mi ha rimesso in piena comunione con me stesso. Coltivo
le mie letture, anche se ho una gamma ristretta di scelta, la migliore risulta
la rivista dove collaboro, crea evasione di pensiero e ricrea lo spirito
allargando l’intelletto.
Gli altri libri sono un poco deprimenti, tra questi “Drammi”
della russa Irina Denekina, che descrive il disfacimento dei giovani; di
Fiodor Dostoevskij con “La storia di una donna” dove la miseria e il
dolore scendono a pioggia di lacrime, anche se è scritto in modo impeccabile;
la mia scrittrice preferita Sylvie Germain, con “Il libro delle notti”,
tra fantasia e realtà descrive una ecatombe. Trovo repulsione al negativo, ho
sempre amato il bello e il buono, ma per amore per la letteratura e il saper,
mi sforzo di leggerli a rilento.
Non
mi manca la forza che ho represso per molti anni per la creatività e, anche se
lo spazio e mezzi sono scarsi, mi sono cimentato a realizzare una piccola
scultura con materiali miseri, ma ciò che conta è il contenuto.
Nei
momenti in cui sono a letto e l’imprevisto della spinta interiore mi induce a
scrivere, la penna spesso va in bianco, perché usata in orizzontale. Sono
soddisfatto della scorrevolezza di essa che pare non sia io a guidarla per
quello che traduce proveniente dalla mano Divina. Alcuni versi poetici li ho
pubblicati su Facebook, con buon esito di consensi, anche inaspettati. Anche in
prosa sono riuscito a estrinsecare due racconti non legati ai fatti, bensì al
mondo dei valori letterari, dove a parlare è prevalentemente lo spirito. Non è
che mi è mancata molto la natura, dal mio balcone ho visto il ritorno di un
cigno bianco che chiede l’elemosina, delle rondini, di una nutria e i soliti
piccioni e anatre germaniche anche con gli anatroccoli. Il Naviglio ha
alternato acque basse e stagnanti ad alte a pieno bacino, tra il torbido e il
limpido da consentire la vista di numerosi pesci. Ho pensato ad Alda merini,
che se fosse vissuta con la mia veduta dal balcone, da San Eustorgio a est e
San Cristofaro all’altro estremo, avrebbe condotta una vita di certo migliore.
Il suono delle campane della chiesa dirimpettaia, che ammiro per la sua cupola
con lucernaio, il campanile e la facciata mai completata, ma col fascino della
semplicità del mattone nudo, scandisce il tempo e riempie, con la finestra
aperta la stanza, con ampio gradimento.
Vinicio Verzieri "Senza dubbio" |
Non
so quanto vi possa interessare quanto sto scrivendo, ma i fatti esterni sono
vietati e circondati da silenzio e solitudine. Il maggior tempo lo dedico al
lavoro al computer col quale riordino e trascrivo i miei numerosi scritti
accumulati nei contenitori con foglio sparsi, blocchetti notes e quaderni.
Ho
avuto la forza inaspettata di riscrivere un testo teatrale smarrito e
raggruppato tutta la produzione teatrale, pronta per la rilegatura.
Ho
dipinto un quadro astratto ad alio e acrilico su cartone pressato e un altro su
cartoncino e poi li ho pubblicati su Facebook per sondare il gradimento e anche
per educare alla lettura del mio linguaggio fuori da ogni scuola o corrente.
Quasi ottimo il risultato d’apprezzamento.
Mi
manca la musica esaltante da sottofondo e compagnia, mi debbo accontentare di
quella classica emessa dalla mia gracchiante e vecchia radiosveglia. Mi faccio
i miei quattro passi del dopo cena da una stanza all’altra, guardando
l’orologio, almeno per un’ora.
A
letto conto e riconto gli spigoli delle pareti e dell’arredo, ridisegno il
lampadario innumerevoli volte ammirando il bianco e le sue ombre. Faccio delle
considerazioni e analisi d’ogni genere al mio quadro poggiato su un pensile
sopra il computer, a fianco vi è la mia bottiglia di ceramica da collezione
circondata da sassi di varie forme, dimensioni e colori.
Ricuso
i notiziari assillanti dei mezzi di comunicazione, i quali propinano
contraddittori notizie degli esperti con immagini deprimenti. Non parlo del
vomitevole rigurgito dei comportamenti dei politici. Aborro le falsità, le
ingiustizie, la violenza anche verbale per l’accaparramento del potere e
l’arricchimento ai danni del popolo. Il peggior disgusto umano proviene da
questi amministratori del mondo.
I
pochi passanti distraggono e fra essi provo piacere nel vedere le armonie
formali di alcune donne.
Certamente
voi avete di meglio da dirmi, io ho un mondo limitato. Respiro profumi
primaverili e aria non inquinata, silenzio di rispetto è diffuso nella città e
godo la luce solare che riscalda anche lo spirito, prima del tramonto.
Sui
balconi e finestre alcune bandiere e striscioni con scritti d’ottimismo e
arcobaleni e affacciati giovani coppie coi figli che, alle ricorrenze di
qualche evento, cantano e battono le mani.
Ogni
tanto interrompo il pesante lavoro al computer e fotografo prevalentemente la
veduta dove c’è il ponte, che di recente hanno dedicato alla Merini, per
cogliere quelle luci che di solito mi sono negate. Ho fatto due riprese con la
mia mini cinepresa con un giro di 180°, una delle quali l’ho pubblicata sempre
su Facebook e mi hanno detto che l’hanno visto su una tivù nazionale. Un poco
per muovermi e riscaldarmi, mi alzo dalla sedia di lavoro e mi affaccio al
balcone per respirare aria all’aperto e, in un paio di circostanze, mi hanno
intervistato per dei documentari televisivi.
Ovviamente
non vi riferisco i miei pensieri e sentimenti, perché suppongo non siano di
vostro interesse e, inoltre, vi annoierei.
Al
risveglio della pennichella pomeridiana, consulto le email e altro col tablet e
mi soffermo per fare considerazioni. Tra i pochi passati, il via vai dei
distributori di cibo con biciclette e atri mezzi, infaticabili, che si fermano
per consultare i telefonini.
Ho
fatto telefonate a parenti e a tutti i conoscenti soprattutto bisognosi, ma non
ne ho ricevute. Lo strumento diabolico, come lo definiva il mio amico, mi ha
fatto dei capricci che mi hanno raddoppiato il lavoro e, quanto sto riordinando
degli scritti, più li smaltisco e più ricrescono.
Dei
sintomi di malessere a volte mi spaventano e per fortuna scompaiono presto. Non
mi dilungo oltre, vi saluto con grande affetto e mi scuso per la pesantezza. Oggi
non si spediscono più le lettere, ci sono mezzi di comunicazione con tutte le
parti del mondo in tempo reale, pertanto questo scritto lo relego nel cassetto,
perché a molti amici scomparsi non lo posso inviare.