LE
DICHIARAZIONI DI SALVINI: ATTENZIONE !
STIAMO
SCIVOLANDO PERICOLOSAMENTE
di Franco Astengo
Questa la dichiarazione
di oggi rilasciata dal Ministro
dell’Interno:
"Al
ministero mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia,
perché dopo Roberto Maroni non si è fatto più nulla, ed è il caos". Lo ha
detto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, leader della Lega, parlando a
TeleLombardia. Salvini ha parlato di "una ricognizione sui rom in Italia
per vedere chi, come, quanti sono", ossia "rifacendo quello che fu
definito il censimento, facciamo un'anagrafe". Per Salvini, gli stranieri
irregolari andranno "espulsi" con accordi fra Stati, ma "i rom
italiani purtroppo te li devi tenere a casa".
Attenzione
! Grattare la pancia ai cattivi sentimenti è facile e subito può anche pagare
in applausi e popolarità: può rendere voti e potere. Però se si sfoglia una
margherita velenosa da quei petali possono uscire i veleni più tremendi che
hanno già ammorbato l’Europa negli anni centrali del secolo scorso.
Si
comincia dai migranti, si passa agli zingari e via, via, avanti fino a
proclamare il dogma della superiorità razziale dei bianchi ariani
(rigorosamente al maschile) e relative
tragiche conseguenze che abbiamo già drammaticamente visto sulla scena
della storia. Dedichiamo alla memoria di tutti una sintesi estrema delle
persecuzioni subite dal popolo zingaro sotto il regime nazi-fascista, invitando
tutti a riflettere.
(DE)
« Wir Roma und Sinti sind die Blumen
dieser Erde.
Man kann uns zertreten,
man kann uns aus der Erde reißen,
man kann uns vergasen,
man kann uns verbrennen,
man kann uns erschlagen –
aber wie die Blumen kommen wir immer
wieder... »
(IT)
« Noi Rom e Sinti siamo
come i fiori di questa terra.
Ci possono calpestare,
ci possono eradicare,
gassare,
ci possono bruciare,
ci possono ammazzare -
ma come i fiori noi
torniamo comunque sempre... »
(Karl Stojka)
Porajmos
o Porrajmos (pronuncia italiana: poràimos; in romaní: [pʰoɽai̯ˈmos]; traducibile come
"grande divoramento" o "devastazione") è
il termine con cui Rom e Sinti indicano lo sterminio del proprio popolo
perpetrato da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Si stima
che tale eccidio provocò la morte di 500.000 di essi.
Questo
disegno genocida è definito da Rom e Sinti anche con il termine Samudaripen,
che significa letteralmente tutti morti. Il Porrajmos non venne mai
classificato come una persecuzione razziale al pari di quella ebrea fino agli
anni Sessanta, quando storici e studiosi come Miriam Novitch iniziarono ad
interessarsi a questo argomento allora poco noto o quasi totalmente
sconosciuto. Molte sono le prove e i documenti che certificano invece il trattamento
che il Partito Nazista riservò agli zingari.
Nel
giugno 1936 il ministero degli Interni affidò la questione zingara alle
autorità, chiedendo di operare attraverso leggi speciali per risolvere il
problema.
Con
il decreto del 14 dicembre 1937, in seguito alle ricerche del dottor Robert
Ritter e dei suoi collaboratori, si affermava che gli zingari erano
geneticamente criminali, e per questo dovevano essere messi agli arresti.
In
una dichiarazione di Himmler, che risale invece al dicembre 1938, viene trattata
la situazione degli zingari tedeschi “sotto l'aspetto della loro purezza
razziale”. Nei vari punti sviluppati vi sono anche quelli che vietano il
rilascio di diplomi o di qualsiasi altra forma di attestato per artigiani senza
residenza fissa, imponendo una sorta di identificazione razziale per
riconoscere i portatori di “sangue zingaro”. In questo stesso anno cominciarono
le deportazioni nei campi di concentramento di Buchenwald, Mauthausen-Gusen e
Flossenbürg, la sede dell' “Ufficio centrale per la lotta alla piaga zingara”
fu trasferito da Monaco a Berlino. A partire proprio dal 1938, anno
dell'Anschluss, il regime si occupò tra le altre cose di limitare i territori
occupabili dagli zingari, estendendo le nuove leggi a tutti i nuovi territori
del regime.
Le
prime disposizioni per la persecuzione e l'internamento per gli zingari in
Italia furono emanate l'11 settembre 1940. Una circolare telegrafica firmata
dal capo della polizia Arturo Bocchini e indirizzata a tutte le prefetture del
Paese conteneva un chiaro riferimento all'internamento di tutti gli zingari
italiani a causa dei loro comportamenti antinazionali e alle loro implicazioni
in reati gravi. Nella circolare venne ordinato il rastrellamento di tutti gli
zingari, nel minor tempo possibile, provincia dopo provincia.
Il
27 aprile 1941 fu emanata un'altra circolare da parte del Ministero
dell'Interno con indicazioni riguardanti l'internamento degli zingari.
Giuseppe Denti. Salvini |
La
politica di discriminazione fascista si basò principalmente sulla presenza
dello zingaro straniero nel territorio italiano. Con l'invasione della
Jugoslavia del 1941 e la conseguente fuga degli zingari da quei territori in
Italia, le forze armate fasciste acuirono le già preesistenti misure di
controllo verso gli zingari per provvedere all'invasione di quelli stranieri.
Infatti, mentre per gli zingari italiani fu ordinata la reclusione nei campi di
internamento, per quelli stranieri era prevista l'espulsione.
Negli
anni è stato possibile ricostruire una lista abbastanza completa dei luoghi di
detenzione per zingari che c'erano in Italia. Testimonianze zingare parlano di
campi di detenzione ad Agnone nel convento di San Bernardino, in Sardegna a
Perdasdefogu, nelle province di Teramo a Tossicia, a Campobasso, a Montopoli di
Sabina, Viterbo, Colle Fiorito nella provincia di Roma e nelle isole Tremiti. A
seguito dell'occupazione tedesca nel territorio italiano, molti campi
dell'Italia centrale e meridionale furono smantellati in vista dell'arrivo
degli alleati e pertanto esistono pochissime prove della loro esistenza. Da
quel momento in poi la maggior parte degli zingari internati in Italia fu
trasferita nei campi nazisti, passando da Gries a Bolzano.
L'unico
campo di cui possediamo dati e documenti precisi grazie agli archivi comunali è
quello di Tossicia. Entrò in funzione il 21 ottobre del 1940 e le prime
deportazioni zingare furono registrate nell'estate del 1942. La presenza di
detenuti zingari è documentata anche nel campo di Ferramonti di Tarsia, attivo
dal 1940 al 1945.
Con
il decreto Auschwitz del 16 dicembre 1942 promulgato da Himmler, tutti gli
zingari del Reich, eccetto quei pochi che lavoravano nelle imprese belliche
tedesche, furono deportati a Birkenau. I gruppi di zingari sopravvissuti alle
fucilazioni di massa e ai ghetti provenivano da tutti i paesi sotto il
controllo del regime nazista, dal Belgio, dai Paesi Bassi e dalla Francia.
Il
primo gruppo di zingari giunse a Birkenau il 26 febbraio 1943. All'arrivo nel
campo gli zingari non venivano né smistati a seconda del sesso o dell'età né
rasati a zero, ma venivano condotti tutti indistintamente nello Zigeunerlager.
Solo a loro e agli ebrei del ghetto di Theresienstadt fu permesso di vivere in
gruppi familiari all'interno del lager. Venivano distinti all'arrivo con un
triangolo nero
Nel
marzo del 1943 il dottor Josef Mengele divenne il capo dei medici del campo
zingari, che rappresentava la massima autorità sanitaria dello Zigeunerlager.
Uno dei motivi per cui agli zingari fu permesso di vivere in gruppi familiari
fu quello di permettere al dottor Mengele di condurre i propri studi sui
bambini, e soprattutto sui gemelli. Fu lo stesso Mengele ad ordinare che ai
bambini zingari gemelli fosse tatuata la sigla ZW (Zwilling). La particolare
attenzione medica riservata agli zingari era dovuta alla loro presunta
appartenenza alla razza pura degenerata, per questo furono sottoposti a
specifici esperimenti genetici.
Le
cifre approssimative raccolte dai ricercatori negli anni parlano di circa
500.000 morti tra Rom e Sinti a causa dello sterminio nazista. 30.000 trovarono
la morte nei campi di concentramento in Polonia a Sobibor, Bełżec e Treblinka.
Più di 7.000 zingari trovarono la morte ad Auschwitz durante le epidemie di
tifo e tubercolosi che colpirono lo Zigeunerlager nel 1943 a causa delle cure
inesistenti e delle pessime condizioni igieniche. L'unica cura per chi si
ammalava era la camera a gas. In base alla documentazione che abbiamo, possiamo
dire che, degli oltre 22.000 zingari deportati a Birkenau, 20.000 trovarono la
morte nel lager.