Approvata la legge.
Lontana da ciò che volevamo.
Da domani al lavoro per
farla applicare
di Associazione Antigone
Roma. In Italia ora c’è il reato di
tortura nel codice penale. Un dibattito parlamentare lungo ben ventotto anni. Un dibattito molto spesso di
retroguardia culturale. Un dibattito che ha prodotto una legge da noi
profondamente criticata per almeno tre punti: la previsione della pluralità
delle condotte violente, il riferimento alla verificabilità del trauma psichico
e i tempi di prescrizione ordinari. Era
il dicembre del 1998 quando Antigone elaborò la sua prima proposta di legge,
fedele al testo previsto nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la
tortura del 1984. Non abbiamo mai abbandonato la nostra attività di pressione
istituzionale su questo tema. Siamo andati davanti a giudici nazionali,
europei, organismi internazionali a segnalare questa lacuna gravissima nel
nostro ordinamento giuridico.
La legge
approvata che incrimina la tortura non è la nostra legge e non è una legge
conforme al testo Onu. Per noi la tortura è e resta un delitto proprio, ossia
un delitto che nella storia del diritto internazionale, è un delitto tipico dei
pubblici ufficiali. Tuttavia da oggi c'è un reato che si chiama tortura. Da
domani il nostro lavoro sarà quello di sempre: nel caso di segnalazioni di casi
che per noi sono ‘tortura’ ci impegneremo affinché la legge sia applicata. Non
demordiamo. E’ il nostro ruolo. Inoltre lavoreremo per dare applicazione alle
parti della legge che riguardano la non espulsione di persone che rischiano la
tortura nel paese di provenienza e l’estradizione di persone straniere accusate
di tortura e residente nel nostro paese. Ci impegneremo anche in sede politica
e giurisdizionale, interna e internazionale, per migliorare la legge e renderla
il più possibile coerente con la definizione delle Nazioni Unite.