SEGNO DELLA
DECADENZA POLITICA E MORALE
di Franco Astengo
“Articolo 1
L'Italia è una
Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene
al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
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Mentre si discute
astrattamente della formazione di un nuovo governo seguendo esclusivamente la
logica del potere nessuno (o quasi) riflette sulla decadenza del Paese: una
decadenza stretta tra deficit politico e perdita morale che si verifica nello
smarrimento totale di quelle coordinate di fondo che avevano permesso
all’Italia di uscire dalla tragedia della seconda guerra mondiale elaborando
una nuova Costituzione e ricostruendosi dalle macerie materiali e morali.
L’intreccio tra politica e morale era stato stabilito nel testo dell’articolo 1
della Carta fondamentale: era il legame tra lavoro e democrazia che connotava,
appunto nell’espressione di quel testo, le nostre aspirazioni migliori. Oggi la
memoria di quell’intreccio appare completamente perduta e si trova ormai
straordinariamente lontana dalle culture della politica.
È questo il punto
decisivo attorno al quale sono state smarrite identità e idee: uno smarrimento
che costituisce la grande responsabilità delle forze politiche che si sono
fatte sopraffare dalle logiche del “pensiero unico” e della vanità
personalistica, fino ad arrivare a una campagna elettorale come quella recente
dove il dominio dell’affabulazione meramente retorica ha toccato estremi tali
da rendere pressoché impossibile un recupero di credibilità del sistema.
Esistono
indicatori estremamente esemplificativi che rendono quest’affermazione concreta
e che segnano appunto un quadro di vera e propria decadenza. Il tema del lavoro
è stato completamente obliato.
L’indice
di disoccupazione si mantiene al doppio degli altri paesi europei, con una
quota rilevantissima di quella giovanile. Interi settori produttivi risultano
del tutto marginali nell’economia del Paese e nel quadro internazionale.
Risultano assenti dal dibattito pubblico qualsiasi proposta di programmazione
economica , di serio intervento pubblico, di rapporto tra l’innovazione
tecnologica, la produzione industriale, l’occupazione. Pesano enormemente i
ritardi nelle infrastrutture, i temi ambientali e del dissesto idro geologico. Il
segnale più importante del disprezzo che questa classe politica nutre nel
confronto del mondo del lavoro è dato però, come evidente esemplificazione,
dall’indifferenza con la quale vengono accolte le notizie di crescita
esponenziale nel numero d’incidenti con esito mortale. Sono notizie che
scivolano via senza commento né spunto di riflessione sulle pagine e sugli
schermi della grande comunicazione di massa.
Si
tratta dell’indicazione di un’indifferenza, di una sottovalutazione, di
un’imperdonabile neghittosità collettiva e soprattutto si evidenzia il segno
dei livelli d’intensificazione dello sfruttamento che connotano pesantemente lo
scenario di questi anni terribili.
Di
seguito il numero di incidenti mortali sul lavoro registrati nei primi tre mesi
di quest’anno. Si noti come il maggior numero d’incidenti si registri nelle
Regioni di maggiore sviluppo, a dimostrazione di quell’accenno
all’intensificazione dello sfruttamento di cui sopra e anche, con ogni
probabilità, per via del conseguente utilizzo di mano d’opera meno qualificata
e posta in condizioni di costante pericolo per ragioni legate al mero profitto.
Una tragica statistica da mantenere come monito di un’intollerabile situazione
verso la quale non assistiamo alla giusta reazione prima di tutto da parte dei
sindacati confederali, in secondo luogo dalle forze politiche, dal sistema
informativo e dall’opinione pubblica in generale, in particolare da quella
parte che si ritiene “democratica”.
Traggo
dal prezioso blog “La Bottega del Barbieri” questi dati che lascio
semplicemente come memoria di una tragedia ormai quotidiana.
DAL
1 GENNAIO SONO 162 I MORTI SUL LAVORO
Dell’Osservatorio
Indipendente di Bologna morti sul lavoro (**)
Dal
1° gennaio 162 morti sui luoghi di lavoro in Italia. Almeno altrettanti muoiono
sulle strade e in itinere.
Morti
nelle Regioni e Province italiane nel 2018 per ordine decrescente
N.B
i morti segnalati nelle Regioni sono solo quelli sui LUOGHI DI LAVORO. Ricordo
ancora una volta che ce ne sono almeno altrettanti che muoiono sulle strade e
in itinere nelle province non sono conteggiati i morti sulle autostrade.
VENETO 21: Venezia (2),
Belluno (1), Padova (), Rovigo (1), Treviso
(7), Verona (7), Vicenza (2). LOMBARDIA
20: Milano (8), Bergamo (2), Brescia (1), Como (1), Cremona (), Lecco (), Lodi
(), Mantova (4), Monza Brianza (1), Pavia (1), Sondrio (2), Varese (). PIEMONTE
12: Torino (5), Alessandria (), Asti (1), Biella (), Cuneo (4), Novara (1),
Verbano -Cusio -Ossola (1) Vercelli (). CAMPANIA
10: Napoli (5), Avellino (1), Benevento (), Caserta (), Salerno (4). TOSCANA 10: Firenze (1), Arezzo (),
Grosseto (1), Livorno (2), Lucca (1), Massa Carrara (2), Pisa (1), Pistoia (), Siena
(2) Prato (). EMILIA ROMAGNA 9:
Bologna (), Rimini (1). Ferrara (2) Forlì Cesena () Modena (3)
Parma (1) Ravenna (2) Reggio Emilia () Piacenza (). ABRUZZO 8: L’Aquila (4),
Chieti (2), Pescara (1) Teramo. LAZIO 8: Roma (4), Viterbo (1)
Frosinone (1) Latina (2) Rieti (). SICILIA
8: Palermo (1), Agrigento (1), Caltanissetta (1), Catania (5), Enna (),
Messina (), Ragusa (), Siracusa (1), Trapani (). CALABRIA
9: Catanzaro (2), Cosenza (2), Crotone (3), Reggio Calabria (1) Vibo Valentia
(1). MARCHE 5: Ancona (), Macerata
(1), Fermo (), Pesaro -Urbino (), Ascoli Piceno (4). LIGURIA 4: Genova (3), Imperia (), La Spezia (1), Savona (). SARDEGNA 5: Cagliari (1), Carbonia
-Iglesias (), Medio Campidano (), Nuoro (), Ogliastra (), Olbia -Tempio (2),
Oristano (), Sassari (2). Sulcis Iglesiente (). UMBRIA 2: Perugia (1) Terni (1). PUGLIA 2: Bari (), BAT (1), Brindisi (), Foggia (), Lecce ()
Taranto (1). FRIULI VENEZIA GIULIA
2: Trieste (), Gorizia (), Pordenone (), Udine (1). Molise 2: Campobasso (2), Isernia (). BASILICATA 2: Potenza (2) Matera (). TRENTINO ALTO ADIGE: Trento (), Bolzano (). VALLE
D’AOSTA ().
(*)
"L’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro" ha compiuto
dieci anni. Aperto il 1° gennaio 2008 dal metalmeccanico in pensione e artista
sociale Carlo Soricelli per ricordare i sette lavoratori della Thyssenkrupp di
Torino morti poche settimane prima bruciati vivi.