ROMA. IL ’68 CON FRANCO SCHIRONE
Sabato 7 aprile
conferenza dibattito:
"Il '68
compie 50 anni"
allo Spazio Anarchico
"19 luglio"
Via Rocco da Cesinale n. 18
(Metrò B Garbatella)
La locandina dell'incontro |
Il Sessantotto
compie 50 anni!
Il movimento che fece proprie le istanze
antiautoritarie ed egalitarie, rivendicando forme di autogestione, azione
diretta e liberazione da ogni istituzione sociale: famiglia, scuola, lavoro.
L’antiautoritarismo
è uno dei principali fili conduttori che attraversa tutti i movimenti di
protesta sorti nei primi anni Sessanta. Viene contestata ogni istituzione che
si fondi sul principio di autorità, come la famiglia e la scuola, che
trasmettono modelli di imposizione (fisica o psicologica) e che creano le basi
di ogni comportamento deviante, fino a tutte quelle istituzioni per loro natura
finalizzate alla repressione o fondate su un forte principio gerarchico:
l’esercito, la magistratura, la polizia, la chiesa, la burocrazia degli stati e
dei partiti politici. Si sviluppano tentativi di dar vita a luoghi dove
l’autorità sia respinta: la comune al posto della famiglia, l’assemblea,
l'unanimità e il rifiuto delle deleghe e della democrazia rappresentativa, con
lo scopo di voler simboleggiare l'abbattimento del potere costituito e quello
di creare un proprio spazio autonomo (con queste intenzioni i movimenti
studenteschi adotteranno la tattica dell’occupazione). Tutte forme che finirono
per mettere definitivamente in crisi le figure sociali in cui l’autorità si
esprimeva: dal padre al poliziotto, dal giudice al militare. Oggetto della
contestazione non è solo il potere statale, ma anche e soprattutto i singoli
poteri quotidiani: dalla famiglia autoritaria al preside nella scuola al
padrone della fabbrica. Questi movimenti combattono qualunque forma di
burocrazia, da quella statale a quella delle tradizionali organizzazioni dei
partiti politici. All’apparato organizzativo della politica tradizionale si
contrappongono le reti autorganizzate dei comitati, le assemblee, gli
intergruppi.
I movimenti
del Sessantotto si collocano in una logica di assoluta estraneità rispetto allo
Stato. La lotta degli studenti universitari americani è, sin dall’inizio,
collegata al movimento pacifista ed a quello hippies. Il 1964 è l’anno chiave
nella vicenda del movimento americano: il coinvolgimento nel conflitto tra
Vietnam del Sud e del Nord si trasformò proprio allora in una vera e propria
guerra. Nell’estate dello stesso anno la rivolta di Harlem inaugurò il ciclo
delle sanguinose rivolte nei ghetti, e il movimento studentesco “bianco”
condivise gran parte delle rivendicazioni del “Black Power”.
Nell’ambito
dei Paesi europei è in Francia che la contestazione assume i toni più clamorosi
e si trasformò in una vera e propria rivolta contro lo Stato. La nascita del
“movimento del 22 marzo” a Nanterre, l'occupazione dell'università Sorbona e le
barricate del quartiere latino di Parigi, il 13 maggio 1968 porteranno 800.000
persone a partecipare ad una grande manifestazione per le strade di Parigi e ad
uno sciopero generale che durerà parecchi giorni e che coinvolgerà più di dieci
milioni di persone.
In Italia,
dopo un anno di incubazione (il 1966), i primi veri focolai di rivolta si accendono
nel novembre del 1967, simultaneamente, nelle università di Trento, Napoli.
Subito la contestazione raggiunse il sistema privato, coinvolgendo in
particolare l’Università cattolica di Milano. Si propaga quindi a Torino per
irradiarsi, con impressionante rapidità e lungo la linea dell’occupazione a
catena degli atenei, in ogni sede universitaria del Paese: la battaglia di
“Valle Giulia” a Roma, avvenuta il 1° marzo 68, diventa per tutti il simbolo
della rivolta studentesca. In antitesi al capitalismo si arriverà a lottare per
una realizzazione di un sistema antistatale, non più semplicemente democrazia
rappresentativa, ma il più possibile diretta e anti-autoritaria. Contro ogni
forma di oppressione si svilupperà la condanna anche di quel comunismo sovietico
che rende l’individuo schiavo del potere; si prenderanno a modello le
esperienze comuniste cubana e cinese, ritenute valide alternative a quella
russa. Tra i paesi del blocco sovietico l’episodio più clamoroso, la ‘Primavera
di Praga’, si verifica in Cecoslovacchia. Qui la contestazione giovanile si
confonde con un movimento intellettuale e politico di liberazione volto al
superamento del comunismo tradizionale ed al raggiungimento dell’indipendenza
dall’Unione Sovietica.
Dal
Sessantotto è nata una società più libera, meno bigotta e più emancipata,
perché figlia del piacere e dell’anarchismo.
Sabato 7
Aprile dalle ore 20:00 ne parleremo con Franco Schirone e i compagni che hanno
vissuto a pieno e lottato nei movimenti di quegli anni, racconteremo la storia
di quegli anni analizzando il ruolo degli anarchici in quelle stagioni di
lotta.
Gruppo anarchico M. Bakunin
Federazione Anarchica Italiana
gruppobakunin@federazioneanarchica.org