Stracci della Commedia dell’Arte
dai cieli d’Italia svolazzano nel mondo.
di Paolo Maria Di Stefano
Il comico
italiano è ricomparso. Lo ha fatto da par suo, da professionista che sa,
tacendo, creare l’attesa, ed anche sa cogliere l’attimo irripetibile creato
dalle circostanze perché la battuta nasca e subito si sparga per il mondo a
suscitare il riso degli ascoltatori, oltre ogni possibile ostacolo di spazio,
di lingua, di umore. Così, il comico ha
atteso che il momento del Paese apparisse drammatico, senza credibili o
praticabili vie d’uscita alla mancanza di un Governo che ne difenda i diritti e
gli interessi a livello mondiale ed ha urlato: bisogna uscire dall’euro.
Battuta, questa, solo apparentemente
logora: il comico come dall’oblio resuscitato l’ha recitata quasi eco del
Verbo. Con l’obbiettivo probabile di distrarre l’inclito e il colto (gli altri
no, poiché già distratti) dalla incapacità dei suoi di dare un governo ad un
Paese – il nostro- conquistato oramai da due mesi e da due mesi in preda ad una
sorta di commedia dell’arte. Quella, per intendersi, che i meno attenti si
fingono essere pura improvvisazione tradotta da attori di strada in commediole
tutte da ridere. E che oggi si chiama Politica, avendo la Commedia dell’Arte, quella
vera che aveva conquistato il mondo, concluso il suo ciclo vitale, portando con
sé non solo i brogliacci, ma anche la cultura e la professionalità degli
attori.
Gli ultimi eventi italiani, deputati e
senatori eletti al solo fine di ricevere le indennità previste senza svolgere
alcun lavoro, magari anche assegnandosi tutte le cariche pensabili;
improvvisazioni di soluzioni improbabili ai problemi del Paese e comunque
impraticabili; auto-candidature alla Presidenza del Consiglio; voci di ombre di
antichi quasi politici, fantasmi onnipresenti protesi a difendere ancora i
propri interessi; tentativi di inventare programmi di lavoro dimentichi delle
promesse elettorali e comunque da queste slegate (…), denunciano assenza totale
di professionalità politica e gestionale e ambizioni del tutto personali,
capitoli di un brogliaccio dal quale la cultura è assente. Forse anche per
questo lo stellone d’Italia salva il nostro Paese da un Governo che, almeno su
queste basi, se fosse operativo provocherebbe danni irreversibili.
Seppure questo sia quanto rappresenta
realmente gli italiani.
Il comico italiano è ricomparso, e subito
il Presidente, comico americano di valore universalmente riconosciuto,
candidato al Nobel per le battute fulminanti, ha ripreso la scena. Se al
Bataclan fossero stati armati, ha detto, il dramma non si sarebbe verificato.
Con ciò ribadendo, forse inconsciamente, un principio generale già espresso da
Jerome Klapka Jerome, seppure con riferimento diverso. “I turisti inglesi in
giro per l’Europa” ha scritto l’Autore di Tre
uomini a zonzo, quasi testualmente “si conciano in modo ridicolo per
contribuire alla pace, poiché non è facile fare la guerra contro chi ti fa
ridere”. Che riferito alle uscite del Presidente significa: finché di me si
ride, il potere rimane mio.
Che non è male. E che nello specifico
può significare (anche) che suscitare il riso facilita l’atto di acquisto. Nel
qual caso è probabile che quanto detto da Trump risponda alla esigenza
specifica di lanciare la nuova pistola (bellissima!) realizzata dall’industria
americana e che, al prezzo di appena cinquecento euro, può essere acquistata da
chiunque.