Rivolgiamo
un appello a donne e uomini liberi, alle soggettività politiche e
sindacali, al mondo dell'associazionismo, ai movimenti che si
riconoscono nei principi di uguaglianza e nell'universalità dei
diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Un appello per incontrarci
e costituirci in un Coordinamento nazionale in difesa della
Repubblica, dell'universalità dei diritti e della solidarietà
nazionale contro il federalismo differenziale.
Va
avanti l’approvazione “dell'autonomia regionale differenziata”,
nel silenzio generale mentre l’opinione pubblica viene distratta
dall’assordante propaganda razzista e xenofoba. Senza discussione
politica diffusa e all’insaputa di milioni di cittadine/i si sta
per determinare nel giro di poche settimane la mutazione definitiva
della nostra architettura istituzionale, la destrutturazione della
nostra Repubblica.
La
vicenda è partita con i referendum svolti in Veneto e Lombardia nel
2017,cui
ora si vuole dare seguito senza tenere alcun conto dei principi di
tutela dell’eguaglianza, dei diritti e dell’unità della
Repubblica affermati dalla Corte
Costituzionale
La
Lega che ha voluto i referendum in Lombardia e Veneto oggi è al
Governo e pretende che il governo dia risposte interpretando le norme
costituzionali sull’autonomia in modo eversivo per l'unità
nazionale e l’universalità dei diritti. La maggioranza politica
giallo verde non può consegnarsi alle istanze secessionistiche della
Lega. Il Pd farebbe bene ad opporsi non solo a questa richiesta
targata Lega ma anche all'autonomia differenziata posta dalla
maggioranza PD dell'Emilia Romagna, in forme solo in parte dissimili.
Dal 2017, durante il governo Gentiloni, ad oggi sulla scia di Veneto,
Lombardia e Emilia Romagna anche altre Regioni si stanno attivando
per ottenere maggiori poteri e risorse grazie alla sciagurata
modifica del Titolo V della Costituzione del 2001.
Di
fronte al rischio di una “secessione dei ricchi” è necessario un
coordinamento delle forze che si oppongono a questo processo per dare
vita a una mobilitazione efficace per bloccarla.
Un
coordinamento che chieda anche una commissione di inchiesta
parlamentare, ai sensi dell'art. 82 della Costituzione, sull'attuale
stato delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali in
ciascuna Regione Italiana, in modo da fotografare la situazione
attuale già fortemente compromessa. Da una seria inchiesta
parlamentare, tenuta anche a informare adeguatamente i cittadini,
risulterebbero infatti gravi disparità fra Regione e Regione
(soprattutto fra regioni a statuto speciale e regioni a statuto
ordinario, fra regioni del nord e del sud del Paese).
La
gestione e l'attribuzione delle risorse deve restare in un ambito
nazionale condiviso da tutte le regioni e dai comuni
Questa
verifica aprirebbe finalmente un dibattito consapevole, basato su
dati oggettivi, sullo stato dei diritti in Italia e non favorirebbe
ulteriori fughe in avanti, destinate ad aggravare ancora di più le
disparità fra i cittadini residenti nelle diverse regioni italiane,
che nel caso della sanità sono già al limite per il SSN.
Non
sono stati nemmeno definiti e garantiti in tutto il territorio
nazionale i livelli essenziali di prestazione (LEP) nei diversi
campi, rispetto ai quali dal 2001, a seguito della riforma del titolo
V° della Costituzione, esiste un vuoto normativo, come denunciato
più volte dalla Corte Costituzionale. Ogni scelta deve inoltre
essere definita con il consenso di tutte le regioni e i Comuni,
perché non è accettabile che diritti fondamentali vengano riservati
ad alcune regioni e ad altre no, che le risorse vengano differenziate
a danno delle aree più deboli e in difficoltà del nostro paese.
Per
il sistema d’ istruzione, non si tratta di prevedere i livelli
essenziali di prestazione, essendo una funzione dello Stato che deve
garantire il diritto allo studio fino ai massimi livelli ed è
equiparabile ad altre istituzioni della Repubblica.
Riteniamo necessario che non vi debbano essere ulteriori trasferimenti di poteri e risorse alle regioni su base bilaterale e che i trasferimenti sulle materie a loro assegnate debbano essere ancorati esclusivamente a oggettivi fabbisogni dei territori, escludendo ogni riferimento a indicatori di ricchezza.
Riteniamo necessario che non vi debbano essere ulteriori trasferimenti di poteri e risorse alle regioni su base bilaterale e che i trasferimenti sulle materie a loro assegnate debbano essere ancorati esclusivamente a oggettivi fabbisogni dei territori, escludendo ogni riferimento a indicatori di ricchezza.
L'Autonomia
regionale differenziata non può avvenire a scapito anche delle
autonomie locali, le istituzioni più vicine alla cittadinanza, in
quanto le esproprierebbe di alcuni poteri a favore di nuovi
carrozzoni centralizzati e inefficienti a livello regionale.
In
questo contesto di grandi egoismi verrebbe soppressa l'universalità
dei diritti, trasformati in beni di cui le Regioni potrebbero
disporre a seconda del reddito dei loro residenti; per poterne
usufruire nella quantità e qualità necessarie, non basterebbe
essere cittadini italiani, ma esserlo di una regione ricca, in aperta
violazione dei principi di uguaglianza scolpiti nella Costituzione.
In
questo quadro vi sarebbe una ricaduta negativa prioritariamente sulle
regioni del Sud e sugli abitanti non ricchi di tutt' Italia con la
progressiva privatizzazione dei servizi. Il Mezzogiorno viene
condannato a essere privo di pari riconoscimento della cittadinanza,
con ancor maggiore desertificazione degli investimenti e sempre più
debole economia. L'autonomia regionale differenziata negherebbe così
la solidarietà nazionale, la coesione e i diritti uguali per tutte/i
che garantiscono l'unità giuridica ed economica del paese.
Di
fronte a tutto questo, vi sono le nostre ragioni, l'esigenza di
un'opposizione e di una lotta politica e sociale in difesa
dell'universalità dei diritti e della solidarietà nazionale.
Promotrici/ori:
Paolo
Berdini, Piero Bernocchi, Piero Bevilacqua, Marina Boscaino, Loredana
De Petris, Gianni Ferrara, Eleonora Forenza, Loredana Fraleone,
Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Silvia Manderino, Loredana Irene
Marino, Roberto Musacchio, Rosa Rinaldi, Giovanni Russo Spena, Guido
Viale, Massimo Villone, Vincenzo Vita
hanno
già aderito:
Mauro
Beschi, Gaetano Rivezzi, Giulia Venia, Antonio Pileggi, Antonio Di
Stasi, Fiorenzo Fasoli, Giulia Rodano, Maurizio Acerbo, Francesco Di
Matteo, Moreno Biagini, Maria Paola Patuelli, Mari Agostina Cabiddu,
Maria Ricciardi, Fabrizio Bellamoli, Luigi Pandolfi, Antonio Caputo,
Alfonso Gianni, Daniela Caramel, Raffaele Tecce, Claudia Berton,
Miria Pericolosi, Beppe Corioni, Cristina Stevanoni, Francesco
Baicchi, Dino Greco, Silvia Chiarizia, Enzo Camporesi, Maria Longo.
Per
aderire inviare a:
adesioni.coord.noautonomiadiff@gmail.com