di Antonio Mazzeo
A Camp Darby il Comando italiano
delle operazioni speciali e psicologiche
Martedì 9
giugno è stata issata la bandiera italiana; venerdì 12 l’inaugurazione della
nuova sede del Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE), presente
il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. L’area a nord della grande base
di Camp Darby, in Toscana, è stata presa in consegna dalle forze armate
italiane a seguito della decisione del Pentagono di rivedere le modalità
organizzative e di gestione di quello che è il principale hub di stoccaggio di
mezzi e sistemi d’arma delle forze terrestri Usa nel sud Europa. Con un
investimento infrastrutturale plurimilionario, l’Esercito italiano potrà così
coronare il sogno di realizzare in provincia di Pisa un centro strategico dove
ospitare le forze d’élite destinate alle guerre “non convenzionali” e alle
famigerate operazioni psicologiche.
“Sono particolarmente lieto di
incontrare il personale di questo centro nevralgico di integrazione e
coordinamento di tutte le attività di formazione, addestramento e approntamento
delle Forze Operative Speciali e delle unità PSYOPS dell’Esercito”, ha
dichiarato il ministro Guerini in occasione della sua visita al Comprensorio
militare “Tenente Dario Vitali” di Pisa. Ad accoglierlo, il Capo di Stato
Maggiore dell’Esercito, generale Salvatore Farina e il Comandante di COMFOSE,
generale Ivan Caruso. “Il nuovo Comprensorio Militare sorge su una vasta area
con superficie di 35 ettari, ex sedime di parte della base militare
statunitense di Camp Darby, territorio recentemente rientrato nella
disponibilità delle Autorità Italiane; la sua riorganizzazione e l’utilizzo di
moderni standard infrastrutturali consentirà di incrementare la capacità operativa
dei Reparti che saranno ospitati e accrescere le condizioni di vita e il
benessere del personale militare e delle proprie famiglie”, riporta la nota del
ministero della Difesa. “Il ministro Guarini ha poi visitato le
sedi del Centro Addestramento Operazioni Speciali e del Reparto Supporto
Operazioni Speciali, articolazioni di recente costituzione deputate alla
formazione degli Operatori Base per Operazioni Speciali, il primo, ed al
sostegno logistico delle Forze Speciali in operazioni, il secondo”.
Secondo lo Studio progettuale presentato
dallo Stato Maggiore dell’Esercito nel dicembre 2018, nell’ambito del
programma European Infrastructure Consolidation implementato
dal Comando Europeo dell’Esercito statunitense (EUCOM), “in data 28 gennaio
2015 è stata formalizzata dall’Office of Defence Cooperation l’intenzione di
restituire al Governo Italiano una porzione del sedime in questione della base
di Camp Darby, ed al cui interno sono state realizzate dagli Stati Uniti varie
infrastrutture con diversa destinazione d’uso (uffici, alloggi, funzioni
logistiche e tempo libero) ancora in buone/ottime condizioni”. “In tale quadro -
prosegue lo Stato Maggiore - l’Esercito ha formalizzato l’interesse alla
ripresa in consegna dell’aliquota che si renderà disponibile a seguito del
rilascio da parte degli USA. L’ipotesi progettuale elaborata ha inteso
individuare una possibile razionalizzazione degli spazi interni per la
ridislocazione del COMFOSE e del dipendente 9° Reggimento Col Moschin. Il costo
complessivo di tale ipotesi ammonta a circa 42 milioni di euro ed è stato
stimato sulla base di una prima valutazione che prevede, in particolare, la
realizzazione presso il sito di ulteriori strutture per le esigenze delle
unità”. Nello specifico per l’area logistica di 15.000 mq è prevista una spesa
di 13 milioni; per quella sportiva (8.000 mq), 8,3 milioni; per l’area
alloggiativa (20.000 mq) 16 milioni di euro. Il piano per il nuovo comprensorio
“italiano” a Camp Darby rientra nell’ambito dell’ambizioso programma di rinnovamento
del patrimonio immobiliare e di realizzazione di basi militari di nuova
generazione denominato “caserme verdi”, per cui l’Esercito prevede di
spendere un miliardo e mezzo di euro da qui ai prossimi dieci anni.
Il Comando di COMFOSE che si è
insediato nell’area settentrionale di Camp Darby sovrintende alle
attività, all’addestramento e all’acquisizione dei materiali delle unità
dell’Esercito assegnate alle cosiddette “operazioni speciali”. Istituito il 19
settembre 2014 all’interno della più ampia riforma dello strumento militare del
2012 voluta dall’allora ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo
Di Paola, COMFOSE ha avuto il suo quartier generale prima nella Caserma
“Gamerra” a Pisa e poi presso il Centro Interforze Studi e Applicazioni Militari
(CISAM) di San Piero a Grado. Come ricorda lo studioso Manlio Dinucci de il
Manifesto, questo Comando italiano “mantiene un collegamento costante con
lo U.S. Army Special Operation Command, il più importante comando statunitense
per le operazioni speciali formato da circa 30 mila specialisti impiegati
soprattutto in Medio Oriente”.
Dal COMFOSE dipende innanzitutto
il 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, il reparto di incursori composto da personale
addestrato ed equipaggiato per condurre l’intero spettro delle operazioni
speciali. Sino ad oggi è stato ospitato nella caserma “Vannucci” di
Livorno; quando tutti i suoi uomini saranno trasferiti a Camp Darby, l’immobile
sarà riassegnato al Reparto comando supporto tattici della “Folgore” di stanza
nella caserma “Rugiadi”, anch’essa a Livorno. Altro reparto delle forze
speciali dell’Esercito è il 185° Reggimento Paracadutisti Ricognizione e
Acquisizione Obiettivi “Folgore” di Livorno con funzioni spiccatamente
d’intelligence, d’ingaggio di “obiettivi a distanza” e di penetrazione e
infiltrazione in territorio “nemico”. Ci sono poi il 4° Reggimento Alpini
Paracadutisti “Ranger” di Verona, designato per condurre operazioni in ambiente
montano e artico e il 28° Reggimento “Pavia”, l’unica unità delle forze armate
italiane che si occupa di “comunicazioni operative”, quelle
cioè finalizzate “a creare, consolidare o incrementare il consenso della
popolazione locale nei confronti dei contingenti militari impiegati in missione
di pace all’estero”.
Di stanza nella caserma “Del Monte” di
Pesaro, il 28° Reggimento “Pavia” rappresenta la componente di COMFOSE che più
interpreta le nuove frontiere della guerra moderna globale. Non è infatti
casuale che i militari del “Pavia” siano intervenuti in tutti gli
scacchieri bellici internazionali: dall’Iraq all’Afghanistan, dal Kosovo al
Libano e in Libia. “Le unità specialistiche del 28° Reggimento usano mezzi
di comunicazione di massa per diffondere messaggi alla popolazione: si spazia
dai tradizionali volantini e poster, efficaci in aree a elevato tasso di
analfabetismo e basso sviluppo tecnologico, fino ai più complessi prodotti
multimediali, compresi i new e social media nelle aree più
progredite”, riferisce lo Stato Maggiore. “Inoltre il personale studia e
analizza la realtà socio-antropologica delle aree di missione in modo da
comunicare in modo idoneo ed efficace con la popolazione nel rispetto di usi,
costumi e tradizioni locali”.
Quelli che a prima vista potrebbero
sembrare interventi di natura meramente politico-diplomatico-sociale
s’inquadrano invece nelle cosiddette “guerre psicologiche”, note in ambito
militare come “operazioni psicologiche” o “PSYOPS” come le ha invece
chiamate in lingua inglese il ministro Guerini all’inaugurazione della nuova sede
di COMFOSE a Camp Darby.
Sulle finalità e le modalità delle
“operazioni PSYOPS” si è soffermata la ricercatrice Francesca Angius
dell’Archivio Disarmo di Roma. “Si tratta del complesso delle attività
psicologiche pianificate in tempo di pace, crisi o guerra, dirette verso gruppi
obiettivo nemici, amici o neutrali, al fine di influenzarne gli atteggiamenti
ed i comportamenti che incidono sul conseguimento di obiettivi prefissati di
natura politica e militare”, spiega Francesca Angius. “Le PSYOPS sono, quindi, finalizzate
alla conquista delle menti attraverso la gestione ad arte delle informazioni e
delle verità e costituiscono uno strumento di strategia militare (…) il cui
scopo principale consiste nell’influenzare le percezioni, gli atteggiamenti ed
il comportamento di un determinato gruppo obiettivo. L’esigenza di dotarsi di
un’unità PSYOPS è nata, in seno alla NATO, dalla convinzione che l’uso
programmato delle comunicazioni di massa possa influenzare, anche in modo
decisivo, l’esito di un conflitto. Il dominio delle informazioni è sempre più
una dimensione fondamentale del moderno campo di battaglia, dove propaganda,
disinformazione e manipolazione delle informazioni ne rappresentano una parte
essenziale”.
Nel 2006, l’allora tenente colonnello
Luca Fontana (poi generale di brigata e vicecapo divisone presso la NATO Rapid
Deproyable Corps Italy di Solbiate Olona, Varese”), ha pubblicato per conto
dello Stato Maggiore della Difesa un rapporto intitolato
significativamente Le Operazioni Psicologiche Militari (PSYOP). La
“Conquista” delle menti. “E’ opinione diffusa che l’importanza delle PSYOP
stia costantemente crescendo a garanzia del successo di ogni azione che si
debba intraprende ovunque nel mondo, sia essa di carattere diplomatico o
militare”, affermava l’alto ufficiale. “L’ormai costante e significativa
partecipazione di forze occidentali, spesso con preponderanza -almeno iniziale -
degli USA, alle operazioni di Peacekeeping, dove l’uso della forza
è rigidamente prescritto da dettagliate regole d’ingaggio, ha ulteriormente
enfatizzato la necessità di mettere in atto efficaci attività informative.
Nell’effettuazione di tali operazioni, le Unità militari di PSYOP possono
ragionevolmente pensare di essere chiamate ad operare per un lungo periodo di
tempo in un’area dove, talvolta, sussiste la presenza di strumenti mediatici
significativi e penetranti, i cui messaggi competono con quelli lanciati dagli
operatori militari alleati”.
“Nel futuro, il valore delle PSYOP
continuerà ad essere utilizzato al meglio prima e dopo un conflitto”,
concludeva profeticamente Luca Fontana. “Le operazioni psicologiche messe in
atto prima aiuteranno a preparare il contesto operativo nel quale le truppe si
troveranno ad operare e talvolta, se opportunamente combinate con qualche altro
tipo di intervento, potranno anche prevenire lo scoppio delle ostilità. Mentre,
negli anni a venire, saranno comunque le bombe, i missili e l’occupazione del
territorio con truppe di terra a determinare sul piano militare il vincitore ed
il perdente, le operazioni psicologiche, in misura sempre maggiore,
determineranno la durata dei conflitti e l’impatto dello sforzo militare sugli
interessi strategici di lungo termine…”.