RESISTENZA IN EUROPA
di
Giuseppe Natale
Nunzia Augeri
Alla
vigilia delle elezioni del Parlamento europeo, è cosa buona opportuna e giusta
fare memoria e andare alle origini della formazione dell’Unione Europea. Ci
aiuta molto a riflettere e a ripensare oggi l’impegno civile sociale e politico
un libro appena uscito per le edizioni di Nulla Die: il bel saggio storico di
Nunzia Augeri, La Resistenza in Europa 1939-1945. L’autrice, studiosa di
storia e pensiero politico, ha collaborato con Lelio Basso alla rivista Problemi
del socialismo e, giovane compagna del partigiano Luciano Raimondi, si è
nutrita dello spirito e dei valori della Resistenza in un orizzonte europeo e
internazionale. Questo libro esce dopo quello dedicato alla ricostruzione viva
e partecipata, L’estate della libertà (2014), che racconta l’esperienza
delle repubbliche partigiane e delle zone “liberate e libere” in Italia che prefigurano
la nascita della Repubblica democratica e antifascista. L’opera (286 pagine) è
strutturata in 8 capitoli e una breve conclusione. Al rigore scientifico si
accompagna uno stile chiaro, scorrevole e coinvolgente: può essere un ottimo
libro di testo da adottare nelle scuole. Le prime 70 pagine sono dedicate alla tragedia
della seconda guerra mondiale, con i suoi oltre 50 milioni di morti - di cui la
maggioranza, mai dimenticarlo, è costituita da oltre 28 milioni di vittime
della popolazione russa e sovietica. All’inizio la follia nazifascista si
espande e sembra conquistare il mondo, ma viene fermata nel biennio 1941-42
dalla controffensiva sovietica e dall’ingresso in guerra degli USA, dagli
Alleati e dalla resistenza di formazioni partigiane e di quella civile diffusa
nei paesi occupati dai nazifascisti. Nel capitolo 3, Nunzia Augeri ci introduce
nel mondo della resistenza, a cominciare dalla comunicazione e propaganda
(SOE, Special Operations Executive, nato
in Gran Bretagna) per passare ai protagonisti (il popolo in carne ed ossa:
operai, contadini, donne, ragazzi e ragazze, giovani e giovanissime, studenti
ed intellettuali, basso clero); alle condizioni di vita dei partigiani
combattenti fatte di “stenti e patimenti”, mentre “fischia il vento, urla la
bufera/ scarpe rotte eppur bisogna andar”; alla visione e prospettiva
internazionale che deve portare al superamento dei nazionalismi e delle
discriminazioni razzistiche, alla convivenza pacifica e a un “nuovo ordine”
mondiale con istituzioni sovranazionali che garantiscano i diritti umani e la
libertà, l’uguaglianza e la fratellanza. La resistenza e la lotta partigiana
prefigurano la nascita di una nuova Europa pacificata e democratica, unita e
solidale: proprio nella prigione fascista di Ventotene viene pensato e redatto
il Manifesto della nuova Europa. Un’Europa che oggi sembra aver smarrito la “strada
maestra” della pace e della soluzione dei conflitti tramite il dialogo
diplomatico. E corre a riarmarsi e a rischiare di ripetere la follia della
guerra globale e, stavolta, nucleare.
Tornando al libro di Augeri, nelle pagg. 95,
255, protagonista assoluta è la Resistenza nella maggioranza dei paesi europei.
In Europa settentrionale: Norvegia, Danimarca, Olanda, Belgio, Lussemburgo; in
quella orientale: Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, Romania, Bulgari, Austria,
Jugoslavia; in quella meridionale: Albania, Grecia, Italia, Francia. La
narrazione si completa con le “altre resistenze”, con caratteristiche
particolari: quella in Unione Sovietica e quella ebraica e dei Rom e Sinti. Giustamente
l’autrice dà la giusta importanza all’opposizione e alle azioni di resistenza
nella stessa Germania nazista, nonché alla “controguerriglia” tedesca e
nazista. Per concludere che l’anticomunismo viscerale e irrazionale non si
rivelò strumento adeguato di dominio e sopraffazione: “l’uso del terrore, dello
sterminio, dei rastrellamenti si rivelò controproducente, suscitando un odio
che spinse i giovani alla lotta”. Ha fatto bene Augeri a corredare ogni
capitolo e paragrafo dedicati alla resistenza con una lettera di un condannato a
morte e di uno o due titoli di film. Scelta felice perché mette a disposizione
del lettore una ricca filmografia e suggerisce di leggere e/o rileggere due
volumi storici e indispensabili e colmi di straordinaria umanità: le
Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana e di quella europea. Giustamente,
nella sua prefazione, il presidente nazionale dell’ANPI Gianfranco Pagliarulo
annota: “ Non è retorica affermare che quelle lettere parlano al nostro
presente e offrono all’oggi una riserva di valori perenni, ai quali attingere
affinché l’Europa oggi unita possa
ritrovare nelle proprie radici antifasciste le risorse politiche e morali per
fronteggiare le minacce provenienti dalla ricorrente tentazione di nuovi
autoritarismi e dai risorgenti nazionalismi alimentati da venti di guerra che
possono essere placati solo da una ferma e unitaria volontà di pace dei
popoli”.