SCHEGGE
di Alida
Airaghi
Abbiamo
deciso di pubblicare su “Odissea” questa nota della poetessa Alida Airaghi
apparsa su “SoloLibri.Net” martedì 25 giugno 2024 perché l’eccessiva presenza
di inserimenti pubblicitari rendevano fastidiosa la lettura non solo a noi.
Narratore e drammaturgo, Angelo
Gaccione ha pubblicato numerosi libri di saggi, racconti, fiabe, raccolte
poetiche e testi teatrali. Vive a Milano, dove da oltre vent’anni dirige il
settimanale “Odissea”, che vanta la collaborazione di prestigiose firme
internazionali. Per il suo impegno civile gli è stato conferito il Premio
alla Virtù Civica. Recentemente ha pubblicato un pamphlet di
aforismi, Schegge (Quaderni del Bardo Edizioni, 2024),
seguendo un’inclinazione che dall’adolescenza lo vede appassionato fruitore e
collezionista di questa formula di antichissima tradizione letteraria, già in
passato da lui frequentata in diverse occasioni editoriali.
Il prefatore della raccolta, Amedeo Ansaldi, individua giustamente una
stringente motivazione etica alla base dei testi qui presentati, la stessa che
anima tutti gli interventi giornalistici di Gaccione, risentito commentatore
delle più roventi questioni politiche del nostro paese.
“Da sempre
sono innamorato di massime, pensieri, sentenze, aforismi, che nascono
improvvisi dalla penna di scrittori come stelle dal buio, per illuminare la
notte del lettore”. Esordisce nella presentazione, evidenziando la sua
entusiastica adesione alla lapidaria espressione aforistica, capace di
condensare in poche parole giudizi morali sferzanti, ironici, amaramente
esacerbati. Le massime antologizzate sono in parte inedite, oppure provengono
da precedenti pubblicazioni, anche piuttosto lontane nel tempo (Il calamaio
di Richelieu, Nero su bianco, Il lato estremo, Spore).
Non
numerose, ma simpaticamente divertenti, sono quelle più innocue, volte a
strappare un sorriso ai lettori: “Musulmane troppo vestire. Cristiane
troppo spogliate”, “Finalmente la laurea l’aveva conseguita: ora
poteva dedicare il resto della vita all’ignoranza”, “La battezzarono
Assunta, ma rimase disoccupata tutta la vita”, “I denti? Costano un
occhio!”
Altre sono
più severamente critiche nei riguardi della società contemporanea, ritenuta
inadeguata nel rispondere alle aspettative dei cittadini, quando non
addirittura corrotta e corruttrice, effimera e volgare: “Dove non c’è
opposizione, c’è corruzione”, “Ogni potere stupra”, “Chi segue la
moda passa di moda”, “L’imbecillità è la più diffusa virtù contemporanea”.
Il richiamo
etico è costantemente agguerrito e polemico: “Ci sono intelligenze messe al
servizio di pessime cause”, “Pretendono un mondo migliore, ma non
muovono un dito perché lo diventi”, “Alta società, bassa moralità”,
“Tutti i reazionari sono stupidi, ma non tutti i rivoluzionari sono
intelligenti”, “La rivoluzione senza morale è una rivoluzione immorale:
cioè un crimine”.
Non mancano gli aforismi che Angelo Gaccione riserva a sé
stesso, talvolta immalinconiti, spesso sarcastici: “Mi sento così postumo
che dubito di essere ancora nato”, “Io non sono uno scrittore maledetto,
ma un maledetto scrittore. C’è una grande differenza”; “Spero di andare
in Paradiso, almeno da morto vorrei stare largo”, “Sono contrario a
qualsiasi imposizione; se mi imponessero la felicità la rifiuterei”, “Scrivo
per tenere a freno l’assassino che si nasconde in me”.
Alcune riflessioni sono più articolate, quindi richiedono uno
spazio meno circoscritto di quelle aforistiche. Riguardano l’arte, la
letteratura, la storia, la religione. Ma è soprattutto nell’idea convintamente
pacifista, a cui Angelo Gaccione ha dedicato anni di militanza politica (si
veda, a riprova del suo ostinato fervore antibellicista, l’intervista
rilasciata a Rai Letteratura), che il lettore riscontra una vis polemica
più radicale, insieme alla consapevole asserzione del dovere civico dello
scrittore, come dichiarano queste due incisive sentenze: “Se non vi piace la
mia utopia del disarmo, dovere tenervi la vostra realtà della guerra”, “Non
si scrive per meritarsi qualcosa, ma per un atto di verità”.