CON I MURI SPORCHI
LA CITTA' S'INCATTIVISCE
Credo che si possa guarire da molte gravi malattie,
LA CITTA' S'INCATTIVISCE
Credo che si possa guarire da molte gravi malattie,
ma
all’imbecillità non c’è rimedio. Antonio Lubrano
segnala
in questo scritto, una pratica divenuta sempre
più
invasiva e rovinosa, per le casse pubbliche e per il
patrimonio
artistico.
L'ultima
offesa in ordine di tempo, e anche la più grave per Milano, è stata
la casa di Alessandro Manzoni in via Visconti di Modrone: i vandali
dello spray ne hanno devastato la facciata e il portone d'ingresso.
Meno male che il Comune, pur avendo dichiarato più e più volte che
non ha più soldi per ripulire le 25mila case “offese” dai
graffitari e gli edifici pubblici colpiti dai tag(le firme dei
vandali, ha provveduto immediatamente a restituire dignità all'abitazione dell'autore de I
promessi sposi. Resta
il fatto però che il fenomeno degli imbrattamuri si estende sempre
di più, con un danno economico per le città di proporzioni
spaventose. A Milano è stato calcolato che il colpo di spugna sulle
facciate costerebbe cinque-sei miliardi di euro! Lo sgorbio vince,
dunque, e i municipi si arrendono.
Ma
è ancor più sconcertante, a mio avviso, il fatto che siano nate
delle scuole di pensiero in qualche misura tolleranti. Distinguono,
cioè, i writers veri (!) dai writers falsi. Non bisogna confondere,
ammoniscono con l'indice alzato, gli “artisti della street art”
con gli imbrattamuri. Questa tesi in particolare sembra sia stata
avallata da una sentenza della Corte d'appello federale americana che
qualche anno fa bocciò un'ordinanza del sindaco Bloomberg, in virtù
della quale si vietava la vendita degli spray ai giovani dai 18 ai 21
anni. La disposizione del Comune fu ritenuta addirittura
anticostituzionale: violazione del “diritto d’artista”! Capite?
Cioè togliere il pennello alias bomboletta spray ai giovani cultori
dello sgorbio, significa soffocare la libertà d’espressione, la
creatività. E se poi in mezzo a loro si nasconde un Tiziano o un
Caravaggio, un Picasso o un Raffaello, chi si prende la
responsabilità di tarpargli le ali? Naturalmente i graffitari
d’oltreoceano si sono subito ringalluzziti: “Ci hanno trattato
come criminali mentre invece siamo artisti”.
La
riprova di questa compiacenza nei confronti degli eroi dello sgorbio
si è avuta qualche mese fa con l'assemblea dei tag in un altro luogo
mitico di Milano, il Leoncavallo. I graffitari hanno chiesto al
Comune di piantarla con la guerra: si sono detti “vittime di una
repressione senza precedenti”. In realtà la giunta Pisapia ha
intensificato la lotta agli imbrattamuri con una squadra di agenti
municipali specializzati.
E
infatti alcune ben mirate azioni di polizia e qualche severa condanna
della magistratura cercano di frenare vivaddio lo scempio. Fece
colpo, per esempio, nel settembre del 2013 la condanna a sei mesi
inflitta dal tribunale di Milano a due writers per associazione a
delinquere. E parve una svolta nella pluridecennale lotta ai “cultori
della vernice pazza”, come li chiamava un grande giornalista
scomparso, Alberto Ronchey, il patrocinio concesso un anno fa dal
Ministero dei Beni Culturali all'Associazione Nazionale
Antigraffitari, riconoscendo l'utilità delle sue iniziative per
salvaguardare il decoro delle città. Ora però la stessa
associazione anti si dice “pronta a dialogare con gli artisti”.
Gli artisti? E chi sono? Quelli che alla fine del gennaio scorso
hanno imbrattato il “Meneghino”, il nuovo treno della
metropolitana non ancora in servizio, forzando la porta d'acciaio del
deposito?
Secondo una ricerca olandese,
avallata da Science, una delle più note riviste
scientifiche, l'ambiente degradato da chi sporca le facciate delle
case eserciterebbe una influenza negativa sulle persone, renderebbe
“cattivi” i cittadini. E mi colpì in proposito l'annotazione di
un lettore: “ Quando esco la mattina di casa e guardo i muri
sporchi mi sento un po’ sporco anch'io”.
Ecco, alla luce di queste parole
vorrei fare un accostamento. Il fenomeno dell’ambiente degradato
che induce una parte dei cittadini (mai generalizzare, per carità!)a
comportamenti e atti incivili somiglia molto all’altro fenomeno,
quello dell’illegalità. Da alcuni anni in qua l’arbitrio sembra
dominare le nostre giornate, le illegalità che si commettono sono
ormai innumerevoli e ciò che più fa impressione è che gli esempi
partono dall’alto: se il politico X, se l’amministratore pubblico
Y fa così perché non posso farlo anch’io che sono l’ultima
ruota del carro in questo Paese?
E poiché è caduta la certezza
del diritto – i ladri non fanno nemmeno un giorno di carcere, i
truffatori ad ogni livello evitano la galera con o senza indulto, gli
assassini dopo un po’ tornano liberi – si è diffusa l’altra
certezza, quella dell’impunità. E dunque, se qualche scapestrato
si sveglia la mattina e con lo spray “scrive” sul mio portone
perché io devo agire da persona civile? Me ne frego e comincio col
fare le cose “cattive”che abitualmente non farei..
È triste, lo so. Mi piacerebbe
avere torto. Poi, però, che cosa si scopre?
Che i presunti o reali esponenti della street art
farebbero il doppio gioco: di giorno creano “capolavori” sui muri
della città e di notte devastano gli stessi muri con la loro
firma(tag). A sospettarlo, badate, è la polizia, come ha scritto il
Corriere della sera il 19 gennaio scorso. Un
vero colpo di scena.E adesso, per colmo, il nuovo regolamento
edilizio prevede l'obbligo per chi ci abita di tenere pulito il
“volto” dello stabile. Con tanto di sanzione per i trasgressori.
E noi, i condomini multati, non solo pagheremo di tasca nostra ma
dovremmo pure distinguere tra writers artisti e cultori della vernice
pazza? In realtà quello che sul piano culturale ci preoccupa, o ci
dovrebbe preoccupare di più, è il fatto che con i muri violentati
dai tag la città si incattivisce.
Antonio Lubrano