ALCUNE OPINIONI
SULL’ESPOSIZIONE UNIVERSALE
DI MILANO
Mons. Luis Infanti (vescovo della Patagonia
cilena)
Il territorio mistico, l´abbondanza di acque e la poca
popolazione fanno della Patagonia Cilena una regione di speciale conquista per
le multinazionali. ENEL è proprietaria del 96% delle acque della regione di
Aysén (Patagonia Cilena) e ha in progetto di costruire 5 grandi dighe per
produrre idroelettricità per le grandi miniere del nord del Cile (a 3.000 Km).
L´opposizione e la resistenza della popolazione (chiesa inclusa) e della
società cilena hanno frenato (per ora) il mega progetto. Resta sempre il problema
della proprietà monopolistica dell´acqua, promossa in Cile dalla stessa
Costituzione Politica dello Stato (redatta e approvata nella dittatura di
Pinochet). Di fronte a questi problemi ho scritto una lettera pastorale sul
tema dell´acqua (ambiente, energia, conflitti di poteri…): “Dacci oggi la
nostra acqua quotidiana” (2008).
Susan George (Transnational Institute
Amsterdam/Parigi)
Sono favorevole a conoscere le culture di altri Paesi e
la loro cucina, ma lo slogan di EXPO "Nutrire il pianeta" mostra che
gli organizzatori non hanno compreso nulla di cosa significa costruire un mondo
senza fame e malnutrizione e sono incapaci di comprendere il ruolo negativo che
l'agrobusiness, presente in forze ad EXPO, gioca nel nostro sistema alimentare.
Dare una possibilità, significa abbastanza terra e reddito sufficiente; le
persone si nutrono senza fare appello all'EXPO o a uno qualsiasi dei suoi
partecipanti
Paul Nicholson (Via Campesina Internazionale)
Allevamenti di piccole dimensioni possono raffreddare il pianeta
e il mondo contadino può sfamare la popolazione. Già ci sono segnali di
cambiamento a fronte delle politiche neo liberiste e dei cambiamenti climatici, i contadini
stanno sviluppando e perfezionando modelli agro ecologici di produzione, stanno
creando mercati alternativi per difendere la terra, l'acqua e i semi di fronte
alle politiche di privatizzazione e all'agrobusinnes.
Padre Alex Zanotelli (missionario comboniano)
Expo 2015 è la grande vetrina del nostro sistema
economico-finanziario: un Sistema assurdo dove l’1% della popolazione mondiale
ha più del 99% della stessa, secondo le stime di OXFAM. Altro che “Nutrire il
Pianeta”, come recita lo slogan dell’Expo di Milano! Sono le stesse
multinazionali del cibo, così ben rappresentate all’Expo, ad affamare un
miliardo di esseri umani e ad ingozzare un altro miliardo, rendendoli obesi.
Senza parlare dell’altro slogan Expo: ”Energia per al vita”. Dovremo invece
dire che l’energia di questo Sistema, prodotta utilizzando il petrolio e il
carbone, sta portando il Pianeta a una spaventosa crisi ecologica. Se vogliamo
salvarci, dobbiamo lasciare il petrolio e il carbone nel sottosuolo. Altrimenti
il Pianeta Terra non sopporterà più la presenza di Homo Sapiens, che è
diventato Homo Demens.
Vittorio Agnoletto (Associazione
CostituzioneBeniComuni)
"Dietro ogni grande fortuna c'è un crimine"
scriveva Honorè de Balzac. Dietro i vestiti scintillanti, le vetrine
illuminate, i cibi colorati e i padiglioni sfavillanti di Expo [anche se già
cadono a pezzi dopo 24 ore dall'inaugurazione] ci sono i responsabili di ogni
essere umano che muore di fame. Hanno nomi e cognomi, sono le grandi
corporations dell'agrobusiness, coloro che hanno privatizzato l'acqua e i semi,
sono i governi responsabili delle politiche liberiste, dei sussidi alle grandi
multinazionali agroalimentari, delle politiche di water e land grabbing. La
"Carta di Milano" è un contenitore vuoto ed inutile, l'unica eredità
di Expo saranno i debiti milionari che i cittadini milanesi e lombardi dovranno
pagare per i prossimi anni.
Gianni Barbacetto (giornalista de "Il Fatto
Quotidiano")
Expo con suoi ritardi, gli sprechi, la corruzione, le
infiltrazioni mafiose e la retorica dell'evento di cui non si deve parlar male
altrimenti si è nemici della patria e della ripresa – ormai è partito e, come
diceva Chiambretti, "comunque vada sarà un successo". Quel che resta
aperto è il destino dei terreni: che cosa fare su quell'area immensa dopo la
fine di expo? La domanda, finora senza risposta, sul futuro di un'area privata, agricola, inutilizzabile, che valeva
20 milioni e che ora ne vale 314, qualifica expo come operazione immobiliare.
Operazione oltretutto fallita, perché nessun operatore privato si è fatto
avanti per comprare i terreni, con il rischio di lasciare un debito milionario
al comune di Milano e alla regione Lombardia, cioè ai cittadini.
Piero Basso (Associazione CostituzioneBeniComuni)
Deficit di partecipazione. Nel 1901 il sindaco di Milano chiese ai
cittadini se il Comune dovesse prioritariamente finanziare la Scala o
l'istruzione elementare. Qualche anno fa la scelta avrebbe potuto essere tra la
grande esposizione universale e i mille bisogni della città, dagli asili-nido
alle case di riposo, dalle case popolari al trasporto pubblico, al sostegno
all'occupazione. Oggi l'esposizione è partita e direttamente o indirettamente
coinvolge tutta la città, appannando il ricordo degli scandali del
"prima", e i grossi problemi del "dopo". E sono convinto
che la soluzione migliore per il "dopo" possa essere trovata solo con
la partecipazione piena, attiva e cosciente (perché informata) di tutti i
cittadini e le cittadine. E' questa partecipazione che vogliamo sollecitare e
promuovere
Monica Di Sisto (Comitato Nazionale STOP-TTIP)
L'Expo all'italiana è il tentativo di raccontare
agricoltura e cibo e modellarli per intero sull'identità e le esigenze di quel
10% della produzione che viaggia attraverso le filiere globali. Ci vogliono far
credere che possiamo coltivare, allevare, scambiare, salvaguardare solo quello.
In realtà ciò che regala la vita e il suo sapore alla maggior parte degli
abitanti del pianeta è tutto al di fuori di quei patinati tornelli.
Mamadou Goita (Associazione contadini Africa
occidentale)
Occorre che i mercati funzionino per le persone e non il
contrario, i produttori di piccola scala, che già garantiscono in Africa l'80%
del cibo prodotto, devono essere al centro delle politiche agricole ed
alimentari.
Marco Job (Comitato Italiano per il Contratto
Mondiale dell'Acqua)
Expo 2015 con la sua "Carta di Milano" sembra
essere una grande sagra del buonismo. Grande assente è il tema della
responsabilità dei Governi, delle Istituzioni internazionali e delle multinazionali;
i primi nell'aver creato regole che sono la causa delle attuali iniquità e le
multinazionali nell'essere le protagoniste dei processi di accaparramento
privato di beni comuni: acqua, terra, in primis. L'acqua è un bene fondamentale
nella produzione di cibo e di energia; l'assetto futuro delle nostre società
dipenderà da come saranno gestite le risorse fondamentali alla vita come
l'acqua. La risoluzione dell'Assemblea dell'ONU del 2010 ha riconosciuto
l'acqua un diritto umano e resta oggi una risoluzione in larga parte inapplicata.
Dobbiamo dotarci di strumenti giuridici che vincolino prima di tutto gli Stati
a rendere concreto il diritto all'acqua e a fermarne la privatizzazione in
tutte le sue forme.
Chukki Nanjundaswamy (Via Campesina, India)
L'agroecologia è un sistema di vita, di produzione, di
commercializzazione che può aprire possibilità per i giovani e le donne in
India. Le donne sono coinvolte dal seme alla trasformazione dei prodotti, anche
se la proprietà della terra resta nelle mani degli uomini. I giovani possono trovare
opportunità attraverso l'economia solidale, cosa che li tratterrebbe dal
migrare verso le città
Nora McKeon (Associazione Terranuova)
All’EXPO del 2015 si metteranno in mostra le “migliori
tecnologie” per cercare un modo migliore di alimentare il pianeta tuttavia il
vero problema è un altro ed è politico. La responsabilità della sicurezza
alimentare che era compito degli Stati è stata svenduta a mercati e
corporazioni mentre gli attori in prima linea,
come i piccoli produttori agroalimentari locali, hanno perso ogni loro
diritto.
Curzio Maltese (parlamentare europeo "L'Altra
Europa con Tsipras")
L’Expo 2015 è soltanto una fiera, tanto costosa per le
casse pubbliche quanto vantaggiosa per le multinazionali in passerella.
Un’occasione persa, ha detto Carlin Petrini.
Basilio Rizzo (presidente del Consiglio Comunale
di Milano)
A partire dalle modalità con cui veniva realizzandosi
l’EXPO 2015, scelta delle aree, di proprietà private acquistate a caro prezzo;
paralizzanti scontri di potere al
vertice della società Expo; sostanziale abbandono del tema prescelto sostituito
dallo schema affaristico/speculativo del sistema “Grandi Eventi” e dei connessi
fenomeni di corruzione e dilapidazione di risorse pubbliche ho tenuto una linea
di denuncia e di critica al modello Expo 2015, rivendicando il ritorno ai temi
del cibo, dell’acqua e della sovranità alimentare beni comuni da valorizzare
come centrali sia nell’evento sia nella sua eredità ideale e materiale
(destinazione delle aree).
Gianni Tamino (Università di Padova)
L’Expo di Milano, lungi dal saper affrontare il problema
di come nutrire tutti gli abitanti del pianeta, condizionato dagli interessi
delle multinazionali-sponsor, non ha mai posto all’attenzione generale il vero
problema dell’alimentazione e dell’agricoltura nel mondo: quello della
sovranità alimentare.
Emilio Molinari (Associazione
CostituzioneBeniComuni)
Per il governo è l'occasione per propinare al popolo
italiano l'ennesima illusione ovvero: che Expo sarà il rilancio dell'economia
italiana. Per tutti noi è l'occasione per denunciare le multinazionali che
dominano e distruggono gli elementi fondamentali per nostra vita: l'acqua e il
cibo e proporre delle alternative.
Eleonora Forenza (parlamentare europea "L'Altra
Europa con Tsipras")
Expo è una vetrina che nasconde appalti, corruzione,
infiltrazione mafiosa. Rappresenta un modello di sfruttamento e
precarizzazione. Per questo ero in piazza il primo maggio a Milano e per questo
come militante e deputata europea continuerò a contestare questa vetrina che
serve per nutrire le multinazionali, non certo il pianeta.