ECCO COME NUTRONO IL PIANETA
Diciamo all’ONU: le piantagioni NON sono foreste!
Le foreste vengono
distrutte ad un ritmo inquietante.
L’appello degli
amici dell’Associazione tedesca “Salviamo la Foresta”
Germania. A Settembre, al World Forestry Congress dell’ONU
di Durban, Sud Africa, politici, industriali ed altri discuteranno sul “futuro
sostenibile” delle foreste e delle persone. Ma non ci potrà essere futuro
sostenibile finché ONU e governi non accetteranno che le vere foreste nulla
hanno in comune con le sterili piantagioni industriali. A settembre, la FAO
parteciperà al World Forestry Congress
-WFC- a Durban, un evento dominato dall’industria del legname. La
definizione di foresta della FAO è segnata da un errore di fondo: si intende
come una mera estensione di alberi. Le foreste possono essere sradicate e
sostituite con piantagioni di caucciù, oppure possono essere tagliate e
sostituite con piantagioni di pino o eucalipto. Per la FAO, queste sono
operazioni di “deforestazione non definitiva”. Se le praterie vengono divelte
o, se i contadini vengono derubati delle loro terre per darle in gestione alle
compagnie che implementano piantagioni, monocolture industriali di alberi
chiamate Deserti Verdi, per la FAO questo è “imboschimento”. Il rifiuto della
FAO di accettare che le foreste siano definite tali per la loro diversità
biologica, sociale, culturale e spirituale, promuove l’espansione delle
piantagioni di alberi in grande scala a discapito delle comunità, delle foreste
e di altri ecosistemi. Dà impulso a false soluzioni alla crisi climatica,
intendendo le foreste come mere riserve di carbonio. Persino le piantagioni di
eucalipto ed altri alberi geneticamente modificati vengono falsamente chiamate
“foreste”. Questa definizione è stata denunciata da gruppi della società
civile, movimenti sociali e molti scienziati, da diversi anni. Salviamo la
Foresta, a settembre, durante il WFC si unirà alle organizzazioni e reti della
società civile di tutto il mondo e parteciperà al Civil Society Aletrnative
Program, che sfiderà il programma estrattivista del WFC. Denunceremo le reali
cause della distruzione delle foreste e i relativi responsabili. Vi chiediamo
di sostenere la nostra petizione che verrà consegnata al World Forestry
Congress. Firma la petizione che troverai in Rete.
Salviamo la Foresta
TESTO DELLA LETTERA-PETIZIONE
Egregio Sig. José
Graziano da Silva, Direttore Generale della FAO
Egregio Sig.
Trevor Abrahams, Segretario Generale
del XIV World Forestry Congress ed. 2015
Gentile Sig.ra
Tiina Vahanen, Segretaria Generale Associata
del XIV World Forestry Congress ed. 2015
Opera di Simonetta Ferrante realizzata in occasione di Expo 2015 Frase in lingua milanese di Francesco Piscitello L'iscrizione dice: "La libertà dell'uomo comincia quando ha smesso di cercare il pane" |
La FAO
definisce “foresta” una “estensione di oltre 0,5 ettari con alberi alti oltre 5
metri e una copertura di oltre il 10 per cento costituita da alberi capaci di
raggiungere questi parametri in loco ”.
Questa definizione riduce le foreste a mere estensioni di
alberi, dimenticando la diversità strutturale, funzionale e biologica degli
alberi e delle molte specie che compongono la foresta, così come la sua
importanza culturale e l’interazione che avviene tra le comunità e le foreste.
La definizione della FAO di foresta beneficia gli interessi delle lobby del
legname e delle compagnie che implementano le piantagioni industriali di
alberi, includendo l’industria per l’estrazione della cellulosa per le
cartiere, la gomma e la bioenergia. Ridurre la funzione delle foreste a meri
magazzini di carbonio avvantaggia l’industria delle piantagioni sempre di più,
perché permette loro di sostenere che le piantagioni di alberi sono “foreste
piantate” che assorbono anidride carbonica in modo particolarmente rapido.
L’anidride carbonica immagazzinata può essere quindi venduta in qualità di
“crediti di carbonio”, una falsa soluzione al cambiamento climatico. La
definizione della FAO consente altresì alle piantagioni di alberi geneticamente
modificati di venire classificati come “foreste”.
L’espansione delle monocolture industriali di alberi per
esempio di eucalipto, pino ed acacia, sono, sia direttamente che
indirettamente, determinanti nella distruzione delle foreste. Questa espansione
distrugge la biodiversità e contribuisce al cambiamento climatico (l’anidride
carbonica nella vegetazione e nel suolo viene dispersa nella conversione in
piantagioni) e devasta la vita di milioni di indigeni e di altre popolazioni
che dipendono dalla foresta.
Secondo la FAO, almeno 300 milioni di donne e uomini, nel
mondo, dipendono direttamente dalle foreste per vivere. La definizione distorta
di foresta della FAO legittima e quindi favorisce l’impatto distruttivo di
questo fenomeno.
Nei suoi principi di fondo, la FAO si definisce come
un’organizzazione leader “nello sforzo internazionale per combattere la fame”.
Per rispondere a questa definizione, la FAO deve rivedere urgentemente il suo
concetto di foresta, optando per una definizione distante dalle preferenze e
prospettive di crescita delle compagnie produttrici di legname, pasta
cellulosa, carta e gomma; optare quindi per una definizione che rifletta le
realtà ecologiche e la visione delle comunità che dipendono dalle foreste sarebbe
un atto di coerenza indispensabile.
Durante il World Forestry Congress della FAO che si terrà
a Durban in Sud Africa, noi -movimenti sociali, ONG e attivisti- ci impegniamo
a portare avanti la campagna per stimolare la FAO e tutte le relative istituzioni,
ad iniziare un processo di revisione per una nuova e diversa definizione di
foresta, sotto l’egida delle comunità che vivono e dipendono dalle foreste.
Crediamo fortemente che l’attuale definizione usata dalla
FAO debba essere cambiata e che le piantagioni non debbano essere assolutamente
definite foreste.
Definite le foreste con il loro vero significato!
Distinti saluti
Salviamo la Foresta