La "Carta di Milano": sotto le parole...
nulla
Ripartiamo da
qui e dalla critica alla "Carta di Milano"
La
Carta c’è, è ufficiale. E' stata presentata coi toni dei grandi eventi
istituzionali che cambiano la Storia. Ma non sarà così. La Carta di Milano scivolerà
nella storia senza incidere alcunché, legittimando ancora il modello
agroalimentare che ha prodotto insostenibilità, disastri ambientali e le
terribili iniquità che vive il nostro mondo e che la stessa Carta denuncia ma
ignorando lo strapotere politico delle multinazionali, che stanno dentro ad
Expo e che sottoscrivono la Carta.
Il
presidente Sala ebbe a dire a suo tempo che in Expo dovevano coniugarsi il
diavolo e l’acqua santa: pensiamo intendesse Coca Cola, Monsanto e
l’agricoltura familiare e di villaggio, i Gas, il biologico, ecc… Il risultato
è che nella Carta si sentono il linguaggio, le difficoltà, le mediazioni e i
contributi di tanti docenti, personalità e realtà associative che hanno cercato
di migliorarla, ma purtroppo il loro onesto sforzo si è tradotto unicamente in
un saccheggio del linguaggio dei movimenti dei contadini e di coloro che si
battono per la difesa dell’acqua come bene comune e in favore delle energie
alternative al petrolio.
La
“Carta di Milano”, presentata come l’eredità che EXPO lascia al mondo, è una
grande operazione mediatica, che si limita a dichiarazioni generiche senza
andare alle cause e alle responsabilità della situazione attuale. Non una
parola sui sussidi che la Commissione Europea regala alle multinazionali europee
agroalimentari permettendo loro una concorrenza sleale verso i produttori
locali; non una parola sugli accordi commerciali tra l’Europa e l’Africa (gli
EPA) che distruggono l’agricoltura africana; né si parla del water e land
grabbing; né degli OGM che espropriano dal controllo sui semi i contadini e che
condizionano l’agricoltura e l’economia di grandi paesi come il Brasile e
l’Argentina; né si accenna alle volontà di privatizzare tutta l’acqua potabile
e di monetizzare l’intero patrimonio idrico mondiale, né si fanno i conti con i
combustibili fossili e il fraking. Nella “Carta” si parla di diritto al cibo
equo, sano e sostenibile, si accenna persino alla sovranità alimentare, si
ricorda che il cibo oggi disponibile sarebbe sufficiente a sfamare in modo
corretto tutta la popolazione mondiale, si sprecano parole nate e vissute nella
carne dei movimenti, ma poi? La responsabilità di tutto questo sarebbe solo dei
singoli cittadini: dello spreco familiare (che è invece surplus di produzione)
che andrebbe orientato verso i poveri e verso le opere caritatevoli, sta nella
loro mancanza di educazione ad una corretta alimentazione, al risparmio di cibo
e di acqua, ad una vita sana e sportiva. Le responsabilità pubbliche e private
sono ignorate. Manca la concretizzazione del diritto umano all’acqua potabile
come indicato dalla risoluzione dell’ONU del 2010 e mancano gli impegni per
impedirne la privatizzazione. Mancano le misure da intraprendere contro
l’iniquità di un mercato e delle sue leggi, che strangolano i contadini del sud
ma anche del nord del mondo. Mancano riferimenti a bloccare gli OGM su cui oggi
si gioca concretamente la sovranità alimentare. Mancano i vincoli altrettanto
concreti all’uso dei diserbanti e dei pesticidi che inquinano ormai le acque di
tutto il mondo e avvelenano il nostro cibo.
Ne
prenda atto Sala da buon cattolico: il diavolo scappa se l’acqua è veramente
santa. Ma qui di acqua santa non c’è traccia, mentre i diavoli, sotto mentite
spoglie, affollano la nostra vita quotidiana e i padiglioni di EXPO.
Moni
Ovadia, Alex Zanotelli, Vittorio Agnoletto
Mario Agostinelli, Piero Basso,
Vittorio Bellavite
Franco Calamida, Massimo Gatti, Antonio Lupo
Emilio
Molinari, Silvano Piccardi, Paolo Pinardi
Basilio Rizzo, Erica Rodari, Anita
Sonego
Guglielmo Spettante, Gianni Tamino, Vincenzo Vasciaveo
Associazione
CostituzioneBeniComuni