UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

lunedì 18 marzo 2024

“THE GENTLEMEN” 
di Luigi Mazzella


 
Un serial di Guy Ritchie
 
Paradossalmente i due Paesi vincitori della Seconda guerra mondiale, Stati Uniti d’America e Regno Unito di Gran Bretagna e, grazie all’efficienza cinica e spregiudicata e alla capacità di penetrazione capillare dei rispettivi servizi d’intelligence, diventati egemoni e sostanziali gestori della vita dell’intero Occidente sono anche quelli che presentano una vita sociale e politica più caratterizzata dalla violenza e dalla deboscia. Per una sorta di legge di contrappasso, essi sono anche i due Paesi dove l’analisi delle condizioni di vita, aggressive e sregolate, delle rispettive popolazioni è più incisiva e profonda. E così mentre opere di autori cinematografici e televisivi dei Paesi Europei cincischiano, per l’Italia, nel “banal grande” della vita cosiddetta popolare, provinciale o periferica; per la Francia nella commedia “spiritosa a tutti i costi”, per la Germania nella noia consueta e pesante… Inghilterra e Stati Uniti producono opere interessanti che suscitano l’interesse degli spettatori, inducendoli a riflettere su quel “tramonto dell’Occidente” preconizzato da Oswald Spengler (per  il quale Benedetto Croce si limitava a fare plebei “scongiuri”).
Dal bel film The gentlemen del regista-sceneggiatore inglese Guy Ritchie (e interpretato da Matthew McConaughey e Hugh Grant) è stato tratta anche una serie (in inglese: spin-off) con lo scopo, dichiarato dall’autore di espandere il suo universo narrativo popolato di gangster e trafficanti di droga della Londra divenuta swinging, dopo gli scandali di vario genere degli anni Sessanta, (soprattutto dovuti all’incremento del traffico e dell’uso di marijuana a partire dall’ambiente musicale). 



Il “serial” che ne è venuto fuori, in programmazione streaming su Netflix, risulta ancora più ricco di situazioni surreali, condite da un britannico humour (nero), con battute rapide, fulminee e fulminanti, oltre che particolarmente incisive. I personaggi sono, volutamente, tutti sopra le righe e offrono agli spettatori una visione del mondo criminale britannico densa di stimoli intellettuali. Le riflessioni cui il serial induce vanno, infatti, al di là del racconto delle vicende che ha linee temporali appena abbozzate. Dai dialoghi della storia narrata si possono desumere con esplicita chiarezza le convinzioni del regista-sceneggiatore. A suo giudizio, i gentlemen inglesi di oggi sono i criminali di ieri e i criminali di oggi saranno i gentlemen di domani. In una frase del protagonista si afferma testualmente: “Sai cosa ammiro dell’aristocrazia inglese? Che sono i precursori dei gangster. La ragione per cui l’aristocrazia possiede il 75% di questo Paese è che se l’è rubata. William il Conquistatore era peggio di Al Capone”.
Alla base dei fatti narrati e dei giudizi espressi c’è l’opinione che la “doppiezza” degli esseri umani (fatta di un miscuglio intrecciato di bene e di male) rappresenti il punto d’avvio e l’essenza soprattutto della religione cattolica. La Chiesa dei fedeli di Gesù, nel serial, è rappresentata con l’immagine di un fortilizio di solida pietra dove, secondo la nota teoria di Karlheinz Deschner (saggista tedesco autore di una voluminosa Storia criminale del Cristianesimo) il sacerdote titolare della Parrocchia e responsabile del luogo di culto, detto “The Gospel”, dirige una banda di spacciatori di droga che è la più forte e violenta della. zona. Quell’incallito malvivente spiega con chiarezza le motivazioni dei crimini della banda con la doppiezza di Gesù, che parla d’amore ma spinge, al tempo stesso, all’odio per gli infedeli (da ammazzare, senza pensarci due volte, per la gloria di Dio).
Nell’ultimo episodio, “The Gospel” è indicato da un personaggio della storia come uno spacciatore di droga molto “timorato di Dio” e il protagonista gli risponde: “è il mix più pericoloso”!


Max Hamlet Sauvage
"Cospiratore"


Il regista non tocca né l’Ebraismo che pure è alla base del gangsterismo bancario praticato alla City (e, poi, a Wall Street) né l’Anglicanesimo-Calvinista che alle nefandezze del monoteismo mediorientale giudaico-cristiano aggiunge un puritanesimo sessuofobico tipicamente british, ma non credo che lo faccia per rispetto di queste due religioni. 
Indirettamente, ci mostra, per il secondo aspetto, tutta la falsità (tuttora vittoriana) della buona società londinese, descritta con straordinaria efficacia ed ironia come un melange molto divertente di ipocrisia formale e sostanziale sregolatezza morale.
Naturalmente, i  gentlemen, e i pastori della fede criminali che picchiano, rubano, spacciano, sparano, uccidono, ingannano, truffano sono sempre e solo uomini dotati intellettualmente, anche se con idee politiche perverse mutuate dall’idealismo tedesco e continentale, soprattutto dalla destra hegeliana: collezionano cimeli hitleriani perché al fondo la loro formazione culturale  è intrisa di malcelato nazi-fascismo; gli stupidi, i candidi, gli ingenui, i balordi  costituiscono la massa da manipolare, subiscono il degrado progressivo della loro condizione esistenziale  quale che sia il punto di partenza e si consolano con l’altro braccio dell’hegelismo, quello di sinistra.
Altro corollario che si può dedurre dall’opera di Ritchie è che come il lupo, anche l’uomo cambia il pelo ma non il vizio: il selvaggio che con la clava ammazzava gli animali, da aristocratico, per soddisfare il suo istinto di “dare la morte” organizza, oggi, scenografiche, lussuose ed eleganti cacce alla volpe, con divise variopinte, cani e cavalli pomposamente bardati. È questo “il succo socio-politico” del bel “serial” di Guy Ritchie, interpretato da un ottimo Theo James (protagonista anche del fortunato e acclamato The White Lotus), da Joely Richardson, da Kaya Scodelario e da altri ottimi attori e attrici. 

 

SCAFFALI
di Angelo Gaccione


Federico Migliorati

Italia e Francia tra 1943 e 1947 nel saggio di Federico Migliorati.
 
È uscito di recente per la casa editrice lucchese “Tralerighe” (pagg. 112 € 16) a seguito del riconoscimento del Premio Tralerighe Storia il saggio storico del giornalista Federico Migliorati dal titolo I rapporti Italia-Francia tra il 1943 e il 1947 che approfondisce il fitto complesso di relazioni relative ai due Paesi in quello snodo temporale cruciale di metà Novecento. Il libro riporta in luca la politica praticata dal fascismo nei confronti dello Stato d’Oltralpe che non si può certo definire distensiva men che meno vòlta al riappacificamento, ma che è stata certamente facilitata dal “terreno favorevole” di una tradizione di contrasti, di problemi non risolti e di una atmosfera di costante e latente tensione poi abilmente coltivata dal duce nelle sue rivendicazioni territoriali. Allo stesso modo il “coup de poignard” del 1940 ha finito per essere usato dai francesi, anche in sede di trattato di pace negli anni 1946-1947, ogniqualvolta si era reso necessario adottare o intensificare una linea di durezza nei confronti dell’Italia tanto in campagne di stampa quanto nelle relazioni diplomatiche. 



Il libro si sofferma, tra l’altro, su alcune delle figure principali del periodo come quella di Alcide De Gasperi che ha rappresentato, forse, l’esempio più illustre di lungimiranza e grande volontà di appianare contrasti e difficoltà, dapprima in qualità di ministro degli esteri e successivamente come capo del governo. La consapevolezza dei dirigenti francesi e soprattutto di De Gaulle di essere importanti agli occhi degli italiani li ha portati a sfruttare la situazione e ad approfittare delle circostanze: e questo è stato uno dei motivi per cui i vari governi della Penisola hanno incontrato soverchie difficoltà nel cammino di riavvicinamento al Paese d’Oltralpe. Per la realizzazione del saggio Migliorati ha compulsato in particolare i Documenti Diplomatici Italiani, testi di fondamentale importanza per comprendere nelle pieghe della diplomazia il corso degli eventi.

 

IN VERSI
di Luigi Caroli  


 
Oggi una firma maldestra
(ma dalla CIA ben retribuita)
scrive ch’è dover degli italiani
gli ucraini a lungo e forte ringraziare.
 
Ci penserà la nostra sgovernante!
Effusioni con Zelensky n’ha fatte tante.
Con musica di Haendel
gli potrà cantare:
 
Lascia la spina
cogli la rosa.
Tu vai cercando 
il tuo dolor
”.

È IL TEMPO
di Laura Margherita Volante 



È il tempo che
ci guarderemo negli 
occhi
per parlare in silenzio...
la paura 
del tempo sul battito
inesorabile...
si ferma la pendola 
caduta
in un boato e uno schianto.

IL POEMETTO DI DE NAPOLI
di Tommaso Di Brango
 

 
Giovanni Pascoli ha spiegato, con chiarezza forse ineguagliabile, che, se si vuol diventare adulti e andare incontro alle sfide del mondo, occorre dare ascolto alla voce di quel fanciullino interiore che solo i poeti sanno esprimere con parole. Non c’è dunque da sorprendersi se, nel corso della sua ormai lunga carriera di poeta, Francesco De Napoli ha, di tanto in tanto, sentito il bisogno di tornare a riflettere su sé stesso, sui ricordi d’infanzia, sulla cultura contadina della natia Lucania. Se non l’avesse fatto, non avrebbe potuto misurarsi con la crisi della sinistra, il dilagare del neocapitalismo, la fine (reale o presunta) delle ideologie e i provincialismi della repubblica delle lettere. Così, dopo aver dato alle stampe la versione in volume unico della sua Trilogia dell’infanzia, nell’ormai lontano 2011 (vedi F. De Napoli, Carte da gioco – Trilogia dell’infanzia, Venosa (PZ), Osanna edizioni, 2011), l’autore de La dinamica degli eventi si è messo d’impegno per realizzare un poemetto intitolato Ventilabro – Scotellariana, pubblicato a Roma nel 2019. Si è trattato di un lavoro lungo e denso – al termine del libro si legge: «Cervaro, 2012-2019» –, dal quale traspare l’intenzione di chiudere una volta per tutte i conti coi fantasmi di un passato refrattario a qualsiasi tentativo di dargli un ordine e sempre gravido di sorprese. Al centro del libro ci sono due temi: la Lucania e il magistero umano e culturale di Rocco Scotellaro. La prima, infatti, finora, era stata, per De Napoli, una specie di “terra di mezzo” tra realtà e fantasia, un punto di riferimento ideale e valoriale di cui, tuttavia, era difficile saggiare l’effettiva consistenza nella realtà. Il secondo, invece, è stato a lungo, per il poeta lucano-cassinate, parte di un personale ed eterogeneo Pantheon letterario ed etico-civile in cui ora trovano una esplicita e liberatoria dimensione figure lontane eppure vicine sul piano affettivo come Cesare Pavese e Pier Paolo Pasolini, accanto a Leonardo Sinisgalli e ad altri autori lucani ritenuti “minori” come Isabella Morra, Albino Pierro e Vito Roviello menzionati nel poemetto.
In Ventilabro la Lucania abbandona ogni ambiguità e si mostra, finalmente, come luogo dell’anima privo di qualsiasi realtà oggettiva («In labirinti di svelati non luoghi l’anima vinta / si perde e si sazia. Placata, è resa alla terra»), mentre a Rocco Scotellaro l’autore riconosce una assoluta priorità rispetto agli altri, pur valenti maestri incontrati lungo il cammino – e da questa presa d’atto deriva il sottotitolo del libro.
A monte di questo discorso ci sono, ovviamente, motivi provenienti dal vissuto biografico di De Napoli, da sempre attento studioso di letteratura lucana – ma non solo, si capisce – nonché figlio di una terra da cui è stato strappato quando era ancora in fasce.
Come emerge dalla Prefazione di Emerico Giachery, il carico di lavoro quasi decennale che ha comportato Ventilabro ha richiesto uno studio prolungato «anche sul piano del linguaggio» - pur trattandosi, in ultima analisi, di lemmi e di espressioni non troppo ricercate. E sarebbe errato desumere il contrario, poiché De Napoli ha sempre mostrato di prediligere una assoluta aderenza lessicologica alla realtà oggettiva, che egli tuttavia riconosce come lo specchio infedele della sua coscienza. Sono locuzioni e voci “di strada” che attingono al parlato comune, ovvero ad espressioni dialettali facilmente riconoscibili e traducibili -, per quanto tutto ciò imponga un certo impegno da parte dei lettori non lucani, ai fini di una adeguata e corretta comprensione. Il tentativo di chiudere i conti con alcuni dei principali problemi a monte della sua ricerca poetica, infatti, obbliga De Napoli a un surplus di lavoro linguistico che lo porta ad adottare un lessico assai eterogeneo ma non dottorale, pronto ad accogliere forme dialettali insieme con rari aulicismi (scelti con estrema cura) catturati nella loro autentica, e proprio per questo simbolica essenza, in un impasto che conferisce un’aura ieratica al discorso. Del resto non poteva essere altrimenti, specie per un poeta che intende cantare i valori perduti di una terra che egli riconosce ormai viva soltanto nel suo cuore.


 
Francesco De Napoli
Ventilabro - Scotellariana.  
Edizioni Graphisoft, Roma, 2019, p. 48.

CAPODANNO CURDO
Al Centro Socio Culturale Ararat di Roma.




 


ANTONELLO E GALLIANI
Alla Galleria Alberoni di Piacenza


Cliccare sulla locandina per ingrandire


domenica 17 marzo 2024

PETIZIONE SULLA SALUTE
La Lombardia SiCura



Link per firmare
https://www.change.org/p/la-lombardia-sicura-firma-per-salvare-e-migliorare-la-sanit%C3%A0-pubblica-lombarda 


Ciò che è diventato il Disservizio Sanitario in Lombardia (e nell’Italia intera) è sotto gli occhi di tutti. Da Servizio di cura si è trasformato in una delle principali cause di morte per tutti noi, che pure lo sosteniamo con le nostre tasse. Le liste d’attesa hanno raggiunto limiti intollerabili per chi non può pagarsi visite e cure presso i privati. Solo una ristretta aristocrazia di ricchi e benestanti ha diritto a curarsi e proteggere la propria vita? È così che stanno le cose? Vi sembra umano? Vi sembra morale? Vi sembra equo e democratico? Fino a quando abuserete della nostra pazienza? Abbiamo deciso di agire, firmiamo in massa e facciamo firmare questo appello in ogni dove, in ogni ambito. Scaricate il modulo e fatelo girare. [Odissea] 


 
1. Centro unico di Prenotazione: istituzione da parte della Regione entro il 30/6/2024 di un CUP, che dovrà disporre delle agende di tutte le strutture, pubbliche e private contrattualizzate, e di ogni specialità; sospensione dei contratti con quelle aziende private che si rifiutano di consegnare le agende al CUP. Il CUP dovrà fissare visite ed esami nel territorio di residenza (ASST) del cittadino/a richiedente.



2. Abbattimento delle liste d’attesa: a) attraverso un periodico controllo, da parte di Regione e Ats, sulle strutture pubbliche e private accreditate, per verificare: che non siano chiuse le agende, pratica vietata dell’attuale legislazione; la corretta gestione dei fondi nazionali e regionali destinati all’abbattimento delle liste d’attesa; l’assenza di qualunque pratica finalizzata a trasferire la richiesta del cittadino/a dal pubblico al privato; b) interruzione temporanea dell’intramoenia nelle strutture sanitarie che non rispettano i tempi di attesa relative alle classi di priorità indicate dai Medici di Medicina Generale; c) monitoraggio e controllo attività a pagamento delle strutture private (tempi di attesa).



3. Medici a gettone (non dipendenti): rispetto rigoroso della legislazione e delle delibere che prevedono la soppressione della pratica del medico a gettone sotto qualunque forma si realizzi. Stabilizzazione a tempo indeterminato del personale sanitario precario, assunzione di medici, infermieri e ostetriche, riconoscimento e valorizzazione, anche economica, a partire dal contratto nazionale, del lavoro di tutti gli operatori sanitari.



4. Residenze Sanitarie Assistenziali e anziani: miglioramento dell’insieme dei servizi per anziani: case popolari dignitose, assistenza domiciliare, servizi vicini a casa (negozi, ambulatori, attività culturali e sportive), piccole residenze comunitarie. Per le persone ospitate nelle RSA e nelle ASP prevedere che la copertura dei costi sanitari sia tutta a carico di Regione, sgravando le rette alle famiglie da qualunque costo sanitario (almeno 50% retta), così come prevedono le leggi sui Livelli di assistenza. Monitoraggio delle cure e della loro appropriatezza anche al fine di individuare eventuali pratiche coercitive. Istituzione da parte della Regione di un sistema di indicatori di qualità e pubblicazione periodica dei risultati.



5. Servizi Territoriali: diffusione e potenziamento dei servizi territoriali dotandoli di tutte le risorse, il personale e le professionalità necessarie alla qualità del loro lavoro, e in particolare: consultori pubblici e servizi dedicati alla tutela della salute sessuale e riproduttiva delle donne, servizi di salute mentale, servizi di medicina del lavoro per la riduzione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro, servizi di prevenzione, sicurezza alimentare e tutela dell’ambiente. 

FANATICI E RAZIONALITÀ
di Luigi Mazzella

 
 
Prove di “premierato” della pulzella italica con l’ascia di guerra.
 
Il “Fatto Quotidiano”, in data 15 marzo 2024, scrive che “l’Italia, scimmiottando il Regno Unito, la Francia e la Germania” si sarebbe legata “per i prossimi dieci anni, con un accordo di difesa militare a una Nazione in guerra, sostenendo l’ingresso di Kiev nell’UE e nella NATO e promettendo “nel caso di futuro attacco della Russia consultazioni nelle 24 ore per decidere il contrasto all’aggressione”. Il giornale aggiunge testualmente, senza mostrare apertamente sconcerto: “Sembra che (l’accordo) sia stato negoziato direttamente dalla Presidente del Consiglio, senza che la Farnesina di Tajani abbia avuto un ruolo”. L’articolo, a firma di Elena Basile, non si ferma qui e lasciandoci comunque nel dubbio sulle sorti del mite Tajani (visto il rapporto precedente, nell’Esecutivo fascista di Mussolini, del Capo del Governo con il suo Ministro degli Esteri che pure era un suo congiunto) così prosegue: “Papa Francesco di tanto in tanto pronuncia parole cristiane e umane che non vengono comprese” e cadono in un deserto di odio. In realtà esse cadono, a mio giudizio, in un terreno (quello Occidentale) che essendo stato irrigato per duemila anni da acqua cattolica, protestante, ortodossa, giudaica (e da un po’di tempo islamica), idealistica tedesca di destra (fascismo) e di sinistra (comunismo) non è un “deserto” ma una palude limacciosa, un ammasso di sabbie mobili dove trovano la morte, insieme alle parole ragionevoli del Papa, anche i tanti malcapitati esseri umani che vi precipitano. Le parole del Pontefice, però, sono, a mio giudizio, l’espressione personalissima di una sua umanità che non trova alimento né nel Cristianesimo (ben rappresentato dalla Curia a lui ostile e dallo IOR interessato alla vendita di armi) che nei secoli ha fatto strage di infedeli né nel suo “preteso” sinistrismo politico, realizzato, ovunque, con comunismi di varia denominazione e con non dimenticati atti di ferocia e di atrocità. Un miracolo, quindi? Il termine è inappropriato per un laico. La sostanza è, a mio parere, quella di un residuo storico dell’antico empirismo sperimentale e razionale dei progenitori greco-romani del Papa, oriundo italiano: un residuo di libertà e razionalità sopravvissuto (cromosomicamente?) all’impetuoso “tornado” di irrazionalismo giunto sullo Stivale dall’Est Mediorientale e dal Nord Teutonico. Libertà e razionalità, d’altronde, vanno di pari passo. Non si è liberi in presenza di irrazionalità dominanti accettate per fede o per fanatismi ideologici, a causa del loro assolutismo intollerante: le une e gli altri spingono alla sottomissione dei dissidenti, alla guerra, alla lotta, allo sterminio dei “diversi”. Dal suo bagaglio culturale, Francesco, con ricorso alla razionalità, ha espunto persino il motto contraddittorio del fondatore del suo ordine, Ignazio de Loyola (“non si deve uccidere un uomo ma se egli è nemico di Dio santa sarà la sua uccisione”). Per gli atei razionalisti e per gli esseri umani nemici di ogni fanatismo politico di stampo ideologico le parole di Francesco “cadono” non nel deserto, come teme Elena Basile, ma in un terreno fertile e fecondo. Il problema dell’ambasciatrice comunque c’è: in un Occidente pieno di “credenti”: religiosi intolleranti e utopisti politici irriducibili e implacabili, “l’invito alla ragione” di Francesco, che si è dimostrato uomo libero e razionale, da quanti potrà essere ascoltato e condiviso?  Soprattutto se si considera che religiosi o politici sono “tutti” passati progressivamente sotto il manto degli Stati Uniti che hanno offerto a popolazioni varie il loro ombrello protettivo grondante di sangue? Domanda finale: Si può intendere come un segnale incoraggiante l’ultima dichiarazione del Capo dello Stato Italiano? 

 

 

 

CON LE ARMI SI FA LA GUERRA



Lettera aperta alla città di Palermo

 A Palermo si terrà, dal 17 al 20 marzo 2024, la quarta edizione del “Forum Internazionale per la Pace, la Sicurezza e la Prosperità”. Destinatari dell’iniziativa sono le giovani generazioni ed in particolare le studentesse /gli studenti delle Scuole superiori, universitari, cadetti di accademie militari. Come persone impegnate in città, per la Pace e nella formazione alla Nonviolenza, esprimiamo le nostre forti riserve sull’iniziativa in oggetto. L’iniziativa ha lo scopo – non celato – di sollecitare i giovani a iscriversi in Accademie e College per intraprendere la carriera militare (sul sito di https://psp-forum.org/about/ si legge, al primo punto, che il Forum “mira a collegare i nostri giovani con i valori e le istituzioni che hanno reso le nostre società pacifiche, sicure e prospere” – dando evidentemente per ovvio che le Forze militari siano istituzioni di tal genere). Noi siamo convinti invece che la Pace non verrà mai dalle armi, che i giovani non vanno addestrati al loro uso, ma educati alla risoluzione nonviolenta dei conflitti, secondo una linea di studi ben radicata anche nella ricerca accademica (pensiamo, per esempio, all’ampia produzione teorica diventata ampio impegno pratico della mediazione dei conflitti anche internazionali da Johan Galtung, recentemente scomparso). La pace non si costruisce con gli eserciti. Spesso anche le "missioni militari di pace" sono risultate essere guerre camuffate, e lo abbiamo visto più volte: Iraq, Afghanistan, Libia, Somalia. Anche in considerazione dell’attuale contesto di crescenti conflitti in Europa e in Medioriente e delle parole di Papa Francesco sulla necessità della promozione della cultura di pace, noi abbiamo incrementato l’impegno in vari contesti per una formazione alla nonviolenza sulle strade di Gandhi, Lanza del Vasto, Aldo Capitni, Johan Galtung... Alcuni di noi sono impegnati per l’istituzione in Sicilia di un “Centro per la formazione alla nonviolenza”, una sorta di Scuola che cambi radicalmente paradigma e forme della risoluzione dei conflitti. Non è più tempo infatti di parate militari né di issa-bandiera. È tempo semmai di issare bandiere della pace da tutte le parti. Se una ‘guerra’ l’umanità tutta è chiamata a fare oggi è la lotta al cambiamento climatico e alle sue funeste conseguenze per il nostro pianeta e i suoi abitanti. Ai nostri concittadini invitati alle quattro giornate del convegno, di chiara impronta militarista, suggeriamo di non partecipare o, qualora decidessero altrimenti, chiediamo di far presente, ai militari e agli esperti di guerra, che la nostra terra e la nostra città, al centro del Mediterraneo, hanno una vocazione e una storia millenaria di incontro, di accoglienza e di convivenza pacifica tra popoli diversi per culture e tradizioni religiose e che è in linea con tale vocazione che desideriamo, dalle istituzioni che ne hanno la competenza, di essere formati. Per la gestione dei conflitti sta infatti crescendo nel mondo una nuova consapevolezza: che la difesa armata non è adeguata a garantire la pace; che è necessario costruire modalità di difesa non armata e nonviolenta già sperimentate efficacemente in varie parti del mondo; che l’Europa potrà dotarsi di Corpi Civili di Pace; che l’ordinamento italiano ha istituito il servizio civile come forma di servizio sostitutivo di quello militare; che la nostra Corte Costituzionale ha dichiarato che la difesa armata non è l’unica forma di difesa possibile e che pertanto è legittimo obiettare al sistema militare, addestrandosi al contempo a forme nuove di difesa non armata e nonviolenta per le quali chiediamo ad alta voce che lo Stato italiano favorisca contesti di formazione. Ogni giorno sta crescendo nell’opinione pubblica l’idea che una terza guerra mondiale, anche con armi atomiche, non sia improbabile e che rientri nella rosa delle opzioni logiche e lecite: a questa tendenza folle e suicida opponiamo, con tutta la mitezza e la forza di cui siamo capaci, il nostro “no” più convinto.


Primi firmatari: Enzo Sanfilippo e Maria Albanese ( Comunità dell’Arca) - Maria D’Asaro, Adriana Saieva e Jan Mariscalco (Centro palermitano del Movimento Nonviolento) - Augusto Cavadi (Casa dell’equità e della bellezza di Palermo) - Andrea Cozzo (Università di Palermo) - Don Cosimo Scordato (Rettore della Chiesa di S. Giovanni Decollato all’Albergheria) - Don Franco Romano, presbitero cattolico - Lucina Lanzara, compositrice, facilitatrice musicale, attivista per la Pace - Maurizio Maria D’Amico, cantautore velista, attivista per la Pace Simonetta Genova, insegnante - Lisa Caputo, attivista per i diritti umani, Angela Trapani.

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