UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

venerdì 24 gennaio 2025

CRIPTOFASCISMO PLANETARIO
di Raniero La Valle


 
L’Occidente che non è andato a Washington per l’inaugurazione di Trump ha passato lunedì, 20 gennaio, una giornata di sgomento e di incubo. Il discorso di insediamento di Trump è andato oltre ogni peggiore aspettativa. Quello che si è profilato davanti agli occhi è stato il fantasma di un cripto-fascismo planetario con cui dovremo fare i conti nei prossimi anni. La democrazia, come sacro valore dell’Occidente, è in crisi, e addirittura, come hanno detto i primi sconsolati commenti seguiti alla festa di Capitol Hill, sarebbe finita. Non però per un destino, bensì per responsabilità e scelta di coloro stessi che oggi la rimpiangono. Quella che è finita è in realtà la democrazia ridotta a puro esercizio elettorale, non a caso disertato dai più, senza tutto quello che ci avevamo messo dentro noi nella nostra Costituzione, ciò per cui l’Italia dovrebbe essere un modello, altro che Salvini. 



L’America paga il conto, e lo fa pagare a noi, delle scelte sbagliate che ha fatto dopo la caduta del muro di Berlino e l’attacco alle due Torri di New York. Inseguendo, come del resto fa da sempre, il mito dell’“America first”, - prima l’America - ha creduto che la sua sicurezza e la sua fortuna stessero nel dominio del mondo, nell’avere un’Armata quale non si era mai vista prima sulla Terra, e perfino nel disporsi alla guerra preventiva, perché “la migliore difesa è una buona offesa”. Questo era il diafano Biden, non a caso bersaglio del rigetto elettorale. Dava per ormai finita la Russia, e per questo le ha lanciato contro la povera Ucraina, e proclamava urbi et orbi (nei documenti sulla strategia nazionale americana) la competizione strategica e la sfida finale con la Cina, il solo avversario che avesse “sia l'intento di rimodellare l'ordine internazionale, sia il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per farlo".  Sicché Casa Bianca e Pentagono hanno messo nella spesa militare 800 miliardi di dollari all’anno, mentre la Russia ce ne mette 80, togliendo centinaia di miliardi di dollari all’anno al benessere del popolo americano. 



Dobbiamo a questo, come ha detto Bernie Sanders, l’eterno candidato alla Presidenza della sinistra americana, se “non c'è una ragione razionale per cui abbiamo una disuguaglianza enorme e crescente di reddito e ricchezza, non c'è una ragione razionale per cui siamo l'unico grande Paese a non garantire l'assistenza sanitaria per tutti, non c'è una ragione razionale per cui 800.000 americani sono senza casa e milioni di altri spendono più della metà del loro reddito per mettere un tetto sopra la testa, non c'è una ragione razionale per cui il 25% degli anziani in America cerca di sopravvivere con 15.000 dollari all'anno o meno, per cui abbiamo il più alto tasso di povertà infantile di quasi tutte le nazioni ricche, per cui i giovani lasciano l'università profondamente indebitati o per cui l'assistenza all'infanzia è inaccessibile per milioni di famiglie”.



Ciò spiega gli eventi di oggi, come si sia passati dall’Occidente “allargato” fino all’Indo-Pacifico, al Giappone e all’Australia di Biden al cripto-fascismo globale di Trump, con tanto di autarchia (i dazi), le sanzioni, gli ordini esecutivi a pioggia, la confusione dei poteri, la giustizia di regime, la pena di morte, l’immunità fiscale dei super-ricchi, e la pretesa di decidere quando cominciare o finire queste “ridicole” ma sempre tragiche guerre. 
Tuttavia, il peggio che si è materializzato in America in questo lunedì nero del 20 gennaio, potrebbe non essere tale da contagiare il mondo intero.  Potrà fare grandissimi danni, e fare scuola soprattutto nelle maggioranze silenziose, ma potrebbe restare circoscritto a ciò che si è visto tra il Campidoglio e la Capital One Arena, un bagno di folla osannante e soggiogata, chiuso però in una bolla che è l’America e non è il mondo.  Non c’è un solo globo terracqueo, il mondo non è pronto per un fascismo planetario, ha altri pensieri, un’altra vocazione. Certo, dipende da noi, ma ora è chiara l’alternativa: o la resa a questa caduta della storia, o la resistenza e la costruzione di una vera comunità internazionale di diritto con un’umanità indivisa. 


Claudio Fantozzi
Guerrafondai

Del resto non tutto quello che Trump ha annunciato e minacciato col suo sguardo torvo si realizzerà veramente, sembra più un bluff da miles gloriosus che un vero annuncio. Non ci sarà nessun approdo e insediamento su Marte entro la fine di questo mandato presidenziale. La scienza è stata tassativa: a questo punto dell’evoluzione della specie, l’umanità non è in grado, fisicamente e antropologicamente, di affrontare un viaggio in quel pianeta lontano. Non foss’altro che per la durata del viaggio, due anni per l’andata e il ritorno esposti alle radiazioni cosmiche, soggetti all’indebolimento muscolare e scheletrico che il corpo umano subirebbe in una lunga permanenza nello Spazio, con i connessi scompensi del tono muscolare cardiaco. Occorrerebbe costruire enormi astronavi ruotanti, in grado di generare al proprio interno una forza simile alla gravità terrestre, ciò che si potrebbe fare solo direttamente nello Spazio, sfruttando ipotetiche materie prime raccolte anch’esse lassù (da asteroidi o dalla Luna); per non parlare della vita su Marte, fino a 126 gradi sottozero.
Ciò vuol dire che il mito dell’accoppiata Trump-Musk è già caduto, e se l’obiettivo politico più simbolico di tutte le promesse presidenziali si mostra come impossibile e falso, vuol dire che anche il resto non è troppo sicuro, a cominciare dalla deportazione, o espulsione, di milioni di migranti, dati per  criminali internazionali e invasori: si dovrebbe fare con l’esercito schierato sul confine meridionale col Messico, lasciando “i nostri guerrieri liberi di sconfiggere i nostri nemici”, come dice Trump; ma con questo finisce il mito della fortezza americana, l’idea che mai nessuno potrà varcare in modo offensivo la frontiera degli Stati Uniti; ecco che secondo Trump questo sarebbe già avvenuto ad opera dei migranti, essendo mancata la difesa dei confini, neanche l’America fosse Lampedusa come è nell’immaginazione ossessiva di Salvini.
E per quanto riguarda il ritorno incondizionato al petrolio, al carbone, così da irradiarlo a suon di dollari in tutto il mondo, in che consiste l’”America first”? Consiste nel fatto che l’America sarà la prima a risentirne, insieme alle isole che saranno sommerse dal mare, e ne avrà cicloni e tornado sempre più devastanti, e bruceranno le città, come ieri l’incendio di Chicago e oggi quello di Los Angeles, dove perfino i ricchi “hanno perso le loro case”. 



E che dire di questo presentarsi di Trump come il Messia che Dio stesso avrebbe protetto col suo scudo perché compisse la sua missione in America e nel mondo? Per l’America non si tratta di una novità, c’era il giovane Bush che andando a distruggere l’Iraq diceva di “piangere appoggiato alla spalla di Dio”. E ora Trump tira fuori la religione come sgabello ai suoi piedi, e mette Dio sopra di sé, a garante del suo potere. Solo che il Dio della tradizione ebraico-cristiana a cui si rifà il messianismo giunto in America attraverso la Ginevra di Calvino, non è un Dio che si può chiamare in servizio a fare da scudiero ai potenti, ma è il Dio che rovescia i potenti dai troni ed esalta gli umili, il Dio tutto misericordia e niente vendetta di papa Francesco. E dunque se religione deve essere e si giunge a giurare su due Bibbie al Campidoglio, come se una non bastasse, quella di Lincoln del 1861 e quella donata a Trump dalla madre nel 1955, bisogna ricominciare a chiedersi chi è questo Dio a cui si fa così plateale appello. 
Forse, di fronte a queste sfide, bisognerebbe ripensare alla cattiva qualità della secolarizzazione quale l’abbiamo acriticamente fatta in Occidente: anche per questo sarebbe importante che l’identità spirituale e profetica dell’ebraismo tornasse a risplendere, non trascinata negli stermini, non ristretta a una sola etnia, non tradita dalle politiche dello Stato di Israele.

TRUMP E GUERRA
di Franco Continolo


 
Alberto Negri ha mille ragioni per criticare Trump e per non aspettarsi niente di buono; il problema è il confronto con il predecessore, che non può essere liquidato con le parole poco chiare di Michael Klare, un analista mediocre della famiglia di The Nation, e per questo forse gradito a il Manifesto. Va detto chiaramente che Biden e la sua banda sono dei criminali, e non solo per i massacri di Gaza; sulla coscienza essi hanno infatti anche i morti della guerra in Ucraina, provocata ad arte per indebolire la Russia. La pace in Ucraina sarà il vero banco di prova di Trump: gli Stati Uniti escono sconfitti dalla guerra, e se il neo-presidente non vuole riconoscerlo, come i primi segnali sembrano indicare - vedi la minaccia di nuove sanzioni - tutto il suo castello delle meraviglie crolla. L’eccezionalità americana è infatti fondata sulle balle. Se vuole essere un presidente del cambiamento e della pace, Trump ha un primo passo obbligato da compiere: spingere l’Ucraina alle elezioni, sia per avere a Kiev un governo legittimo, sia per liberarla dal fantoccio Zelensky.

LETTERE AL DIRETTORE


Verona bombardata

Guerre

Caro Angelo,
purtroppo le guerre sono tutte “feroci”. So bene in che condizioni era Milano, poiché ci abitava mia zia. Un orrore. Non che a Verona fosse molto meglio. La casa dei miei suoceri a fine guerra era ridotta ad ottanta centimetri di macerie. E questo grazie ai “democratici” americani! Non aggiungo altro.
Maria Spinelli
- Verona

 

MINIMA MORALIA
di Romano Rinaldi


 
Almasri (il macellaio torturatore)


Tajani (il ministro bugiardo)

Stupisce, anche se al momento non mancano altre ben più autorevoli fonti di stupore, il fatto che un Vice-Primo Ministro del Governo Italiano, che è stato membro del Parlamento Europeo dal 1994 al 2008, Commissario Europeo dal 2008 al 2014 e Presidente del Parlamento Europeo dal 2017 al 2019, pensi che la Corte Penale Internazionale, istituita col Trattato di Roma nel 1998, non rappresenti la bocca della verità nel momento in cui emette un mandato di cattura per un criminale internazionale.

IN VERSI
di Paola Zan
 


La carica dei miliardari


Fermo biologico – s’allarga la visione  
 
(nella povertà e nella ricchezza, alla luce dei dati
Dell’ultimo rapporto Oxfam)
 
Mentre scendo la scaletta 
per andare sulla spiaggia
si avvicina, compunto
in motocarrozzetta 
il disabile cantante, una macchietta!
 
Se non fosse che rallegra, passando
il lungomare, si direbbe che così ricorda a tutti
del suo penoso stato.
 
Chi si ferma con me a pensare 
che lui non può ballare né diritto 
né scomposto, in piedi?
 
Chi si ferma con me a parlare
di disabilità e diritti
in questa società distratta?
 
Non si fa avvicinare invece
l'uomo sfatto, l'escluso, il reietto, tra i cartoni
Fermo, affranto
senza pianto, lì a fissare il marciapiedi
e le aride fessure
nell’asfalto circondato da un denso
vuoto lacero vissuto
stipato alla rinfusa nelle sporte...
 
Chi si ferma con me a guardare,
e a cercare di alleviare,
la triste condizione 
dei senza casa
dei senza ambizione?
 
Nell’anno appena chiuso 
(che sarebbe proprio il ’24) 
i 10 crani più danarosi (odiosi!) 
hanno spremuto senza requie
risorse naturali, per vantar di accumularsi 
ben 100 milioni in più (solo in un giorno!)
mentre quasi la metà di noi
tapini, in questo mondo
sopravvive con 6 miseri 
stracciatissimi
sporchi
dollarini...
 
Besos
Musk 
Zuckerberg 
Trump medesimo... hanno vinto!
Hanno vinto i ricchi, per un lungo
tragico frangente,
c’è da aspettarsi.
 
E i cinesi, a mentire sul marxismo, come stanno?
 
Bill, per caso, ha desistito, s’è pentito?
 
Disuguaglianza 
Povertà ingiusta e 
Ricchezza immeritata, un mantra.
 
Chi si ferma con me a ricordare 
che i ricchi, nella storia
da forzieri da smobilizzare 
dopo crisi e carestie 
ora tutto accentrano e 
nulla cedono?
 
Chi si ferma con me a ricordare 
che l'idea di viaggi cosmici
è un grande infantile imbroglio
bruuum bruuuum bruuuuuumm
e non sarà mai 
mai vero progresso?
 
C’è il fermo pesca c’è il fermo caccia e la rotazione
agraria, tradizionalmente... 
Una pausa biologica, dunque
per permettere alla fauna 
di riprodursi, e all’humus del terreno
di ricostituirsi, grazia vostra... 
Ma, si sa, son fatti ad arte, soprattutto 
per riprendere a pescare e a coltivare con profitto
rinnovato e maggiorato!
 
E allora
anche la sacra sospensione dei consumi
si faccia, profonda e radicale
Per un utile fermo industriale, 
delle armi 
come
dei detersivi!
 
Chi si ferma con me 
a mettere in scena
una sana vita frugale 
per riprendere, 
incondizionati e felicemente attivi,
a vivere con dignità, e a sognare?

 

 

PREMIO DONNE PER LA PACE



Piccoli comuni fanno grandi cose. Sabato 8 marzo 2025 Premiazione di alcune donne impegnate per la pace e la nonviolenza. 
 
Il Comune di Monteleone di Puglia in provincia di Foggia, insediato nei Monti Dauni al confine con la Campania, il più alto della Puglia a 842 metri di altezza, a metà strada tra Napoli e Bari, si è distinto in questi anni come il paese dell’accoglienza, della pace e della nonviolenza, guadagnandosi a tal proposito anche una copertina di Famiglia cristiana. Dal 2015 il Comune ha promosso nelle scuole del territorio progetti di educazione alla pace in collaborazione con l’UNESCO, organizzando corsi estivi e favorendo l’istituzione di una cattedra UNESCO per la pace, il dialogo interculturale e lo sviluppo sostenibile nel Mediterraneo, in collaborazione con le Università di Messina in Italia e di Valencia in Spagna, cattedra affidata alla cura della prof.ssa Patrizia Panarello e prof. Vicent Gozalvez Perez. Insieme alla Cattedra Unesco sta finanziando la nascita in Mali di un Centro antiviolenza a sostegno donne africane.



Dal 2016 ha avviato sul suo territorio progetti concreti di accoglienza e di integrazione di famiglie di immigrati e di minori non accompagnati.  Nel 2024 il Comune di Monteleone in collaborazione con la Regione Puglia e il suo vice-presidente on. Raffaele Piemontese ha deliberato la realizzazione del Primo museo della nonviolenza in Italia, affidando il progetto esecutivo allo Studio Baldassari di Pisa con la direzione scientifica della prof.ssa Elisabetta Colagrossi dell’Università di Genova e del Centro Gandhi di Pisa. Nella sua storia Monteleone è diventato celebre per la prima ribellione delle donne (23 agosto 1942) contro la seconda guerra mondiale, di cui diede notizia anche Radio Londra, e che comportò l’arresto e la detenzione in carcere, fino alla liberazione, di un centinaio di donne.
Ispirandosi a questa sua vocazione contro la guerra, nel 2015 in occasione del centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, il Comune di Monteleone ha voluto collocare ai piedi del locale monumento ai caduti, questa lapide con le parole di Papa Francesco.
 


Il titolo La guerra è follia e i primi due righi più lunghi del testo Per tutti i caduti dell’inutile strage, per tutte le vittime della follia della guerra sono espressioni di papa Francesco pronunciate durante l'Omelia presso il Sacrario di Redipuglia il 13 settembre 2014. L'espressione "Mai più guerre!" (terzo rigo della scritta) è tratta da una frase pronunciata da papa Francesco in occasione dell'Angelus (e non solo!) il primo settembre 2013 e ripetuta per due volte: "mai più la guerra! Mai più la guerra!". Gli ultimi tre righi "Da ogni terra si levi un'unica voce: no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace!" sono tratti dal messaggio papale all'Angelus del 9 agosto 2015, a settant'anni dai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki.
Dal 2016 il Comune di Monteleone ha poi istituito per l’8 marzo un pubblico riconoscimento a donne distintesi per il loro impegno a favore della pace e della nonviolenza.

Lucia Capuzzi di "Avvenire"

Sono state già premiate negli anni:
Suor Rita Giaretta, orsolina, fondatrice a Caserta di Casa Rut
La dott.ssa Angelica Romano presidentessa nazionale di un Ponte per…
Bernice King figlia minore di Martin Luther King
La senatrice Albertina Soliani presidentessa dell’Istituto Alcide Cervi.
Linda Maggiori giornalista di inchiesta, autrice del libro Mamme ribelli.
Per il 2025 il Comune di Monteleone e la Regione Puglia attribuiranno il Premio di donna per la pace e la nonviolenza alla dott.ssa Lucia Capuzzi, redattrice di “Avvenire” e alla dott.ssa Khady Sene direttrice della Caritas della Diocesi di Foggia-Bovino.
Il premio a Lucia Capuzzi è un riconoscimento al suo instancabile e sincero impegno di giornalista di pace, sensibile al ruolo svolto dalle donne in aree di guerra per mitigare la violenza e avviare processi di dialogo tra le parti in conflitto e di riconciliazione. Khady Sene si è distinta nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, prima donna, immigrata senegalese, a divenire direttrice di una Caritas diocesana.
Il premio sarà loro consegnato la mattina dell’8 marzo festa internazionale delle donne, in una pubblica cerimonia che si svolgerà con inizio alla ore 10 presso l’auditorium scolastico del Comune di Monteleone di Puglia in presenza di sua Eccellenza il vescovo di Foggia mons. Giorgio Ferretti, del vice-presidente della regione Puglia on. Raffaele Piemontese, della Dirigente scolastica prof.ssa Roberta Saccinto, della dott.ssa Angela Zammuto, educatrice del Centro Gandhi di Pisa, del sindaco di Monteleone Giovanni Campese.

PREMIO CALDARA




giovedì 23 gennaio 2025

QUESTA È LA GUERRA
di Angelo Gaccione



L’almanacco milanese delle Edizioni Meravigli per l’anno 2025 porta come titolo: Guerra e pace 1940-1945. Contiene testi di Tito Livraghi intervallati da innesti storico-culturali di Nadia Gobbi. Consta di 112 pagine e contiene più di 230 foto, tutte legate a quegli anni e soprattutto ai tremendi e rovinosi bombardamenti anglo-americani sulla città. Sono foto in bianco e nero, e se si eccettuano quelle seguite alla gioia per la fine della guerra e della liberazione dal nazifascismo, sono tutte dolorosamente desolate e spettrali. Il volume apre con una foto del 1° novembre 1936 in cui si vede una piazza del Duomo gremita di gente fino all’inverosimile, accorsa per ascoltare la voce di Benito Mussolini. In quella occasione il Duce informerà della decisione di stringere con la Germania di Hitler un’alleanza, che si rivelerà una tragedia negli anni a venire. Quella immensa folla si pentirà amaramente del suo cieco ed esaltato entusiasmo. E chiude con la foto della stessa piazza, gremita da una folla altrettanto oceanica, scattata quasi un decennio dopo: il 26 aprile del 1945 all’indomani della liberazione. Le altre foto documentano, in maniera impietosa e analitica, i danni dei bombardamenti indiscriminati su Milano e le devastazioni del patrimonio architettonico e artistico pubblico e privato; la perdita definitiva di una parte significativa della sua ricchezza culturale, della sua economia, del suo sistema industriale, dei suoi supporti civili. Non sono stati risparmiati i musei, le biblioteche, le università, i teatri: persino la Scala. Distruggere per il solo gusto di distruggere, per fare un deserto del cuore pulsante del centro storico, per cancellare il meglio. Che significato militare potevano avere la Scala, la Biblioteca Ambrosiana, l’Università Statale, il Palazzo Reale, la Galleria Vittorio Emanuele, la Basilica di Santa Maria delle Grazie? E la Certosa di Garegnano, allora sperduta in aperta campagna, che razza di obiettivo militare era? Ancora oggi per raggiungerla in tram ci vuole un’ora. E documentano i morti, i feriti, i mutilati, i senza casa, la fame, il freddo, la fuga…


Remo Brioschi
Ecco la guerra

Più delle tante chiacchiere inconsistenti, libri come questi mostrano, soprattutto ai riottosi e ai fanatici, prove alla mano, di che razza di barbarie è fatta la guerra. Non servono giri di parole, basta semplicemente guardare e provare ad immaginarsi le tonnellate di esplosivo sui propri quartieri e sulle proprie case. L’essere, se si è miracolosamente sopravvissuti, diventati improvvisamente senza più nulla, miseri, “sfollati”, raminghi, come animali randagi alla ricerca disperata di un riparo. Null’altro che questo mi piacerebbe dire a quanti parlano a cuor leggero di guerra e di armi. Immaginare sé stessi senza una latrina, andare alla ricerca di un luogo dove potersi lavare, vagare da un posto all’altro per mendicare del cibo. Solo questo. Risparmiando loro la pena di immaginare di essere genitori dei 184 bambini di una innocua scuola elementare, la Francesco Crispi di Gorla, di cui la guerra non ha avuto pietà. 

      

SCAFFALI


Donato Di Poce
 
È uscito il nuovo libro di Donato Di Poce Architettura. La bellezza funzionale (I Quaderni del Bardo Edizioni). Si tratta di un saggio storico-critico che contiene oltre al “Manifesto della Bellezza Funzionale” in 10 punti, riprodotto qui sotto, soprattutto una panoramica dei movimenti, idee e poetiche dell’Architettura Contemporanea, ritratti di alcuni maestri amati dall’autore, l’analisi di alcune opere iconiche di fama mondiale,  illuminanti aforismi sull’Architettura, i bellissimi disegni e una postfazione dell’Architetto Alfredo Vacca che scrive tra l’altro: “(…) Da questo connubio stretto tra il poeta Di Poce  e la passione per l’architettura nasce il suo saggio storico, una serie di domande cui tende a dare delle risposte, un percorso frammentato che, quasi a ricalcare le domande che Walter Benjamin si era poste per la poesia, si dipana su diversi sentieri tortuosi costellati di edifici icone e dei loro architetti-poeti, senza porsi alcun tipo di problema se tra le opere architettoniche richiamate ci fossero o meno delle relazioni e se il loro linguaggio prendesse riferimento dalle forme della letteratura architettonica...”
 
Il Manifesto della Bellezza Funzionale
1)La Bellezza Funzionale in Architettura non è un’avanguardia o un movimento, ma è una nuova poetica e filosofia, che tende a unire al funzionalismo strutturale dell’opera, la bellezza estetica dell’Arte, del Design, il riuso creativo, con l’ecosostenibilità.
2)  La Bellezza Funzionale libera l’Arte, l’Arte libera l’Uomo.
3) L’Architettura mette al centro l’Immaginazione CreAttiva che cerca la realizzazione dell’Uomo attraverso il rapporto olistico con natura, cultura, società.
4) L’Architettura mette l’Uomo in uno spazio relazionale, e inserisce nel corpo sociale Architettonico la coscienza dinamica, pluralistica, etica, estetica e sostenibile dell’Universo.
5) L’Architettura è una progettazione urbanistica ecosostenibile e CreAttiva, una realizzazione tecnico/estetica democratica, simultanea e partecipata che mette insieme funzionalismo e bellezza, al servizio dell’umanità.
 6) L’Architettura è un’Arte neoplastica multipla, poetica, simultanea, inclusiva, pluralistica, olistica, etica e socializzante, una bellezza funzionale.
7) L’Architettura è una nuova forma di CreAttività che intende unire alla polifunzionalità delle strutture Urbane/Abitative, la bellezza simultanea della natura, dell’Arte e del Design, attraverso le forme organiche, la luce, il colore e ripensare così oltre la forma anche lo spazio e il riuso di strutture esistenti.
8) La Bellezza Funzionale in Architettura è una forma d’Arte Totale, che contaminandosi con Architettura, Urbanistica, Restauro, progettazione utopistica, etica, ecologia, pensa al benessere umano a 360°.
9) L’Architettura CreAttiva è una forma d’Arte Neo-Rinascimentale che mette l’Uomo al centro, facendo dell’interdisciplinarità delle Arti (Architettura, Urbanistica, Scultura, Pittura, Design, Filosofia), strumento di arricchimento culturale e sviluppo sociale.
10) L’Architetto - Artista non è un’Archistar, né un costruttore di ecomostri urbanistici e/o grattacieli fallici, ma un Artista Responsabile, etico, visionario e socialmente empatico che costruisce ponti culturali ed estetici, strutture sociali/abitative polifunzionali e sostenibili in un connubio di esistenzialismo, razionalismo costruttivo, programmazione urbanistica, Archeologia Industriale, immaginazione estetica, utopia, rispetto per l’ambiente.



Richieste del volume a:
I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno
Via S. Simone 74 73107 Sannicola (LE)
Mail: iquadernidelbardoed@libero.it

mercoledì 22 gennaio 2025

L’INSEDIAMENTO DI TRUMP 
di Luigi Mazzella
 
 
Nell’ultimo quinquennio, negli Stati Uniti d’America, non vi sono stati sondaggi d’opinione ma quello effettuato più di recente dava il 29% della popolazione americana contraria a ogni religione: gli atei e gli agnostici risultano in forte aumento, soprattutto tra i giovani. Ora, se si considera che i restanti due terzi degli Statunitensi, pur essendo in maggioranza cristiani e protestanti, si dividono in una pluralità di credi fideistici veramente impressionante, si deve dedurre che anche  un atto solenne come il giuramento del Presidente della Repubblica diretto a garantire l’osservanza da parte sua e del suo governo della Costituzione risponde al criterio di soddisfare solo la maggioranza dei votanti; quelli che non credono alla promessa dell’eletto se non poggia la mano sulla Bibbia. Sarebbe diverso in un Paese veramente laico, ma le tradizioni dei credenti vogliono la loro parte. E allora così sia!
Qualche ritocco alla cerimonia potrebbe farsi però per evitarne la “pacchianeria”, ma qui un sondaggio d’opinioni, fatto Oltreoceano, darebbe ancora minori soddisfazioni alle persone d’italico buon gusto. Difficile, quindi, evitare che una first lady si presenti nell’aulico luogo dove si festeggia una sorta di “incoronazione” di suo marito, vestita quasi a lutto (con un abito blù notte, nero sugli schermi televisivi) e con un cappello a larghe falde calato sugli occhi che la rende irriconoscibile anche ai suoi familiari.
Comunque, ogni giudizio estetico o pratico andrebbe bandito se l’eletto al seggio che, senza la CIA delle spie e il Pentagono dei generali, farebbe di lui l’uomo più potente del mondo, facesse da par suo un discorso rassicurante per l’intera umanità. Per l’insediamento di ieri ciò è avvenuto a metà. 
Un ragionamento a fil di logica imponeva che dopo un serie di Presidenti americani del Partito Democratico, legati saldamente alle manovre belliche permanenti di Wall Street e dell’industria delle armi, della CIA e del Pentagono, oltre che alle bombe atomiche, al Napalm, alle torture e ad altre nequizie criminali, un Presidente Repubblicano parlasse di Pace. E Trump l’ha fatto e ne sono felice anche se non esclusivamente per un atto di fiducia.
Se non l’avesse fatto gli elettori, stanchi di dissanguarsi per Zelensky e Netanyahu a tutto vantaggio di finanzieri e costruttori di missili e di bombe, gli avrebbero chiesto perché volere sostituire al flebile grido di guerra del debilitato Biden il suo roboante urlo di uomo in piene forze. 



Al di là delle promesse di una pace, garantita anche dalla dichiarata volontà di arrestare le immigrazioni illegali (sperabilmente non solo le “sue”),  il discorso di Trump ha rappresentato per molti solo la conferma del guazzabuglio confuso  di idee che caratterizza la cosiddetta  cultura occidentale di cui la sua è solo una delle tante drammatiche espressioni. Nel suo lungo intervento dinanzi ai predecessori (allineati e rigidi, con lo sguardo fisso da museo delle cere), Trump ha invocato l’aiuto di Dio, che gli avrebbe già salvato la vita per salvare l’America (Gott mit uns, di hitleriana memoria); ha dimostrato certezza che su Marte sarà issata la bandiera americana, prima di ogni altra; si è cimentato nel proporre un fondamentale (a suo giudizio) cambio di denominazione geografica: Golfo d’America e non del Messico (il Mare Nostrum di Mussolini?); propositi maschilisti senza se e senza ma: riconoscere solo due generi, i maschi e le femmine. Con lo ius pacis (del nostro amico Antonio Pileggi) nel cuore e nella mente, ho ascoltato i commenti nostrani nei talk-show organizzati sullo Stivale Mostri televisivi italioti (di Murdoch e nostrani). Il rimedio si è rivelato peggiore del male. Ho avuto la prova che nella scalata della collina della confusione siamo più vicini alla vetta degli stessi Americani. 
Nota d’appendice: Avere sistemato in un angolino nascosto della sala dell’incoronazione il Presidente argentino e la nostra Presidente del Consiglio in una sorta di “riserva latina” (clerico-fascista) è stato un atto di prudenza che la dice lunga sulla furbizia si Trump.
 
 
 

 

 

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