UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

martedì 17 giugno 2025

“PERSONE PER BENE”
di Angelo Gaccione



Questo bambino della foto di chiama Adam, è un palestinese, l’esercito criminale israeliano (tutti gli eserciti sono criminali perché ubbidiscono a ordini criminali e non si fanno mai nessuna domanda su chi gli ordina di andare ad ammazzare alla cieca e perché; soprattutto esseri umani, esseri vegetali ed esseri animali che non hanno colpa alcuna e che la guerra sono costretti a subirla, non la vogliono, non la dichiarano) gli ha massacrato quasi l’intera famiglia. Non ha più il papà, non ha più i tanti fratellini, ed è vivo per miracolo. Le bombe dell’esercito israeliano lo hanno ridotto come lo vedete. Non era un terrorista, non voleva la morte dei bambini israeliani e a questa età non sapeva nulla del perché gli adulti si fanno la guerra, ma ammazzano i bambini. I bambini non sanno che gli adulti (non tutti, per carità! Non mi si fraintenda, se fosse così sarebbe meglio che un’epidemia cancellasse prima possibile tutto il genere umano) sono dei vili: creano contrasti fra loro ma invece di sfidarsi a duello e risolvere con il loro sangue i problemi che creano, mandano i soldati ad ammazzare e a farsi ammazzare. Ai giorni nostri i soldati e le armi ammazzano soprattutto gente innocente che la guerra non la vuole e non la dichiara. Quelli che la vogliono e la dichiarano è raro che muoiano in guerra e quasi sempre la fanno franca. A volerla e a dichiararla è un gruppo limitato di concittadini che eleggiamo con il nostro voto. Li eleggiamo perché si occupino del buon funzionamento della comunità in cui viviamo, se ne prendano cura e risolvano, nei limiti del possibile, le difficoltà di tutti noi assolvendo al loro compito con onestà ed onore. Votandoli non gli abbiamo affidato nessun mandato per portarci in guerra, ma di stabilire relazioni pacifiche in modo che la nostra bella patria possa andarne fiera. Io non mi vergogno di usare la parola patria perché amo la sua lingua e come scrittore non poteva capitarmi una lingua più bella; amo il suo patrimonio culturale e vorrei fosse preservato per l’eternità, se davvero l’eternità esistesse.


90 anni, ma non si arrende.
Io ne ho di meno, ma come lei non mi 
arrendo.

Molti di coloro che eleggiamo hanno volti rassicuranti, sono moderati e ben vestiti. Hanno modi delicati e possono vantare buoni studi; frequentano chiese, sono affettuosi con i figli e spesso hanno in casa animali di compagnia che trattano bene e nella vita di tutti i giorni, se avete modo di parlarci, ragionano con il buon senso di ciascuno di noi. Ripeto, sono persone moderate e mai vi aspettereste che si possano trasformare in criminali. Eppure la guerra è una brutta bestia e le trasforma. “Sono proprio queste persone per bene a volere la guerra” ha detto domenica scorsa il mio amico scrittore Cataldo Russo, durante un incontro di poeti in un bellissimo giardino della cittadina di Pero. Queste persone per bene le mani di sangue direttamente non se le sporcano; se ci parlate assieme hanno persino orrore del sangue e se gli fate notare che le bombe potrebbero uccidere anche i loro figli e i loro padri, devastare le loro belle case, si affrettano a dirti che loro lavorano per evitarle le guerre. Così dicono, però usano le loro cariche di ministri e di governanti per autorizzare l’invio di armi a chi si fa la guerra. In questo modo la guerra la alimentano invece di farla cessare, e contribuiscono alle morti e alle distruzioni. Potrebbero usare moderazione e diplomazia, e invece mandano armi. Queste persone per bene ogni tanto si commuovono: prima però devono morire tanti bambini, tante mamme, tanti nonni, tanti papà innocenti che la guerra non la vogliono e non la causano. Per lungo tempo dormono tranquilli e la loro coscienza di cristiani e di credenti non li turba. Poi, finalmente, hanno un piccolo sussulto e dopo aver mandato le armi che hanno massacrato senza colpa alcuna la famiglia di Adam, e reso Adam stesso un orfano e un sopravvissuto, lo mandano a prelevare e lo portano a Milano per curalo in un grande ospedale della città. Si fanno anche fotografare mentre attendono che barella lo cali giù dall’aereo appena atterrato. Ed è una scena commovente, edificante. 

REFERENDUM: UNA SCONFITTA ANNUNCIATA
di Adam Vaccaro
 

Perché il PD - Cgil e annessi - hanno perso questo referendum? Per rispondere occorre però stare fuori dalla pozzanghera odierna. E porsi tante altre domande nel tempo lungo di almeno 4 decenni.
1- perché negli anni '80 il PCI al 35% (di Berlinguer!) non fece nulla contro l'eliminazione della Contingenza, minima difesa dall'inflazione dei salari, fatta da Craxi?
2- perché gli eredi (D'Alema e C.), mentre facevano finta di combattere Berlusca, hanno ignorato il Referendum vincente sui Beni Comuni (acqua, luce, gas ecc.), realizzando poi entrambi (un colpo al cerchio e uno alla botte) le stesse politiche di privatizzazioni selvagge, facendo passare per progressismo il cappio al collo della popolazione, che oggi sentiamo stringersi con bollette raddoppiate nel giro di un anno- dopo di che I sapientoni ci dicono sconsolati, è la speculazione! Come fosse un dio cui non si può opporre nulla!
3- perché agli stessi questi di quest'ultimo referendum, quando questi capponi 'de sinistra' sono stati al governo, non hanno messo mano?
4- perché il PD al governo col salvatore della patria, Supermario Draghi, Landini che invoca ora la rivolta popolare, fece solo 2 h di sciopero simbolico contro la mazzata sulle pensioni della legge Fornero?
Credo siano queste domande che vanno ben oltre le patetiche figurine (femminili e maschili di oggi), ossequiosi a progetti di riarmo degli idioti criminali al comando della giostra di questa UE zerbino USA e getta, di guerre senza fine con connivenze silenti col genocidio in atto dal nazi-sionismo.
 
È questa catastrofe politica che mostra come il Pd (e code varie) sia non da oggi, un aggregato informe di destra neoliberista, che ha tra i suoi dettami, per la zattera Italia, libera circolazione dei poveri affamati del mondo. Una moderna versione di tratta di schiavi, o un continuo rifornimento dell'esercito di riserva dei lavoratori (come chiamato 200 anni fa da un visionario come Marx), al fine di incrementare il saggio di profitto. Si creano le guerre tra poveri che abbiamo sotto gli occhi, che in Italia producono quei livelli salariali e crescita di poveri, su cui piangono sconsolati i censori 'de sinistra', incapaci di proporre azioni verticali per ridurre gli accumuli concentrati di ricchezza che la giostra finanziaria magicamente produce.
Purtroppo, una vera sinistra con analisi e azioni adeguate rispetto a questo vittorioso paradiso infernale, non c'è. E allora non restano che stupide illusorie battaglie perse orizzontali, come polli di Renzo, contro l'altra destra, che ha buon gioco a raccogliere le delusioni sociali di coloro che si sentono nauseati e traditi da questa sinistra che una testa libera e pensante come Moni Ovadia invita a chiamare nuova destra.
Capisco che per i bruchi rimasti fermi a schemi e memorie del passato morto e sepolto, queste mie chiose siano odiate e insopportabili. Ma capisco anche l'angoscia e la disperazione se si prende atto del vuoto, in cui cercare un'alternativa. Inutile farsi illusioni, ci sono fasi storiche distopiche come questa, che chiedono almeno il coraggio della verità. Per pensare un Altro e Oltre, serve anche un po' di sarcasmo satirico, che giustificava già decenni fa il vecchio sfogo popolaresco di Bartali: “l'è tutto da rifare!”.

 

CAMPI ELISI
di Vincenzo Talerico


Gino Meringolo
 
In ricordo di Gino, il reichiano.
 
Il 13 giugno scorso è morto Carmine Meringolo. Noi che frequentavamo i movimenti libertari e anarchici dalla fine degli anni ’60, a Cosenza e ad Acri, lo abbiamo conosciuto come Gino; e io lo ritrovai al Circolo Cafiero di Via Paglietta a Bologna, dove affrontava con interesse gli aspetti “organizzativi” del movimento, il dibattito su questi aspetti, che erano e sono gli argomenti sostanziali dello stesso anarchismo, avendo a che fare con l’autogestione delle lotte che creano la nuova comunità. Lì a Bologna frequentava la facoltà di chimica industriale e la sua formazione scientifica era evidente nel come affrontava anche qualunque discorso sociale o politico. Rimasi impressionato dalle raccolte di “schede perforate” che si portava in borsa assieme a libri di anarchici e a quelli di Wilhelm Reich. Le prime gli servivano per preparare la sua tesi di laurea sperimentale, facendo uso del calcolatore elettronico (uno dei primi e pochi in Italia) che la sua facoltà con parsimonia faceva usare anche ai laureandi; i libri erano il pane per l’arricchimento della mente, e Gino ne aveva e ne leggeva tanti. Di Reich, all’epoca, gli piacevano le sue analisi sulla “funzione dell’orgasmo” e le sue tesi su come la liberazione sessuale potesse incidere sulla rivoluzione sociale in senso libertario. Erano, innanzitutto, gli studi sulla psicologia di massa che gli interessavano, quelle analisi che materializzano nelle dinamiche familiari (patriarcali) e sociali (stesse strutture autoritarie e militariste in ogni organizzazione) l’ideologia del fascismo; di quella peste bruna che aveva preso piede nell’Europa degli anni 20-30, quando Reich la analizzava sul nascere e che in qualche modo è rimasta tale nonostante le importanti lotte antifasciste.


Wilhelm Reich

Gino si laurea prima della metà degli anni ’70 e lascia Bologna per tornare in Calabria a fare il professore di chimica. Ma i suoi interessi principali rimangono quelli sociali e culturali. Frequenta il gruppo anarchico di Cosenza, nel quale propone le analisi reichiane. Anzi, in questo periodo Gino approfondisce anche l’aspetto più terapeutico dello psicanalista “eretico”. E propone a molti del gruppo anarchico di seguire delle vere e proprie sedute di vegetoterapia, una tecnica psicoterapeutica con la quale si cerca di agire sui blocchi energetici che la “corazza caratteriale” crea nel sistema nervoso vegetativo o viscerale.
Gino frequenta, nel contempo, altri gruppi reichiani napoletani (a Napoli si stampava la rivista Quaderni reichiani, dove si svilupparono anche argomenti di carattere pedagogico, legati all’esperienza dell’Asilo Libertario creato proprio dal Centro Reich) dove conobbe Federico Navarro (neuropsichiatra reichiano) e si iscrive ad una scuola di psicoterapia. Egli stesso “entra in terapia” prima e dopo questa nuova laurea. Quando va in pensione da professore, inizia a fare lo psicoterapeuta. In quel periodo Gino ha rappresentato uno dei pochi in Italia che faceva conoscere le teorie reichiane anche praticandole. Man mano inizia, però, una nuova fase di studi e di interessi che progressivamente lo allontanano dall’originaria posizione reichiana e anche da quella anarchica. All’energia “orgonica” (così coniata da Reich, fondendo i termini di orgasmo e organismo, per rappresentare l’energia vitale) inizia a sostituire l’idea di spirito, prima come sinonimo di vita, poi come anima. Così che l’energia propria di ogni organismo diventa spirito eterno.
A Reich sostituisce Rudolf Steiner e la sua teosofia. Il suo avvicinamento ai testi biblici avviene tramite l’interpretazione junghiana degli archetipi, ma all’analisi del carattere reichiana sostituisce questi archetipi atemporali (i santi e/o le figure della religione).
Così, per me, alla lontananza geografica dei luoghi delle nostre vite si accompagna la lontananza intellettuale. Ciononostante, quando tornavo in Calabria, andavo sempre a fargli visita; d’estate si ritirava nella casa paterna del Vagno, una piccola frazione di Acri sulle pendici di Serra di Vuda. Lì lo incontravo e, mangiando dei frutti o dell’insalata appena raccolti, immancabilmente discutevamo e, in modo sereno, senza mai alterarsi (era la sua cifra stilistica), controbatteva alle mie critiche. Il mio anticlericalismo diventava un’arma spuntata per contrastare i suoi ragionamenti, perché lui mi fermava subito dicendo che non faceva parte di alcuna chiesa e/o partito; le argomentazioni atee contro lo spiritualismo venivano ribaltate dal suo discorso “materialista” secondo cui “l’energia” è parte costitutiva della “materia”. Quando però le argomentazioni iniziavano ad approfondire la “trascendenza” delle sue ipotesi, iniziava a non rispondere più in modo diretto, come se volesse rinviare la discussione e io acconsentivo, nella speranza di riprendere il ragionamento alla prossima visita. Purtroppo sono passati quattro anni senza poter riprendere le discussioni e rimpiango di non averlo potuto fare.
 

  

IN PIAZZA DUOMO PER LA PALESTNA




A NOVARA CON LA FILOSOFIA




lunedì 16 giugno 2025

SPIONAGGIO STRANIERO
di Luigi Mazzella 


Max Hamlet Sauvage
Cospiratore al telefono
 
Ci si chiede sovente se l’era digitale sarà migliore o peggiore dell’epoca pre-elettronica. Nel Paese dei Capuleti e dei Montecchi, dei Guelfi e dei Ghibellini, dei Degasperiani e dei Togliattiani, dei neo-fascisti e dei post-comunisti la domanda, se posta, rischia di scatenare una guerra intestina dall’esito incerto.
Forse, come sempre, la verità è nel mezzo. Certamente l’intelligenza artificiale, in certi settori scientifici, sarà di aiuto ma sul piano culturale in generale darà solo risposte che rafforzeranno una visione del mondo e della vita riproducenti quelle dei cinque irrazionalismi (tre religiosi e due politici) che costituiscono la negazione di una rappresentazione veritiera, fondata su un pensiero libero e senza paraocchi. I problemi maggiori e più delicati riguarderanno la cyber sicurezza, il complesso di misure, tecnologie, processi e procedure volte a proteggere i sistemi informativi, le reti e i dati dai cosiddetti attacchi informatici. E ciò soprattutto nel sistema bancario, dove in Italia v’è una situazione a dir poco paradossale e senza paragoni. La nostra BNL, Banca Nazionale del Lavoro, non è più una banca italiana per così dire a pieno titolo, perché dal 2006 è passata sotto il controllo del gruppo bancario francese BNP, Paribas, pur continuando ad essere operativa in Italia. Conti correnti, prestiti, finanziamenti di nostri connazionali sono garantiti dalla Cyber security di un Paese straniero; il che per tanti quisque de populo può anche non rappresentare un problema.



A diversa e più grave riflessione induce la circostanza che i massimi organi costituzionali dello Stato, con la sola lodevole eccezione della Camera dei Deputati (che ha affidato lo stesso servizio a un gruppo creditizio integralmente italiano) e cioè, vale a dire Presidenza della Repubblica, Senato e Corte Costituzionale hanno creato, omettendo, probabilmente, di rivedere vecchi atti resi inattuali dalla caduta del requisito “nazionale”, per una banca straniera (BNL,BNP, PARIBAS) una situazione di assurdo privilegio, consentendole di aprire agenzie speciali nelle loro rispettive sedi istituzionali. C’è da chiedersi: potrebbe esistere a Parigi una situazione analoga? In base alla realtà attuale, gli Italiani hanno, dunque, la certezza che le operazioni finanziarie dei maggiori responsabili della vita politica del Paese sono tutte sotto osservazione dei Francesi che, con le attuali, farraginose norme europee sulla cyber security possono intervenire per colpire persone, pur rispettabili, se a loro sgradite. E ciò nella speranza che, intanto, gli alti organi costituzionali dello Stato italiano, da me sopra chiamati in causa, non si trincerino dietro la facile difesa che non si tratta di un problema di costituzionalità (certamente inesistente) ma cambino avviso, ammettendo che si tratta di una pratica di buona e corretta amministrazione. E ciò non solo per il buon nome e il prestigio di eccellenti realtà operative bancarie italiane ma soprattutto a difesa e garanzia della sovranità del nostro Paese almeno per ciò che riguarda la sottrazione delle massime autorità costituzionali a eventuale spionaggio straniero.

QUELL’HORROR SHOW DI GARLASCO
di Guido Salvini


 
Parecchie volte in queste settimane da amici, conoscenti o anche da chi semplicemente incontro e sa che ho fatto il magistrato mi sono sentito rivolgere questa domanda: “E Garlasco? Cosa ne pensi di Garlasco?”. Rispondo sempre che non ne so niente e che, come per tutti, quello che penso vale meno di una opinione. E taglio così il discorso.
I giornalisti hanno certamente il diritto di scrivere e i cittadini il diritto di essere informati su ciò che avviene ma l’uccisione di una giovane ragazza non è una partita di calcio da seguire minuto per minuto parteggiando come tifosi per i possibili esiti dell’indagine, l’assassino è già stato condannato, l’assassino è un altro o forse erano più persone e così via.
I servizi televisivi, ormai a puntate come le fiction, e gli articoli insistono su tutti i particolari, sangue, impronte, il percorso del corpo della vittima, la ricerca dell’arma usata, forse un martello, tutto come in un film splatter, i film dell’orrore americani.
Sembra questa volta che non siano i magistrati, come spesso accade, ad essere i protagonisti e ad occupare impropriamente i mass media. Coloro che alimentano le interviste televisive e sulla stampa sono soprattutto avvocati, esperti in tecniche scientifiche o presunti tali, criminologi e persone che in qualche modo si sono trovati intorno alla vicenda e possono riferire solo sensazioni e pettegolezzi. In realtà è solo spettacolo, una specie di intrattenimento, perché ogni “novità” fornita al pubblico, che farebbe propendere la bilancia della colpevolezza su uno dei soggetti coinvolti, non consente affatto il formarsi di una vera conoscenza. Infatti in vicende così complesse solo la padronanza di tutti gli atti e l’intersecazione di tutti gli elementi, anche le prove scientifiche devono essere interpretate alla luce tutto il resto, può permettere, e non sempre si riesce, di avere un quadro fondato di quanto accaduto. Certo non uno spettacolo televisivo.
Dal punto di vista delle indagini e dei processi la quotidiana pressione mediatica non aiuta in alcun modo. Al contrario in casi simili, quando nei mass media partono i processi paralleli, si forma spesso nella pubblica opinione un partito colpevolista nei confronti di qualcuno e gli stessi investigatori possono essere condizionati, sentirsi inconsciamente chiamati a dare quella una risposta e quella risposta è che preferita dalla pubblica opinione. Insistere su un bersaglio sbagliato, avere un colpevole quale che sia.
So poi per esperienza che il palcoscenico mediatico attira i testimoni fantasiosi e allontana invece i testimoni veri spaventati dall’immediata pubblicità di quanto possono dire. E questo è un altro danno e spesso irreparabile.
È curioso poi che gli stessi quotidiani che negli editoriali dei loro più raffinati giornalisti deplorano quello spettacolo mediatico dedichino poi ugualmente pagine e pagine alla cronaca delle “ultime novità” sul mistero della villetta di Garlasco. Evidentemente la pura logica di mercato prevale sempre. In questa situazione almeno la televisione, in quanto servizio pubblico, dovrebbe capire esigenza morale e anche il buon gusto di un self-restraint, evitare i processi parodia sullo schermo.
Parlando di un altro caso non meno atroce, trovo anche terrificante sul piano della sensibilità umana che su alcuni importanti quotidiani sia stata pubblicata la fotografia del presunto duplice omicida di Roma con in braccio, ben visibile, la bambina due giorni prima che fosse trovata strangolata in un prato di Villa Pamphili. Non c’era alcuna ragione di vedere quell’immagine perturbante.
Probabilmente Garlasco sarà ancora nelle locandine dei quotidiani e dai settimanali per tutta l’estate. Ma bisogna fermare questa spettacolarizzazione del male che ha ben poco a che fare con l’informazione e la degrada a curiosità morbosa. Non ne abbiamo alcun bisogno per rispetto della giustizia e soprattutto delle famiglie comunque coinvolte in quella tragedia. Mi piacerebbe non leggere più di quelle indagini sino a quando non saranno concluse. Sarebbe un segno di civiltà.

COMUNICATO STAMPA
I poeti in difesa della dignità umana.  


 
Oltre cento poeti, associazioni ed altri enti e istituzioni stanno aderendo ad un manifesto promosso da Massimo Pamio e Adam Vaccaro.
 
Questo Manifesto esprime un grido di dolore e un monito nei confronti di un’umanità che appare come arresa di fronte alle vicende che la coinvolgono, indifferente al proprio destino, di fronte al Male che incombe su ogni vita, oggi più che mai, con l'annuncio di aggressioni a Paesi e popoli liberi. L'umanità sta alzando bandiera bianca rispetto a una realtà che non appare governabile. Occorre tornare insieme per manifestare urgentemente una rinascita collettiva, se si vuole evitare un futuro orrendo. 
Le adesioni al manifesto stanno a testimoniare che una coscienza si sta svegliando in Italia di fronte agli orrori crescenti cui assistiamo, per far sentire la propria voce in difesa dei principi della solidarietà, della fratellanza, della pace, del rispetto per ogni creatura. È generato da tutto questo il MANIFESTO DELLA DIGNITÀ UMANA VIOLATA.


 
 
Dopo l’avvio di questa iniziativa, motivata da bisogni irrinunciabili di riaffermazione di verità e senso umani - a fronte di narrazioni di poteri che non prospettano altro che riarmamenti e guerre senza fine, con crescenti pericoli di sbocchi apocalittici, come uniche soluzioni a difesa del Bene di cui saremmo i soli depositari. E l’attacco odierno del regime israeliano all'Iran lo conferma: una strategia che aggiunge al genocidio in Palestina un altro tassello verso la Terza Grande ignominia contro l’umanità. 
Ringraziamo perciò le tante autorevoli condivisioni ricevute dai Cento Autori sottoelencati che hanno sottoscritto il testo che segue:
Come responsabili di questa iniziativa, insieme al più ampio Comitato Promotore, intendiamo riaffermare espressioni IN FAVORE DELLA VITA, denunciando le violenze e gli orrori, le crudeltà efferate perpetrate contro popolazioni inermi, la spersonalizzazione e i continui impoverimenti economici e culturali in atto che ledono la dignità di ogni essere umano. Riteniamo imprescrittibili i valori storici dell’umanesimo e di una coscienza universale costruita nel tempo e nella memoria del rispetto delle specificità umane e ambientali di ogni civiltà anche minoritaria. I capitali investiti in favore della perdita della biodiversità umana e naturale sono una minaccia per tutti. Per i poeti aderenti a questo Manifesto è prioritaria la presa di coscienza della trasformazione epocale in atto, che può generare perdita di ogni futuro, a partire da procedure istituzionali, nazionali e internazionali volte a privilegiare forme di potere concentrato, che mentre declamano democrazia, nei fatti la negano, con decisioni prive di ogni controllo e di legittimazione popolare, elaborando al contrario disposizioni legislative che criminalizzano o negano credibilità e legittimità  a ogni voce di critica e dissenso. Evidenziamo tali derive e proponiamo l’iniziativa di proclamare un giorno per l’umanità violata, in cui siano spenti cellulari, televisioni, computer e sia proposto l’ascolto del mondo, con iniziative nel Territorio, in tutti gli ambiti sociali capaci di farsi eco di sodalizi attivi e sensibili a tali complesse problematiche.



 
 
Massimo Pamio e Adam Vaccaro con
Il Comitato promotore:
Associazione Milanocosa
Silvana Baroni, L’ Associazione È Fatto Giorno Aps.
Anna Lombardo Geymonat - Associazione Palabra en el Mundo
Associazione Il Talento di Roma
Alessandra Maltoni - Associazione Cultura e Società
Maurizio Abbate Presidente Nazionale ENAC Ente Nazionale Attività Culturali
Guido Oldani - Fondatore Movimento Realisti Terminali.


 

 
 
Seguono i nomi dei poeti che hanno sottoscritto il Manifesto (in ordine alfabetico):
Alida Airaghi, Pina Allegrini, Antonio Alleva, Luca Alvino, Lino Angiuli, Maria Attanasio, Claudia Azzola, Maria Carla Baroni, Silvana Baroni, Donatella Bisutti, Ferruccio Brugnaro, Alessandro Cabianca, Valentina Calista, Chandra Livia Candiani, Luigi Cannillo, Laura Cantelmo, Barbara Carle, Anna Maria Carpi, Alessandro Carrera, Daniele Cavicchia, Alberto Cellotto, Giuseppe Cinà, Emilio Coco, Manuel Cohen, Giuseppe Conte, Azzurra D’Agostino, Chiara Daino, Francesco Dalessandro, Rolando D'Alonzo, Vito Davoli, Francesco De Girolamo, Mariella De Santis, Nino De Vita, Tino Di Cicco, Nicoletta Di Gregorio, Stefania Di Lino, Grazia Di Lisio, Annitta Di Mineo, Bruno Di Pietro, Antonella Doria, Gabriela Fantato, Francesca Farina, Annamaria Ferramosca, Fernanda Ferraresso, Mauro Ferrari, Alessandro Fo, Fabio Franzin, Lucetta Frisa, Barbara Gabotto, Mario Gabriele, Angelo Gaccione, Gabriella Galzio, Maria Teresa Garau, Paolo Gera, Fabia Ghenzovich, Annamaria Giancarli, Francesco Granatiero, Giacomo Graziani, Alfonso Graziano, Vincenzo Guarracino, Giacomo Guidetti, Marco Guzzi, Nino Iacovella, Maria Jatosti, Giuseppe Langella, Anna Leone, Anna Lombardo, Mauro Macario, Francesco Macciò, Dante Maffia, Giulio Maffii, Marcello Marciani, Dante Marianacci, Gianpaolo Mastropasqua, Eugenio Mazzarella, Massimo Mori, Francesco Paolo Memmo, Daniele Mencarelli, Giorgio Moio, Guido Oldani (RT), Marco Palladini, Alfredo Panetta, Margherita Parrelli, Angela Passarello, Sandro Pecchiari, Elio Pecora, Plinio Perilli, Giuseppe Piccolo, Ivan Pozzoni, Maria Pia Quintavalla, Valeria Raimondi, Filippo Ravizza, Alberto Rizzi, Giuseppe Rosato, Paolo Ruffilli, Francesco Sassetto, Lidia Sella, Simone Sibilio, Stevka Smitran Antonio Spagnuolo, Marco Tabellione, Anna Maria Tamburini, Bianca Tarozzi, Gabriele Tinti, Bruno Tognolini, Angelo Tonelli, Matteo Veronesi, Pasquale Vitagliano, Stefano Vitale, Lello Voce.
 
 

Come da programma, al Manifesto è connessa L'Antologia poetica Non nel nostro nome. Cento poeti italiani in difesa della dignità umana – Che sarà pubblicata a dicembre del 2025, a cura di Massimo Pamio e Adam Vaccaro, per le Edizioni Mondo Nuovo.  E l'elenco dei nomi inseriti sarà comunicato prossimamente secondo la programmazione editoriale.
Info: Associazione Culturale Milanocosa
www.milanocosa.it - info@milanocosa.it - T. 3477104584

domenica 15 giugno 2025

SERA AL PARCO DI SANT’ANDREA
di Zaccaria Gallo


 
Sera mite e tranquilla.
Il sole è tramontato da poco. L’ombra della notte, piano piano, raggiunge gli alberi e le panchine.
Fresco profumo di pino e il secco rumore di un calcio balilla, dove quattro ragazzi, sotto i tredici anni stanno giocando.
Altri, con le ragazze, siedono ai tavolini di legno: strana, davvero, variopinta comunità.
Parlano, e la loro voce si sente appena. Anche se, improvvisamente ridono per qualche battuta che non si riesce a cogliere.
Accendono una “canna”.
Le mamme dei più piccoli, che giocano con bici e tricicli, son sedute in cerchi, più in là, dall’altra parte del cancello d’ingresso.
La luna cresce tra gli aghi.
Tre cani e un uomo, con pancia coperta appena da una maglietta bianca aderente, sorseggia direttamente dalla bottiglia una birra.
La ragazzina, capelli lisci, ha smesso di piangere.
Il soffio improvviso del “grecale”, il vento che viene dal mare.
Da un televisore lontano: “Israele ha attaccato l’Iran”.

 

 

 

 

OSSI DI SEPPIA
di Angelo Gaccione


 
Q
uando su un libro super celebre e per giunta di un premio Nobel per la letteratura si è detto tutto, è arduo solo accostarlo. Gli Ossi di seppia di Montale, la cui pubblicazione avvenne proprio in questo giorno: il 15 giugno 1925, praticamente un secolo fa, ad opera di Piero Gobetti in quel di Torino, si componeva, di un numero di liriche molto limitato, segno che la selezione dell’autore, così come quella dell’editore deve essere stata severa. Montale era un giovane uomo di 29 anni, ma aveva scritto già alcuni dei testi più densi e pregnanti destinati a restare come pietre miliari della poesia del Novecento. Col tempo e le successive edizioni il libro continuerà ad arricchirsi e le sezioni, in cui è diviso, ad aumentare. 


Camillo Sbarbaro

Una di queste sezioni è dedicata a Camillo Sbarbaro, poeta ligure come lui e che di anni ne aveva qualcuno in più, essendo nato nel 1888. Montale nutriva una discreta ammirazione per Sbarbaro e recensirà uno dei suoi libri, Trucioli, nel 1920 sulla rivista Azione. In quella sezione c’è un Epigramma i cui versi suonano affettuosi, ma allo stesso tempo mettono in guardia, critici e lettori a custodire i versi di questo appartato e prezioso poeta. 


Eugenio Montale

Leggiamolo per intero l’epigramma montaliano: “Sbarbaro, estroso fanciullo, piega versicolori /carte e ne trae navicelle che affida alla fanghiglia / mobile d’un rigagno; vedile andarsene fuori. / Sii preveggente per lui, tu galantuomo che passi: / col tuo bastone raggiungi la delicata flottiglia, / che non si perda; guidala a un porticello di sassi”. Non si è persa nei rigagnoli la poesia di Sbarbaro, le piccole navi di carta non si sono arenate dentro alcuna fanghiglia e continuano a veleggiare. La critica non è stata avara e Sbarbaro può anche vantare il suo piccolo ma tenace gruppo di affezionati lettori. 



Quanto all’estroso fanciullo, così Montale lo aveva definito nei suoi versi, il Comune di Spotorno li ha utilizzati per la lapide in ricordo, affissa sotto il muro di cinta della casa di via Finale Ligure dove aveva abitato.

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