UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

venerdì 2 giugno 2023

IL NOSTRO DUE GIUGNO 



è contro la guerra.

 

IL RAMO, LA PIANTA
di Girolamo Dell’Olio



Un uomo solo può far paura. Con Girolamo e le nostre lotte. Da Firenze e in ogni dove. 

Battuta d’arresto: un ginocchio che ha fatto le bizze. E allora riposo, oggi.
L’occasione per un piccolo punto e a capo. Provo a mettere insieme in poche righe qualche spunto che mi arriva dagli stimoli della strada. Osservo con preoccupazione il ritorno collettivo al consumismo beato e beota.
Abbiamo sopportato pazientemente in questi anni di dispotismo politico-sanitario restrizioni ai diritti naturali.
Abbiamo lasciato che le nostre teste si intasassero di menzogne.
Abbiamo rinunciato all’uso della logica e del libero arbitrio.
Abbiamo permesso che venisse sondata e certificata a livello di massa la disponibilità a obbedire senza ragionare.
Abbiamo accettato che il furore ideologico che ha guidato il processo della nostra sottomissione scivolasse lentamente dall’emergenza sanitaria nell’emergenza energetica e in quella climatica e in quella bellica.
In tutti questi territori stiamo dando nuova prova della nostra disponibilità a ubbidire senza ragionare.
Ogni luogo ha diritto alle sue pene, in un mondo fatto così. Ogni luogo è sotto attacco.
È in corso una guerra alla città e al mare di Piombino, per esempio.
Una alla città e ai parchi di Pisa. Una alla città d’arte Firenze. Una ai boschi del Mugello. E quante altre!
Accettando la guerra all’Umanità in Europa orientale, contribuendo col nostro lavoro a foraggiarla, stiamo accettando e foraggiando tutte le guerre locali.
Inutile rivendicare pezzetti staccati di giustizia. Se non siamo in grado di riconoscere la radice comune della cultura della distruzione, non potremo contrastarla con l’efficacia necessaria.
Guardiamoci da coloro che ci spingono a difendere il nostro orticello ignorando la trama che lo lega a tutti gli orti del mondo!
Perché è proprio questa, credo, una delle cose che è importante capire se vogliamo aprire a un futuro degno di essere vissuto anche dalle prossime generazioni. L’attuale teatro della politica, che spero si possa presto consegnare allo studio degli archeologi, ci propone brutalità complementari, col condimento di qualche concessione placebo. Non se ne esce. Finché sarà questo teatro il nostro punto di riferimento, si potrà ottenere al massimo il salvataggio di un ramo, ma a condizione che crolli la pianta.
Vuol essere questo, se possibile, anche un invito a considerare quindi l’importanza del tenere collegate le nostre battaglie.
Occorre costruire un organismo in cui le parti sappiano comunicare.
Occorre liberare la mente dai falsi problemi, e l’immaginazione dagli abbagli.
E farlo, magari, divertendoci!

 

IL CONFLITTO CON LA CORTE DEI CONTI
di Franco Astengo


L'apertura di un conflitto istituzionale con la Corte dei Conti nel merito del raggiungimento degli obiettivi del PNRR rappresenta la spia più evidente della natura di questo Governo, dell'insofferenza a seguire le regole, a occupare il potere senza ostacoli: nella sostanza di una inaffidabilità democratica ben salda nella natura ideologica del partito di maggioranza relativa  evidenziata del resto dalla "occupazione" della tivù di Stato avvenuta davvero con criteri definibili da "manu militari". Verificheremo la reazione del Governo ai contenuti del rapporto tenuta ieri dal governatore della Banca d'Italia soprattutto al riguardo di alcuni passaggi definibili "critici" (salario minimo, immigrazione, ad esempio) e si tratterà di un altro "test" molto significativo. La natura dello scontro con la Corte dei Conti appare assolutamente emblematico: si tratta di partire da due delibere emesse dal Collegio del controllo concomitante presso la Corte dei Conti: precisamente la n.17 e la n.18 del 2023. Le due delibere riguardano le "stazioni" del PNRR (non a caso gli obiettivi sono definiti "milestone") relative allo "sviluppo delle stazioni di rifornimento a base di idrogeno" (delibera n.17) e le "installazioni di infrastrutture di ricarica elettrica" (delibera n.18). Ci troviamo quindi nell'ambito energetico e in entrambi i casi il Governo ha ritenuto quello del Collegio del controllo concomitante una "invasione di campo" e un "uso eccessivo delle proprie prerogative " preparandosi a bypassarlo in favore di un controllo europeo che, dall'esito delle prossime elezioni del Parlamento, potrebbe trovarsi condizionato dal nuovo asse di maggioranza PPE/conservatori. Tutto questo all'insegna del "giudizio politico" esercitato, a giudizio del ministro per gli Affari Europei con delega al PNRR, da parte dell'organismo controllante che quindi deve essere ricondotto "nei ranghi".
Di seguito riassumiamo i rilievi del Collegio e di conseguenza quali dispositivi sono stati adottati nelle delibere.
 


Stralcio dalla delibera n.17
"Il collegio per il controllo concomitante presso la Corte dei Conti accerta il mancato conseguimento della milestone europea al 31.3.2023 M2C2- 14 “notifica dell'aggiudicazione di (tutti gli) appalti pubblici per lo sviluppo di almeno 40 stazioni di rifornimento a base di idrogeno in linea con la direttiva 2014/94/UE sull'infrastruttura per i combustibili alternativi”, tenuto conto che risultano ammesse a contributo n. 35 proposte progettuali (-12,5% rispetto all’obiettivo minimo pari a n. 40 proposte), per un importo totale pari a € 101.887.831,50 (44% delle risorse potenzialmente erogabili, pari a € 230.000.000); 2. trasmette la presente deliberazione al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ai fini della responsabilità dirigenziale ai sensi e per gli effetti dell’articolo 21, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165; 3. raccomanda la prosecuzione delle interlocuzioni avviate con l’UE, al fine di definire lo sviluppo futuro dell’investimento (riduzione del target quantitativo e contestuale rimodulazione delle risorse finanziarie allocate ovvero pubblicazione di un nuovo bando per la realizzazione di un numero almeno pari a n. 5 stazioni di rifornimento)”, pur tenendo conto che allo stato attuale, successivo alla scadenza della milestone europea del 31.3.2023, tali interlocuzioni non sono state ancora riscontrate ufficialmente dall’UE; 4. segnala al Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri il mancato rispetto della quota pari al 40% prevista per le regioni del Mezzogiorno dal D.L. n. 77/2021, al fine di sottoporre tale caso di scostamento, ove necessario, alla Cabina di regia, per l’adozione delle 24 occorrenti misure correttive e la proposta delle eventuali misure compensative, ai sensi dell’art. 2, comma 6-bis del citato decreto"
 


Stralcio della delibera n.18
Con deliberazione n. 1/2023, questo Collegio ha approvato il quadro programmatico del controllo concomitante sulle gestioni pubbliche statali in corso di svolgimento per l’anno 2023, continuando ad assoggettare al proprio esame, fra 3 gli altri, il Progetto denominato “Installazione di infrastrutture di ricarica elettrica”. Il progetto è ricompreso nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR M2C2- 4.3.) 2. Con deliberazione n. 23/2022 questo Collegio ha accertato un forte e generale rallentamento nel conseguimento degli step necessari al raggiungimento della Milestone ITA M2C2-00-ITA-10 con scadenza Q4 2022 (adozione avviso pubblico), e conseguenti carenze e ritardi (sia pure non gravi) nella programmazione interna degli adempimenti propedeutici al raggiungimento della milestone UE prevista per il Q2 2023 (aggiudicazione appalti). Il Collegio, pertanto, ha indicato al MASE le seguenti raccomandazioni: di adoperarsi tempestivamente per portare a compimento gli step procedurali necessari (decreto ministeriale; convenzione con Invitalia), con adozione dell’avviso pubblico nei termini preventivati (Q4 2022); di adottare ogni atto necessario a far sì che il percorso volto a raggiungere la Milestone UE Q2 2023 non subisca rallentamenti o regressioni procedurali, ponendo in essere una più stringente programmazione, volta anche a prevedere interventi correttivi per recuperare il ritardo accumulato.
Il Collegio, pertanto, ha motivo di ritenere che i ritardi, che hanno caratterizzato la gestione del progetto in vista della Milestone ITA (emissione avviso pubblico), ancora non raggiunta, siano sintomatici di una difettosa programmazione dei tempi di attuazione della misura di riferimento, che pone in serio dubbio il raggiungimento della Milestone UE, prevista per il Q2 2023, al 30 giugno 2023. P. Q. M. Il Collegio del controllo concomitante presso la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato, al termine delle verifiche di questa seconda fase istruttoria, condotte sul progetto “Installazione di infrastrutture di ricarica elettrica”
 ACCERTA - il mancato conseguimento della Milestone M2C2-00-ITA-10 al 31.12.2022, fatta salva la prosecuzione dell’istruttoria ai fini dell’accertamento del conseguimento della Milestone UE M2C2-27 al Q2 2023; - la presenza delle criticità indicate in motivazione, non tali da implicare, allo stato attuale, le conseguenze di cui all’art. 11 della legge n. 15 del 2009 e dell’art. 22 del d.l. n. 76 del 2020,
RACCOMANDA Al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica: - di recuperare il ritardo accumulatosi in ordine al raggiungimento della Milestone M2C2-00-ITA-10 al 31.12.2022, adoperandosi nel più breve tempo possibile per giungere alla pubblicazione dell’avviso pubblico; - di adottare ogni atto necessario a far sì che il percorso volto a raggiungere la Milestone UE M2C2-27 Q2 2023 non subisca rallentamenti o regressioni procedurali, accelerando le fasi delle procedure competitive, della selezione dei progetti e di adozione dei decreti di concessione delle agevolazioni.


 

Il controllo concomitante per la prima volta introdotto dall'articolo 11, comma 2, della legge 4 marzo 2009 n. 15 è stato recentemente richiamato e rinnovato, in una più specifica declinazione, dall’art. 22 del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, ponendosi nel più vasto ambito delle forme di controllo sulle Amministrazioni dello Stato rimesse alla Corte dei conti, rispetto alle quali ed, in particolare, al controllo sulla gestione, presenta punti di contatto e di indubbia correlazione, condividendone ambiti e principi ispiratori, ma differenziandosene per finalità, tempi, modalità ed esiti. Come noto, ai sensi dell’art. 3, comma 4, della legge n. 20/1994, il controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato è volto a verificare la legittimità e la regolarità della gestione, nonché il funzionamento dei controlli interni alle amministrazioni, oltre che la corrispondenza dei risultati dell'attività amministrativa agli obiettivi stabiliti dalla legge, valutando comparativamente costi, modi e tempi dell'azione amministrativa.
In questo contesto, ai fini dell’individuazione dei criteri selettivi delle gestioni pubbliche statali in corso di svolgimento e, nel novero di esse, dei principali piani, programmi e progetti relativi agli interventi di sostegno e di rilancio dell’economia nazionale, nel significato che si è tentato di chiarire, non può non tenersi conto, per attualità e rilevanza, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, soprattutto alla luce del focus del nuovo modello legale del controllo concomitante – il quale non ha potuto contemplare o riferirsi espressamente a quello specifico Piano soltanto perché al momento dell’entrata in vigore dell’art. 22 (luglio 2020), esso era di là da venire (trasmesso alla Commissione il 30.4.2021, approvato il 13 luglio 2021) – focus in ogni caso posto non sulla natura o provenienza dei fondi, ma concentrato esclusivamente sulle finalità di sostegno e rilancio dell’economia nazionale (e sul modulo temporale delle verifiche da effettuare).
Il contrasto con il Governo risiede proprio nel fatto che l'Esecutivo ritiene un ostacolo l'attività del Collegio su di un punto decisivo ben riportato nelle sue finalità istitutive al riguardo della "  legittimità e la regolarità della gestione, nonché il funzionamento dei controlli interni alle amministrazioni, oltre che la corrispondenza dei risultati dell'attività amministrativa agli obiettivi stabiliti dalla legge, valutando comparativamente costi, modi e tempi dell'azione amministrativa."



Un grande fastidio per chi considera la propria investitura plebiscitaria (cfr. legge 17 maggio 1928 n.1029 e T.U. 2 settembre 1928, n.1993) e reclama a gran voce il passaggio ad una elezione (del primo ministro) direttamente "dal popolo".

ROMAGNA NOSTRA
di Laura Margherita Volante



Romagna dolce e solatia...
Ruvida dal passo cortese
spaccasti le pietre per farne monumenti
di Libertà.
Spaccasti le zolle per farne
dei campi da arare…
E le spiagge diventarono parchi gioco
per i bambini mentre la caffettiera fumante
offriva la bevanda ai bagnanti.
Il bagnino dormiva in cabina…
E il bar non era altro che un chiosco di coccole...
Il passo cortese costruì
un mondo vacanziero e i campi
tra fragole e pomodori
ergevano le case confortevoli
alle braccia forti e al sudore...
mentre Casadei riempiva l’aria e le balere dei suoi canti,
i canti di una terra generosa e allegra le cui lacrime
furono anche il sale della terra.
Romagna nostra, piegata dalla furia del vento in tempesta
hai navigato a vele spiegate e…
come il vecchio pescatore vincerai ancora
più bella più dolce e ruvida con il sorriso di chi ce l’ha fatta!
Romagna nostra ed eroica
io m’inchino alla regina dell’umanità. 

giovedì 1 giugno 2023

QUASIMODO AL CONSERVATORIO 
di Angelo Gaccione

Salvatore Quasimodo
 
Dal 13 novembre del 2010 una targa murata nel chiostro del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, ricorda ai melomani e a quanti lo frequentano, che dal 1941 al 1968 il poeta Premio Nobel Salvatore Quasimodo vi ha insegnato, in qualità di docente, Letteratura italiana. Praticamente fino alla sua morte, anche se non riuscì, come mi racconta il figlio Alessandro, ad ottenere la pensione: morì alcuni mesi prima di aver maturato il diritto. La targa si deve alla caparbia insistenza di Alessandro e si concretizzò all’incirca un trentennio dopo. Il poeta vi era stato accolto per meriti culturali, anzi, “per chiara fama”. Da tempo l’accademico d’Italia Angelo Silvio Novaro, poeta anch’egli, aveva preso a cuore il giovane e talentuoso poeta siciliano, e gli aveva espresso non solo la sua amicizia, ma si era più volte impegnato perché gli fosse assegnata una mansione più congeniale. In quegli anni Quasimodo si guadagnava da vivere come impiegato del Genio Civile, svolgendo la professione di geometra. Purtroppo Novaro morirà nel 1938 e non potrà vedere il suo amico nella funzione di docente in quel Conservatorio dedicato al musicista di Busseto. Per ironia della sorte in quel Conservatorio il giovane Verdi non era stato ammesso. Si trovava molto bene al Conservatorio, Quasimodo, e si sentiva amato dagli allievi, fra i quali voglio almeno citare due futuri musicisti come Abbado e Gaslini che lo hanno sempre ricordato non solo come un ottimo professore, ma anche come “maestro di vita”, avendoli preparati a quello che sarebbe stato il dopo fascismo con la tragica avventura della guerra.


La targa per Quasimodo

Quando nel 1943 i tedeschi occuparono l’istituto musicale, le lezioni vennero sospese. Quasimodo riceveva gli allievi nella sua casa di piazza Sant’Angelo al numero 1, proprio davanti all’omonima chiesa con la fontana e la statua di san Francesco. Non più di due alla volta per evitare rischi. Legò in modo particolare con i direttori Giorgio Federico Ghedini e con Jacopo Napoli (Ghedini tra l’altro musicò il libretto Billy Bud che il poeta aveva tratto da un racconto di Melville) e messo in scena al teatro La Fenice di Venezia nel 1949 con le scene realizzate da Guttuso. Recentemente Billy Bud è stato riproposto al Conservatorio con la regia di Sonia Grandis e un gruppo di allievi dello stesso Istituto in cui figura anche Alessandro Quasimodo nella parte di Abbordafumo. Nell’allestimento veneziano questo ruolo era stato interpretato da Antonio Crast.


La facciata del Conservatorio

Il rapporto di Quasimodo con la musica è stato molto intenso: del resto la sua è una poesia molto musicale e aveva a fianco una donna di talento come la danzatrice Maria Cumani che di musica se ne intendeva. La Cumani non solo contribuì alla formazione del gusto musicale del poeta, ma gli fu utilissima nelle traduzioni in cui questi era impegnato. Amava soprattutto la musica di Verdi perché amava il teatro; per anni Quasimodo tenne una rubrica di critica teatrale, quelle note sono state poi raccolte in un corposo volume a cura del figlio. Infatti tradusse il Tartufo di Molière per la messa in scena dell’amico Memo Benazzi, ed ebbe una particolare considerazione per l’attrice Emma Gramatica; l’aveva vista recitare all’Olimpia di Foro Bonaparte e ne era rimasto impressionato. Era un teatro di grande fascino, l’Olimpia, ubicato in un bel palazzo stile impero divenuto, come spesso accade nelle città, un locale per indumenti sportivi.

DUE GIUGNO



La ricorrenza del 2 giugno, fondazione della Repubblica attraverso l'esito del referendum istituzionale merita una particolare attenzione da parte di chi pensa ancora di sollevare il proprio pensiero nel solco di quello dei Padri Costituenti esercitato nel momento in cui si delinearono i principi fondativi della nostra Democrazia Repubblicana. Democrazia Repubblicana sottoposta nel corso degli anni a diversi attacchi, modificata in alcuni suoi aspetti sostanziali in maniera negativa, ma tutto sommato difesa e ancora viva nella prassi politica e nella coscienza di un gran numero di cittadini. In questa fase abbiamo però di fronte una grande problema politico: l'attacco che sta arrivando è portato avanti in un quadro di governo i cui esponenti non soltanto risultano estranei a quello che fu il processo costituente negli anni della Liberazione ma si collocano in una - non smentita - continuità ideale con quella parte che all'epoca compì scelte opposte fiancheggiando coloro che avevano invaso il nostro Paese nel mentre. in un delirio di potere e di sangue, stavano perpetrando la più grande tragedia della Storia. Sono passati 77 anni purtuttavia questa "frattura" istituzionale, politica, morale, storica non può essere messa da parte quasi che la scrittura della Costituzione fosse avvenuta come se si fosse trattato di un normale superabile "incidente della storia". Il giudizio di nettezza che emerge leggendo la nostra Carta fondamentale individuando la separazione tra democrazia e sopraffazione deve essere ricordato con forza, senza tentennamenti o gratuite concessioni in questo prossimo 2 giugno 2023.
Franco Astengo

PRETI DI FRONTIERA



Ricordo di don Cesare Sommariva
 
Nel maggio di quindici anni fa moriva don Cesare Sommariva, prete operaio, alla Redaelli di Rogoredo, realizzatore delle scuole popolari del milanese durante gli anni '60, '70 e '80, dei Centri di Cultura Popolare della Cooperativa don Milani (che spesso era andato a trovare a Barbiana partendo da Milano in Lambretta), poi inviato dal Cardinal Martini a San Salvador in aiuto a quella diocesi decimata dalle uccisioni di numerosi sacerdoti da parte di militari e paramilitari di D'Aubuisson e lì sequestrato dagli stessi per due giorni. Muore nella notte di lunedì 20 maggio 2008 al San Raffaele di Milano dove era ricoverato in condizioni molto gravi all’età di 75 anni.
Riproponiamo il ricordo che di lui fece don Raffaello Ciccone, responsabile della Pastorale del Lavoro della diocesi di Milano, nei giorni successivi alla sua morte e la pagina conclusiva del suo lavoro L'umano educatore, che è, nella sostanza, il suo "testamento" spirituale, pedagogico, metodologico, epistemologico e politico insieme. [Nino Di Paolo]


 

Il ricordo di don Raffaello Ciccone (Responsabile Pastorale del lavoro della Diocesi di Milano) Milano, 21 maggio 2008
 
È difficile ricordare ad altri don Cesare Sommariva, chiamato da tutti “don Cece”, poiché è stato un sacerdote particolarissimo della nostra diocesi. Lo ha segnato soprattutto la sua conversione che continuava a fargli ripensare il suo essere stato di famiglia ricca e accettò tutto lo stile di un povero che accoglie il Signore. Perciò visse da povero e non fece mai clamore, sempre in disparte, sempre in silenzio. Con don Lorenzo Milani, amico spesso incontrato, ci sono state, su strade diverse, profonde convergenze ed un destino comune di ricerca: si potrebbe dire che l’esperienza di Barbiana sia stata riversata alla periferia di Milano con tutte le riflessioni ed i ripensamenti di un mondo industriale. Si trattava, non solo, di restituire la parola ai poveri, ma anche di incoraggiare un pensiero proprio, senza inseguire i luoghi comuni. Era il progetto di un uomo veramente libero ed autonomo in un mondo industriale che, lo ha sperimentato allora e lo si sperimenta oggi, uccide la cultura e omologa al più forte. Leggeva tantissimo, sintetizzava, ascoltava, scriveva il “ventino” e poi “lettera ad un amico” e vi riversava riflessioni, stili, ricerca, proposte e sviluppava un metodo di ricerca a cui è stato sempre fedele con i suoi ragazzi e adulti, prima di decidere. Coadiutore a Pero, dall’inizio ha educato alla educazione alla fede ed alla preghiera i ragazzi, i giovani nelle scuole ove insegnava, gli adulti e maturò nella pastorale la sua stessa fede. Era il messaggio essenziale che ha sempre inviato e a cui orientava. I suoi ragazzi, ora adulti, lo hanno imparato mentre egli, esigente e spesso durissimo di fronte alle ingiustizie, lottava con tutta l’intelligenza e la radicalità di cui era capace. Con la “Scuola popolare” per gli adulti (anni '70) e quindi dei doposcuola nella zona di Crescenzago, educando ragazzi e i formatori per altri doposcuola, ha voluto aiutare a ricostruire la dignità di una persona libera soprattutto con agli ultimi. Fare il prete operaio alla Redaelli di Rogoredo fu il suo contributo per condividere il valore e la dignità del lavoro e dei lavoratori. Fu una scuola per lui e per gli altri, e raccolse poi i volantini in un libro che intitolò Le due morali: quella del capitale e quella di Cristo. Dismessa la fabbrica, andò in Salvador e, ricostruendo una parrocchia sfasciata, ripropose un itinerario difficilissimo, imponendo la scommessa, che in quella parrocchia era necessario che ci si mobilitasse perché non morissero bambini. E la struttura di solidarietà, esigente e puntuale, fece diminuire drasticamente le morti dei bambini. Ha amato profondamente la Chiesa e non ha fatto mai una scelta senza l’autorizzazione del vescovo. E, nella piccola comunità dei preti operai, prima a Sesto San Giovanni in via Pisa e poi con don Sandro Artioli e con don Luigi Consonni a Mirazzano, si è mantenuta una coerente e coraggiosa presenza cristiana di preghiera e di comunione. A volte cerchiamo modelli di vita perché ci aiutino a camminare. Don Cesare non è un santino da immaginetta, ma un eccezionale prete scomodo che ha seguito il Signore con fedeltà ed amore.”


 

Testamento di don Cesare Sommariva (conclusione de L’umano Educatore, un lavoro di Cesare su doposcuola per elementari e medie)
 
A conclusione di tutto, possiamo porre le tre leggi dell’umano educatore:1. non aver paura, 2. non far paura, 3. liberare dalla paura. Dicesi umano educatore colui che sa stabilire una relazione tra umani, senza paura, senza far paura, liberando dalla paura. Il contenuto della relazione non conta.
Quello che conta è una relazione nuova, in cui non ci sia nulla che possa avere a che fare con la paura. In un mondo in cui i poveri sono oppressi, i prepotenti trionfano, i miti sono disprezzati, occorre realizzare relazioni pulite e dolci, non sporche di premi, castighi, obblighi, non seduttive né sdolcinate, ma relazioni in cui ci siano nuovi incontri, nuovi riti, nuovi ritmi. Per questo noi non saremo mai istituzione, perché ogni istituzione chiede i suoi servi, include ed esclude, e per far questo usa il premio e il castigo e il sapere. Tutte cose che provocano la paura di non essere premiato, di essere castigato, di non sapere. Noi non costruiremo una organizzazione, noi siamo e saremo solo un investimento di desideri, di liberazione dalla paura. Il costo di tutto ciò è il pensare, lavorare, muoversi da minoranza, con tutto quello che significa di impotenza e di libertà. Di noi non deve rimanere nulla al di fuori di avere un tempo e per un tempo camminato assieme ricercando libertà e liberazione. Questo patto fra uomini e donne che si riuniscono per dignità e non per odio, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo. Nessuno educa nessuno. Gli uomini si educano fra loro nella costruzione di un mondo di libertà.
 

 

 

 

  

FILOSOFIA SUI NAVIGLI



 

mercoledì 31 maggio 2023

ATTRAVERSI UNA STRADA
di Girolamo Dell’Olio 

 
Attraversi una strada, ed è un altro mondo. Via della Colonna, lato destro, oggi. Liceo scientifico “Guido Castelnuovo”. Esattamente dirimpetto al classico “Michelangiolo”. Si può dire? Un’altra atmosfera. Se c’è uno spirito del tempo, quello che i tedeschi chiamano ‘Zeitgeist’, allora forse ce n’è uno anche dei luoghi, quello che latinamente chiamiamo ‘genius loci’. E il ‘genius’ di stamani, lato destro di via della Colonna, mi è parso diverso da quello libero, allegro, maturo, sperimentato venerdì davanti al “Michelangiolo”. Impressionante anche il modo in cui ho visto i ragazzi gestire qui i ritardi: in affanno, letteralmente correndo.
Mai generalizzare, però!
Ho trovato davvero utile e saggio, per esempio, il suggerimento che questo allievo mi ha proposto a proposito del cartello che portavo sulle spalle, invitando a firmare per il referendum contro l’invio di armi sul teatro di guerra in Europa orientale. ‘Io sono d’accordo con lei!’, mi fa. ‘Ma le sembra il caso dove il 90 per cento delle persone, in quanto minorenni, non potrebbero esercitare questo diritto?’.
‘Intanto però serve per discutere, per parlarne’, replico. Su questo concorda. E mi complimento con lui per la sensibilità che dimostra. Però, è vero, si può far meglio: il messaggio ai ragazzi dovrebbe essere più diretto, più concreto. Ci penso.
 ‘Non ce la fanno più stare, là?’, e indica l’altro lato della strada. A quanto pare questo ragazzo si riferisce allo scambio vigoroso con quel prof. ‘pubblico ufficiale’ che aveva minacciato di chiamare i Carabinieri, venerdì.
‘No, è che ci sono bell’e stato: cambio! Perché? Hai visto la scena dell’altro giorno?’
‘Certo che l’ho vista!’
Ci consoliamo ridendo.
‘Guardi, quello…’
‘Eh! me l’hanno detto. È un po’ particolare.’
‘È famoso!’
‘Eh, sì, s’è visto. No, no, io ora sto girando un po’ le varie scuole, per mettervi in guardia su questa storia della scuola 4.0, che è pericolosissima.’
‘Sì, sì, ho letto’
‘Fra l’altro ci sono un paio di scuole, una a Roma e una a Varese, che si stanno già opponendo. Non vogliono i soldi del PNRR per riempirsi di questa robaccia. Non obbediscono alla trasformazione dell’uomo in macchina. Perché alla fine è questo quello che vogliono! Tu sei qui al Castelnuovo?’
‘No, io sono al Michelangiolo.’
‘Non lo so: penso che in questi giorni scriverò a tutti i presidi per chiedere che sia data l’opportunità, alla nostra associazione, di incontrare i ragazzi dentro la scuola. Incontri laici, a più voci, dove ognuno dica la sua, giusto perché possano sentire anche dal mondo esterno dei punti di vista diversi. Ho già scritto da un pezzo al Machiavelli, al Marco Polo, al Pascoli. Ma per ora non rispondono’.
‘Coraggio!’
‘Buona giornata!’

 
E poco dopo lo vedo che sta per entrare nel Liceo, lupus in fabula, l’amico prof. Ci intercettiamo con lo sguardo e gli lancio un sorriso. Che non mi sembra ricambi.
 
Adesso è un allievo del Castelnuovo delle ultime classi, che mi chiede:
‘Si può firmare il referendum?’
‘Sì, ma sei maggiorenne? E hai un documento di identità?’
‘Sì, ma prima vorrei capire meglio diche si tratta’.
‘Certo, hai ragione. Aspetta che tiro fuori dallo zainetto il testo del quesito’.
Ci interrompe quest’altro studente:
‘Sa, devo dirle una cosa: quel professore, sa, che si e è messo a discutere con lei, l’altro giorno? Mi ha detto che ha fatto la denuncia. La volevo avvertire…’
Il tono è amichevole e solidale. Che caro!
‘Ah, grazie, grazie! Tu sei del Michelangiolo?’
‘Sì’.
Lo rassicuro: ‘No, no, non c’è problema’
‘Volevo dirglielo, perché se…’
Lo ringrazio di nuovo.
Voglio pensare che abbia semplicemente raccolto una voce. A volte i ragazzi drammatizzano. Perché sono puliti, sono seri, hanno il senso della giustizia innato. Intanto ho recuperato il testo del quesito referendario per lo studente del Castelnuovo, e glielo spiego. È dei due sulla guerra, quello che mi sembra più efficace, quello promosso da Enzo Pennetta. C’è anche un gruppetto di suoi compagni che ascolta. Ma, deve ancora pensarci. E ci salutiamo.
 
Ultime brevi considerazioni.
 
Anche qui, un bel po’ di insegnanti si rifiuta di accettare il messaggio scritto sul volantino. Uno addirittura, un mio vecchio amico, mi accoglie con un ‘Ma dai, a quest’età manifesti? Che cos’è?’.
Spiego. Non commenta. Aggiunge solo speranzoso un ‘Presto vado in pensione!’
Che ritornello, questo della pensione! Me li ricordo, gli ultimi anni di scuola in sala insegnanti. Dove non si parlava che di pensioni, trasferimenti, avvicinamenti.

 
Non particolarmente calda l’accoglienza dal secondo studente in ordine di arrivo di buon’ora: ‘Peggio della Mediolanum!’
‘Come?’
‘Siete sempre addosso, qua! Peggio della Mediolanum!’
‘Mediolanum?’
‘Mediolanum: la banca che ti chiama…’
‘Ma io… non ti vendo nulla!’
‘Eh?’
‘Non ti vendo nulla’
‘Ho capito, ma siete sempre qua! Ogni giorno vedo sempre persone che cercano di darci ’sti volantini’.
L’unica altra volta che sono stato qui era a marzo. E si parlava d’altro: la ‘lettera aperta ai presidi ‘antifascisti’ di Firenze’.
‘Ma l’hai letto, per lo meno?’
‘Son sempre le stesse cose’
‘Forse potresti approfondire, forse non guasterebbe. Giudicare prima di conoscere non è mai una bella soluzione. Però, padrone! per carità’.
 


Con un adulto (non so se insegnante o altra mansione) è stato invece gradevole poter quanto meno condividere un sentimento di responsabile preoccupazione per la grandine normativa che sta arrivando. ‘Questa nuova scuola quattro punto zero rischia di essere molto pericolosa per i ragazzi. Si diventa tutti macchine. Soprattutto, ci viene chiesto di insegnargli a diventare macchine…’
Non si è sviluppato un ragionamento, ma per lo meno ha ascoltato, annuendo.

CONCERTO ANTIMILITARISTA
All’Ateneo Libertario.




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