UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

domenica 1 ottobre 2023

L’ABIEZIONE POLITICA 
di Luigi Mazzella 


Ennio Flaiano

Quando Ennio Flaiano diceva, con comprensibile orgoglio di non essere “democristiano” e di avere consimile ripugnanza per il fascismo e per il comunismo, indicava, senza dirlo espressamente, l’unico percorso che possa portare ad evitare l’abiezione politica. Le sue parole, pur nel riconoscimento (formale) delle qualità intellettuali dello scrittore, peraltro innegabili, sono sempre rimaste inascoltate nel nostro Paese, massacrato in ordine temporale prima dal Fascismo e poi dalla Democristianeria, dal Comunismo e dal neo Fascismo alla Salò di Giorgia Meloni. Continuano, invece, a essere illustrati personaggi e raccontate storie che andrebbero dimenticate, con la speranza che non si ripetano; si “commemorano” fastosamente le tappe del declino di un Paese che avendo conosciuto, come l’Italia, molte tragedie non riesce a evitare che si verifichino, con effetti ancor più dannosi, le troppe “farse” successive ai drammi di cui parlava Marx. Il Paese da due millenni è infestato da assolutismi religiosi e da circa due secoli da ideologie ugualmente astratte, irrazionali e funeste come quelle collegate a visioni della vita pubblica di tipo fascista e comunista. Un tale clima consente la sopravvivenza e la fortuna politica soprattutto di personaggi che non possono non arrecare danni alla collettività nazionale. Chi respira, fin dall’infanzia, aria di  assolutismi intolleranti, coltiva necessariamente il desiderio di imporsi come “capo” ai suoi coetanei e, dando ben presto ascolto alla sua maturata vocazione e natura tirannica, anche se abbandona l’autoritarismo religioso non trascura il Verbo, ugualmente incline al dispotismo, dell’idealismo tedesco di Hegel: si limita a passare dalla sua versione di destra a quella di sinistra o viceversa; stando attento a non perdere la sua qualifica di  “idealista” che è considerata la fonte irrinunciabile del suo inesauribile odio verso gli altri (id est, quelli che non la pensano come lui). D’altronde, strutturalmente e psicologicamente, un fascista equivale in tutto e per tutto a un comunista, non solo per la violenza del messaggio politico ma anche per l’obbedienza pronta, cieca ed assoluta nei confronti dei Capo: dare il cervello all’ammasso è una necessità per tutti i fanatici dell’idealismo teutonico, “amanti dell’ordine nel pensiero”. Ora se si può anche ritenere che diventare comunista o fascista possa costituire una disgrazia anche relativamente incolpevole, il fatto successivo che si plauda ad invasioni feroci di popoli privati della libertà, come avvenne ai tempi dell’Unione Sovietica o a guerre spietate, anche attuali, o a bombardamenti distruttivi, come quelli pluridecennali dei Nord-Americani usciti vittoriosi dal secondo conflitto mondiale, significa inoltrarsi disinvoltamente in tutte le tappe del percorso dell’abiezione politica. A maggior ragione, quando si passa da una precedente adesione alla politica tirannica dei bolscevichi creata da Lenin e da Stalin all’encomio successivo delle guerre degli Stati Uniti d’America in nome di un atlantismo, maturato frequentando logge massoniche o banche controllate da Israele, la misura per poter dare un giudizio negativo è veramente colma. Domanda finale: È verosimile che di ciò tengano conto i fanatici delle “commemorazioni”?

 

 

 

STO ARRIVANDO




Sono bellissimo. Sono un libro ricco, ma strano. Racconto Milano come non ve l’hanno mai raccontata. Se siete innamorati di Milano non potete non comprare questo libro. Se non la conoscete imparerete molto, ma non le solite cose. Se credete di conoscerla vi stupirete e non poco. Se avete dei pregiudizi nei suoi confronti vi ricrederete. Se ti regalerai questo libro non ti pentirai. Se lo regalerai sarà molto apprezzato. Mi troverai nelle migliori librerie, ma potrai anche ordinarmi mandando una email a “Odissea”, in questo caso avrai un libro delle nostre edizioni in omaggio. latoestremo@gmail.com
 
Angelo Gaccione
La mia Milano
Meravigli Editrice 2023
Pagine 224 euro 17

POST-IT


Sapiens aut insipiens?  


Recenti ricerche genetiche hanno dimostrato che la maggior incisività che ha avuto il virus SARS-CoV-2 sulle popolazioni bergamasche, può essere ascritta alla presenza di un gene neandertaliano negli individui che hanno accusato le maggiori sofferenze (inclusi gli esiti infausti). Notoriamente i virus, così come altri fattori ambientali avversi, rappresentano uno stimolo al processo evolutivo della specie; in altre parole, la cosiddetta selezione naturale. Volendo dunque interpretare in modo assolutamente asettico, per non dire brutale, quanto è accaduto nella bergamasca, la presenza di “residui” neandertaliani ovvero di caratteristiche evolutive precedenti il “Sapiens”, è stata oggetto di un processo evolutivo della specie tramite il virus del Covid-19. Mi chiedo: quanti tra coloro che affollano il pratone di Pontida lanciando invettive xenofobe e razziste a destra e a manca si rendono conto dell’ironia della sorte?
Romano Rinaldi

PAROLE E LINGUA
di Nicola Santagada

 

I prefissi 2

Si aggiungono altre esemplificazioni, per mostrare come evolvono le radici mediante i prefissi.


Coniando linquo, in cui la q corrisponde a χ (passare) dei greci, assimilabile a λείπω, indicarono la creatura che lascia/abbandona il grembo, mediante questa perifrasi: si genera dentro dallo sciogliere il passare della creatura, per cui con de (dal generare il mancare) dedussero: de-linquo: commetto un fallo, manco al mio dovere. Da delinquo si generò delictum: delitto, come morte di un inerme e di un innocente, causata da quel mancare, per cui delinquente indicò chi compie crimini e in chi li ha compiuti si genera il delitto. D’altra parte, i greci avevano formulato φόνος: omicidio, mediante questa perifrasi: è ciò che nasce dentro dal generare il mancare: uccisione. Poi, fu dedotto: re-linquo: lascio dietro, abbandono. Per lasciare il grembo, la creatura procede in avanti, anche facendo tappe, per cui i latini ricavarono il sostantivo neutro relictum: il resto, la parte rimasta, in quanto pensarono che il passo fatto in avanti fa presupporre la rimanente parte da percorrere. Dal participio relictus (abbandonato), gli italici dedussero: derelitto.
Poi vollero definire chi rimane/ciò che rimane: reliquus e i rimanenti: reliqui, in quanto, in un parto plurigemellare, ci sono alle spalle i rimanenti. In0ltre, da ciò che rimane si evincono le reliquie, che ebbero tanti significati, ma il senso di sacralità delle reliquie fu acquisito dalle ceneri di persona cara. Quindi, dalla radice liqu, con il deduttivo eo (è ciò che si genera da) fu ricavato liqu-eo: sono liquido, che, presumibilmente, rimanda al flusso gravidico e/o alla rottura delle acque. Infine, da questa radice liqu fu dedotto: de-liqu-ium: assenza (di coscienza), in generale, ma anche transitoria perdita di coscienza della neo-puerpera per le fatiche del parto.
Dall’utilizzo di radici e dall’uso dei deduttivi da parte dei latini, è evidente lo stretto legame tra la cultura greca e quella latina, soprattutto a livello di formazione delle parole. C’è da rimarcare che, oltre all’uso dello stesso codice dei greci da parte dei latini, questi utilizzarono in modo originale le radici greche, deducendo, con grande libertà, nuovi significati.



I greci, quando formularono λέγ, dissero: dallo sciogliere si genera, per cui, formulando λέγω, pensarono a: dico, nel senso che l’abbozzo del grembo dice, ma anche scelgo, nel senso che l’ingravidamento determinava delle scelte da parte del pastore, sia per il maschio sia per la femmina. Da λέγω si ebbe anche: metto insieme, perché il pastore latino pensò che il gregge sciolto poi viene riunito. Da κλέγω: scelgo, eleggo, si ebbe, in italiano, scελγω (scelgo). Da λέγω furono dedotti διαλέγω: converso e διάλογος: dialogo, mentre da καταλέγω: espongo minutamente fu dedotto il deverbale: κατάλογος: lista, elenco, registro, catalogo, in quanto, nel grembo, c’è anche il concetto di elenco, come sequenza di tutto ciò che manca alla creatura per venire al mondo.
I sentimenti di tristezza profonda e abituale, compresi in elegia, furono dedotti da λεγος: canto triste, melodia triste, ad indicare la melodia straziante del pastore, con il suo piffero, per la morte da parto della sua creatura o della sua amata. Mi piace ricordare l’elegia, sicuramente di maniera, per la morte del passero di Lesbia.
Il pastore latino diede a lego il significato di chi interpreta il segno: legge, di chi sceglie, di chi raccoglie (mette insieme). Tenendo presenti questi significati, dedusse: eligo/electum: faccio una scelta, scelgo, eleggo, per cui da chi è stato scelto fu dedotta elezione. Poi, ricavò diligo/dilectum: ho caro, amo, onoro, in quanto la lettera del prefisso: δεα (per crasi δη): dal generare il legare e di λεγ dallo sciogliere genera, fece pensare al legame di chi sta insieme (madre e figlio) e all’amore pieno di tenerezza della madre per la sua creatura. Da diletto altri pensarono a: prediletto. Poi, il pastore pensò che colui che ha operato quel legame è stato diligente: preciso, accurato, scrupoloso, significati che si completano con il contrario: negligente.
Con la perifrasi int-en (in cui la t è una teta), preposta a lego, il pastore latino formulò: intellego/intellectum: riconosco, comprendo, in quanto la nuova locuzione contestualizza la lettura del grembo: quando noto quel segno della crescita, lo riconosco e lo capisco/comprendo. Quindi, chi ha questa capacità è intelligente e in chi ha compreso (intellectus) si evince la capacità mentale dell’intelletto, che è un grosso guaio per chi non ce l’ha, per cui Dante disse: “Noi siam venuti al loco ov’io t’ho detto/che tu vedrai le genti dolorose/ch’hanno perduto il ben dell’intelletto”. 



I latini, inoltre, ebbero due verbi molto prossimi per suono: ligo ligas/ligatum: lego e lego legas/legatum: eleggo qualcuno come legato, mando qualcuno come legato, che, forse, rimanda a: λέγω, mentre per ligo, da cui ligamen, si deve pensare al legame nel grembo tra madre e figlio. I latini dedussero da λέγω: e-legans elegantis, che è colui che sa fare gli abbinamenti, legato e delegato, mentre da ligare si dedussero: relegare, che, espressamente, mostra com’è la creatura legata nel grembo, collegare, allego, quindi: slego, slogare, slogatura, verosimilmente: allignare, tralignare. Mi piace ribadire il processo formativo di collega: compagno, che svolge la stessa attività, in qualità di legato, di eletto per svolgere la stessa funzione. Poi, da collega fu dedotto collegium.
Dalla radice λεγ, gli italici dedussero: ligio, i latini avevano ricavato reλιγ-io: scrupolo (di poter causare anche involontariamente il male), coscienza, lealtà, timore degli dei, timore religioso, che sono sentimenti che attengono alla filosofia del pastore, che ha una sensibilità precristiana: il timore di Dio per prevenire i mali, ma, soprattutto, il forte senso di giustizia per poter avere quello che spetta, meglio: quanto ognuno ha meritato.



Voglio soffermarmi su alcuni verbi dedotti da mitto, cui i latini diedero essenzialmente il significato di: mando: il bambino che nasce è il missus (mandato), poi: messia. Nell’attesa dell’evento-nascita di quella creatura mandata, si coglie: il promettere. Per quanto riguarda o-metto, occorre fare delle puntualizzazioni; i greci avevano attribuito a άω (per contrazione ω), la cui perifrasi si può tradurre: è ciò che consegue al generare, i seguenti significati cesso, permetto, tralascio. I latini, premettendo la o a mettere, non intesero dire: tralascio di mandare, bensì: tralascio tutto in occasione dell’evento nascita, in quanto mitto (μιγτ): va a rimanere il generare il tendere, induceva a pensare alla nascita, per cui, se maiora premunt, è doveroso trascurare anche altro di una certa importanza. Da qui gli omissis (messi da parte), da qui i peccati di omissione del cristiano: il non aver fatto (l’aver trascurato) quanto pur dovuto, che è omologabile a fare il male. Per l’immorale, invece, il non fare ciò che è bene, non è un atto dovuto. Per l’ipocrita l’importane è non fare il male.
I latini diedero a di-mitto i seguenti significati: allontano (dal punto di partenza), licenzio (con la nascita), lascio libero, condono (chi era stato legato, con la nascita, è libero), ripudio, perché il prefisso di da tradurre: genera il mancare indica anche l’infertilità della donna, motivo di ripudio (dimittere uxorem).



Ci fu anche: de-mitto: mando giù, abbasso, mi abbasso, pianto, conficco, concetti desunti dall’amplesso e dal mettere a dimora, quindi al legare. Infatti, il prefisso di (alla greca: δη), qui, si deve tradurre: dal generare il legare. Pertanto, fu formulato il participio/aggettivo: demissus (abbassato), da cui i latini ricavarono: umile, modesto, abbattuto, avvilito. Nel mio dialetto c’è un’espressione che rende lo stato d’animo di scoramento, di abbattimento, di avvilimento: ied’ addimis’ (è abbattuto e avvilito).
I latini coniarono la radice uinch, alla greca: ουιγχ (è ciò che si genera da dentro il passare) da cui dedussero: vincio: avvincere, obbligare, frenare, incatenare, significati di azioni che si fanno mentre la creatura è legata durante il passare della gestazione. Da vincio fu dedotto il deverbale: vincolo, da cui: vincolare, vincolante. Dalla stessa radice, i latini ricavarono vinco/victum, in quanto il passare della creatura, a seguito della nascita, rappresenta una vittoria nella lotta del travaglio. Tante furono le deduzioni da questo verbo, per cui a me piace indugiare su pro-vinc-ia. I Latini, divenuti conquistatori, coniando questa parola, intesero dire: a ben pensarci è ciò che costituisco quando vinco, conquistando dei territori! 

 

ACQUA PUBBLICA ALL’ATENEO LIBERTARIO




FESTA DEI LETTORI A BISCEGLIE




sabato 30 settembre 2023

ORDINE PUBBLICO
di Franco Astengo

 
Suscita grande preoccupazione la decisione del Governo di usare l'esercito per compiti di ordine pubblico. Una preoccupazione che va misurata ben oltre il numero degli effettivi che saranno impiegati nel lavoro di controllo del territorio, in luoghi strategici come aeroporti e stazioni ferroviarie.
Il segnale che ne deriva è quella di una irresistibile tendenza alla militarizzazione del territorio prima ancora che del conflitto e del contrasto a situazioni "devianti". Una situazione che, naturalmente, fa il paio con l'idea della chiusura dei porti e dell'utilizzo della marina militare: ricordando come, in questi casi, si tratti del respingimento dei migranti e non tanto della lotta ai cosiddetti "scafisti". Si tratta di un tema di grande delicatezza considerato che si intende rubricarlo alla voce "sicurezza" mentre l'esatta catalogazione del provvedimento dovrebbe essere quella di "repressione" esercitata senza individuare con chiarezza bersagli e limiti possibili degli interventi.
Debbono essere sollecitate, allora, le forze parlamentari della sinistra, democratiche e progressiste allo scopo di aprire immediatamente un dibattito su questo punto con l'eventuale coinvolgimento delle Camere in una precisa presa di posizione. Vale la pena, ancora, ricordare la definizione “democratura: regime politico improntato alle regole formali della democrazia, ma ispirato nei comportamenti a un autoritarismo sostanziale”; definizione usata da Eduardo Galeano per definire il modello sudamericano e da Pedrag Matvejevic per definire i sistemi dell'Est Europa cui si ispira direttamente la destra italiana.
 

A TE PASSANTE DISTRATTO 
di Associazione di volontariato Idra


Scavi Tav al buio nelle barbe di Firenze  
 
Se è dimostrato che:
1. la prima galleria ferroviaria ad Alta Velocità fra Castello e Rifredi è un colabrodo che perde acqua di falda da mesi, forse anni
2. il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Firenze non sa niente del progetto di 12.888 metri di scavi TAV sotto la città: non è stato interpellato
3. non c’è il Piano di Emergenza che le norme ministeriali obbligano a predisporre prima dell’avvio dei lavori
4. l’attività della talpa per lo scavo è partita invece il 15 maggio, e il Comune di Firenze ne ha caricato su una pagina web il progetto esecutivo solo in ritardo e solo in parte, e senza nessuna iniziativa di presentazione pubblica dell’opera… se tutto questo è vero…
a. che effetto ti fa sapere che proprio il Comune di Firenze, documentato sui danni ambientali registrati sul suo territorio e sul paventato rischio emergenza, risponde seccamente di non avere (testuale) “nessuna competenza in materia”?
b. che effetto ti fa sapere che la Regione Toscana, altrettanto informata e documentata, risponde (testuale) che “il Comune di Firenze, ai sensi dell’ex art. 28 del D.P.R. 380/2001, è il soggetto chiamato al controllo della conformità dei lavori al progetto” e che “per il controllo ambientale della fase attuativa è stata disposta l’istituzione dell’Osservatorio Ambientale nazionale del Nodo di Firenze”, reclamando “l’assenza di competenze della Regione sull’approvazione del progetto esecutivo”  e suggerendo di domandare direttamente all’oste se il vino è buono (“pare opportuno che le richieste ed i dubbi espressi vengano rivolti ad RFI”)?
c. che effetto ti fa sapere che anche l’Osservatorio Ambientale si dichiara ‘non competente’, persino sull’acqua che filtra in più foto dalle pareti della galleria a Castello?
d. che effetto ti fa sapere che la Prefetto di Firenze, più volte interpellata sul Piano di Emergenza, non ha mai risposto, e non ha ancora accordato un incontro richiesto da mesi, benché abbia ricevuto dai Vigili del Fuoco della città la dichiarazione di mancata consultazione?
e. come valuti il grado di indipendenza e di deontologia professionale dei giornalisti che, informati, tacciono?

 
Violenza Pelosa a Piombino 
 
È giustificata una ricetta che sostituisce una dipendenza energetica a basso costo (gas via tubo) con un’analoga dipendenza assai più onerosa (GNL, Gas Naturale Liquefatto)?
È logico imporre in nome dell’ambiente misure che aggravano più e più volte il bilancio ecologico del pianeta a causa dei metodi di estrazione, di trasporto e di rigassificazione di una fonte fossile?
È ancora provvista di senso la scelta di adottare un modello energetico fondato su emergenze smentite dai fatti, come i bilanci nazionali di esportazione del gas attestano, e la sostanziale inattività della Golar Tundra conferma?
È legittimata da qualche normativa ambientale la scelta di costringere il nostro Paese col pretesto di una cobelligeranza mai avallata da una consultazione popolare al ruolo di piattaforma internazionale di trasformazione e transito delle energie fossili?
Denota competenza istituzionale disdire notizie e ritrattare impegni solennemente assunti, come dal presidente-commissario Eugenio Giani, dinanzi al Consiglio regionale?
È corretto rovesciare le sorti di una città, di un litorale e di un’intera economia senza informare la popolazione?
È civile rifuggire come la peste gli incontri con la cittadinanza e concedersi solo a quelli di telecamere compiacenti?
Trasmette affidabilità l’abitudine a schivare all’infinito verifiche e confronti tecnici dopo avere assunto dinanzi a testimoni istituzionali l’impegno a onorarli?
Sarebbe del tutto  inopportuno che anche in Toscana, di fronte all’atteggiamento autoritario e incongruente del suo governo,  le scuole si comportassero come il Collegio dei Docenti e la Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo di Quiliano (Savona), che hanno annunciato la volontà di “disertare qualsiasi proposta idi educazione ambientale, civica e di salute che pervenga dalla Regione o dagli enti ad essa collegati ritenendo ipocrita la richiesta di formare le coscienze degli studenti a valori che nella realtà vengono disattesi e calpestati?”

 
 
Disboscamento green in Mugello 
 
È decoroso che un soggetto con responsabilità pubblica si scagli contro un’istituzione come le Soprintendenze quando, adempiendo il proprio compito, esse esprimono legittimamente un parere indipendente su progetti di grande impatto?
È saggio non tener conto delle obiezioni dell’Ente Parco delle Foreste Casentinesi?
È rispettabile la volontà - liberamente espressa dal presidente Giani - di sovvertire addirittura le regole e le procedure per poter avere il sopravvento sulle conclusioni tecniche delle Soprintendenze?

 
Armi facili alla guerra e base militare a San Rossore      
 
Ricorda forse l’azione di Giorgio La Pira, di Ernesto Balducci o di Lorenzo Milani la scelta di avallare e benedire il foraggiamento con denaro pubblico di una guerra repellente, esponendo per giunta sui Palazzi regionali bandiere della pace?
Si può classificare come intervento ispirato alla tutela dei valori ambientali quello di destinare a base militare parte di un parco regionale pregiato?
È buona prova di equità intergenerazionale attingere al PNRR, e caricare quindi sulle generazioni future i costi di “opere destinate alla difesa nazionale” di una popolazione che non è sotto attacco e alla quale non è mai stato chiesto alcun consenso alla cobelligeranza?
 
Ti sembra una Regione Presentabile?

ADOLESCENZA AD CONTINUUM 
di Laura Margheria Volante


 
Ogni giorno la narrazione sui rapporti umani non solo in società, ma soprattutto in famiglia sono a dir poco inquietanti. Ormai le violenze e gli omicidi consumati all'interno delle famiglie rappresentano un fenomeno sociale in continua ascesa. Dei femminicidi se ne parla in dibattiti mediatici mentre alcune associazioni se ne occupano per sostenere le donne vittime di violenza e, allo stesso tempo, per sviluppare una presa di coscienza sociale su questa tragica vicenda umana. Altresì stanno avanzando, con acredine e ferocia, crimini nel mondo giovanile, dove adolescenti in branco commettono i più efferati reati anche ai danni di ragazze minorenni, vantandosene pubblicando le foto sui social. Si fotografa tutto, anche la morte procurata. Altri adolescenti sono protagonisti di omicidi senza pietà dei propri genitori. Di solito il movente ruota intorno ai soldi da ereditare.
Psicologi, psichiatri sono impegnati a studiare questo fenomeno così in continuo aumento. Non più figli, ma mostri. Cos'è dunque che non funziona nelle dinamiche familiari al punto di arrivare all'odio omicida? Nella società consumistica l'oggetto si è sostituito alla persona, diventata invisibile. Non più rapporti educati ai sentimenti e agli affetti, ma al possesso di oggetti costosi, e al procurarsi droghe per individui deboli e fragili, cresciuti nella solitudine della casa depressi e senza identità, cercata assumendo identità altro da sé, secondo i modelli sociali on voga. Non è avvenuto, infatti un processo di identificazione attraverso uno spazio di relazione, dove il soggetto viene visto nei suoi bisogni di attenzione, dedizione, ascolto, ma liquidato per accontentarne ogni desiderio: tutto e subito. Manca quindi un percorso educativo, con assunzione di responsabilità da parte dei primi educatori: i genitori, adolescenti ad continuum...
Inoltre la grave frattura fra scuola e famiglia comporta che gli adolescenti, senza autorità credibili, come piume al vento manipolano facilmente a proprio favore gli adulti in continuo conflitto non solo fra di loro, ma anche con i docenti a difesa dei figli. Una sorta di personalizzazione per cui ogni osservazione del docente, preposto all'istruzione e al superamento dei compiti di sviluppo dello studente, viene vissuto come un nemico e non un alleato per la crescita del soggetto preso in esame. In tale fase adolescenziale critica, bisognosa di una guida e di punti di riferimento che lo aiutino alla vita, ritengo che siano indispensabili i pedagogisti, figure esperte di accompagnamento alle famiglie con diagnosi funzionali sulle criticità delle relazioni, come prevenzione, per aiutare gli attori, di tale scenario, a leggere le dinamiche all'interno della famiglia, stabilendo ruoli e responsabilità.

VERGATI ALLA BIBLIOTECA VIGENTINA


Corso di Porta Vigentina, 15 - Mercoledì 4 ottobre 2023, ore 18.00
 
LA FORMA E L’ASPETTO - ANNO XIV
INCONTRI A PAROLA
A cura di Cesare Vergati
  
Per l’atto del guardare, del vedere e insieme dell’intuire il sensibile, in variegata sua manifestazione, l’autore dà all’apparenza una forma in divenire perché l’aspetto abbia a stare verosimilmente accanto a vissuto e pensiero. Per cui la parola d’arte assume la cura di dire a modo proprio.
 
Incontri con gli autori:
 
Rinaldo Caddeo: poeta, scrittore, critico
Maria Silvia Caffari: regista teatrale, attrice
curatrice dell’archivio di Giorgio Buridan
Luigi Maione: musicista, poeta
Cesare Vergati, scrittore poeta
 
Ingresso libero fino a disponibilità di posti

 

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