UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

martedì 28 febbraio 2023

ESILIO
di Angelo Gaccione
 

Non è cambiato nulla da quando Pietro Gori scrisse i versi del suo canto anarchico “Addio Lugano bella” nell’estate del 1895, in Svizzera, dov’era dovuto riparare. Persecuzioni e guerre spingono gli oppositori della morte a lasciare la loro patria, condannandoli ad un destino di separazione, di lacerazione, di nostalgia, di esilio, di straniamento. Pensavo a questo mentre mi recavo alla conferenza stampa delle tre donne pacifiste Kateryna Lanko (ucraina), Darya Berg (russa), Olga Karach (bielorussa) organizzata dal Movimento Nonviolento per noi giornalisti presso la sede della Caritas milanese di via San Bernardino. Naturalmente di giornalisti del partito della guerra (tutti i quotidiani nazionali fatta eccezione per “il Fatto Quotidiano” di Travaglio) non se n’è visto uno, e lo stesso dicasi delle tivù, servizio pubblico compreso, perché c’era il rischio di sentire qualche verità sgradevole per i loro orecchi. E allora gliela raccontiamo noi qualche verità: “In tempo di pace vai in galera se uccidi, in tempo di guerra vai in galera se non uccidi”. Sono parole di Kateryna Lanko del Movimento Pacifista ucraino che ha dovuto lasciare la sua martoriata Kiev e riparare altrove. Perché gli Stati e i Governi votano le leggi, ma poi con disinvoltura le calpestano in barba a diritto e democrazia. In Ucraina gli obiettori sono costretti ad andare al fronte contro la propria coscienza o finire in galera. Quelli che non vogliono andare in galera tentano di espatriare, ma se acciuffati vengono ricacciati indietro e mandati al fronte con la forza. Molti di coloro che hanno tentato la fuga non ce l’hanno fatta e sono morti congelati o annegati. In Ucraina i giovani obiettori vengono pubblicamente denigrati, insultati, picchiati, definiti traditori della patria. La cultura guerrafondaia e maschilista si riassume nel principio “Se non imbracci le armi non sei un uomo”. Un vero e proprio lavaggio del cervello sul sesso maschile. Tutti gli uomini, da 18 a 60 sono stati precettati ed è loro vietato uscire dal Paese, devono servire come carne da macello. Si è saputo di padri di famiglia strappati con la forza dalle loro case e spediti al fronte; non si sono fermati neanche davanti al pianto disperato e alle proteste delle mogli e dei figli. Ovviamente vengono calpestati i diritti umani e si procede alla militarizzazione forzata. La produzione militare è aumentata e ci si mobilita intensamente per la guerra; non c’è, invece, alcuna mobilitazione per la pace.



Darya Berg è russa, attivista di “Go by the forest”, come dire: prendi la via del bosco, diserta; e di diserzione ce n’è stata molta dall’inizio della guerra. Circa 22 mila persone sono state fermate e arrestate nel 2022, e l’associazione di Darya si batte contro il regime e contro la guerra, aiutando quanto più giovani possibile a sottrarsi al fronte. In modo legale o illegale, più di 4 mila persone sono state prima nascoste e poi aiutate a lasciare il Paese. “Supportiamo la nonviolenza in Russia e lavoriamo per la pace. Meno soldati ha Putin, meno soldati andranno in guerra”. In Russia non c’è la legge marziale e le norme a tutela dell’obiezione di coscienza esistono ancora. Non si hanno notizie sulle fabbriche d’armi e se c’è qualche forma di resistenza dei lavoratori del settore. Solo 18 sono stati i giorni senza arresti mentre sono state varate 22 nuove leggi repressive. “Abbiamo aiutato a nascondersi tantissime persone che non sono in queste statistiche. Molti di quelli che si fanno mandare in ospedale riusciamo a farli fuggire. Non c’è la pena di morte in Russia, ma il reato contempla 10 anni di carcere. Se però verrà introdotta in Bielorussia, come si teme, sarà introdotta molto probabilmente anche in Russia”.

 
Olga Karach è bielorussa ed è animatrice di “Our House”, organizzazione che si batte per i diritti umani. Schedata come terrorista, estremista e spia, si definisce, scherzando, “agente segreto della pace”. Il regime di Lukashenko invece non scherza e per queste accuse è prevista la pena di morte. È davvero singolare il nostro tempo: in Russia, Bielorussia e Ucraina gli obiettori alla guerra sono in galera e i criminali di guerra al comando degli Stati. Proprio un mondo alla rovescia. Un disertore di 19 anni è scappato “illegalmente” dal Paese e dal maggio del 2022 sta aspettando il diritto di asilo politico, in un luogo dell’Occidente dove si trova. Perché anche questo sono le civili democrazie occidentali: a chiacchiere tutte pacifiste, nei fatti guerrafondaie. Pene sempre più severe per i disertori in Bielorussia e c’è il timore che possa essere reintrodotta per loro la pena di morte. Olga teme che il suo Paese si prepari ad entrare in guerra contro l’Ucraina ed è perciò importante bloccare i rifornimenti militari. La guerra si potrà fermare aiutando i pacifisti bielorussi, la campagna “No” che invita a non toccare le armi sta mettendo in crisi la politica militare. In Europa ci sono già 4 milioni di rifugiati. Aiutare questi giovani a lasciare il paese, accoglierli, vuol dire fermare la guerra. Sono circa 20 mila gli obiettori in Bielorussia considerati traditori della patria, e i disertori rischiano la pena di morte. Gli attivisti vengono spiati dai servizi segreti non solo in patria. Olga sottolinea che il regime di Lukashenko è un regime di terrore e si è fatto molto più duro con la guerra. La delazione è molto diffusa e molti temono di perdere il lavoro.

     

lunedì 27 febbraio 2023

SCASSITALIA
di Felice Besostri


Basta allo slogan la Secessione dei ricchi.
 
Lo slogan che piace agli oppositori, amanti della Costituzione o meno (tanto tempo fa tra di loro c’erano i Fratelli d’Italia) dell’Autonomia Differenziata, una definizione troppo anodina che non coglie la pericolosità costituzionale del progetto, mi ha dato fastidio, dalla prima volta che l’ho sentita da De Magistris, allora sindaco di Napoli, davanti a Montecitorio appena dopo i referendum sul tema di Veneto e Lombardia, vinti con larga maggioranza in Veneto 98,1% di Sì e 1,9% No con un’affluenza del 57,2% e in Lombardia 96,02% di Sì e il 3,98% No, ma con un’affluenza del 38,21% degli aventi diritto, decisamente bassa, ma da far invidia all’Emilia-Romagna 2014 del 37,71% . Alle elezioni regionali lombarde del 4 marzo 2018 partecipò il 73,10% e la desta vinse con il 49,75%, mentre alle elezioni regionali del Veneto 2015 partecipò il 57,16% e a quelli del 2020 il 61,14% e la destra vinse con il 76,79%.
La fiducia in De Magistris non elevatissima è caduta sotto lo zero dopo la sua partecipazione alle elezioni calabresi del 2021, non è Mélenchon, qualunque cosa creda.
Purtroppo lo slogan la secessione dei ricchi si è imposto, piace ai pauperisti di sinistra e ai meridionalisti di strapazzo, che di fronte all’occupazione piemontese sono arrivati a rimpiangere il Regno delle Due Sicilie, il pendant dei veneti delle province periferiche , che hanno dimenticato che la Serenissima Repubblica era tale solo per gli aristocratici, gli armatori e  i commercianti di spezie veneziani, che sfruttavano l’altro veneto dei contadini  e  dei boscaioli, costringendoli  all’emigrazione.


Se l’opposizione all’Autonomia Differenziata diventa Sud contro Nord hanno già vinto, grazie a reazioni sub-consce, la gaffe di Majorino in piena campagna elettorale regionale, che la Lombardia non è la Calabria, è indicativa dei pericoli, sorprendente che sui social si siano scatenati i leghisti. È stato un leghista lombardo, intelligente e simpatico, quello che approfittando del demenziale taglio dei parlamentari fortemente voluto dai 5 Stelle, ha stabilito in Costituzione che il Trentino-Alto-Adige/Südtirol con 1.029.00 abitanti abbia 6 senatori come la Calabria con 1.959.000 abitanti, un calabrese vale poco più della metà di un ‘trentino alto atesino’. Nessuna reazione del Consiglio regionale calabrese, come pure al fatto che le minoranze linguistiche calabresi, per le leggi elettorali europea e nazionale, valgano meno dei francofoni della Valle d’Aosta, dei germanofoni della Provincia di Bolzano e degli sloveni del Friuli-Venezia Giulia, pur essendo in numero superiore a molti di loro, perché vivono in una regione a Statuto ordinario.
Vogliamo ridurre la questione a meridionali contro settentrionali, terroni contro polentoni o, per quanto un po’, ma non molto meglio, poveri contro ricchi. I ricchi non sono solo quelli che dichiarano tutto al fisco, fossero solo quelli, sarebbero una minoranza, i veri ricchi sono quelli che non pagano le tasse e si godono i profitti dello sfruttamento del lavoro in nero e precario e del crimine. Questi ricchi stanno al Nord e al Sud, come al Centro, non solo in Lombardia o nel Veneto.
Il progetto del Governo non va combattuto perché favorisce il Nord ricco a danno del povero Sud, ma perché è contro la Costituzione, in particolare artt. 5 e 119, quest’ultimo non attuato e privo dei finanziamenti minimi necessari, ma anche perché mette in discussioni il godimento di diritti costituzionali fondamentali quali quelli alla salute (art.32) e all’istruzione (artt. 33 e 34).
L’autonomia delle parti costitutive della Repubblica (art. 114 Cost.) va aumentata, ma di tutte dei Comuni, delle Province, che dovevano essere abolite, si è abolita invece la democrazia nelle Province e nelle Città metropolitane, che hanno a capo Sindaci eletti solo dal Comune capoluogo, non solo delle Regioni. Le elezioni di Lombardia e Lazio, un quarto della popolazione italiana, hanno dato un segnale con il 60% di astensioni, che va aumentato delle schede bianche e nulle. L’Italia va unita intorno ai principi costituzionali e a un progetto di rinascita e di sviluppo solidale, non divisa e indebolita sullo scenario europeo e internazionale.
Chiamiamolo un progetto Scassa Italia o Spacca Italia.

BASTA GUERRA!


 
Siamo ad un anno (24 febbraio) dall’invasione della Russia di Putin dell’Ucraina determinando un massacro con morti, distruzioni e un esodo di massa. La conseguenza di tale invasione è stata utilizzata per coalizzare i Paesi della Nato, con in testa gli USA, alimentando una guerra tra opposti imperialismi, a beneficio di grandi profitti per l’industria e il commercio delle armi, qualunque delle parti in causa sostengano. La prima a subire sulla propria pelle le dirette conseguenze della guerra è la popolazione ucraina che diventa ostaggio e vittima sacrificale. A distanza di un anno, stando alle dichiarazioni delle parti in conflitto, non si intravede alcuna via di uscita: la guerra si aggrava sempre più come conseguenza dell’intensificarsi degli sforzi belligeranti da parte dei due fronti, sostenuta anche dall’invio di armi sempre più potenti e distruttive, che aprono lo scenario possibile ad un conflitto nucleare dalle conseguenze catastrofiche. Se la guerra ha come vittima principale la popolazione ucraina, ne pagherà un prezzo sempre più salato l’intera classe lavoratrice e i ceti più poveri di Russia e d’Europa, come conseguenza dell’aumento progressivo dei prezzi, dalle bollette ai beni di prima necessità, a fronte di salari fermi da anni. 
Tutto è aggravato dall’attuale governo di destra (postfascista) che con le guerre, la propaganda nazionalista, la repressione difende le classi privilegiate. Questa guerra va fermata!
Possiamo rivendicare i nostri diritti, e soprattutto fermare la barbarie, solo se il malcontento (il 60% non ha votato alle regionali) diventa opposizione reale, organizzata, unitaria e attiva per:
* Pretendere la fine della guerra e un reale negoziato di pace.
* Impedire l’invio di armi che alimentano la guerra e ci coinvolgono nel conflitto.
* Investire le risorse non nelle spese militari, ma nelle urgenze sociali utili a tutti e al sostegno di salari e pensioni.
* Sostenere con campagne di solidarietà i disertori della Russia e dell’Ucraina.
 
Unione Sindacale Italiana                                                
La Segreteria e Commissione Esecutiva - USI-CIT 

LA PAROLA AI LETTORI
 
Soldati quasi bambini
mandati al macello

Guerra
 
Caro Angelo,
ho letto attentamente il tuo scritto e quello di Navarra e ho prestato attenzione alle vostre parole. Confermo che tutte le armi sono offensive e sono nate per uccidere, altrimenti non avrebbero scopo di esistere. Un machete usato per tagliare gli arbusti e aprire una via in una foresta può avere un buon utilizzo; diventa criminale quando viene usato per decapitare una persona.
Chissà perché un’arma diventa più intelligente quante più persone riesce a uccidere in contemporanea; vorrà dire che soddisfa lo scopo per cui è stata progettata. Ormai non si combatte più con la baionetta e il nostro eroe bersagliere Enrico Toti oggi non sarebbe più menzionato nei libri di storia; qualcuno penserebbe: come mai è stato arruolato senza una gamba? Il suo gesto è lodevole, però fuori luogo. Ciò che preoccupa la gente sono le bombe nucleari per il danno umano, economico e distruttivo che potrebbero causare per tanti anni, in quanto la radioattività non si consuma nel breve periodo. E poi, secondo quanto ci hanno detto, esistono bombe che causano la morte degli uomini senza distruggere le cose. E come dici tu, se queste bombe non fossero criminali, come dovrebbero chiamarsi? Penso che basti questo tuo aggettivo per far riflettere che la guerra crea solo drammi, rovine e odio.
Buona vita.
Carmine Scavello 

IL RITORNO DI “CRITICA SOCIALE”
di Franco Astengo


“Centro Brera” di Milano, 25 febbraio 2023: una partecipata assemblea contraddistinta da un serrato (anche articolato) dibattito ha segnato la ripresa delle pubblicazioni di "Critica Sociale", l'antica rivista fondata nel 1891 da Filippo Turati e Anna Kuliscioff. Un segnale di presenza e di testimonianza voluta da un gruppo di promotori molto determinato a fare in modo che, nonostante gli inviti arrivati da autorevoli fonti a considerarsi sconfitti, la parola "Sinistra" riprenda a coincidere con "Socialismo".
Un'iniziativa che si affianca ad altre in itinere e ad analoghe presenze di diversa derivazione culturale e politica che pure continuano a proporre una visione, un'analisi e un aggiornamento costante sulle proposte di trasformazione sociale, impegno politico, opposizione alla destra e ai pericoli che derivano dalla presenza del governo uscito dalle elezioni del 25 settembre: pensiamo a "Critica Marxista", "Alternative per il Socialismo", "Infiniti mondi" soltanto per avanzare qualche esempio.
In questo quadro emerge un punto di riflessione: a sostegno di queste imprese editoriali si collocano gruppi di iniziativa e di riflessione politico- culturale che stanno svolgendo un lavoro sicuramente impegnato in una fase in cui la sinistra e il fronte democratico si trovano in grande difficoltà.
Sinistra e fronte democratico in forte difficoltà sia sotto l'aspetto del radicamento sociale, della capacità progettuale e degli stessi esiti elettorali.
Una fase nella quale sembra, prima di tutto, sfuggire quell'egemonia culturale affermata un tempo ma ridotta di influenza dalla difficoltà di comprendere -prima di tutto - il quadro di mutamento internazionale, il peso dell'impatto dell'innovazione tecnologica, l'allargarsi di disuguaglianze inaccettabili, la disgregazione del mondo del lavoro, l'affermarsi socialmente di un individualismo consumistico e competitivo. 



La redazione di queste poche note è stata dettata dall'urgenza di indicare due questioni parse evidenti proprio ascoltando il dibattito di presentazione della ripresa di "Critica Sociale":
1) l'avvio di una fase di confronto tra tutti i soggetti impegnati nell'insieme di queste iniziative, al di là delle loro sedi di provenienza, senza preclusioni o intenti di primazia. Naturalmente nella piena consapevolezza delle diversità di affrontare, reclamando quindi un recupero dell'usato strumento della dialettica politica abbandonato nei soggetti politici a favore della pratica correntizia.
2) Lo sviluppo di un'analisi riguardante la realtà degli spazi esistenti nel sistema politico italiano. Sono molti i punti da verificare sotto questo aspetto a partire da natura, ruolo, collocazione del PD in esito anche a quello che sarà l'esito delle elezioni primarie che si stanno svolgendo proprio mentre è in corso questo modesto tentativo di elaborazione. Il punto di arrivo di questa analisi da condurre in comune tra diversi soggetti dovrebbe essere quello di stabilire se può essere ragionevolmente possibile realizzare la costruzione di una soggettività politica per la quale - come si affermava all'inizio - il termine "sinistra" coincida con quello di "socialismo".
Proprio nel senso dell'affermazione del "socialismo" come punto identitario si tratta di verificare la possibilità di superare le tante incertezze e i tanti equivoci che hanno accompagnato la fase più recente della vita politica italiana, compresi quelli derivanti da pulsioni populiste e movimentiste e dall'assumere, di volta in volta, single issue di riferimento trascurando la complessità delle interazioni strategiche in atto nelle "fratture" della modernità.



I punti di principio sui quali misurarsi potrebbero essere così schematicamente riassunti:
1) Autonomia. Prima di tutto Autonomia nel significato di Autonomia dal capitalismo considerato insuperabile: è questa la prima risposta da fornire al tanto discusso, in queste ore, al "pamphlet" di Aldo Schiavone e all'invito che contiene a considerare il tema dell'uguaglianza ormai interno all'immutabilità del sistema. Uguaglianza come fattore di trasformazione economica e sociale: così può essere ancora riassunto il senso di un Socialismo del XXI secolo;
2) Internazionalismo. Si tratta di sviluppare due elementi: la capacità di disporre di una visione "altra" anche sul tema delicato della pace e della guerra e dell'intreccio tra questo e le contraddizioni epocali dell'ambiente e delle migrazioni. Occorre riprendere una visione che ci metta in grado di collegare l'insieme delle istanze progressiste ben oltre la "sovranazionalità": "Europa come spazio politico"; “Pace” come vero ostacolo alla ripresa della "logica dei blocchi" e magari all'equilibrio del terrore; “Recupero di funzione degli organismi internazionali” per determinare equilibrio nell'utilizzo delle risorse, nella promozione della democrazia e la libera circolazione delle idee e delle persone, in un contesto dominato dai grandi signori del web che dominano la diffusione di notizie e condizionano lo stesso scambio tra le persone;
3) Pedagogia politica. Nella funzione di un soggetto politico portatore di istanze socialiste adeguate al XXI secolo (ambiente, innovazione tecnologica, affrancamento del lavoro dalle tendenze schiavistiche in atto, welfare universalistico) deve risultare prioritaria quella funzione pedagogica attraverso la quale i grandi partiti di massa del '900 portarono avanti la loro espressione di egemonia culturale facendo così avanzare le grandi masse proletarie e operaie.
L'auspicio è quello di realizzare al più presto un incontro fra tutti questi soggetti e avviare sedi di analisi comuni: per ora nel ristretto ambito nazionale in attesa di tornare ad esprimerci su orizzonti ancora più ampi.
 

domenica 26 febbraio 2023

PACE


Perché aderire all’istanza degli “Artisti, donne e uomini di pace di Piazza della Scala” da inviare al presidente della Repubblica e al Governo.
 
Questo dialogo fra la professoressa Laura Margherita Volante e una sua parente, mostra quanto il problema della guerra sia centrale nell’interesse dei cittadini italiani, e come attraversa ogni ambito. Purtroppo superficialmente ignorato dalla stampa e da quanti reggono le sorti del nostro Paese.   
 
Ciao Laura, tornando all’appello per ricostruire la pace e sarebbe meraviglioso, però se non si invieranno più armi l'Ucraina dovrebbe sottomettersi alla Russia come già avvenuto con la Crimea? La mia ignoranza in politica è abissale per questo chiedo a te spiegazioni. Baci”. M.G.V.
 
Prima di tutto non hai ignoranza, ti interessi e cerchi di capire fenomeni che sono di respiro planetario con interessi e poteri economici di portata enorme e non di facile lettura. Nemmeno i più eminenti politologi riescono a dare spiegazioni certe per la complessità del mondo odierno, veloce e sensibile ai cambiamenti non solo climatici. Penso che aderire per dare un segnale significativo vada oltre... per ottenere una trattativa da ambe le parti, se non si vuole arrivare all’estinzione del genere umano. L’Ucraina è ormai rasa al suolo con civili fra cui donne anziani bambini uccisi sotto le peggio torture, nei villaggi di povera gente. Penso che ogni popolo abbia diritto a fare resistenza per la propria libertà, ma qui la cosa rischia la catastrofe, bisogna che ognuno si pieghi e rinunci a qualcosa. Il mi spezzo e non mi piego porta solo morte fame carestia malattia, la fine! Senza vincitori. Chi si piega può rialzarsi... Le armi portano solo morte. Se ci sarà, unendosi alla esortazione di Papa Francesco, una proposta appoggiata dal governo per cessare la guerra, forse si aprirà uno spiraglio. Utopia? Forse, ma Davide ha vinto Golia. Non si vince con la forza ma con la non violenza e la resistenza passiva per neutralizzare l’invasore (Gandhi). Art.11 Costituzione ripudia la guerra. Un Comandamento è chiaro: NON UCCIDERE. È un problema morale ed io credo che non si possa rimanere indifferenti. Brecht scrisse che i carri amati sono guidati dagli uomini, ma gli uomini possono dire no...
Obiettori di coscienza anche a rischio della vita.
Quello che sollevi tu è vero ma di fronte ad una guerra nucleare non c’è alternativa, se non cercare di farsi sentire con un movimento di Pace e un seguito a cui non si potrà far finta di niente. I potenti la devono smettere di mandare la gente a morire come carne da macello”. L.M.V.
 


Ecco l’istanza a cui si riferisce la professoressa Volante  
 
Noi artisti, donne e uomini di Pace, gravemente preoccupati per l’evolvere della crisi in Ucraina, ci permettiamo di rivolgerci alle S.V. per farci interpreti del sentimento non solo nostro, ma della stragrande maggioranza della Nazione.
Vi chiediamo di adoperarvi per far cessare immediatamente l’invio di armi sul teatro di guerra, per evitare di coinvolgere il nostro Paese. Vogliamo salvaguardare, assieme alle nostre vite, il patrimonio artistico-culturale più ricco al mondo, che la nostra Nazione ha la fortuna di possedere.
Chiediamo che Vi facciate promotori presso l’ONU, il Consiglio Nord Atlantico (NAC) della NATO, il Consiglio Europeo, di una proposta scritta e da rendere pubblica in cui si ribadisca che l’Ucraina non entrerà né oggi né mai nell’alleanza militare denominata NATO. In questo modo la Federazione Russa non avrà più scuse per non sedersi ad un tavolo di trattative. Speriamo che questo produca un immediato cessate il fuoco.
La salvezza di una sola vita vale più di ogni cosiddetta vittoria.
Come cittadini Italiani suggeriamo che il negoziato avvenga ad Assisi, riconosciuta universalmente “Città Mondiale della Pace”. Se questo avverrà il nostro Paese aumenterà il suo prestigio storico e culturale e Voi assumerete agli occhi di tutto il mondo il merito di aver contribuito ad evitare la catastrofe.
Nell’esprimerVi i più sentiti ringraziamenti Vi auguriamo buon lavoro.
  
Per aderire via email:
sguardopoeta@gmail.com
 
Per aderire per telefono
Cell.  348 - 8760129
 

GLI UMANI DA TASTIERA E LA P2


Quando nel 1985 l'uscita del libro La prevalenza del cretino di Fruttero & Lucentini certificò un dato noto da tempo, la "Rete" era quella dei pescatori, cominciava appena a circolare un computer familiare, il Commodore Amiga, e venivano assegnati i primi "domini Internet", it. per l'Italia. Gli "umani da tastiera" erano ancora identificati solo come intelligenti, vedi per tutti Montanelli seduto con sulle ginocchia una Olivetti Lettera 22, e la maggioranza manco usava i primi PC. Oggi grazie alla diffusione di PC in Rete, di qualsiasi forma siano, compresi ovviamente gli smart, la categoria degli "umani da tastiera" ha assorbito la spietata diagnosi di Fruttero & Lucentini, " la prevalenza del cretino" che una volta si manifestava nei "discorsi da bar", esonda in terra in cielo ed in mare, e soprattutto è diventata comodissimo capro espiatorio di tutti i mali del mondo. Al netto della satira intelligente, vedi il Napalm 51 di Crozza, non c'è ormai autorevole opinionista che non risolva appunto la propria analisi di tutti i mali del mondo, scaricandoli su leoni da tastiera; vigliacchi da tastiera; anonimi da tastiera, e si potrebbe continuare, la lista è aperta, senza limite alcuno. In morte di Maurizio Costanzo, il buonissimo e gentilissimo Massimo Gramellini ne individua una nuova specie. I puritani da tastiera. E cosa li caratterizza nell'occasione? aver osato ricordare che un signore che ha accompagnato la vita quotidiana di tre generazioni di italiani; che ha inventato le telefonate della gente comune alla radio e i talk-show in tivù; che è stato tra i primi a parlare di mafia al grande pubblico, rischiando di lasciarci la pelle, e che per primo ha portato agli onori delle telecamere il mondo dei fragili e dei diversi. È stato iscritto alla P2. Non si fa, ci si rivela per quello che si è, avvoltoi. Costanzo si era pure scusato per lo scivolone, e questi avvoltoi, puritani da tastiera che fanno?davanti a un abito di buon taglio, si fissano a guardare la macchiolina d'unto”. L'esimio dott. Gramellini, sulla prima pagina del quotidiano salvato dalle grinfie della P2 per merito di Alberto Cavallari, sostenuto nell'impresa da Sandro Pertini, chiude definitivamente una travagliata stagione cominciata la mattina del 17 marzo 1981 a Castiglion Fibocchi, svelando, alla faccia di indagini ed altro, compreso il lavoro di Tina Anselmi, cosa mai sia stata questa P2. Una macchiolina d’unto su un abito di buon taglio.  
Vittorio Melandri 

CERCARE LA PACE




sabato 25 febbraio 2023

IN POCHE PAROLE

Né lui...

Vi conviene meditarle a fondo queste parole. Soppesarle attentamente una per una, e poi chiedervi se vi sentite al sicuro, se vi sentite a vostro agio, se la vostra scelta è ancora valida, se le idee in cui credete, il sistema sociale che immaginate, debbano contenere questo orrore.
 
La guerra è criminale e il militarismo che la prepara e la attua è più criminale delle mafie. Se è criminale il sistema militare nazionale, ancora più criminale è un sistema militare transnazionale. Se è criminale un singolo esercito, ancora più criminale è un’alleanza di eserciti. La guerra era criminale prima che esistessero Nato e Patto di Varsavia. È criminale oggi negli oltre sessanta conflitti armati in corso, chiunque vi sia implicato. E sarà criminale domani anche a Nato sciolta… Oggi la guerra più sanguinosa si tiene in Eritrea. Ma come sappiamo non è la più pericolosa perché non coinvolge, per fortuna, potenze nucleari. Ora incrociamo le dita su Taiwan…”.
Alfonso Navarra - portavoce dei Disarmisti Esigenti

Né lui
 
La Nato è una organizzazione criminale come lo era il Patto di Varsavia. Gli Stati armati e i loro eserciti sono criminali. La spesa militare che affama il mondo è criminale. In produttori di armi sono criminali. I mercanti e i trafficanti di armi sono criminali. Gli scienziati che lavorano alla ricerca di armi di sterminio di massa sono criminali. Le alleanze per fini militari sono criminali. Gli esperimenti nucleari sono criminali. Le armi fanno le guerre. Le guerre le dichiarano gli Stati ed i Governi per i loro interessi di dominio e di rapina, portando i popoli al massacro. Le armi conducono allo sterminio di esseri umani, di creature del regno animale e di quello vegetale, devastando l’habitat che garantisce la vita. Quindi, chi li usa è un genocida. Gli eserciti non hanno mai garantito la pace e servono per fare la guerra. I nemici veri sono dentro i nostri stessi Paesi, e ci convincono a fare la guerra che loro dichiarano. Sono quelli che costringono alla fuga, all’emigrazione, alla precarietà. Sono quelli che garantiscono la giustizia ai ricchi, la democrazia ai potenti e legittimano la disuguaglianza. Questi sono i nemici, non chi vive in un’altra nazione ed ha fame e soffre come te”.
Angelo Gaccione - scrittore


(I due dipinti sono stati eseguiti da Max Hamlet Sauvage)

LE SOLITUDINI  
di Federico Migliorati

 
Grazia Verasani

Per Giacomo Leopardi la solitudine agiva come una lente d’ingrandimento: “Se sei solo e stai bene, stai benissimo; se sei solo e stai male, stai malissimo” è un suo celebre aforisma. Sulla solitudine, “osservata” in prima persona e tramite gli occhi di alcuni grandi scrittori, poeti, musicisti ha scritto recentemente la bolognese Grazia Verasani, nome noto nel panorama letterario e cinematografico, stimolata a intraprendere il cammino della letteratura da personaggi quali Gianni Celati, Roberto Roversi, Tonino Guerra, Stefano Benni. In Solitudini. Uno status del XXI secolo, agile librino di 43 pagine uscito da poco tempo per i tipi di Oligo Editore, l’autrice offre plurimi spunti di riflessione sul tema in un continuo rimando tra la propria esperienza e quella degli altri offrendo una panoramica succinta, ma interessante sul ruolo e sul significato che la solitudine, le solitudini hanno rivestito nell’esistenza di molti. Uno stato, anzi, uno status che alla cantante francese Barbara richiamava un senso di angoscia, in un fluido andare e venire presso di noi, da cui era impossibile liberarsi. Certo, questo è vero per esempio nei riguardi di genitori che sopravvivono ai figli: qui la solitudine si fa di pietra, come è narrato ne “Il nespolo” di Luigi Pintor che inventa il personaggio di Giano, protagonista dell’opera, riversando su di lui gli stessi incubi e dolori vissuti, quelli sorti dall’essere sopravvissuti ai propri figli, rimasti dunque soli al mondo e per giunta molto in là negli anni. Vi è tuttavia anche una solitudine “buona”, quella con cui troviamo un compromesso, un accomodamento sincero, generato dalle immancabili risorse che essa possiede e che l’autrice del librino ha saputo e voluto trovare. Appaiono tra le pagine alcuni dei protagonisti che le hanno segnato o instradato la carriera come appunto Celati, “con le sue lunghe gambe sempre in moto”, scrittore straordinario ed eclettico, che tanto rassomiglia al volume Passeggiatore solitario di Sebald dedicato a Robert Walser. Ma chi crea, costruisce o inventa storie, dispiega il proprio verso o la prosa sulla carta, come si trova con questo “status del XXI secolo”? Per alcuni esso è “una cella intollerabile”, ed è il caso di Cesare Pavese, per altri, come Schopenhauer “essere soli è il destino dei grandi spiriti” e ancora per Flaiano “tutti nasciamo soli e moriamo soli” in ciò asserendo come la solitudine sia consustanziale all’essere umano. Può aiutarci, venirci in soccorso di fronte al caos e alla frenesia quotidiana, può crearci timori e disillusioni, può altresì formare il brodo primordiale per una poesia o un romanzo, come lascia a intendere la stessa Verasani la quale invita, in ultima analisi, “a farsi amica la solitudine inflessibile” poiché siamo tutti legati e separati di volta in volta, uniti e divisi. Certo, i casi di cronaca, con episodi sempre più frequenti di persone, spesso anziani, ritrovate decedute dopo giorni o mesi, “invisibili” al mondo, lascia da pensare, ma ciò ci condurrebbe a ragionare su altro a partire da una socialità sempre più sradicata e avulsa da valori, da compassione, da un sentire comune. Nell’ultima parte del librino assistiamo alla confessione della Verasani figlia, tra malinconia e dolcezza, in un percorso emotivo che nonostante i dolori patiti per la scomparsa degli amati genitori le ha permesso di riscoprire il senso di una solitudine se non amica quantomeno “complice” nell’alimentare un amore sconfinato per i libri e per la scrittura. Il resto, per lei come per tutti, è racchiuso nel noto verso di Salvatore Quasimodo: “Ognuno sta solo sul cuore della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera”. 


 


ANPI NIGUARDA




venerdì 24 febbraio 2023

RICOSTRUIRE PACE


Max Hamlet Sauvage
Guernica oggi

Pubblichiamo l’istanza che il Comitato “Ricostruire PACE - Artisti, donne e uomini di Pace di Piazza della Scala” porterà al Prefetto di Milano perché venga inoltrata al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio e ai membri del Governo.
 
Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Ai Sig.ri Onorevoli Ministri
 
Noi artisti, donne e uomini di Pace, gravemente preoccupati per l’evolvere della crisi in Ucraina, ci permettiamo di rivolgerci alle S.V. per farci interpreti del sentimento non solo nostro, ma della stragrande maggioranza della Nazione.
Vi chiediamo di adoperarvi per far cessare immediatamente l’invio di armi sul teatro di guerra, per evitare di coinvolgere il nostro Paese. Vogliamo salvaguardare, assieme alle nostre vite, il patrimonio artistico-culturale più ricco al mondo, che la nostra Nazione ha la fortuna di possedere.
Chiediamo che Vi facciate promotori presso l’ONU, il Consiglio Nord Atlantico (NAC) della NATO, il Consiglio Europeo, di una proposta scritta e da rendere pubblica in cui si ribadisca che l’Ucraina non entrerà né oggi né mai nell’alleanza militare denominata NATO. In questo modo la Federazione Russa non avrà più scuse per non sedersi ad un tavolo di trattative. Speriamo che questo produca un immediato cessate il fuoco.
La salvezza di una sola vita vale più di ogni cosiddetta vittoria.
Come cittadini Italiani suggeriamo che il negoziato avvenga ad Assisi, riconosciuta universalmente “Città Mondiale della Pace”. Se questo avverrà il nostro Paese aumenterà il suo prestigio storico e culturale e Voi assumerete agli occhi di tutto il mondo il merito di aver contribuito ad evitare la catastrofe.
Nell’esprimerVi i più sentiti ringraziamenti Vi auguriamo buon lavoro.
 
 
Sottoscrivono:
 
Angelo Gaccione - Scrittore
Patrizia Varnier - Consulente aziendale, poeta
Antonio Ricci - Poeta
Michelangelo Giordano - Musicista
Giuseppe Bruzzone - Pensionato
Guido Oldani - Poeta, fondatore di Realismo terminale
Giuseppe Langella - Docente Universitario
Silvia Barbanti Bianchi - Educatrice
Giuseppe Oreste Pozzi - Psicanalista
Veronica Dini - Avvocatessa ambientale
Silvano Piccardi - Attore di teatro
Carla Biavati - Educatrice
Clara Reina - Insegnante

Seguono 300 adesioni arrivate da tutta Italia.
 
Per aderire via email:
sguardopoeta@gmail.com
 
Per aderire per telefono
Cell.  348 - 8760129
 

  

CONTRO CHI INQUINA


 

Non si sfratta chi difende l’ambiente e la democrazia.
 
Il Comune di Brescia ha ordinato di sgombrare il presidio 9 agosto adducendo motivazioni a limite del ridicolo. Questo presidio sta lottando da più di 500 giorni contro la costruzione di un maxidepuratore che andrebbe a scaricare nel piccolo fiume Chiese tutte le acque provenienti dal bacino del Garda.
Sembrerebbe che il piccolo gazebo posto in piazza Duomo, presidio di salute pubblica e democrazia, ostacolerebbe lo svolgimento di attività culturali nell'anno in cui Brescia è stata designata capitale della Cultura.
In una delle città più inquinate d'Italia, il danno non è manifestare il legittimo dissenso nei confronti dell'ennesima grande inutile opera ma l'inerzia dei nostri governanti, complici della devastazione dei nostri territori, già fortemente compromessi.
Piena solidarietà a tutte le cittadine e i cittadini resistenti!
 
Mara Ghidorzi
[già candidata presidente di regione Lombardia per Unione Popolare]

 

DESTRA E SINISTRA
di Vincenzo Rizzuto             

 

Diciamolo chiaramente, in Italia non c’è una Destra liberale, democratica, custode gelosa e orgogliosa dei principi fondanti della Costituzione repubblicana, sulla quale è nata e si è strutturata solo in parte la società e la civiltà antifascista nel secondo dopoguerra. La Destra, che si è sedimentata a partire dal 1948 con il risultato del Referendum a favore del nuovo assetto repubblicano, non ha mai smesso di considerare il nuovo Stato di diritto una sconfitta, una perdita illegittima di privilegi ritenuti inalienabili non solo da parte dei grandi burocrati, ma anche da una fitta rete di ceto medio, di industriali e di grandi proprietari terrieri, che nella destra fascista avevano trovato il proprio ideale e il proprio tornaconto. Tutti questi ‘signori’, che anche nella Chiesa cattolica avevano trovato in parte ascolto, protezione e giustificazione, nonostante i La Pira, i Don Milani e tutti i numerosi religiosi che si erano generosamente spesi nella lotta partigiana, non hanno mai smesso di remare contro lo Stato democratico, alla luce del sole ma anche in modo sotterraneo, attraverso azioni eversive che hanno insanguinato per decenni la nostra storia del Novecento.
Premesso tutto questo, è inutile cercare di edulcorare quello che è avvenuto con la nascita del nuovo Governo di destra, come purtroppo hanno fatto incautamente Letta e Bonaccini spezzando lance a favore della Meloni, affrancata, secondo loro, dal solito vizio del lupo che avrebbe perso non solo il pelo; allora onore ai Larussa, che apertamente si dichiarano per quello che sono e alzano il gomito in omaggio al Duce senza vergognarsene.
Da qui l’amara constatazione che, dopo oltre settant’anni di esperienza della solita Destra forcaiola, irriducibilmente impenitente, abbiamo una Sinistra ancora sorda, incapace di rendersi conto dei propri limiti per essere divenuta fortemente autoreferenziale, staccata da ogni fattivo rapporto con gli strati più bisognosi della nazione: intere regioni del sud lasciate senza servizi essenziali, come asili nido, scuole materne, ospedali, mezzi di trasporto, lavoro;  queste carenze hanno determinato nel tempo pericolose sacche di delinquenza al servizio delle varie mafie e di quella stessa Destra, che nei decenni è cresciuta a dismisura sotto gli occhi, appunto, di una Sinistra inebetita, non adeguata a intercettare i bisogni primari dei più deboli e del mondo del lavoro, dove sfruttamento e non rispetto della dignità umana vengono lasciati senza alcuna attenzione. Ma che cosa dovrà mai ancora succedere in Italia perché la Sinistra lasci ‘le molli piume’ e si muova nelle piazze pacificamente, facendo sentire possente il grido di diniego ai vari Ministri di un Governo incapace di rappresentare gli interessi di milioni di emarginati, ministri già ringalluzziti da quel poco di potere che gestiscono, e che si permettono il lusso addirittura di dare addosso a chi fa il proprio dovere, come la Preside di Firenze, colpevole, secondo la logica perversa post-fascista, di difendere la democrazia e la libertà dei propri allievi e della scuola, fatti oggetto di aggressione con pestaggi da parte di invasati mazzieri di inveterato stampo della Destra di sempre. Se tutto questo si configura come un vero e proprio attacco sovversivo alle basi della democrazia, è necessario e urgente pretendere che questi stessi personaggi si dimettano dalle loro cariche prima che facciano danni più seri e irreversibili.

              

SQUADRISTI
 

La preside Annalisa Savinio

La lettera della preside del liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, dopo l’aggressione fascista ad alcuni studenti. 
 
Cari studenti, in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose. Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ - diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee. Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così”.
 

 

CONTRO LA FECCIA FASCISTA


Aggressione fascista a Firenze
 
Il Consiglio di Istituto del Liceo Michelangiolo recepisce e fa proprio il seguente documento approvato in data odierna dal Collegio dei docenti:
 
Il Collegio dei docenti condanna con fermezza l’aggressione squadrista, di stampo fascista, perpetrata ai danni dei nostri studenti all’ingresso della scuola sabato 18 febbraio 2023 e manifesta piena solidarietà e vicinanza a loro, alle loro famiglie e a quanti sono stati spettatori sgomenti della violenza di chi crede che la politica parli il linguaggio della brutalità e dell’intolleranza e che i valori democratici possano essere impunemente traditi. Non è la prima volta che il Liceo Michelangiolo, che è stata la scuola - fra gli altri - di Piero Calamandrei, di Carlo e Nello Rosselli, di Anna Maria Enriques Agnoletti, subisce un attacco simile, che offende l’intera comunità e ne oltraggia il patrimonio di valori. Il Collegio dei docenti del Liceo Michelangiolo ringrazia per la solidarietà mostrata ai nostri studenti aggrediti e al nostro istituto dalle autorità cittadine e da dirigenti scolastici, docenti e studenti di altre scuole fiorentine, concorde nel respingere l’ideologia fascista e tutte le azioni ad essa ispirate. Colpire gli studenti di una scuola è infatti colpire tutta la Scuola come luogo di cultura, di confronto, di crescita, di dialogo, come presidio di democrazia e di difesa della nostra Costituzione antifascista. Ci si chiede pertanto, a seguito di questo episodio, come mai sia consentita agibilità politica e disponibilità di spazi cittadini a movimenti e gruppi che si richiamano ancora nella teoria e nella prassi al fascismo.
In ragione del proprio ruolo formativo ed educativo, e per scongiurare il pericolo del degrado della convivenza civile, il Collegio dei docenti del liceo Michelangiolo rinnova con più forza il proprio quotidiano impegno al dialogo con le studentesse e con gli studenti, alla riflessione inesausta e vigile sui valori su cui è fondata la nostra democrazia, moltiplicando le occasioni di confronto e le iniziative di sensibilizzazione.
Ognuno di noi oggi è chiamato, con la sola forza dei principi di libertà e tolleranza espressi dalla Costituzione, ad assumersi la responsabilità del proprio ruolo educativo, culturale e politico, schierandosi e denunciando apertamente senza ritardi, reticenze ed omissioni di sorta, che aprono la strada - come è successo davanti al Michelangiolo - solo alla violenza di chi nella democrazia non si riconosce.”
Il Consiglio di Istituto, inoltre, dopo la grande solidarietà che i cittadini e le cittadine di Firenze hanno espresso - anche attraverso la manifestazione del 21 febbraio - agli studenti e alle studentesse del Liceo Michelangiolo, ritiene necessario non solo esprimere la condanna per l’aggressione, ma dare un segnale ulteriore, affinché non si lascino soli gli studenti quando tutti i riflettori mediatici e politici saranno spenti. Non può passare il messaggio che di fronte a un’aggressione violenta l’istituzione a cui fanno riferimento resti di fatto indifferente. Il Liceo Michelangiolo si impegna pertanto a costituirsi parte civile qualora ci siano processi penali.
Il Consiglio di Istituto rifiuta, infine, la strumentalizzazione mediatica dell’accaduto, attuata da un certo numero di partiti, personalità politiche e giornali, al capzioso fine di perseguire scopi legati al proprio schieramento politico o ideologico distorcendo lo svolgimento degli eventi, mistificando le dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa da parte delle persone intervistate in merito, desumendo conclusioni che non trovano alcun sostegno nella verità storica dei fatti.
 
Firenze, 22 febbraio 2023
 

 

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