UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

martedì 6 giugno 2023

POST COMUNISTI FILO AMERICANI
di Luigi Mazzella
 


La difficile posizione dei post-comunisti filo-statunitensi.
  
I post-comunisti italiani, capeggiati da Elly Schlein, passati dopo il crollo dell’impero sovietico a ingrossare le file dei partiti europei filo-statunitensi, oggi non sanno che pesci prendere. L’alternativa è: o quella di allearsi con i “Fratelli d’Italia” della Meloni e togliere l’ascia di guerra dalle mani della sola “pulzella della Garbatella” contraddicendo ancor più vistosamente le molteplici manifestazioni pacifiste degli anni passati (non del tutto dimenticate dagli Italiani) o seguire Francesco sulla via del “cessate il fuoco”, perdendo i benefici (economici e mass-mediatici) della sudditanza politica dagli Americani, faticosamente conseguita con le note intermediazioni di “venerati” compagni. Non v’è dubbio che la cultura, pure approssimativa, dei “post-comunisti” dovrebbe farli inclinare verso il secondo corno del dilemma.
Nel loro DNA dovrebbero essere rimaste tracce della loro avversione all’incontenibile intromissione statunitense negli affari dei Paesi dell’intero Pianeta. Ai più coltivati tra essi dovrebbe essere noto che nella vecchia colonia inglese d’oltreoceano sono confluiti e risultano pesantemente presenti i tre irriducibili monoteismi religiosi mediorientali (con la loro tendenza alla locupletazione  monetaria: lobby bancaria ebraica di Wall Street, Ior cattolico e Petroldollari islamici), le derivazioni protestanti del cristianesimo (gli anglicano-calvinisti con il loro accentuato e soffocante puritanesimo, i luterani, gli evangelici, gli Avventisti, i Mormoni, i Battisti, i Pentecostali, i Metodisti),  le innumerevoli sette religiose (tra cui la temibile Scientology, responsabili di imprevedibili e ricorrenti eccidi), le Massonerie di vari riti,  gli epigoni della filosofia idealistica tedesca di fine Ottocento nelle versioni fintamente moderate di destra e di sinistra e che, in sintesi, nei confini del Nuovo Continente si annidano gli assolutismi più impermeabili del mondo, inquadrati in una finta cornice di tolleranza che ha radici vere nell’empirismo inglese, mai approdato, però,  se non per alcuni aspetti pratici, sulle coste scoperte da Cristoforo Colombo. I post-compagni non dovrebbero neppure ignorare che in America del Nord non è difficile imbattersi in mistici impazziti, fondamentalisti religiosi, antiabortisti fanatici e violenti, membri di segrete sette sataniche o hare krishna in interminabili processioni.
Sta di fatto, però che il pout-pourrì culturale (?) statunitense se ha potuto dominare l’Occidente e, dopo il crollo dell’Impero sovietico, sedurre anche loro, figli di Togliatti e Berlinguer, la causa sta nel fatto che la loro cultura di base non era e non è diversa, impastata com’è di un temperato confessionalismo religioso e di un accentuato hegelismo di sinistra. In altre parole, la cosiddetta cultura americana altro non è che una conseguenza ineliminabile della cultura Occidentale. C’è, però, un ma. Il dominio statunitense è avvenuto con la cosiddetta “politica dei due forni”. Per combattere un pericoloso nazi-fascismo, sviluppatosi nel ventre dell’Europa, l’alleanza con il “mostro” bolscevico-comunista fu essenziale e determinante. 
Oggi, però, per arginare la presenza in Europa della Russia ritenuta ancora “potenzialmente comunista”, Joe Biden fa leva sui “mostruosi” neo-nazisti di Azov utilizzati da Zelensky e su governi imperniati sull’estrema destra neo fascista (in Svezia e in Italia, a tacer d’altri). Da questo “ma” dovrebbe pur nascere qualche utile riflessione!
  

IL POEMA ALPINO
di Franco Toscani                                                           

Roberto Taioli
 
Il senso dell’Oltre nella poesia di Roberto Taioli.
                                                                              
Leggendo il "poema alpino" di Roberto Taioli (Ascendit. Poema alpino, prefazione di Gabriele Scaramuzza, edizioni Ulivo, Balerna, Svizzera, 2016), composto da 367 versi, si avverte ben presto che esso è il frutto di una lunga elaborazione e "ruminazione" dell'autore, poeta e filosofo milanese che, nei monti della val d'Ayas (in val d'Aosta) da lungo tempo frequentati e a lui molto cari, ha sempre trovato fonte di ispirazione poetica e di pensiero. Questi monti aostani sono talmente cari al poeta che ad essi - oltre che a "chi li ha creati" e "a chi li conserva eterni" - è dedicato il "poema alpino", che reca una prefazione assai densa di Gabriele Scaramuzza, già docente di Estetica presso l'Università degli Studi di Milano, nella quale anche l'autore ha prima studiato e poi lavorato. Ascendit non è di facile lettura ed effettivamente "dà molto da pensare", come scrive l'autore stesso nelle sue interlocuzioni con Scaramuzza, ampiamente riportate da quest'ultimo nella Prefazione (pp. 7-13). Qui Scaramuzza fornisce importanti chiavi di lettura del poema parlando di un "racconto autobiografico", in cui l'io diventa "centro di relazioni" con gli altri e con le cose, incontra la natura circostante attraverso il filtro della propria soggettività, la quale opera - per ricorrere a un termine specifico della fenomenologia di Husserl e di Paci, filosofi tra i più amati da Taioli - una peculiare Sinngebung (conferimento di senso). Si tratta di una donazione di senso poetico-pensante, in cui l'interrogazione dell'Alterità trascendente avviene in un dialogo incessante e pure in forma di preghiera; di qui il "respiro religioso non confessionale" (come rileva ancora Scaramuzza) dell'intero componimento. Il "poema alpino" indica al suo autore stesso e ai suoi lettori il cammino verso l'alto, l'ascesa "sempre più su, verso il cielo" (come dice una citazione posta all'inizio di Ascendit, tratta da Der Zauberberg, La montagna magica, 1924, di Thomas Mann), dove il cielo diventa il luogo per eccellenza di salvezza e di consolazione. La preghiera-interrogazione della poesia domanda: "dimmi se continua la vita/ dove tutto finisce/ se qualcosa s'accampa s'inerpica/ più alto del cielo" (p. 15). È davvero una domanda metafisica, dove l'uomo non è più innanzitutto il viandante che abita la terra e misura la distanza fra terra e cielo, ma è colui che - ricorrendo questa volta alla poesia, alla bellezza dei versi, a ciò che Wallace Stevens chiamò la "suprema finzione" della poesia - cerca la salvezza eterna, la definitiva rassicurazione e protezione di sé. La scrittura poetica vuole essere anche "cura di sé", forma di autorassicurazione e pacificazione, ricerca dell'eternità. Il poeta sa che il tempo ci sfugge, ma con la poesia tenta l'impossibile.


La copertina del libro


La scommessa di Taioli è chiara, netta, inequivocabile; egli si affida alla speranza forte nella consolazione, protezione e salvezza eterne. Qui la morte e la finitezza sono avvertite come una soglia da varcare, non sono più qualcosa di insuperabile, non vengono assunte come inesorabili leggi di natura e accettate pienamente, ma si cerca di fare i conti con esse per superarle o, meglio, per tentare di superarle, col forte desiderio e speranza di oltrepassarle, ben consapevoli dell'impresa ardua. L'eternità non consiste per Taioli nella legge che sancisce l'impermanenza e il divenire di tutte le cose, ma è il divino o, forse meglio ancora, il Tu divino, il Tu di un Dio personale che salva e redime, conforta e consola, che nel pericolo estremo ci mette per sempre al riparo nella pace assoluta. Anche se la parola Dio non compare in Ascendit, il rinvio al Dio creatore, provvidenziale e salvifico ci sembra comunque centrale nel poema. Con la bellezza e l'incanto dei suoi versi, con la sua raffinatezza e ricercatezza linguistica, con la sua tela sapientemente tessuta, col suo "poema alpino" in cui poesia e pensiero sono intimamente compenetrati, Taioli si rivolge fiducioso al "Tu" prodigioso che crea la bellezza, unisce terra e cielo, ordina le acque, governa la natura intera, l'incantevole
φύσις. La poesia dunque qui si palesa soprattutto come una profonda tensione all'Oltre. Non tanto tensione all'oltrepassamento esistenziale considerando la trascendenza nell'immanenza e l'immanenza nella trascendenza, ma tensione all'Oltre della metafisica, alla meta dell'σχατον, ad una Trascendenza pura, in cui poter trovare ristoro e riparo eterni. È la ricerca di un Dio-Tu personale capace di redimere e di appagare, che va incontro agli esseri umani fragili e bisognosi, anche al poeta stesso che, con profondo afflato evangelico, scrive: "i miti e i deboli i franti i feriti/ gli afflitti e gli inquieti/ per tutti sbriciolavi il pane/ e placavi l'arsura" (p. 29).
Non a caso il "poema alpino" si conclude insistendo sulla compièta, l'ultima parte della "liturgia delle ore", con la quale si chiude la giornata liturgica e le preghiere che vi sono comprese. Estensivamente, per il poeta e pensatore Roberto Taioli, la compièta diventa la preghiera del compimento, della plenitudo di sé stesso e di ciascun uomo che ha svolto il suo cammino esistenziale.

 

 

LA POESIA
di Clara Reina
 
Clara Reina

Deserto nucleare
 
Scheletro contorto.
L’albero che fu
piange il futuro negato.
Attorno il nulla.

 

VACCARO A CAMPOBASSO



 

ARCHIVIO PRIMO MORONI

 



CADDEO ALLA BIBLIOTECA CHIESA ROSSA

 
Rinaldo Caddeo


Via San Domenico Savio 3 - 20141 Milano
(tram 3 e 15; MM2/verde-capolinea piazza Abbiategrasso)
 
Giovedì 8 giugno 2023, ore 18.00
LA LINGUA DEI SOGNI
 
Presentazione del libro di Rinaldo Caddeo
L’incendio, Puntoacapo, 2021
  
Dialoga con l’autore
Pasqualina Deriu
 
Modera
Andrea Cattania

 

lunedì 5 giugno 2023

LA GUERRA NEL CUORE DELL’EUROPA  
di Giovanni Bonomo

 
Opinioni a confronto.
 
Sul crimine della guerra, abominio di ogni diritto, mi sono espresso in occasione della presentazione di “NO WAR. Scritti contro la guerra”, di Angelo Gaccione, mentre nell’articolo “Per la salvezza dell’umanità” spiego che l’unica strada percorribile per scongiurare una guerra mondiale con l’uso di bombe atomiche è il disarmo unilaterale e incondizionato. Bisogna riconoscere che l’Ucraina è la tragica vittima di una guerra brutale per sottomettere il Paese e sfruttarne le vaste risorse: centinaia di migliaia di soldati e civili ucraini e russi hanno già perso la vita sui campi di battaglia e nelle città. Siamo nel mese di giugno 2023 e la propaganda di guerra di entrambe le parti in conflitto è sempre in crescendo: i ministri degli esteri della NATO “per facilitare i negoziati di pace” sono stati capaci solo di stanziare un nuovo pacchetto di aiuti militari, armi e munizioni all’Ucraina da 300 milioni di dollari, palesando il loro reale intento:  prolungare ulteriormente questa guerra, il massacro e la devastazione, obiettivo primario degli Stati Uniti e del Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg. Si tratta di una guerra prolungata condotta nell'interesse delle élite dominanti e dei loro monopoli, che può intensificarsi con la minaccia di bombe nucleari tattiche. Gli ingentissimi costi economici e umani sono gettati sulle spalle della stragrande maggioranza dei cittadini europei che non vogliono la guerra, così come la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non vogliono l’invio di armi a Kiev. La pretesa degli imperialisti statunitensi di difendere l'Ucraina è falsa tanto quanto lo sono i loro proclami sulla difesa della libertà, della sovranità e dei «valori liberali». I popoli dell'ex Jugoslavia, dell'Iraq, dell'Afghanistan e della Libia conoscono bene questi «valori». La guerrafondaia NATO è il problema, non la soluzione. Non è mai stata un'alleanza per la difesa degli Stati europei ma per salvaguardare l'egemonia degli Stati Uniti in Europa e per sopprimere qualsiasi istanza disarmista che possa minacciare le élite dominanti che ci governano.


 
La guerra è utilizzata come pretesto per un'estrema militarizzazione e riarmo dell'Europa, i bilanci della difesa vengono raddoppiati e persino triplicati, i governi europei permettono agli Stati Uniti di utilizzare i loro territori per attività militari e persino per le basi nucleari, mentre la Bielorussia sta ora permettendo alla Russia di schierare missili nucleari sul proprio territorio. 
I soldati ucraini e russi stanno pagando con la vita al fronte, mentre i cittadini europei sperimentano un'inflazione alle stelle, alti tassi di interesse, salario reale ridotto, limitazioni dei diritti democratici. Le politiche di austerità sono imposte in tutta Europa per sostenere l'ingente spesa dei bilanci della difesa. Nonostante che il popolo italiano non vuole partecipare a nessuna guerra, 
l'Italia va alla guerra e gli italiani la pagano cara, come scrive Valeria Poletti. In questo scenario non stupisce che molti sostengono l’operazione speciale russa e l'operato del presidente Putin. Perché occorre partire da un presupposto storico: Putin non ha iniziato la guerra in Ucraina. 




Le premesse del conflitto 
L'inizio della “operazione speciale” è la diretta conseguenza del colpo di Stato creato in Ucraina dall'occidente nel 2014 che con la violenza di piazza ha cacciato il governo regolarmente eletto con libere elezioni. Questa guerra è nata nel 2014, dopo il colpo di stato in Ucraina sostenuto anzi spronato dagli USA (c’era Biden vicepresidente e la Clinton segretario di Stato). Poi ci sono stati le rivolte spontanee di quella parte di Ucraina filorussa che si è schierata contro il colpo di Stato. Come risposta furono emanate leggi antirusse e si crearono due repubbliche che per 9 anni si sono rese indipendenti dalla stessa Ucraina, prima con un legittimo referendum, poi con la forza delle armi. Solo che per riprendersi la Crimea la Russia non sparò un solo colpo (in esito a un referendum, perché il 90% della popolazione è russa) mentre nelle altre province non si contavano più le persecuzioni anche solo di chi parla russo, con multe e sparatorie. I dati OCSE parlano di 14.000 morti tra civili e militari nel Donbass in 7 anni. Nel 2014 avvenne anche la strage di Odessa, nel silenzio assordante degli organi di informazione, nonostante Putin avesse più volte denunciato al mondo il genocidio del Donbass: gli ucraini diedero fuoco a un sindacato pieno di anziani, donne e bambini, e coloro che fuggivano dall’incendio furono ammazzati a fucilate. 
Furono poi fatti gli accordi di Minsk - nel periodo di presidenza Trump negli USA - con il riconoscimento delle due Repubbliche da parte dell’Ucraina come regioni a statuto speciale. Si arriva così alla presidenza di Biden il cui figlio “Hunter” (nomen omen…) ha diversi gasdotti in Ucraina facendo affari milionari. Biden ha subito chiesto l’ingresso - inaccettabile per la Russia - dell’Ucraina nella NATO, con i missili puntati a 300 km da Mosca (per non parlare dei vari laboratori che producono armi chimiche, piazzati lungo tutto il confine russo). Con questi antefatti si spiega l’interesse degli USA per questa guerra non voluta da nessuno: hanno spronato Zelensky a bombardare di nuovo il Donbass per riprendersi i territori e con promesse di aiuti miliari. La Russia ha invece fatto di tutto per evitare il conflitto sedendosi al tavolo delle trattative con tutti i presidenti e i ministri degli esteri, ma sentendosi opporre l’assurda pretesa voluta da Biden, ha perfino proposto di demilitarizzare l’Ucraina per farne uno Stato cuscinetto come la Svizzera, di transito di gas e merci, per ricevere in risposta sempre un secco no. Non è difficile comprendere allora la reazione di Putin, sostenuto dalle popolazioni filorusse del Donbass, visto come un liberatore di quelle zone restituite, senza essere annesse alla Russia, alla loro libertà dopo i massacri di quegli anni. 



Una guerra non solo alla Russia 
In questi nove anni insomma la Russia ha appoggiato le Repubbliche, mentre l'occidente ha appoggiato l'Ucraina. In nove anni di finti accordi di pace le due repubbliche indipendenti hanno vissuto con il blocco della propria economia, con il blocco delle pensioni, dell'acqua, della luce da parte del governo ucraino sotto continui bombardamenti. La creazione del nemico russo era compiuta. Come dichiarato e ormai confessato dagli stessi leader occidentali, gli accordi di Minsk non servivano ad arrivare alla pace, bensì a preparare ed armare l'Ucraina in un conflitto contro le repubbliche e contro la stessa Russia. Se la Russia a febbraio non fosse entrata in Ucraina, a inizio marzo sarebbe partita l'offensiva ucraina contro le due repubbliche indipendenti, dove ormai la gran parte degli abitanti aveva la cittadinanza russa. L'Ucraina è stata usata come campo di battaglia per attaccare la Russia, perché l'obiettivo della NATO non è difendere l’Ucraina ma attaccare la Russia e dividerla dall'Europa. 
Dobbiamo comprendere che questa guerra contro la Russia indetta dalla NATO e dalle élite che la sostengono è anche una guerra contro l'Europa, tornata sotto l'asfissiante morsa statunitense. Parlando dell'Italia a noi conviene comprare materie prime dalla Russia ed esportare prodotti finiti oltre ai prodotti del nostro settore primario, non conviene avere la Russia nemica. Gli USA attaccando la Russia hanno rimesso l'Europa sotto il loro totale controllo usando come grimaldello i nuovi membri UE quali Polonia e Paesi baltici. Per avere un quadro più approfondito della materia qui accennata a grandi linee, segnalo il ricco e documentato volume: Perché il conflitto è NATO del giornalista d’inchiesta Francesco Amodeo, nel quale spiega la visione egemonica degli americani e come vogliono imporla al mondo intero. Un dominio monopolare, di cui tutti avremmo da perdere, soprattutto noi italiani che ci troviamo al centro del Mediterraneo. La cessazione della guerra, la fine delle egemonie, il disarmo e la collaborazione pacifica internazionale sono la via da seguire, per un mondo di sicurezza e di prosperità, non il riarmo irresponsabile in cui si sta avviando anche l’Europa.

 

 

POETI E GUERRA
di Clara Reina
 


Disertore
 
Non sia scritto il mio nome
sul proiettile
non voli dalla mia mano la bomba
che spezzi il sogno del ragazzo
l’urlo della madre mi perseguita
no, non posso più
il senso capovolto della vita mi travolge
mai più
volterò la schiena e sì, fuggirò
verso pianure incerte
libero di osare.

IL CANZONIERE D’AMORE DI ROSSANI
di Maria Cristina Pianta


Ottavio Rossani (Foto: Dino Ignani)

Quell’amore che èmovimento della vita”.
 
Prima di introdurre la raccolta La luna negli occhi, vero e moderno canzoniere d’amore, vorrei ricordare che Rossani, ospite della puntata Poetando (ArteVarese), in un’intervista condotta da Luisa Cozzi per Rete55, ha detto che “l’amore è il movimento della vita”. In precedenza, pensando ad altre sue opere, ha scritto: “Ci innamoriamo ogni giorno” (Da A quest’acqua torno, in Falsi confini, 1989). Nella personificazione di Soverato, “che si stende arruffata”, scopriamo che “questa lingua di terra ha grande fame d’amore”. Ancora il termine amore viene ribadito per mezzo dell’anafora, in un inedito, pubblicato sull’Autoantologia “Soverato” del 2019, (i Quaderni del Bardo), contrapposto all’odio. 
A questo punto ritorniamo a La luna negli occhi (Premio Camaiore 2020). È importante il sottotitolo Canzoniere d’amore 1988-2018. Ha senso scrivere d’amore, nella nostra epoca? Intanto l’autore si ricollega alla tradizione di Dante e Petrarca, trovando però strumenti e linguaggio nuovi. Pensiamo al testo Apparizione: “Accesa / come fuoco del camino / lucente…/ come Tour Eiffel nel sole, / trepida / come timida esploratrice. / Apparizione / il tuo dorato mistero nel parlottio / pur ricordando: “Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand’altrui saluta…”, presenta riferimenti concreti: la Tour Eiffel, il bistrot di Parigi e una passione che l’avverbio vorticosamente suggerisce. Sovente all’emozione intensa subentra la consapevolezza della fine di ogni bella esperienza e della caducità della vita. Amore e morte si intrecciano. Il senso di fugacità dell’esistenza è molto accentuato in Petrarca: “Erano i capei d’oro a l’aura sparsi…/ e il vago lume oltre misura ardea / di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi” e Rossani, a sua volta: “Mi hai fulminato con un sogno / i capelli scompigliati / da un vento arrogante”. Il desiderio della donna amata crea sofferenza quando lei si allontana. L’assenza, quindi, procura dolore, spasimo. Ma anche i problemi contingenti (scadenze, impegni professionali e familiari) imprimono un senso di stanchezza che poi si supera cercandosi in uno stupore inaspettato. Questo alternarsi di stati d’animo fa parte del gioco perché senza amore non sembra si possa esistere. Certamente, si arde, ci si brucia accorgendosi di non essere più al centro dell’universo. E la luna che ruolo ha nel libro? È una componente importante, che fa venire in mente Leopardi, colui che anche metricamente ha rinnovato la canzone, definita canzone libera, nel Canto notturno del pastore errante, in Alla luna, e nell’Ultimo canto di Saffo. Nella sezione Racconti Rossani accompagna l’amarezza della figura femminile davanti al mare, con spicchi di luce, è partecipe dell’indignazione di fronte a violenze e prevaricazioni. Qui si intravede una tematica sociale che sfocerà nelle successive poesie civili. Possiamo, inoltre, scoprire, sempre nella notte, rischiarata dalle stelle, richiami alla storia: maniero, cavaliere, assedio.  Mutano usi, costumi, ma i sentimenti hanno analoghe dinamiche. Nella parte Richiami si ripresenta il divario tra attese palpitanti, promesse di un futuro, e abbandono, separazione. Talvolta alcuni particolari come suoni di posate, vino rosso, faraona si aprono alla poesia conviviale, in un rito in cui donarsi all’altra è testimoniato in una precisa realtà. In Sipario, infine, il fluire del tempo lascia una traccia sempre più incisiva, che non viene percepita con cupo pessimismo, anzi alimenta i sogni e recupera la memoria del passato. Le singole poesie sono accomunate da scelte lessicali aderenti al contesto, da un ritmo ottenuto grazie ad una rigorosa punteggiatura e da espedienti tecnici come l’uso dell’enjambement. Rimaniamo, come scrive Giuseppe Conte, colpiti da una narrazione che non è mai prosastica, ma lirica.  
 


Ottavio Rossani
La luna negli occhi
Aragno Ed. 2019
Pagg. 70,15,00
 

domenica 4 giugno 2023

LA DERIVA MILITARISTA DI UNA REPUBBLICA
di Giuseppe Natale*
 


Il 2 Giugno 2023 la Repubblica italiana ha compiuto 77 anni.
 
La Festa della Repubblica è la terza ricorrenza civile del nostro Paese, dopo quella della Liberazione dal nazifascismo (25 Aprile) e quella del 1° Maggio. Feste civili di primavera, la stagione della rinascita e del rifiorire della natura che promette bellezza e benessere, amore e felicità. Liberazione dalla barbarie nazista e fascista, abbattimento della dittatura e cacciata dell’esercito tedesco occupante, conquista della libertà e della democrazia, rifiuto della monarchia e scelta della forma repubblicana dello Stato, Costituzione antifascista a fondamento dei diritti inalienabili di libertà uguaglianza fratellanza e solidarietà e di un sistema democratico progressivo e partecipativo: sono questi i contenuti essenziali e i valori fondamentali delle tre festività del nostro calendario civile. Il 2 e 3 Giugno del 1946, a un anno dalla liberazione dal nazifascismo e dalla fine della seconda guerra mondiale (oltre 50 milioni di morti!), si svolsero le elezioni a pieno suffragio universale. Finalmente e per la prima volta le donne esercitarono il diritto di voto. E la loro partecipazione fu straordinaria. Con il primo referendum istituzionale, il popolo italiano viene chiamato ad esprimersi sulla scelta alternativa Monarchia o Repubblica e ad eleggere i e le rappresentanti all’Assemblea Costituente con il compito di scrivere la nuova Costituzione. Partecipano al voto quasi il 90% (89,08%) degli aventi diritto (28.005.449): 13 milioni di donne e 12 milioni di uomini. Il 54,3% (12.717.923) sceglie la Repubblica, il 45,7% (10.719.284) la Monarchia. La vittoria repubblicana è netta. La svolta è davvero epocale: nasce la giovane Repubblica italiana. Si può affermare che il salto di civiltà democratica è notevole: è il “secondo risorgimento” del popolo italiano. Si eleggono i 556 membri dell’Assemblea Costituente, rappresentanti dei diversi partiti ricostituitisi dopo la loro messa fuorilegge dalla dittatura fascista ( l’80% dei seggi va a: Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Partito Comunista, Partito Repubblicano, Partito d’Azione), espressione della società civile e del mondo della cultura in una ricca pluralità di idee e proposte che confluiranno nei lavori della Commissione dei 75 e dell’Assemblea per dare vita a una Carta costituzionale tra le più democratiche al mondo. Nonostante la ridottissima componente femminile (appena 21 su 556, il 3,7%!), il contributo delle Madri Costituenti alla stesura della Costituzione è di capitale importanza nella definizione dello Stato sociale e dei diritti fondamentali: uguaglianza dei sessi, giustizia sociale, tutela della maternità, istruzione, salute, accesso paritario nel mondo del lavoro a cominciare dagli uffici pubblici.
Oggi, i partiti che contribuirono a fondare la Repubblica democratica e antifascista non esistono più. Nel corso dell’ultimo trentennio si è imposto il dominio globale di un capitalismo neoliberistico, rapace e distruttivo, che ha sottomesso a sé quasi tutte le forze politiche. Non a caso questo governo di destra, guidato dagli eredi dell’ideologia fascista, insiste nel volere modificare la forma democratica partecipativa e plurale in Repubblica presidenziale con ulteriore accentramento dei poteri nelle mani del Capo dell’esecutivo. È davvero diabolico, e reazionario, insistere nello sfregio della Carta fondamentale, nonostante la doppia bocciatura da parte del popolo italiano delle leggi di modifica costituzionale in senso oligarchico-autoritario proposte dai governi Berlusconi (2006) e Renzi (2016).



La “crisi della democrazia” si aggrava sempre di più nello scenario angosciante e inquietante della guerra russo-ucraina, che è scontro tra USA/Nato e Russia (e Cina). L’Europa non riesce (non vuole) giocare un ruolo autonomo di soggetto attivo per fermare per via diplomatica la guerra. Ed arma l’Ucraina e si arma. L’unione pacifica dei popoli europei si sgretola. L’Italia del “ripudio della guerra” (art. 11/Cost.) viene portata in prima linea nella corsa agli armamenti. Il Parlamento europeo, alla vigilia della festa della nostra Repubblica, approva un ulteriore “urgente” stanziamento di 500 milioni di euro per sovvenzionare l’industria bellica a danno del bilancio previsto per i servizi sociali. Questo atto viene denunciato come “gravissima violazione della natura e delle regole dell’UE” nel comunicato da condividere e diffondere, firmato da ANPI Nazionale, Odissea, Arci, Libertà e Giustizia, Rete italiana Pace e disarmo: https://www.anpi.it/il-parlamento-europeo-approva-il-regolamento-la-produzione-di-munizioni-una-gravissima-violazione 
 
*presidente Anpi Crescenzago

POETI DA BOCCA




ISTITUZIONI 
di Franco Astengo


Sta dimostrando tutta la sua gravità la sottovalutazione (persistente) del peso che avrebbe avuto sugli equilibri istituzionali del Paese e sulla qualità (già modesta) della democrazia l'avvento di un governo guidato da una forza politica erede diretta della Repubblica Sociale. Non si calcola in questo conto l'evidente violazione dell'articolo 11 della Costituzione perché questo articolo è stato messo sotto i tacchi da tanti governi compresi quelli di centro-sinistra di fine '900 in particolare. Si vuol invece accennare in modo particolarmente accorato all'apertura di una stagione di conflitto sul piano istituzionale che, alla fine, potrebbe condurre a un ulteriore restringimento nei termini concreti di esercizio di una democrazia repubblicana nella quale si esercitino i principi di separazione esecutiva, legislativa, giudiziaria con il pieno funzionamento dei relativi organismi di controllo. Su questo stesso terreno appare inoltre aperto uno scontro con l'Unione Europea: si coglie così l'occasione di rimarcare l'importanza della prossima scadenza elettorale relativa al Parlamento Europeo proprio sul piano del determinarsi di una maggioranza formata dal PPE/Conservatori/Identitari avente l'obiettivo di far coincidere il perimetro UE con quello NATO e di spostare ad Est, verso le "democrature" l'asse strategico di riferimento dell'equilibrio politico del continente (non a caso il recente summit della Comunità si è svolto in Moldova). Tornando alla situazione interna e riassumendo velocemente si può affermare che accanto ai due grandi maxi-progetti di revisione costituzionale riguardanti la forma di governo e l'autonomia differenziata si sta attuando l'assalto ai poteri di controllo della Corte dei Conti (di questi giorni la vicenda riguardante il Collegio del controllo concomitante e il PNRR : questione oggetto anche del già citato scontro con la Commissione Europea) e si sta preparando l'attacco alla Corte Costituzionale. Tra l'autunno e il prossimo anno sono destinati a cambiare 6 giudici e relativi equilibri interni. Al governo serve un organismo "amico" per portare a compimento la riforma costituzionale. Ricordata l'occupazione "manu militari" della RAI è necessario cercare di far comprendere come in gioco ci sia il passaggio da una democrazia rappresentativa (poggiata su una Costituzione di "identità sociale" molto avanzata) a una forma di governo di tipo plebiscitario (si rinnova in questa sede il richiamo al T.U. 2 settembre 1928, n.1993). Si discute molto in questi giorni di "egemonia culturale" tra destra e sinistra. Al riguardo del quadro fin qui schematicamente riassunto deve essere ancora ricordato un punto: l'antica egemonia culturale della sinistra non si esercitava soltanto attraverso giornali, saggi, case editrici, teatro, cinema ma anche (verrebbe da aggiungere "soprattutto") attraverso la funzione pedagogica esercitata dai grandi partiti di massa: funzione pedagogica che si misurava con i temi filosofici, storici, letterari ma anche nella paziente spiegazione della funzione degli strumenti istituzionali, del loro rispetto e ruolo nella vita pubblica. Da aggiungere, infine, che è stato completamente abbandonato il tema della legge elettorale dimenticando i diversi profili di incostituzionalità presenti nella legge: in primis le liste bloccate e la violazione del principio del voto libero e personale che avviene attraverso l'impossibilità di voto disgiunto tra parte uninominale e parte proporzionale.

sabato 3 giugno 2023

STOP ALLA GUERRA



Dichiarazione della riunione europea della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)
 
L’Ucraina è la tragica vittima di una guerra brutale e reazionaria in cui la Russia imperialista e i suoi rivali imperialisti occidentali desiderano sottomettere il paese e sfruttarne le vaste risorse. Centinaia di migliaia di soldati e civili ucraini e russi hanno già perso la vita sui campi di battaglia e nelle città. I ministri degli esteri della NATO si incontreranno a Oslo il 31 maggio per discutere come prolungare ulteriormente questa guerra, il massacro e la devastazione. Questo è l'obiettivo primario degli Stati Uniti e del Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg. Altrimenti, potrebbero accettare le offerte di diversi paesi per facilitare i negoziati di pace. Gli Stati Uniti e la NATO invece rifiutano apertamente ciò, a nome dell'Ucraina. Inoltre insistono sul fatto che la Russia deve essere sconfitta e che interverranno nella guerra con più armamenti e logistica «finché sarà necessario». Si tratta di una guerra prolungata condotta nell'interesse delle classi dominanti e dei loro monopoli, che può intensificarsi con la minaccia di bombe nucleari tattiche, che espande i suoi fronti dal Baltico al Mar Nero. Gli enormi costi economici e umani sono gettati sulle spalle della classe operaia e dei popoli. La pretesa degli imperialisti di difendere l'Ucraina è falsa tanto quanto lo sono i loro proclami sulla difesa della libertà, della sovranità e dei «valori liberali». I popoli dell'ex Jugoslavia, dell'Iraq, dell'Afghanistan e della Libia conoscono bene questi «valori». La NATO è il problema, non la soluzione. Non è mai stata un'alleanza per la difesa dei paesi europei. È un'alleanza guerrafondaia istituita per salvaguardare l'egemonia degli Stati Uniti in Europa e per sopprimere qualsiasi movimento operaio che possa minacciare la classe dominante. La propaganda di guerra da entrambe le parti è assordante. Sebbene la forza militare convenzionale della NATO superi di gran lunga la Russia, la guerra è utilizzata come pretesto per un'estrema militarizzazione e riarmo dell'Europa. I bilanci della difesa vengono raddoppiati e persino triplicati. Fingendo che le loro risorse militari siano scarse, gli stessi paesi NATO stanno inviando carri armati, missili e per ultimo aerei da combattimento in Ucraina con le proprie «risorse limitate». Mentre il controllo della polizia e la politica autoritaria sono in aumento in tutti i paesi europei, si attua una continua propaganda per preparare le giovani generazioni a diventare carne da macello. La borghesia europea permette agli Stati Uniti di utilizzare i suoi territori per attività militari e persino per le basi nucleari. In vista del vertice del Consiglio Nord Atlantico, il governo norvegese ha permesso alla più grande portaerei del mondo USS Gerald R. Ford di ancorare fuori dalla città di Oslo. Allo stesso modo, la Bielorussia sta permettendo alla Russia di schierare missili nucleari sul suo territorio. Inoltre, l'Unione Europea sta ridefinendo le sue ambizioni e la sua strategia imperialiste. L'unione militare viene istituita per proteggere gli interessi degli stati e dei monopoli europei imperialisti, per partecipare alla lotta per la ri-divisione del mondo. In un mix di cooperazione e rivalità, gli imperialisti tedesco e francese vogliono trarre vantaggio da questa situazione e dominare l'UE e gli stati capitalisti minori. Soprattutto l'imperialismo tedesco è attivo per realizzare i suoi vecchi piani di essere la potenza leader in Europa. Non serve l’immaginazione per capire chi sta pagando il prezzo della guerra e dell'escalation della militarizzazione. I soldati ucraini e russi stanno pagando con la vita al fronte, mentre i lavoratori altrove in Europa sperimentano un'inflazione alle stelle, alti tassi di interesse, salario reale ridotto, limitazioni dei diritti democratici. Le politiche di austerità sono imposte in tutta Europa per sostenere l'ingente spesa dei bilanci della difesa. I lavoratori del nostro continente non hanno niente da guadagnare e tutto da perdere dalla antipopolare e pericolosa politica di guerra. Il nostro principale nemico è la borghesia nei nostri paesi. La lotta per la pace, contro l'invio di armi e il crescente coinvolgimento dei nostri paesi in questa guerra ingiusta, contro tutti i guerrafondai è un compito centrale nella situazione attuale. Questa lotta deve essere collegata alla lotta per l'aumento dei nostri salari, per la difesa e il miglioramento delle condizioni di lavoro, per pensioni pubbliche e dignitose, sistemi sanitari, istruzione, così come alla lotta contro la reazione e il fascismo in ogni paese. Un cessate il fuoco immediato e negoziati sono la soluzione a breve termine in Ucraina. Ma solo la solidarietà di classe internazionale e la pressione dei popoli e dei lavoratori d’Europa possono garantire una pace giusta nel lungo periodo. La questione della pace non può mai essere lasciata nelle mani dei governi imperialisti! Stop alla guerra ora!  

 
Partito Comunista degli Operai di Danimarca - APK
Partito Comunista degli Operai di Francia - PCOF
Organizzazione per la costruzione di un Partito Comunista
degli Operai di Germania (Arbeit Zukunft)
Piattaforma Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
Gruppo Marxista-Leninista Revolusjon - Norvegia
Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista) - PCEML
Partito del Lavoro (EMEP) - Turchia.

IL NEMICO IN CASA
di Vincenzo Rizzuto


A proposito della violenza contro le donne.
 
Ogni giorno si legge sui giornali di violenza sulle donne, una violenza fatta non solo da estranei, ma ancora di più dagli stessi familiari fra le mura domestiche. È una mattanza le cui cause sono quasi sempre da ricercare in un distorto, malcelato modo di concepire, da parte dell’uomo, il rapporto con la donna, che troppo spesso è vista come bene di possesso, come soggetto che, una volta ‘conquistato’, perde ogni diritto ad autodeterminarsi, soprattutto dal punto di vista dei sentimenti malamente intesi. Nel caso in cui poi l’uomo è mafioso, la donna, vicina a lui come moglie, amante, fidanzata o figlia, è costretta a condividerne ogni scelta, ogni disvalore, ogni amicizia o inimicizia, diversamente è destinata a pagarne le conseguenze anche con la morte.
Personalmente, dopo avere dedicato oltre quarant’anni alla scuola a fianco dei giovani, ritengo che buona parte di questo maschilismo dilagante dipenda anche dall’assenza totale di educazione sentimentale nell’atto formativo, a partire dalla scuola primaria fino a quella secondaria di secondo grado. Ma anche nella famiglia e nelle altre istituzioni formative, come la Chiesa, l’educazione sentimentale non ha mai trovato spazio e, per così dire, diritto di cittadinanza. Nella scuola italiana si parla di tutto, anche di sesso degli angeli, ma mai e poi mai di educazione sentimentale. Qualche docente, che di volta in volta ha provato a farlo, è finito sulla graticola e ha rischiato di rimetterci non solo il posto ma di andare anche in galera. Le stesse famiglie di fatto hanno sempre preferito che i loro figli scoprissero il sesso e discutessero di sentimenti non nelle aule scolastiche con personale specializzato, come medici, docenti di scienze, psicologi o pedagogisti, ma di nascosto e da soli, o con i coetanei riuniti in congreghe non sempre raccomandabili, informate e guidate sempre più dalle perigliose strade del piccolo schermo televisivo o del cellulare, su cui viaggia la spazzatura più pericolosa. Attraverso questi mezzi i giovani di ogni età, senza alcun sostegno e guida, vengono a contatto con realtà virtuali allettanti e, ahimè, troppo spesso terribilmente distruttive di ogni sano costume morale ed etico. In quei piccoli schermi, così, l’educazione sentimentale, di cui è parte integrante anche la dimensione sessuale, invece di diventare culto del bello, rischia di trasformarsi in disvalore, in feticcio che rende l’uomo schiavo dell’edonismo più sfrenato, in nome del quale è pronto ad utilizzare qualsiasi strumento e a trattare gli altri come mezzo, come merce. In questa logica aberrante, la donna spesso viene percepita non più come soggetto di pari diritti, ma come strumento da utilizzare per raggiungere il piacere, e da distruggere quando si rifiuta di sottomettersi e obbedire.
A questo stato di cose, che si configura ormai come un assurdo pedagogico nell’atto educativo dei nostri giovani, ha contribuito e contribuisce anche una certa chiusura ideologica del cattolicesimo nostrano più bigotto, che ha sempre arricciato il naso e fatta la voce grossa ogni volta che da qualche parte è stato proposto di introdurre nelle scuole l’educazione sentimentale come disciplina curriculare. E allora è lecito chiedersi: a quando la risoluzione del problema di fronte al brutto, orribile spettacolo della violenza quotidiana contro la donna? Perché non si vuole capire che tale violenza è soprattutto una questione culturale, che riguarda la formazione di base dell’uomo; una questione che non può ulteriormente essere affrontata con il ricorso alla sola, sterile condanna del reato, perché la condanna non risolve il problema, e viene applicata quando già il reato è stato irrimediabilmente consumato.

 

 

 

  

 

      

 

 

 

POETI E GUERRA



Due poesie sul topos Odisseo Telemaco di Iosif Brodkij e Giorgio Linguaglossa. Traduzioni di Giovanni Buttafava e Donata De Bartolomeo. Odisseo è l'uomo che, per primo fa esperienza della perdita della memoria (un vero e proprio stato di ebbrezza) e, proprio grazie a questa esperienza di perdita, può attraversare il mondo alla ricerca di ciò che ha perduto. E' il primo uomo dell'Occidente a dover fare i conti con questo aspetto tipico della psicosi, d'ora in avanti tutti gli uomini saranno segnati da un meccanismo psicotico che agisce all'interno della propria psiche. In Odisseo la perdita di tempo viene a coincidere per la prima volta nella storia europea con la perdita di memoria. Odisseo è il primo umano che fa esperienza della perdita del tempo. 

[Giorgio Linguaglossa]

 

 
Iosif Brodskij
 
Odisseo a Telemaco
 
Telemaco mio,
la guerra di Troia è finita.
Chi ha vinto non ricordo.
Probabilmente i greci: tanti morti
fuori di casa sanno spargere
i greci solamente. Ma la strada
di casa è risultata troppo lunga.
Dilatava lo spazio Poseidone
mentre laggiù noi perdevamo il tempo.
Non so dove mi trovo, ho innanzi un’isola
brutta, baracche, arbusti, porci e un parco
trasandato e dei sassi e una regina.
Le isole, se viaggi tanto a lungo,
si somigliano tutte, mio Telemaco:
si svia il cervello, contando le onde,
lacrima l’occhio - l’orizzonte è un bruscolo -,
la carne acquatica tura l’udito.
Com’è finita la guerra di Troia
io non so più e non so più la tua età.
Cresci Telemaco. Solo gli Dei
sanno se mai ci rivedremo ancora.
Ma certo non sei più quel pargoletto
davanti al quale io trattenni i buoi.
Vivremmo insieme, senza Palamede.
Ma forse ha fatto bene: senza me
dai tormenti di Edipo tu sei libero,
e sono puri i tuoi sogni, Telemaco.
 
[Traduzione di Giovanni Buttafava]


 

 
 
Odisseo a Telemaco
 
Mio Telemaco,
la guerra di Troia
è finita. Chi ha vinto – non ricordo.
Saranno stati i greci: solo i greci
possono lasciare tanti morti fuori di casa…
Eppure la strada che porta
a casa si è rivelata troppo lunga,
come se Poseidone, mentre là
cincischiavamo, dilatasse lo spazio.
Non so dove mi trovo,
cosa c’è davanti a me. Una specie di isola sporca,
cespugli, edifici, grugnito di maiali,
un giardino incolto, una specie di regina,
erba e pietre*…Caro Telemaco,
tutte le isole si assomigliano
quando vaghi così a lungo, e il cervello
già si smarrisce, contando le onde,
l’occhio, infestato d’orizzonte, lacrima
e la carne acquosa copre l’udito.
Non ricordo come è finita la guerra
e quanti anni hai adesso, non ricordo.
 
Cresci grande, Telemaco, cresci.
Solo gli dei sanno se ci vedremo ancora.
Anche adesso non sei lo stesso bambino
dinanzi al quale trattenevo i tori.
Non fosse per Palamede, vivevamo insieme.**
Ma forse ha ragione lui: senza di me
ti sei liberato dalle pulsioni d’Edipo
ed i tuoi sogni, mio Telemaco, sono senza peccato.
 
[Traduzione di Donata De Bartolomeo]

Note 


*Riferimento a due episodi dell’Odissea. Una amnesia colpisce i compagni di Odisseo (in Omero non lo stesso Odisseo) dopo che avevano assaporato il loto nel paese dei Lotofagi. La maga Circe, invece, trasforma in maiali tutti i compagni di Odisseo nel tentativo di fargli dimenticare il ritorno a casa e trattenerlo a sé. (NdT)  

**Secondo il mito Odisseo, non volendo partecipare alla guerra di Troia, si finse pazzo: si mise ad arare i campi cavalcando dei tori, seminando sale. Il saggio Palamede smascherò la finzione. Mise in terra il piccolo Telemaco, Odisseo trattenne i tori dimostrando, così, che non era pazzo. Dovette di conseguenza partire per la guerra e per questo, in seguito, perfidamente allontanò Palamede. (NdT)
 


Il testo russo originale
 
ОДИССЕЙ ТЕЛЕМАКУ
 
Мой Tелемак,
Tроянская война
окончена. Кто победил – не помню.
Должно быть, греки: столько мертвецов
вне дома бросить могут только греки…
И все-таки ведущая домой
дорога оказалась слишком длинной,
как будто Посейдон, пока мы там
теряли время, растянул пространство.
Мне неизвестно, где я нахожусь,
что предо мной. Какой-то грязный остров,
кусты, постройки, хрюканье свиней,
заросший сад, какая-то царица,
трава да камни… Милый Телемак,
все острова похожи друг на друга,
когда так долго странствуешь; и мозг
уже сбивается, считая волны,
глаз, засоренный горизонтом, плачет,
и водяное мясо застит слух.
Не помню я, чем кончилась война,
и сколько лет тебе сейчас, не помню.
Расти большой, мой Телемак, расти.
Лишь боги знают, свидимся ли снова.
Ты и сейчас уже не тот младенец,
перед которым я сдержал быков.
Когда б не Паламед, мы жили вместе.
Но может быть и прав он: без меня
ты от страстей Эдиповых избавлен,
и сны твои, мой Телемак, безгрешны.
 
(1972)
 
 
Giorgio Linguaglossa

Odisseo a Telemaco
a mio figlio Giacomo
 
Caro Telemaco,
come è finita la guerra di Troia non ricordo.
Non so se questa guerra finirà mai,
ormai sono tanti anni che stiamo qui a bivaccare
sotto le mura della città di Poseidone
a fare niente, ad oziare.
La guerra, caro Telemaco, è un pretesto,
una sordida menzogna inventata dagli achei
e dagli dèi
per qualcos’altro di innominabile che forse soltanto
Cassandra e gli dèi sanno.
Ma forse anche loro lo hanno dimenticato.
In fin dei conti, tutte le guerre si somigliano,
forse sono figlie di Mnemosyne,
la dea che tutto cancella.
Alla fine, caro Telemaco, dimentichi anche tu
il perché della guerra,
come è iniziata, come si è svolta.
La memoria non trattiene il tempo.
Qui il tempo è libero dallo spazio.
Gli uomini inseguono il tempo e lo ingannano
ma non possono nulla contro lo spazio.
Così, ho dimenticato anch’io perché
siamo qui, su questa spiaggia
della Troade e perché ti scrivo questa lettera
se mai ti giungerà, da un padre da cui tu sei libero,
e che non dovrai rinnegare.
Sei libero, Telemaco, di non ricordarmi,
di dimenticare questo padre che
non sa fare altro
che oziare qui con la sua Briseide,
su questa spiaggia
inventata
dagli dèi.
 
[Da: Giorgio Linguaglossa, Il tedio di Dio, Progetto Cultura, 2018]

 

 

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