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UNA NUOVA ODISSEA...
DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES
Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.
Angelo Gaccione
LIBER
L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

(foto di Fabiano Braccini)
Buon compleanno Odissea

1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)
martedì 6 giugno 2023
IL POEMA ALPINO
di
Franco Toscani

Roberto Taioli
Il
senso dell’Oltre nella poesia di Roberto Taioli.
Leggendo
il "poema alpino" di Roberto Taioli (Ascendit. Poema alpino, prefazione
di Gabriele Scaramuzza, edizioni Ulivo, Balerna, Svizzera, 2016), composto da
367 versi, si avverte ben presto che esso è il frutto di una lunga elaborazione
e "ruminazione" dell'autore, poeta e filosofo milanese che, nei monti
della val d'Ayas (in val d'Aosta) da lungo tempo frequentati e a lui molto
cari, ha sempre trovato fonte di ispirazione poetica e di pensiero. Questi
monti aostani sono talmente cari al poeta che ad essi - oltre che a "chi
li ha creati" e "a chi li conserva eterni" - è dedicato il
"poema alpino", che reca una prefazione assai densa di Gabriele Scaramuzza,
già docente di Estetica presso l'Università degli Studi di Milano, nella quale
anche l'autore ha prima studiato e poi lavorato. Ascendit non è di facile lettura ed effettivamente "dà molto
da pensare", come scrive l'autore stesso nelle sue interlocuzioni con
Scaramuzza, ampiamente riportate da quest'ultimo nella Prefazione (pp. 7-13). Qui Scaramuzza fornisce importanti chiavi di
lettura del poema parlando di un "racconto autobiografico", in cui
l'io diventa "centro di relazioni" con gli altri e con le cose,
incontra la natura circostante attraverso il filtro della propria soggettività,
la quale opera - per ricorrere a un termine specifico della fenomenologia di
Husserl e di Paci, filosofi tra i più amati da Taioli - una peculiare Sinngebung (conferimento di senso). Si tratta di una donazione di senso
poetico-pensante, in cui l'interrogazione dell'Alterità trascendente avviene in
un dialogo incessante e pure in forma di preghiera;
di qui il "respiro religioso non confessionale" (come rileva ancora
Scaramuzza) dell'intero componimento. Il "poema alpino" indica al suo
autore stesso e ai suoi lettori il cammino verso l'alto, l'ascesa "sempre
più su, verso il cielo" (come dice una citazione posta all'inizio di Ascendit, tratta da Der Zauberberg, La montagna
magica, 1924, di Thomas Mann), dove il cielo diventa il luogo per
eccellenza di salvezza e di consolazione. La preghiera-interrogazione della
poesia domanda: "dimmi se continua la vita/ dove tutto finisce/ se
qualcosa s'accampa s'inerpica/ più alto del cielo" (p. 15). È davvero una
domanda metafisica, dove l'uomo non è più innanzitutto il viandante che abita
la terra e misura la distanza fra terra e cielo, ma è colui che - ricorrendo
questa volta alla poesia, alla bellezza
dei versi, a ciò che Wallace Stevens chiamò la "suprema finzione"
della poesia - cerca la salvezza eterna, la definitiva rassicurazione e
protezione di sé. La scrittura poetica vuole essere anche "cura di
sé", forma di autorassicurazione e pacificazione, ricerca dell'eternità.
Il poeta sa che il tempo ci sfugge, ma con la poesia tenta l'impossibile.
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Roberto Taioli |

La copertina del libro
La
scommessa di Taioli è chiara, netta, inequivocabile; egli si affida alla
speranza forte nella consolazione, protezione e salvezza eterne. Qui la morte e
la finitezza sono avvertite come una soglia da varcare, non sono più qualcosa
di insuperabile, non vengono assunte come inesorabili leggi di natura e
accettate pienamente, ma si cerca di fare i conti con esse per superarle o,
meglio, per tentare di superarle, col forte desiderio e speranza di oltrepassarle,
ben consapevoli dell'impresa ardua. L'eternità non consiste per Taioli nella
legge che sancisce l'impermanenza e il divenire di tutte le cose, ma è il
divino o, forse meglio ancora, il Tu divino, il Tu di un Dio personale che salva
e redime, conforta e consola, che nel pericolo estremo ci mette per sempre al
riparo nella pace assoluta. Anche se la parola Dio non compare in Ascendit, il rinvio al Dio creatore,
provvidenziale e salvifico ci sembra comunque centrale nel poema. Con la
bellezza e l'incanto dei suoi versi, con la sua raffinatezza e ricercatezza
linguistica, con la sua tela sapientemente tessuta, col suo "poema
alpino" in cui poesia e pensiero sono intimamente compenetrati, Taioli si
rivolge fiducioso al "Tu" prodigioso che crea la bellezza, unisce
terra e cielo, ordina le acque, governa la natura intera, l'incantevole φύσις. La poesia dunque qui si palesa soprattutto come una profonda
tensione all'Oltre. Non tanto tensione all'oltrepassamento esistenziale considerando
la trascendenza nell'immanenza e l'immanenza nella trascendenza, ma tensione
all'Oltre della metafisica, alla meta dell'ἔσχατον, ad una Trascendenza pura, in cui poter trovare ristoro e
riparo eterni. È la ricerca di un Dio-Tu personale capace di redimere e di
appagare, che va incontro agli esseri umani fragili e bisognosi, anche al poeta
stesso che, con profondo afflato
evangelico, scrive: "i miti e i deboli i franti i feriti/ gli afflitti
e gli inquieti/ per tutti sbriciolavi il pane/ e placavi l'arsura" (p.
29).
Non
a caso il "poema alpino" si conclude insistendo sulla compièta,
l'ultima parte della "liturgia delle ore", con la quale si chiude la
giornata liturgica e le preghiere che vi sono comprese. Estensivamente, per il
poeta e pensatore Roberto Taioli, la compièta diventa la preghiera del
compimento, della plenitudo di sé
stesso e di ciascun uomo che ha svolto il suo cammino esistenziale.

CADDEO ALLA BIBLIOTECA CHIESA ROSSA

Rinaldo Caddeo

Via
San Domenico Savio 3 - 20141 Milano
(tram
3 e 15; MM2/verde-capolinea piazza Abbiategrasso)
Giovedì
8 giugno 2023, ore 18.00
LA
LINGUA DEI SOGNI
Presentazione
del libro di Rinaldo Caddeo
L’incendio, Puntoacapo, 2021
Dialoga
con l’autore
Pasqualina
Deriu
Modera
Andrea
Cattania
lunedì 5 giugno 2023
LA GUERRA NEL CUORE DELL’EUROPA
di Giovanni Bonomo
Opinioni a confronto.
Sul crimine della guerra, abominio di ogni diritto, mi sono
espresso in occasione della presentazione di “NO WAR. Scritti contro la guerra”, di Angelo Gaccione, mentre nell’articolo “Per
la salvezza dell’umanità” spiego che l’unica strada percorribile per scongiurare una
guerra mondiale con l’uso di bombe atomiche è il disarmo unilaterale e
incondizionato. Bisogna riconoscere che l’Ucraina è la tragica
vittima di una guerra brutale per sottomettere il Paese e sfruttarne le
vaste risorse: centinaia di migliaia di soldati e civili ucraini e russi hanno
già perso la vita sui campi di battaglia e nelle città. Siamo nel mese di
giugno 2023 e la propaganda di guerra di entrambe le parti in conflitto è
sempre in crescendo: i ministri degli esteri della NATO “per facilitare i
negoziati di pace” sono stati capaci solo di stanziare un nuovo pacchetto
di aiuti militari, armi e munizioni all’Ucraina da 300 milioni di dollari,
palesando il loro reale intento: prolungare
ulteriormente questa guerra, il massacro e la devastazione, obiettivo primario
degli Stati Uniti e del Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg. Si
tratta di una guerra prolungata condotta nell'interesse delle élite dominanti e
dei loro monopoli, che può intensificarsi con la minaccia di bombe nucleari
tattiche. Gli ingentissimi costi economici e umani sono gettati sulle spalle
della stragrande maggioranza dei cittadini europei che non vogliono
la guerra, così come la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non
vogliono l’invio di armi a Kiev. La pretesa degli imperialisti
statunitensi di difendere l'Ucraina è falsa tanto quanto lo sono i loro
proclami sulla difesa della libertà, della sovranità e dei «valori liberali». I
popoli dell'ex Jugoslavia, dell'Iraq, dell'Afghanistan e della Libia conoscono
bene questi «valori». La guerrafondaia NATO è il problema, non la soluzione.
Non è mai stata un'alleanza per la difesa degli Stati europei ma per
salvaguardare l'egemonia degli Stati Uniti in Europa e per sopprimere qualsiasi
istanza disarmista che possa minacciare le élite
dominanti che ci governano.
La guerra è utilizzata come pretesto per un'estrema
militarizzazione e riarmo dell'Europa, i bilanci della difesa vengono
raddoppiati e persino triplicati, i governi europei permettono agli Stati Uniti
di utilizzare i loro territori per attività militari e persino per le basi
nucleari, mentre la Bielorussia sta ora permettendo alla Russia di schierare
missili nucleari sul proprio territorio.
I soldati ucraini e russi stanno pagando con la vita al fronte,
mentre i cittadini europei sperimentano un'inflazione alle stelle, alti tassi
di interesse, salario reale ridotto, limitazioni dei diritti democratici. Le
politiche di austerità sono imposte in tutta Europa per sostenere l'ingente
spesa dei bilanci della difesa. Nonostante che il popolo italiano non vuole
partecipare a nessuna guerra, l'Italia
va alla guerra e gli italiani la pagano cara, come scrive Valeria Poletti. In
questo scenario non stupisce che molti sostengono l’operazione speciale russa e
l'operato del presidente Putin. Perché occorre partire da un presupposto
storico: Putin non ha iniziato la guerra in Ucraina.
Le premesse del conflitto
L'inizio della “operazione speciale” è la diretta conseguenza del
colpo di Stato creato in Ucraina dall'occidente nel 2014 che con la violenza di
piazza ha cacciato il governo regolarmente eletto con libere elezioni. Questa
guerra è nata nel 2014, dopo il colpo di stato in Ucraina sostenuto anzi
spronato dagli USA (c’era Biden vicepresidente e la Clinton segretario di
Stato). Poi ci sono stati le rivolte spontanee di quella parte di Ucraina
filorussa che si è schierata contro il colpo di Stato. Come risposta
furono emanate leggi antirusse e si crearono due repubbliche che per 9 anni si
sono rese indipendenti dalla stessa Ucraina, prima con un legittimo referendum,
poi con la forza delle armi. Solo che per riprendersi la Crimea la Russia non
sparò un solo colpo (in esito a un referendum, perché il 90% della popolazione
è russa) mentre nelle altre province non si contavano più le persecuzioni anche
solo di chi parla russo, con multe e sparatorie. I dati OCSE parlano di 14.000
morti tra civili e militari nel Donbass in 7 anni. Nel 2014 avvenne anche
la strage di Odessa, nel silenzio assordante degli organi di informazione,
nonostante Putin avesse più volte denunciato al mondo il genocidio del Donbass:
gli ucraini diedero fuoco a un sindacato pieno di anziani, donne e bambini, e
coloro che fuggivano dall’incendio furono ammazzati a fucilate.
Furono poi fatti gli accordi di Minsk - nel periodo di presidenza
Trump negli USA - con il riconoscimento delle due Repubbliche da parte
dell’Ucraina come regioni a statuto speciale. Si arriva così alla
presidenza di Biden il cui figlio “Hunter” (nomen omen…) ha diversi
gasdotti in Ucraina facendo affari milionari. Biden ha subito chiesto
l’ingresso - inaccettabile per la Russia - dell’Ucraina nella NATO, con i
missili puntati a 300 km da Mosca (per non parlare dei vari laboratori che producono
armi chimiche, piazzati lungo tutto il confine russo). Con questi
antefatti si spiega l’interesse degli USA per questa guerra non voluta da
nessuno: hanno spronato Zelensky a bombardare di nuovo il Donbass per
riprendersi i territori e con promesse di aiuti miliari. La Russia ha invece
fatto di tutto per evitare il conflitto sedendosi al tavolo delle trattative
con tutti i presidenti e i ministri degli esteri, ma sentendosi opporre
l’assurda pretesa voluta da Biden, ha perfino proposto di demilitarizzare
l’Ucraina per farne uno Stato cuscinetto come la Svizzera, di transito di gas e
merci, per ricevere in risposta sempre un secco no. Non è difficile
comprendere allora la reazione di Putin, sostenuto dalle popolazioni filorusse
del Donbass, visto come un liberatore di quelle zone restituite, senza essere
annesse alla Russia, alla loro libertà dopo i massacri di quegli anni.
Una guerra non solo alla Russia
In questi nove anni insomma la Russia ha appoggiato le
Repubbliche, mentre l'occidente ha appoggiato l'Ucraina. In nove anni di finti
accordi di pace le due repubbliche indipendenti hanno vissuto con il blocco
della propria economia, con il blocco delle pensioni, dell'acqua, della luce da
parte del governo ucraino sotto continui bombardamenti. La creazione del nemico
russo era compiuta. Come dichiarato e ormai confessato dagli stessi leader
occidentali, gli accordi di Minsk non servivano ad arrivare alla pace, bensì a
preparare ed armare l'Ucraina in un conflitto contro le repubbliche e contro la
stessa Russia. Se la Russia a febbraio non fosse entrata in Ucraina, a inizio
marzo sarebbe partita l'offensiva ucraina contro le due repubbliche
indipendenti, dove ormai la gran parte degli abitanti aveva la cittadinanza
russa. L'Ucraina è stata usata come campo di battaglia per attaccare la Russia,
perché l'obiettivo della NATO non è difendere l’Ucraina ma attaccare la Russia
e dividerla dall'Europa.
Dobbiamo comprendere che questa guerra contro la Russia indetta
dalla NATO e dalle élite che la sostengono è anche una guerra contro
l'Europa, tornata sotto l'asfissiante morsa statunitense. Parlando dell'Italia
a noi conviene comprare materie prime dalla Russia ed esportare prodotti finiti
oltre ai prodotti del nostro settore primario, non conviene avere la Russia
nemica. Gli USA attaccando la Russia hanno rimesso l'Europa sotto il loro
totale controllo usando come grimaldello i nuovi membri UE quali Polonia e
Paesi baltici. Per avere un quadro più approfondito della materia qui
accennata a grandi linee, segnalo il ricco e documentato volume: Perché il
conflitto è NATO del giornalista d’inchiesta Francesco Amodeo, nel quale
spiega la visione egemonica degli americani e come vogliono imporla al mondo
intero. Un dominio monopolare, di cui tutti avremmo da perdere, soprattutto noi
italiani che ci troviamo al centro del Mediterraneo. La cessazione della
guerra, la fine delle egemonie, il disarmo e la collaborazione pacifica
internazionale sono la via da seguire, per un mondo di sicurezza e di prosperità,
non il riarmo irresponsabile in cui si sta avviando anche l’Europa.
POETI E GUERRA
di
Clara Reina
Disertore
Non
sia scritto il mio nome
sul
proiettile
non
voli dalla mia mano la bomba
che
spezzi il sogno del ragazzo
l’urlo
della madre mi perseguita
no,
non posso più
il
senso capovolto della vita mi travolge
mai
più
volterò
la schiena e sì, fuggirò
verso
pianure incerte
libero
di osare.
IL CANZONIERE D’AMORE DI ROSSANI
di Maria Cristina Pianta

Ottavio Rossani (Foto: Dino Ignani)
Quell’amore che è “movimento della
vita”.
Prima di introdurre la
raccolta La luna negli occhi, vero e moderno canzoniere d’amore,
vorrei ricordare che Rossani, ospite della puntata Poetando (ArteVarese),
in un’intervista condotta da Luisa Cozzi per Rete55, ha detto che “l’amore è il
movimento della vita”. In precedenza, pensando ad altre sue opere, ha scritto: “Ci
innamoriamo ogni giorno” (Da A quest’acqua torno, in Falsi
confini, 1989). Nella personificazione di Soverato, “che si
stende arruffata”, scopriamo che “questa lingua di terra ha grande fame
d’amore”. Ancora il termine amore viene ribadito per mezzo
dell’anafora, in un inedito, pubblicato sull’Autoantologia “Soverato” del
2019, (i Quaderni del Bardo), contrapposto all’odio.
A
questo punto ritorniamo a La luna negli occhi (Premio Camaiore 2020).
È importante il sottotitolo Canzoniere d’amore 1988-2018. Ha
senso scrivere d’amore, nella nostra epoca? Intanto l’autore si ricollega alla
tradizione di Dante e Petrarca, trovando però strumenti e linguaggio nuovi.
Pensiamo al testo Apparizione: “Accesa / come
fuoco del camino / lucente…/ come Tour Eiffel nel sole, / trepida / come timida
esploratrice. / Apparizione / il tuo dorato mistero nel parlottio / pur
ricordando: “Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand’altrui
saluta…”, presenta riferimenti concreti: la Tour Eiffel, il bistrot di Parigi e
una passione che l’avverbio vorticosamente suggerisce. Sovente
all’emozione intensa subentra la consapevolezza della fine di ogni bella
esperienza e della caducità della vita. Amore e morte si intrecciano. Il senso
di fugacità dell’esistenza è molto accentuato in Petrarca: “Erano i capei d’oro
a l’aura sparsi…/ e il vago lume oltre misura ardea / di quei begli occhi,
ch’or ne son sì scarsi” e Rossani, a sua volta: “Mi hai fulminato con un sogno
/ i capelli scompigliati / da un vento arrogante”. Il desiderio della donna
amata crea sofferenza quando lei si allontana. L’assenza, quindi, procura
dolore, spasimo. Ma anche i problemi contingenti (scadenze, impegni
professionali e familiari) imprimono un senso di stanchezza che poi si supera
cercandosi in uno stupore inaspettato. Questo alternarsi di stati d’animo fa
parte del gioco perché senza amore non sembra si possa esistere. Certamente, si
arde, ci si brucia accorgendosi di non essere più al centro dell’universo. E la
luna che ruolo ha nel libro? È una componente importante, che fa venire in
mente Leopardi, colui che anche metricamente ha rinnovato la canzone, definita
canzone libera, nel Canto notturno del pastore errante, in Alla
luna, e nell’Ultimo canto di Saffo. Nella sezione Racconti Rossani
accompagna l’amarezza della figura femminile davanti al mare, con spicchi
di luce, è partecipe dell’indignazione di fronte a violenze e
prevaricazioni. Qui si intravede una tematica sociale che sfocerà nelle
successive poesie civili. Possiamo, inoltre, scoprire, sempre nella notte,
rischiarata dalle stelle, richiami alla storia: maniero, cavaliere,
assedio. Mutano usi, costumi, ma i sentimenti hanno analoghe
dinamiche. Nella parte Richiami si ripresenta il divario tra
attese palpitanti, promesse di un futuro, e abbandono, separazione. Talvolta
alcuni particolari come suoni di posate, vino rosso, faraona si
aprono alla poesia conviviale, in un rito in cui donarsi all’altra è
testimoniato in una precisa realtà. In Sipario, infine, il
fluire del tempo lascia una traccia sempre più incisiva, che non viene
percepita con cupo pessimismo, anzi alimenta i sogni e recupera la memoria del
passato. Le singole poesie sono accomunate da scelte lessicali aderenti al
contesto, da un ritmo ottenuto grazie ad una rigorosa punteggiatura e da
espedienti tecnici come l’uso dell’enjambement. Rimaniamo, come scrive
Giuseppe Conte, colpiti da una narrazione che non è mai prosastica, ma lirica.
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Ottavio Rossani (Foto: Dino Ignani) |
Ottavio Rossani
La luna negli occhi
Aragno
Ed. 2019
Pagg.
70, € 15,00
domenica 4 giugno 2023
LA DERIVA MILITARISTA DI UNA REPUBBLICA
di Giuseppe Natale*
Il 2 Giugno 2023 la Repubblica italiana ha compiuto 77
anni.
La Festa della Repubblica è
la terza ricorrenza civile del nostro Paese, dopo quella della Liberazione dal
nazifascismo (25 Aprile) e quella del 1° Maggio. Feste civili di primavera, la
stagione della rinascita e del rifiorire della natura che promette bellezza e
benessere, amore e felicità. Liberazione dalla barbarie nazista e fascista,
abbattimento della dittatura e cacciata dell’esercito tedesco occupante,
conquista della libertà e della democrazia, rifiuto della monarchia e scelta
della forma repubblicana dello Stato, Costituzione antifascista a fondamento
dei diritti inalienabili di libertà uguaglianza fratellanza e solidarietà e di
un sistema democratico progressivo e partecipativo: sono questi i contenuti
essenziali e i valori fondamentali delle tre festività del nostro calendario
civile. Il 2 e 3 Giugno del 1946,
a un anno dalla liberazione dal nazifascismo e dalla
fine della seconda guerra mondiale (oltre 50 milioni di morti!), si svolsero le
elezioni a pieno suffragio universale. Finalmente e per la prima volta le donne
esercitarono il diritto di voto. E la loro partecipazione fu straordinaria. Con
il primo referendum istituzionale, il popolo italiano viene chiamato ad
esprimersi sulla scelta alternativa Monarchia
o Repubblica e ad eleggere i
e le rappresentanti all’Assemblea Costituente con il
compito di scrivere la nuova Costituzione. Partecipano al voto quasi il 90%
(89,08%) degli aventi diritto (28.005.449): 13 milioni di donne e 12 milioni di
uomini. Il 54,3% (12.717.923) sceglie la Repubblica, il 45,7% (10.719.284) la
Monarchia. La vittoria repubblicana è netta. La svolta è davvero epocale: nasce
la giovane Repubblica italiana. Si può affermare che il salto di civiltà
democratica è notevole: è il “secondo risorgimento” del popolo italiano. Si
eleggono i 556 membri dell’Assemblea Costituente, rappresentanti dei diversi
partiti ricostituitisi dopo la loro messa fuorilegge dalla dittatura fascista (
l’80% dei seggi va a: Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Partito
Comunista, Partito Repubblicano, Partito d’Azione), espressione della società
civile e del mondo della cultura in una ricca pluralità di idee e proposte che
confluiranno nei lavori della Commissione dei 75 e dell’Assemblea per dare vita
a una Carta costituzionale tra le più democratiche al mondo. Nonostante la
ridottissima componente femminile (appena 21 su 556, il 3,7%!), il contributo
delle Madri Costituenti alla
stesura della Costituzione è di capitale importanza nella definizione dello
Stato sociale e dei diritti fondamentali: uguaglianza dei sessi, giustizia
sociale, tutela della maternità, istruzione, salute, accesso paritario nel
mondo del lavoro a cominciare dagli uffici pubblici.
Oggi, i partiti che contribuirono a fondare la
Repubblica democratica e antifascista non esistono più. Nel corso dell’ultimo
trentennio si è imposto il dominio globale di un capitalismo neoliberistico,
rapace e distruttivo, che ha sottomesso a sé quasi tutte le forze politiche.
Non a caso questo governo di destra, guidato dagli eredi dell’ideologia
fascista, insiste nel volere modificare la forma democratica partecipativa e
plurale in Repubblica presidenziale con ulteriore accentramento dei
poteri nelle mani del Capo dell’esecutivo. È davvero
diabolico, e reazionario, insistere nello sfregio della Carta fondamentale, nonostante
la doppia bocciatura da parte del popolo italiano delle leggi di modifica
costituzionale in senso oligarchico-autoritario proposte dai governi Berlusconi
(2006) e Renzi (2016).
La “crisi della democrazia” si aggrava sempre di più nello
scenario angosciante e inquietante della guerra russo-ucraina, che è scontro
tra USA/Nato e Russia (e Cina). L’Europa non riesce (non vuole) giocare un
ruolo autonomo di soggetto attivo per fermare per via diplomatica la guerra. Ed
arma l’Ucraina e si arma. L’unione pacifica dei popoli europei si sgretola.
L’Italia del “ripudio della guerra” (art. 11/Cost.) viene portata in prima
linea nella corsa agli armamenti. Il Parlamento europeo, alla vigilia della
festa della nostra Repubblica, approva un ulteriore “urgente” stanziamento di
500 milioni di euro per sovvenzionare l’industria bellica a danno del bilancio
previsto per i servizi sociali. Questo atto viene denunciato come “gravissima
violazione della natura e delle regole dell’UE” nel comunicato da condividere e
diffondere, firmato da ANPI Nazionale, Odissea, Arci, Libertà e Giustizia, Rete
italiana Pace e disarmo: https://www.anpi.it/il-parlamento-europeo-approva-il-regolamento-la-produzione-di-munizioni-una-gravissima-violazione
*presidente Anpi Crescenzago
ISTITUZIONI
di
Franco Astengo
Sta
dimostrando tutta la sua gravità la sottovalutazione (persistente) del peso che
avrebbe avuto sugli equilibri istituzionali del Paese e sulla qualità (già
modesta) della democrazia l'avvento di un governo guidato da una forza politica
erede diretta della Repubblica Sociale. Non si calcola in questo conto
l'evidente violazione dell'articolo 11 della Costituzione perché questo
articolo è stato messo sotto i tacchi da tanti governi compresi quelli di
centro-sinistra di fine '900 in particolare. Si vuol invece accennare in modo
particolarmente accorato all'apertura di una stagione di conflitto sul piano
istituzionale che, alla fine, potrebbe condurre a un ulteriore restringimento
nei termini concreti di esercizio di una democrazia repubblicana nella quale si
esercitino i principi di separazione esecutiva, legislativa, giudiziaria con il
pieno funzionamento dei relativi organismi di controllo. Su questo stesso
terreno appare inoltre aperto uno scontro con l'Unione Europea: si coglie così
l'occasione di rimarcare l'importanza della prossima scadenza elettorale
relativa al Parlamento Europeo proprio sul piano del determinarsi di una
maggioranza formata dal PPE/Conservatori/Identitari avente l'obiettivo di far
coincidere il perimetro UE con quello NATO e di spostare ad Est, verso le
"democrature" l'asse strategico di riferimento dell'equilibrio
politico del continente (non a caso il recente summit della Comunità si è
svolto in Moldova). Tornando alla situazione interna e riassumendo velocemente
si può affermare che accanto ai due grandi maxi-progetti di revisione
costituzionale riguardanti la forma di governo e l'autonomia differenziata si
sta attuando l'assalto ai poteri di controllo della Corte dei Conti (di questi giorni
la vicenda riguardante il Collegio del controllo concomitante e il PNRR :
questione oggetto anche del già citato scontro con la Commissione Europea) e si
sta preparando l'attacco alla Corte Costituzionale. Tra
l'autunno e il prossimo anno sono destinati a cambiare 6 giudici e relativi
equilibri interni. Al governo serve un organismo "amico" per portare
a compimento la riforma costituzionale. Ricordata
l'occupazione "manu militari" della RAI è necessario cercare
di far comprendere come in gioco ci sia il passaggio da una democrazia
rappresentativa (poggiata su una Costituzione di "identità sociale"
molto avanzata) a una forma di governo di tipo plebiscitario (si rinnova in
questa sede il richiamo al T.U. 2 settembre 1928, n.1993). Si discute molto in
questi giorni di "egemonia culturale" tra destra e sinistra. Al
riguardo del quadro fin qui schematicamente riassunto deve essere ancora
ricordato un punto: l'antica egemonia culturale della sinistra non si
esercitava soltanto attraverso giornali, saggi, case editrici, teatro, cinema
ma anche (verrebbe da aggiungere "soprattutto") attraverso la
funzione pedagogica esercitata dai grandi partiti di massa: funzione pedagogica
che si misurava con i temi filosofici, storici, letterari ma anche nella paziente
spiegazione della funzione degli strumenti istituzionali, del loro rispetto e
ruolo nella vita pubblica. Da aggiungere, infine, che è stato completamente
abbandonato il tema della legge elettorale dimenticando i diversi profili di
incostituzionalità presenti nella legge: in primis le liste bloccate e la
violazione del principio del voto libero e personale che avviene attraverso
l'impossibilità di voto disgiunto tra parte uninominale e parte proporzionale.
sabato 3 giugno 2023
STOP ALLA GUERRA
Dichiarazione
della riunione europea della Conferenza Internazionale di Partiti e
Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)
L’Ucraina
è la tragica vittima di una guerra brutale e reazionaria in cui la Russia
imperialista e i suoi rivali imperialisti occidentali desiderano sottomettere
il paese e sfruttarne le vaste risorse. Centinaia di migliaia di soldati e
civili ucraini e russi hanno già perso la vita sui campi di battaglia e nelle
città. I ministri degli esteri della NATO si incontreranno a Oslo il 31 maggio
per discutere come prolungare ulteriormente questa guerra, il massacro e la
devastazione. Questo è l'obiettivo primario degli Stati Uniti e del Segretario
Generale della NATO, Jens Stoltenberg. Altrimenti, potrebbero accettare le
offerte di diversi paesi per facilitare i negoziati di pace. Gli Stati Uniti e
la NATO invece rifiutano apertamente ciò, a nome dell'Ucraina. Inoltre
insistono sul fatto che la Russia deve essere sconfitta e che interverranno
nella guerra con più armamenti e logistica «finché sarà necessario». Si tratta
di una guerra prolungata condotta nell'interesse delle classi dominanti e dei
loro monopoli, che può intensificarsi con la minaccia di bombe nucleari
tattiche, che espande i suoi fronti dal Baltico al Mar Nero. Gli enormi costi
economici e umani sono gettati sulle spalle della classe operaia e dei popoli.
La pretesa degli imperialisti di difendere l'Ucraina è falsa tanto quanto lo
sono i loro proclami sulla difesa della libertà, della sovranità e dei «valori
liberali». I popoli dell'ex Jugoslavia, dell'Iraq, dell'Afghanistan e della
Libia conoscono bene questi «valori». La NATO è il problema, non la soluzione.
Non è mai stata un'alleanza per la difesa dei paesi europei. È un'alleanza
guerrafondaia istituita per salvaguardare l'egemonia degli Stati Uniti in
Europa e per sopprimere qualsiasi movimento operaio che possa minacciare la
classe dominante. La propaganda di guerra da entrambe le parti è assordante.
Sebbene la forza militare convenzionale della NATO superi di gran lunga la
Russia, la guerra è utilizzata come pretesto per un'estrema militarizzazione e
riarmo dell'Europa. I bilanci della difesa vengono raddoppiati e persino
triplicati. Fingendo che le loro risorse militari siano scarse, gli stessi
paesi NATO stanno inviando carri armati, missili e per ultimo aerei da
combattimento in Ucraina con le proprie «risorse limitate». Mentre il controllo
della polizia e la politica autoritaria sono in aumento in tutti i paesi
europei, si attua una continua propaganda per preparare le giovani generazioni
a diventare carne da macello. La borghesia europea permette agli Stati Uniti di
utilizzare i suoi territori per attività militari e persino per le basi
nucleari. In vista del vertice del Consiglio Nord Atlantico, il governo
norvegese ha permesso alla più grande portaerei del mondo USS Gerald R. Ford di
ancorare fuori dalla città di Oslo. Allo stesso modo, la Bielorussia sta
permettendo alla Russia di schierare missili nucleari sul suo territorio.
Inoltre, l'Unione Europea sta ridefinendo le sue ambizioni e la sua strategia
imperialiste. L'unione militare viene istituita per proteggere gli interessi
degli stati e dei monopoli europei imperialisti, per partecipare alla lotta per
la ri-divisione del mondo. In un mix di cooperazione e rivalità, gli
imperialisti tedesco e francese vogliono trarre vantaggio da questa situazione
e dominare l'UE e gli stati capitalisti minori. Soprattutto l'imperialismo
tedesco è attivo per realizzare i suoi vecchi piani di essere la potenza leader
in Europa. Non serve l’immaginazione per capire chi sta pagando il prezzo della
guerra e dell'escalation della militarizzazione. I soldati ucraini e russi
stanno pagando con la vita al fronte, mentre i lavoratori altrove in Europa
sperimentano un'inflazione alle stelle, alti tassi di interesse, salario reale
ridotto, limitazioni dei diritti democratici. Le politiche di austerità sono
imposte in tutta Europa per sostenere l'ingente spesa dei bilanci della difesa.
I lavoratori del nostro continente non hanno niente da guadagnare e tutto da
perdere dalla antipopolare e pericolosa politica di guerra. Il nostro
principale nemico è la borghesia nei nostri paesi. La lotta per la pace, contro
l'invio di armi e il crescente coinvolgimento dei nostri paesi in questa guerra
ingiusta, contro tutti i guerrafondai è un compito centrale nella situazione
attuale. Questa lotta deve essere collegata alla lotta per l'aumento dei nostri
salari, per la difesa e il miglioramento delle condizioni di lavoro, per
pensioni pubbliche e dignitose, sistemi sanitari, istruzione, così come alla
lotta contro la reazione e il fascismo in ogni paese. Un cessate il fuoco
immediato e negoziati sono la soluzione a breve termine in Ucraina. Ma solo la
solidarietà di classe internazionale e la pressione dei popoli e dei lavoratori
d’Europa possono garantire una pace giusta nel lungo periodo. La questione
della pace non può mai essere lasciata nelle mani dei governi imperialisti!
Stop alla guerra ora!
Partito Comunista degli
Operai di Danimarca - APK
Partito Comunista degli
Operai di Francia - PCOF
Organizzazione per la
costruzione di un Partito Comunista
degli Operai di Germania
(Arbeit Zukunft)
Piattaforma Comunista -
per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
Gruppo Marxista-Leninista
Revolusjon - Norvegia
Partito Comunista di
Spagna (marxista-leninista) - PCEML
Partito del Lavoro (EMEP) -
Turchia.
IL NEMICO IN CASA
di Vincenzo Rizzuto
A
proposito della violenza contro le donne.
Ogni giorno si legge sui giornali di violenza
sulle donne, una violenza fatta non solo da estranei, ma ancora di più dagli
stessi familiari fra le mura domestiche. È una mattanza le cui cause sono quasi
sempre da ricercare in un distorto, malcelato modo di concepire, da parte
dell’uomo, il rapporto con la donna, che troppo spesso è vista come bene di possesso,
come soggetto che, una volta ‘conquistato’, perde ogni diritto ad autodeterminarsi,
soprattutto dal punto di vista dei sentimenti malamente intesi. Nel caso in cui
poi l’uomo è mafioso, la donna, vicina a lui come moglie, amante, fidanzata o
figlia, è costretta a condividerne ogni scelta, ogni disvalore, ogni amicizia o
inimicizia, diversamente è destinata a pagarne le conseguenze anche con la
morte.
Personalmente, dopo avere dedicato oltre
quarant’anni alla scuola a fianco dei giovani, ritengo che buona parte di
questo maschilismo dilagante dipenda anche dall’assenza totale di educazione
sentimentale nell’atto formativo, a partire dalla scuola primaria fino a quella
secondaria di secondo grado. Ma anche nella famiglia e nelle altre istituzioni
formative, come la Chiesa, l’educazione sentimentale non ha mai trovato spazio
e, per così dire, diritto di cittadinanza. Nella scuola italiana si parla di
tutto, anche di sesso degli angeli, ma mai e poi mai di educazione
sentimentale. Qualche docente, che di volta in volta ha provato a farlo, è
finito sulla graticola e ha rischiato di rimetterci non solo il posto ma di
andare anche in galera. Le stesse famiglie di fatto hanno sempre preferito che
i loro figli scoprissero il sesso e discutessero di sentimenti non nelle aule
scolastiche con personale specializzato, come medici, docenti di scienze,
psicologi o pedagogisti, ma di nascosto e da soli, o con i coetanei riuniti in
congreghe non sempre raccomandabili, informate e guidate sempre più dalle
perigliose strade del piccolo schermo televisivo o del cellulare, su cui
viaggia la spazzatura più pericolosa. Attraverso questi mezzi i giovani di ogni
età, senza alcun sostegno e guida, vengono a contatto con realtà virtuali
allettanti e, ahimè, troppo spesso terribilmente distruttive di ogni sano
costume morale ed etico. In quei piccoli schermi, così, l’educazione
sentimentale, di cui è parte integrante anche la dimensione sessuale, invece di
diventare culto del bello, rischia di trasformarsi in disvalore, in feticcio che
rende l’uomo schiavo dell’edonismo più sfrenato, in nome del quale è pronto ad
utilizzare qualsiasi strumento e a trattare gli altri come mezzo, come merce.
In questa logica aberrante, la donna spesso viene percepita non più come
soggetto di pari diritti, ma come strumento da utilizzare per raggiungere il
piacere, e da distruggere quando si rifiuta di sottomettersi e obbedire.
A questo stato di cose, che si configura ormai
come un assurdo pedagogico nell’atto educativo dei nostri giovani, ha contribuito
e contribuisce anche una certa chiusura ideologica del cattolicesimo nostrano
più bigotto, che ha sempre arricciato il naso e fatta la voce grossa ogni volta
che da qualche parte è stato proposto di introdurre nelle scuole l’educazione
sentimentale come disciplina curriculare. E allora è lecito chiedersi: a
quando la risoluzione del problema di fronte al brutto, orribile spettacolo
della violenza quotidiana contro la donna? Perché non si vuole capire che tale
violenza è soprattutto una questione culturale, che riguarda la formazione di
base dell’uomo; una questione che non può ulteriormente essere affrontata con
il ricorso alla sola, sterile condanna del reato, perché la condanna non
risolve il problema, e viene applicata quando già il reato è stato
irrimediabilmente consumato.
POETI E GUERRA
Due poesie sul topos Odisseo Telemaco di Iosif Brodkij e Giorgio Linguaglossa. Traduzioni di Giovanni Buttafava e Donata De Bartolomeo. Odisseo è l'uomo che, per primo fa esperienza della perdita della memoria (un vero e proprio stato di ebbrezza) e, proprio grazie a questa esperienza di perdita, può attraversare il mondo alla ricerca di ciò che ha perduto. E' il primo uomo dell'Occidente a dover fare i conti con questo aspetto tipico della psicosi, d'ora in avanti tutti gli uomini saranno segnati da un meccanismo psicotico che agisce all'interno della propria psiche. In Odisseo la perdita di tempo viene a coincidere per la prima volta nella storia europea con la perdita di memoria. Odisseo è il primo umano che fa esperienza della perdita del tempo.
[Giorgio Linguaglossa]
Due poesie sul topos Odisseo Telemaco di Iosif Brodkij e Giorgio Linguaglossa. Traduzioni di Giovanni Buttafava e Donata De Bartolomeo. Odisseo è l'uomo che, per primo fa esperienza della perdita della memoria (un vero e proprio stato di ebbrezza) e, proprio grazie a questa esperienza di perdita, può attraversare il mondo alla ricerca di ciò che ha perduto. E' il primo uomo dell'Occidente a dover fare i conti con questo aspetto tipico della psicosi, d'ora in avanti tutti gli uomini saranno segnati da un meccanismo psicotico che agisce all'interno della propria psiche. In Odisseo la perdita di tempo viene a coincidere per la prima volta nella storia europea con la perdita di memoria. Odisseo è il primo umano che fa esperienza della perdita del tempo.
[Giorgio Linguaglossa]
Iosif Brodskij
Odisseo a Telemaco
Telemaco mio,
la guerra di Troia è finita.
Chi ha vinto non ricordo.
Probabilmente i greci: tanti morti
fuori di casa sanno spargere
i greci solamente. Ma la strada
di casa è risultata troppo lunga.
Dilatava lo spazio Poseidone
mentre laggiù noi perdevamo il tempo.
Non so dove mi trovo, ho innanzi
un’isola
brutta, baracche, arbusti, porci e un parco
trasandato e dei sassi e una regina.
Le isole, se viaggi tanto a lungo,
si somigliano tutte, mio Telemaco:
si svia il cervello, contando le onde,
lacrima l’occhio - l’orizzonte è un bruscolo -,
la carne acquatica tura l’udito.
Com’è finita la guerra di Troia
io non so più e non so più la tua età.
Cresci Telemaco. Solo gli Dei
sanno se mai ci rivedremo ancora.
Ma certo non sei più quel pargoletto
davanti al quale io trattenni i buoi.
Vivremmo insieme, senza Palamede.
Ma forse ha fatto bene: senza me
dai tormenti di Edipo tu sei libero,
e sono puri i tuoi sogni, Telemaco.
[Traduzione di Giovanni Buttafava]
Odisseo a Telemaco
Mio Telemaco,
la guerra di Troia
è finita. Chi ha vinto – non
ricordo.
Saranno stati i greci: solo i
greci
possono lasciare tanti morti
fuori di casa…
Eppure la strada che porta
a casa si è rivelata troppo
lunga,
come se Poseidone, mentre là
cincischiavamo, dilatasse lo
spazio.
Non so dove mi trovo,
cosa c’è davanti a me. Una specie
di isola sporca,
cespugli, edifici, grugnito di
maiali,
un giardino incolto, una specie
di regina,
erba e pietre*…Caro Telemaco,
tutte le isole si assomigliano
quando vaghi così a lungo, e il
cervello
già si smarrisce, contando le
onde,
l’occhio, infestato d’orizzonte,
lacrima
e la carne acquosa copre l’udito.
Non ricordo come è finita la
guerra
e quanti anni hai adesso, non
ricordo.
Cresci grande, Telemaco, cresci.
Solo gli dei sanno se ci vedremo
ancora.
Anche adesso non sei lo stesso
bambino
dinanzi al quale trattenevo i
tori.
Non fosse per Palamede, vivevamo
insieme.**
Ma forse ha ragione lui: senza di
me
ti sei liberato dalle pulsioni
d’Edipo
ed i tuoi sogni, mio Telemaco,
sono senza peccato.
[Traduzione di Donata De
Bartolomeo]
Note
*Riferimento a due episodi dell’Odissea. Una
amnesia colpisce i compagni di Odisseo (in Omero non lo stesso Odisseo) dopo
che avevano assaporato il loto nel paese dei Lotofagi. La maga Circe, invece,
trasforma in maiali tutti i compagni di Odisseo nel tentativo di fargli
dimenticare il ritorno a casa e trattenerlo a sé. (NdT)
**Secondo
il mito Odisseo, non volendo partecipare alla guerra di Troia, si finse pazzo:
si mise ad arare i campi cavalcando dei tori, seminando sale. Il saggio
Palamede smascherò la finzione. Mise in terra il piccolo Telemaco, Odisseo
trattenne i tori dimostrando, così, che non era pazzo. Dovette di conseguenza
partire per la guerra e per questo, in seguito, perfidamente allontanò
Palamede. (NdT)
Il testo russo originale
ОДИССЕЙ ТЕЛЕМАКУ
Мой Tелемак,
Tроянская война
окончена. Кто победил – не помню.
Должно быть, греки: столько мертвецов
вне дома бросить могут только греки…
И все-таки ведущая домой
дорога оказалась слишком длинной,
как будто Посейдон, пока мы там
теряли время, растянул пространство.
Мне неизвестно, где я нахожусь,
что предо мной. Какой-то грязный остров,
кусты, постройки, хрюканье свиней,
заросший сад, какая-то царица,
трава да камни… Милый Телемак,
все острова похожи друг на друга,
когда так долго странствуешь; и мозг
уже сбивается, считая волны,
глаз, засоренный горизонтом, плачет,
и водяное мясо застит слух.
Не помню я, чем кончилась война,
и сколько лет тебе сейчас, не помню.
Расти большой, мой Телемак,
расти.
Лишь боги знают, свидимся ли снова.
Ты и сейчас уже не тот младенец,
перед которым я сдержал быков.
Когда б не Паламед, мы жили вместе.
Но может быть и прав он: без меня
ты от страстей Эдиповых избавлен,
и сны твои, мой Телемак, безгрешны.
(1972)
Giorgio Linguaglossa
Odisseo a Telemaco
a mio figlio Giacomo
Caro Telemaco,
come è finita la guerra di Troia non ricordo.
Non so se questa guerra finirà mai,
ormai sono tanti anni che stiamo qui a bivaccare
sotto le mura della città di Poseidone
a fare niente, ad oziare.
La guerra, caro Telemaco, è un pretesto,
una sordida menzogna inventata dagli achei
e dagli dèi
per qualcos’altro di innominabile che forse soltanto
Cassandra e gli dèi sanno.
Ma forse anche loro lo hanno dimenticato.
In fin dei conti, tutte le guerre si somigliano,
forse sono figlie di Mnemosyne,
la dea che tutto cancella.
Alla fine, caro Telemaco, dimentichi anche tu
il perché della guerra,
come è iniziata, come si è svolta.
La memoria non trattiene il tempo.
Qui il tempo è libero dallo spazio.
Gli uomini inseguono il tempo e lo ingannano
ma non possono nulla contro lo spazio.
Così, ho dimenticato anch’io perché
siamo qui, su questa spiaggia
della Troade e perché ti scrivo questa lettera
se mai ti giungerà, da un padre da cui tu sei libero,
e che non dovrai rinnegare.
Sei libero, Telemaco, di non ricordarmi,
di dimenticare questo padre che
non sa fare altro
che oziare qui con la sua Briseide,
su questa spiaggia
inventata
dagli dèi.
[Da: Giorgio Linguaglossa, Il tedio di Dio, Progetto Cultura, 2018]
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