SPIGOLATURE
Il salto oltre la specie.
La feroce legge degli umani
Il penoso tentativo di dare
un’interpretazione allegorica ai fatti descritti nell’Antico Testamento mi
sembra esprimere il disagio di dover ammettere che allora ci si comportava
esattamente come gli uomini, attuali si comportano: guerre, persecuzioni,
lager, gulag, stupri, sopraffazione dei più deboli, sanguinose conquiste
territoriali, maltrattamento delle donne, schiavismo, rivolte, repressioni,
rivoluzioni e chi più ne ha più ne metta. La legge della vita è una sola: o io
mangio te o tu mangi me. Ogni centimetro di suolo che calpestiamo è stato
strappato violentemente a chi lo occupava prima, e che a sua volta l’aveva
strappato ad altri. Nessun problema di coscienza. Il diritto di conquista è
sacro. Etruschi Volsci Sanniti Romani Ostrogoti Longobardi Austriaci Italiani
Vandali Spagnoli Galli Francesi Celti Normanni Inglesi: è tutto un avvicendarsi
di padroni vincitori, poi toccherà a loro. Davide ogni giorno partiva a fare
razzie, per non lasciare testimoni ammazzava tutti. Alessandro Magno era un
avventuriero sanguinario, Pietro il Grande sterminò gli strelitzi comandati
dalla sorella. L’Africa devastata dai negrieri e colonizzatori inglesi,
olandesi e anche italiani. Sempre all’insegna di Gott mit uns o di In hoc signo
vinces. Poi ogni tanto ci sono dei periodi di pace, ma durano poco. Si vis pacem para bellum. Amen.
Lorenza Franco
Lorenza Franco
Il salto oltre la specie.
Come osserva Piergiorgio Odifreddi[i],
lo scienziato Niels Bohr, che ispira il logo del mio C.C.C., fior di loto
stilizzato a forma di atomo, ha esemplificato il principio di fisica
quantistica della sovrapposizione di stati attraverso la complementarità di
varie opposizioni: osservatore e osservato, soggetto e oggetto, finalismo e
meccanicismo, mente e cervello, istinto e ragione, libertà e condizionamento,
sentimento e pensiero, scienza e arte, etc. E l’ha considerato come l’espressione
di un livello profondo di comprensione, sostenendo che “le verità
superficiali sono quelle la cui negazione è contraddittoria, e le verità
profonde quelle la cui negazione è ancora una verità”.
Le connessioni con il taoismo orientale
sono evidenti. Al punto che, quando nel 1947 gli fu conferita l’onorificenza
dell’Ordine dell’Elefante, Bohr scelse come stemma araldico il diagramma taijitu,
il noto cerchio bianco e nero che rappresenta la complementarità dello yin
e dello yang. E sottolineò il concetto con il motto Contraria sunt
complementa.
Queste connessioni, osserva ancora il
saggista e matematico torinese, vennero divulgate poi negli anni ’70 dall’opera
Il Tao della fisica, di Fritjof Capra. Ma già avevano certamente
ispirato un altro dei padri fondatori della meccanica quantistica, Erwin
Schroedinger, che nell’autobiografico La mia visione del mondo ammise
esplicite dipendenze intellettuali tra il proprio lavoro e la filosofia del
Vedanta. In particolare, nell’appendice di Che cos’è la vita?,
Schroedinger espresse la sua fede nella coincidenza dell’atman personale
e del Brahaman universale. E arrivò a dichiarare aham brahmasmi,
“io sono Brahman”, che richiama quel Deus factus sum dei nostri mistici
medioevali.
La conoscenza condivisa è quel processo
di apprendimento e di comunicazione collettivi che crea una sorta di supermente
o General Intellect. Nel campo del
diritto richiama il fenomeno dell’Open Source, frutto di un processo di
formazione continuativa e decentrata della conoscenza, condivisa da più
programmatori che sommano le loro intelligenze, e nel campo della filosofia
riconduce a quello “spirito universale” dell’umanità rinvenibile negli scritti
di Hegel e poi anche di Nietzsche.
Ma si tratta semplicemente di quello
stesso spirito di ricerca scientifica che si basa sulla condivisione delle
informazioni. L’evoluzione finale dell’umanità sarà di scoprire la matrix , il vero codice sorgente non di
un software, ma della nostra specie. La rivoluzione industriale ci ha portato
le scoperte della meccanica, della chimica, della termodinamica. Quella in cui
stiamo entrando sarà la rivoluzione dell’informatica e della biologia. Per ora
i due percorsi procedono ancora relativamente separati: l’informatica verso ciò che viene chiamata “intelligenza artificiale”
o “non biologica” e, più in prospettiva, verso i computer quantistici; la biologia verso il controllo e la replica
in laboratorio dei meccanismi evolutivi del vivente.
Da un certo momento in poi le due strade
si unificheranno a un livello che già qualcuno chiama “bioconvergenza”: la nuova alleanza tra intelligenza umana e quella
non biologica. E sarà allora che avremo davvero sfondato la soglia, che avremo
fatto il “salto quantico”, entrando nella singolarità
che ci aspetta. Andando oltre la
specie, ci affrancheremo da ogni tipo di malattia e di mortalità biologica, non saremo più definiti dai nostri
limiti naturali, ma dal fatto di averli aboliti. Intanto la disponibilità
completa del patrimonio genetico della specie e la possibilità di intervenire
su di esso si stanno avvicinando, in modo da renderci garanti delle altre
specie sul pianeta. Abbiamo vinto, anche per conto di tutte le specie meno
fortunate di noi, alla lotteria dell’evoluzione, e tocca a noi adesso, alla
nostra civiltà, farsi carico di ogni specie protetta e preservare la salute del
nostro pianeta.
Già adesso possiamo comprendere che
siamo tutti fatti della stessa energia, come venne intuito da Wilhelm Reich con
la sua teoria dell’orgone, energia primordiale e fondamentale che spiega
la vita, e già oggi potremmo fare a meno, finalmente, di inventarci divinità
aspettando le meravigliose scoperte che continua a fare la scienza. Con le “verità
rivelate” ci siamo creati un “Dio” che è solo la personificazione del bisogno
di credere, della pigrizia intellettuale, come l’orfano che fa di tutto per
immaginare il padre che lo ha messo al mondo invece di chiedere e cercare. E
solo con un atteggiamento umile, ma operoso e non rassegnato, di fronte
all’immensità dell’universo, il vero ricercatore potrà comprendere la verità.
Noi, parte dell’universo, crediamo
ancora, nell’anno 2011, di essere stati creati (teismo), o di essere nati per
caso senza avere un senso (ateismo). L’uomo finalmente capirà che è proprio lui
il costruttore di se stesso e dell’universo, che non è diverso da lui, che è la
manifestazione della stessa energia.
Giovanni Bonomo
IL COPERNICO[1]
Non vuol più farsi scarrozzare il
Sole,
giri la Terra, se la luce vuole,
Si taccia Tolomeo e su Copernico
è bene che ricada questo
incarico.
Ma non perché la Terra di più
giri,
saran del Sol finiti quei
sospiri.
Non sa di esser una stella nana,
di riposar la sua speranza è
vana.
Esplose un dì lontano un buco
nero:
è, la sua polve, l'universo
intero.
Turbina ancor e non si ferma mai,
qualcuno approfittò di questi
guai:
della nostra Galassia là, ai
confini,
nacquero gli uomini, così
piccini,
su di un pianeta insignificante,
pugno di fango, eppur
vivificante.
Sarà finita presto l'avventura
se Alcun, di spolverare, un dì si
cura.
L'Umanità è poco più che nulla,
l'accompagna la Morte dalla
culla.
Lorenza
Franco
LIBERE IDEE IN LIBERO STATO
Certamente se
pensiamo al vieto cesaropapismo dell’Impero Romano d’Oriente possiamo dire,
oggi, che si sono fatti progressi: pressoché tutti gli Stati moderni
riconoscono il principio di laicità e di non interferenza della religione con
la politica. Da noi, caso particolare perché abbiamo all’interno del nostro
Stato la città del Vaticano, vige il Concordato, così come è stato rivisto nel
1984 per riformare materie (matrimonio, sostentamento del clero, scuola) in
modo adeguato alla Costituzione, che per fortuna non contiene solo l’art. 7 sui
Patti Lateranensi. Ma la visione di Cavour, libera Chiesa in libero Stato, non
si è mai pienamente realizzata – questo il messaggio di Raffaello Morelli con
il libro Lo Sguardo Lungo – perché
nonostante la liberazione dei sudditi romani dallo Stato pontificio (e della
stessa Chiesa cattolica dal fardello del potere temporale), ancora non si è
bene compreso che la laicità delle istituzioni è una questione decisiva per la
convivenza in uno Stato veramente
democratico e moderno.
Si avverte
questa incomprensione quando si discute di argomenti come il testamento
biologico, la pillola abortiva e gli anticoncezionali, l’insegnamento religioso
nelle scuole, le unioni civili d fatto, etc. Anche in un’era di comunicazione digitale come
la nostra, la fede resta cieca, condiziona le coscienze e si pone come
un firewall alla conoscenza e al confronto. Resta difficile ragionare
e discutere con chi “crede”. Un amico giornalista mi risponde che “nel dubbio meglio credere, tanto non costa
nulla, e poi non credere mi fa paura”. E’ la c.d. scommessa di Pascal. Ma qui
non è in gioco solamente l’esistenza e l’inesistenza di Dio, ma ciò che
consegue a questo dilemma, vale a dire la più pericolosa invenzione dell’uomo
per scongiurare la paura della morte: la religione.
Tuttavia
l’approccio di Raffaello Morelli è più cauto e strategico, come egli stesso ci
tiene a sottolineare, perché non segue le invettive contro la Chiesa cattolica dello
scrittore Ennio Montesi, ad esempio, e nemmeno l’anticlericalismo del prof.
Massimo Teodori, pur perseguendo lo stesso scopo dei primi, vale a dire
l’abolizione dell’anacronistico disposto costituzionale concordatario per dare
attuazione al principio di netta separazione tra Stato e religioni previsto,
con visione lungimirante, da Cavour. L’Autore adotta il costume laico e
separatista del realismo e della ragione, non quello delle esortazioni
puramente emotive di chi vuole assaltare e prendere il Vaticano come il popolo
francese assaltò e prese la Bastiglia, o appellarsi alla NATO affinché
intervenga a liberare l’Italia.
Devo dire che
questo approccio al problema è abbastanza convincente, lo trovo del resto più
tattico e pragmatico per opporsi a quelle coalizioni in essere di teocon, atei
devoti e teodem, come li chiama Morelli, che predicano l’esatto contrario di
una prospettiva separatista. Bisognerebbe operare proprio con rigorosa
coerenza, tutti insieme, credenti e non credenti, per affrontare i problemi
della vita quotidiana, di oggi e del futuro. Nel rinnovato clima politico,
stanno manifestandosi imperdibili opportunità di rinnovare il pensiero che sono
ancora offuscate dallo strumento concordatario, che si traduce in offerte
politiche ancora consociative, affaristiche, confessionali, utopistiche. Ma la
spiritualità è una cosa, la politica è un’altra cosa. Solo tenendole separate
si può assicurare la libertà di religione insieme alla laicità delle
istituzioni, premesse indispensabili di uno Stato liberale e democratico.
Si è riusciti
finora a progredire nel conoscere il mondo fisico e a creare istituzioni
garantiste dei diritti del cittadino, a organizzare la convivenza civile,
facendo a meno dell’ipotesi di Dio, che
solo i cattolici chiusi presumono equivalente a escludere Dio. Sono costoro, i cattolici chiusi – sostiene l’Autore – ad essere
i veri avversari del principio separatista, usando il sistema concordatario
come una sorta di polizza di assicurazione per il mantenimento della loro
funzione intermediaria tra il cittadino e i corpi ecclesiali. E qui Morelli
rivela sorprendentemente gli spunti che la stessa Chiesa, lungi dal
condizionare tali cattolici chiusi, ha avuto con il Concilio Vaticano II, che non ha mai fatto
parola di concordati, citando frasi significative di proclami sia di Giovanni Paolo
II e pure di Benedetto XVI (p. 467-469), e concludendo che i laici fautori
della separazione farebbero meglio a dirigere il loro impegno, in favore della
laicità, verso i reali avversari politici, sostenitori della fede come legge, non
verso le istituzioni religiose. Perché non è escluso - continua l’Autore - che
di fronte ad una ferma e manifesta volontà separatista, la Chiesa, fatti salvi
i propri diritti di confessione religiosa, ne prenda atto e si ritiri per
sempre dalla vita politica. Solamente uniti nella logica aperta della laicità,
che si fonda sulla diversità, credenti e non credenti possono rendere concreto
il principio di separazione Stato-religioni superando il Concordato. Il che
implica, sul piano legislativo, un procedimento di revisione costituzionale dell’art.
7. Grazie per l’attenzione e buona lettura.
Milano,
21 maggio 2013, Avv. Giovanni Bonomo
(Trascrizione dell’introduzione del libro “Lo sguardo lungo. Il principio di separazione Stato e religioni è il sempre verde innestato da Cavour”, di Raffaello Morelli, presso Circolo Culturale Giordano Bruno)