UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

sabato 31 agosto 2019

ARMI E NUCLEARE

Il documentario “L’inizio della fine delle armi nucleari”, diretto dal regista spagnolo Álvaro Orús e prodotto dal britannico Tony Robinson per Pressenza ha vinto un prestigioso premio al merito dell’Accolade Global Film Competition. Il premio è stato assegnato nella categoria dei cortometraggi; il documentario racconta la storia di come i paesi senza armi nucleari, organizzazioni internazionali come ICAN e la Croce Rossa, la società civile e il mondo accademico - nelle parole di Ray Acheson della Women’s International League for Peace and Freedom - “si siano opposti ad alcuni dei paesi più potenti e più militarizzati del pianeta, realizzando qualcosa che gli era stato proibito di fare” - cioè un trattato internazionale per proibire le armi nucleari, così come sono bandite le armi biologiche e chimiche.
Il regista Álvaro Orús, ha dichiarato: “Siamo molto grati per questo tipo di riconoscimento e speriamo che ci aiuti a raggiungere più persone. Nel nostro documentario abbiamo cercato di mettere in guardia sul pericolo delle armi nucleari e sulla possibilità di abolirle una volta per tutte. È una questione vitale per tutti e noi vogliamo portarla nel dibattito pubblico”.
Tony Robinson, redattore di Pressenza e attivista per il disarmo nucleare da più di un decennio, ha commentato: “Questa storia è davvero stimolante, perché la storia del Trattato per la proibizione delle armi nucleari è davvero la storia di come tutti noi possiamo resistere ai bulli se uniamo le forze e lavoriamo insieme per il bene comune e lasciamo da parte gli interessi egoistici”.
L’Accolade riconosce i professionisti del cinema, della televisione, della videografia e dei nuovi media che ottengono risultati eccezionali nella lavorazione e nella creatività e quelli che producono intrattenimento di spicco o contribuiscono a un profondo cambiamento sociale. I lavori sono giudicati da professionisti altamente qualificati dell’industria cinematografica e televisiva. Informazioni su Accolade e un elenco dei recenti vincitori sono disponibili all’indirizzo www.accoladecompetition.org.
Rick Prick Prickett, che presiede The Accolade Global Film Competition, ha dichiarato in merito agli ultimi vincitori: “L’Accolade non è un premio facile da vincere. Le candidature sono state ricevute da tutto il mondo, da aziende di successo a nuovi, straordinari talenti. L’Accolade aiuta a stabilire lo standard per la lavorazione e la creatività. I giudici hanno apprezzato l’eccezionale qualità delle candidature. Il nostro obiettivo è quello di aiutare i vincitori a ottenere il riconoscimento che meritano”.
Il film viene messo a disposizione di qualsiasi attivista che voglia organizzare proiezioni, con narrazione e/o sottotitoli in inglese, spagnolo, francese, tedesco, italiano, portoghese, greco, russo, russo e giapponese.
Per maggiori informazioni contattare Tony Robinson: 
Per organizzare proiezioni in Italia contattare 
Silvio Bruschi: silvio1959@gmail.com
IL PERSONAGGIO

“Silvio Berlusconi: il cavaliere che ha scavalcato tasse, 
e cavalcato ragazze”.
[Nicolino Longo]


IL PENSIERO DEL GIORNO


Parcheggio a pagamento davanti agli ospedali e gratis nei centri commerciali sono la dichiarazione inconfutabile che gli esseri umani sono diventati merce di scambio fra la vita e la morte.
[Laura Margherita Volante]


LIBERA PER DALLA CHIESA

La locandina dell'incontro




SARONNO. A CASA DI MARTA
CON CHESTERTON

La locandina dell'incontro


PARTIGIANI

Cliccare sulla locandina per ingrandire

Presentazione del Libro Un Racconto di Vita Partigiana. La storia di Bacio
Memoria, migrazione, radici: il Partigiano Bacio
Presentazione del Libro Un Racconto di Vita Partigiana a Anguillara Veneta - Padova, paese di origine del Partigiano Deportato Emilio Bacio Capuzzo.

Saremo in una terra di migrazione e al contempo di odio contro i migranti.
Una terra Anguillara Veneta (Padova) che ha dato i natali al delinquente Bolsonaro e al contempo è la terra di origine del Partigiano Deportato Bacio, speranza per l'umanità.

ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
ANPI "Emilio Bacio Capuzzo" Nova Milanese
ARCI Ponti di Memoria
PeaceLink - Telematica per la Pace
Radio Nuova Resistenza
Campagna "Siamo tutti Premi Nobel per la Pace con ICAN"

Fabrizio Cracolici e Laura Tussi
presentano il Libro:
Un Racconto di Vita Partigiana. Il ventennio fascista e la vicenda del Partigiano Emilio Bacio Capuzzo - Mimesis Edizioni
con il messaggio antinucleare della Campagna Internazionale
ICAN - Premio Nobel per la Pace 2017
per il disarmo nucleare universale.
Musica e note di impegno civile di Renato Franchi & Orchestrina del Suonatore Jones
Sabato 14 Settembre 2019 ore 18.00  
presso l'Auditorium: Via Olimpiadi, 42
Anguillara Veneta - Padova, paese di origine di Bacio
La cittadinanza è invitata.


giovedì 29 agosto 2019

PARADIGMA
di Franco Astengo


La soluzione della crisi di governo si presenta come un punto di vero e proprio mutamento di paradigma. Crisi di governo che ha impegnato gli attori presenti nel sistema politico italiano nel corso di questo mese di Agosto.
Scrivo nel momento in cui alcuni tasselli debbono ancora essere sistemati e quindi l’esito finale formalmente incerto, ma l’aver approcciato all’esito della crisi nella forma a questo punto evidente del reincarico a Conte rappresenta un fatto che consente l’avvio di una riflessione a mio giudizio assai impegnativa. Molti tra gli analisti, i commentatori e i protagonisti politici del passato possono a ragione considerarsi sconcertati e ritenere ormai possibile tutto e il contrario di tutto, almeno secondo i loro consolidati criteri di riferimento nei collegamenti sociali se non addirittura ideologici.
In realtà arriva all’approdo quel processo di personalizzazione direttamente collegato alla trasformazione del sistema dei partiti in atto ormai da qualche decennio e strettamente connesso al fenomeno della disintermediazione che aveva già avuto in Forza Italia e nel PD (R) gli epigoni più impegnati nel corso dei primi anni del XXI secolo.
Tra il 2006 e il 2016 avevamo anche assistito all’elaborazione di progetti di riforma costituzionale, l’uno imperniato sul presidenzialismo, l’altro su di una sorta di cancellierato, entrambi tendenti a superare la democrazia parlamentare e respinti dal voto popolare.
Quei due progetti erano comunque ancora legati a schemi classici, sia pure in evoluzione: oggi siamo al cambio di paradigma.
Il sistema potrebbe ritrovare a questo punto un suo riferimento pivotale sul piano delle dinamiche politiche esprimendosi appunto attraverso una personalizzazione di nuovo conio. Emergono, infatti, figure in grado di tenere aperti diversi fronti in politica estera, facendosi appoggiare in forma inedita dal presidente USA operando, in contraccambio dell’adoperarsi per far rientrare la Russia nel G8: segnale evidente della prevalenza del tecnicismo degli affari sulla geopolitica, in un quadro nel quale appare ben evidente la conclusione di quello che era stato definito “ciclo atlantico”.
Nello stesso tempo sembra possibile tenere aperti varchi con la Commissione Europea al fine di innalzare il livello del rapporto deficit /PIL: lo scopo dovrebbe essere quello di combattere la povertà attraverso la crescita di livello di assistenzialismo e di rinuncia definitiva alle prospettive di sviluppo così come queste erano state intese nella fase dei “trenta gloriosi”.
Qualsiasi ipotesi di risposta di tipo “socialdemocratico” o “popolare” alla crisi sembra inattuale e meno che mai ci potrà essere spazio per una sorta di “riformismo” nel momento in cui si determina una adesione complessiva ai dettami della “decrescita felice”. Del tutto da analizzare, inoltre, la realtà e il peso della completa “mediatizzazione” dell’agire politico e del tipo di rapporto sociale e culturale stabilito tra le azioni compiute nella sfera politica e quelle portate avanti nella quotidianità.
Relazioni ormai consolidatesi nella mediazione totalizzante dell’uso degli strumenti informatici. Per questi motivi, esposti fin qui in maniera del tutto abborracciata in assenza di un’elaborazione ancora tutta da sviluppare, l’esito della crisi di governo non può essere valutata attraverso l’utilizzo di antiche categorie compresa quello dello scampato pericolo di una involuzione a destra. Ciò appare evidente se si aderisce, com’è avvenuto per il PD in questo frangente, al superamento dei concetti di destra e di sinistra, consentendo a un sottosegretario uscente del M5S di scrivere:” per noi Lega o PD è indifferente”. Questa o quella per me pari sono.
Ormai l’espressione dei contenuti progettuali e programmatici avviene attraverso una dimensione variabile quella di volta in volta, ritenuta opportunisticamente utile, ai più diversi e variegati (anche ideologicamente) interlocutori politici. Il quadro generale è ormai quello dell’autoreferenzialità delle scelte portate avanti dai singoli al massimo collegati fra di loro in cordate in lotta per il potere. Si tratta appunto del compimento di un processo vero e proprio rovesciamento di paradigma: se si pensa di ricostruire una sinistra legata all’inasprimento nella complessità delle contraddizioni sociali si tratta di elementi d’analisi da tenere in conto in una valutazione del tutto dirimente.



mercoledì 28 agosto 2019

Perù. Lotte contro la corruzione
di Li Dan

Ciao Angelo, sono arrivata a Puno, oggi, anzi, ieri per te. Lunedì, c’è stata la manifestazione e alcune strade Arequipa-Lima, Arequipa-Puno Cusco, sono state bloccate. Stamattina ho preso il pullman Arequipa-Puno. L’autista ha scelto una strada secondaria, poi verso le 10,30 ha saputo che lo sciopero era finito quindi ha deciso di tornare indietro per prendere la strada principale. Ecco un al momento de tour con gli inconvenienti del viaggio.









All’arrivo a Puno, ho incontrato un’altra manifestazione. Sempre con fatica con la lingua spagnola, vagamente ho capito quanto ti trascrivo:


1.il presidente attuale di Puno (non il Sindaco), ha fatto delle cose che vengono definite “crimini”, è scappato a Lima ed è stato preso dalla polizia;


2.stasera quando sono passata dalla piazza principale lui era dentro il palazzo di Giustizia;


3.l’opinione pubblica maggioritaria ritiene che lui sia colpevole e sia un criminale;

4. pare che lui abbia fatto anche delle cose buone per aiutare la campagna e i contadini. Stasera era la manifestazione dei contadini era per difenderlo. Gridavano “corrotti” poi ho capito che dicevano: i giudici sono corrotti quindi vogliono condannare il presidente.


Forse non è un evento importante. Considerando la quantità degli ex presidenti peruviani e altri politici in galera, forse anche questo episodio ha qualche significato. 


Qui vedo le gravi conseguenze di cose storiche che nella sostanza stanno andando avanti da anni. Ti mando una serie di foto che ho fatto in fretta.




PER LA RICOSTRUZIONE DELLA SINISTRA:
UNA PROPOSTA DI STUDIO DEL PENSIERO POLITICO
di Franco Astengo



Questa proposta è rivolta a quanti si trovano costretti a rilevare una pressoché totale impreparazione nell’esercizio dell’azione politica a tutti i livelli, fuori e dentro le istituzioni, da parte degli epigoni - giovani e meno giovani - di un presunto “rinnovamento” fondato semplicisticamente sulle categorie dei sondaggi e di un pragmatismo di bassa lega esercitato essenzialmente attraverso “annunci” elargiti al pubblico attraverso i social network e la televisione.
Un “agire politico” esercitato attraverso la costruzione di “cerchi magici” composti di corifei/e di accumulatori di adulazione e facile consenso che hanno finito con il sostituire la complessa macchina delle organizzazioni costruite nella storia, da quelle partitiche a quelle sindacali agli altri “corpi intermedi” associativi di varie espressioni della società.
Tutto un patrimonio da cancellare perché limitante il potere del “gonfiare il petto” di diversi aspiranti dittatori.
In Italia questo fenomeno è comparso sulla scena ormai da quasi trent’anni perpetuando tutto il negativo (vedi corruzione) che si era accumulato fin dalla fondazione della Repubblica, eliminando il positivo (soprattutto sul terreno della partecipazione e dell’aggregazione politica e sociale) esaltando piccoli e grandi conflitti d’interesse a tutti i livelli, trasformando le occasioni di confronto anche elettorale in referendum “pro” o “contro” questo e quello, in un vero delirio di personalizzazione.
La sinistra italiana, quella “storica” che aveva contribuito in maniera determinante alla Liberazione e nell’Assemblea Costituente, è stata colpita al cuore da questi fenomeni, così come anche la Nuova Sinistra sorta in esito alla ventata del’68, e il fenomeno più inquietante è che “Sinistra Storica” e “Nuova Sinistra” rappresentate per decenni da gruppi dirigenti di altissimo livello e intellettuali di primo piano; radicate profondamente sul territorio attraverso ramificate strutture organizzate hanno prima ceduto sul piano culturale (pensiamo proprio alla personalizzazione come già accennato poc’anzi e alle logiche del maggioritario e della governabilità ad ogni costo) e poi su quello concreto della presenza sociale e politica, lasciando dietro di sé il vuoto e aprendo la strada ad avventurieri della politica, se non a faccendieri della tangente, come stiamo ancora una volta osservando nella più stretta attualità.
Il fenomeno, naturalmente, riveste dimensioni internazionali che non possono essere sottovalutate ma ha assunto nello specifico del “caso Italiano” (quello delle anomalie positive del ’68 più lungo perché intrecciato tra studenti e operai, e della presenza del più grande partito comunista d’Occidente pilastro della democrazia repubblicana) una valenza del tutto particolare, al punto da farci pensare dell’esistenza di rischi seri di involuzione autoritaria.
Una situazione determinata, a nostro avviso, dalla rescissione del rapporto tra politica e cultura che ha determinato questo gigantesco sbandamento al punto che neppure una crescita esponenziale dei livelli di diseguaglianza politica e sociale appare foriera dell’apertura di una fase di conflitto tale da prevedere un mutamento di fondo del pericoloso stato di cose in atto.
Il recupero di un’identità, prima di tutto, e poi della capacità di espressione politica e anche organizzativa di una sinistra italiana non passa però semplicemente dall’avvio di un tentativo di ricostituzione di una soggettività politica fondata prima di tutto sull’aggregazione dei soggetti agenti all’interno delle grandi contraddizioni della modernità ma anche, e soprattutto, da un recupero nel rapporto tra cultura e politica, dalla ricostituzione di un nucleo intellettuale all’altezza e ramificato in vari settori della vita non soltanto del Paese ma a dimensione internazionale.
Un nucleo intellettuale che recuperi l’idea di una politica considerata anche come oggetto di studio e sede di riflessione sulle grandi prospettive epocali, sulla storia, sull’approfondimento del pensiero politico.
Per questo motivo seguiranno considerazioni di merito rivolte proprio all’aspetto dello studio del pensiero politico, invitando coloro che non intendono abdicare dall’impegno nascondendosi (come sempre più spesso purtroppo accade) dalla loro identità a riflettere attorno a questo elemento.
Dalla “filosofia della prassi” gramsciana va ripresa in pieno l’idea di fondo del ruolo dell’intellettuale: “Elemento vitale del partito politico è l'unità di teoria e pratica. Questo, però, non è un problema filosofico ma, una "quistione" che deve "essere impostata storicamente, e cioè come un aspetto della quistione politica degli intellettuali".
Gramsci si pone quindi il problema di elaborare una teoria generale della funzione e del ruolo degli intellettuali (a essa sono dedicate le note raggruppate nel Quaderno 10), il cui concetto principale è quello di "intellettuale organico". Esso sta a indicare che gli intellettuali, contrariamente a come generalmente si autorappresentano, non costituiscono "un gruppo sociale autonomo e indipendente", ma "ogni gruppo sociale, nascendo sul terreno originario di una funzione essenziale nel mondo della produzione economica, si crea insieme, organicamente, uno o più ceti di intellettuali che gli danno omogeneità e consapevolezza della propria funzione non solo nel campo economico, ma anche in quello sociale e politico" (ibid., p. 1513). Le funzioni degli intellettuali sono eminentemente "organizzative e connettive", e dipendono dal ruolo che essi hanno in rapporto al mondo della produzione, all'organizzazione della società e dello Stato.
L’idea allora è quella di lavorare, con tutti gli strumenti disponibili, intorno al rapporto tra cultura e politica, un rapporto che accusa ormai da molti anni un deficit particolarmente vistoso, ridotto all’assemblaggio di un insieme di tecnicismi, in diversi campi da quello accademico per arrivare a quello istituzionale, laddove la politica appare ormai confusa con l’economicismo e il giurisdizionalismo astratto.
Si tratta di partire per una ricognizione di fondo, anche partendo dal proposito di sviluppare una “ricerca di parte”, con l’ambizione di ottenere il risultato di provocare una riflessione complessiva tale da superare le settorializzazioni, gli schematismi oggi imperanti che, alla fine, hanno danneggiato non soltanto la qualità degli studi e delle ricerche, ma soprattutto la qualità dell’“agire politico”.
Il riferimento è rivolto a un pensiero politico in grado di esprimere interessi, finalità aspirazioni ben individuabili che, a partire da precisi punti di vista di soggettività determinate, è capace di interpretare le sfide reali della storia, e vi risponde in base a parametri e a esigenze di volta in volta mutevoli.
Serve legarsi a un filo conduttore, coscienti del fatto che ciò non significa che il pensiero politico si sia rivolto sempre ai medesimi problemi attraverso le medesime categorie.
Al contrario è necessario prestare grande attenzione e insistenza nel mettere in luce che, se è vero che i concetti politici sono la struttura-ponte di lungo periodo, l’asse portante della storia politica dell’Occidente (perché è dell’Occidente che si è chiamati a occuparci, sia pure giocoforza) è anche vero che solo le trasformazioni epocali, il mutare degli orizzonti di senso, il modificarsi catastrofico degli scenari sociali e politici, oltre che intellettuali, hanno consentito ai concetti politici di assumere di volta, in volta, il loro significato concreto. Insomma, è necessario mettere in rilievo che la concretezza del pensiero politico consiste proprio nel fatto che esso aderisce alle drammatiche discontinuità dell’esperienza storica, e anzi le riconosce, le interpreta, le mette in forma. Probabilmente quello che stiamo attraversando è proprio uno di quei momenti storici. Si deve avere fiducia, ed è questa l’unica nota di ottimismo permessa, nell’importanza e nell’efficacia formativa della storia del pensiero politico, nel suo senso più vasto.
Si tratta di tornare alla capacità di fornire strumenti per interpretare lo spessore storico e concettuale, per decifrare i momenti di crescita e di crisi, di dramma e di trionfo, di chiusura localistica e di apertura universale della nostra civiltà intellettuale e politica: tutto il contrario dell’impreparazione improvvisata che appare di scena oggi nell’arena del sistema politico italiano.


La Poesia
PIÙ FORTE È LA MORTE



Fermo Su tutte le “partenze” In attesa dell’“ult/ima”

Quante volte di notte ho alzato
il mio braccio
al cielo
impugnato la “falce di Luna”
e mietuto campi di grano maturo
Ma quante volte

(fra i denti pur stretto
dell’ieri e il domani)
ho moltiplicato
per zero me stesso
affinché “folla” non fossi negli altri

Quante strade mi son lasciate alle spalle
e quante scarpe ho consumato
per arrivare al punto verso cui
non sono ancora partito

(E se il mio andare
fu sempre un restare laddove mai andai     
e il mio restare un sempre arrivare  
laddove mai sono
io che da sempre m’inseguo
e giammai mi raggiungo

e vado per strade che mi camminano addosso
io già immobil bersaglio allo sparo degli anni
che lento m’uccide col piombo dei giorni
io io non son che croce di Cristo
su tomba del mondo
orizzontalmente e verticalmente “obliqua”/)

Quante volte di notte
rubandolo al “Triangolo estivo”
ho suonato
lo “strumento Lira”
in bande di grilli in campi di grano
Ma quante volte

(qual seme in terra  
di giorni mai arati) son sceso dagli occhi
alle strade a cercare i miei piedi    
e non trovare 
neppure me stesso né in terra né in cielo

Quante volte (già in fuga dai giorni)
pur essendo più vivo di un morto
ho partecipato ai funerali
di me stesso “all’impiedi”
Di questo “me stesso” che    
di qui a non molto   

stormir dovrà pur per l’ult/ima volta al vento della vita
[Nicolino Longo]


  

La Poesia
C’è una chiesetta…


C’è una chiesetta laggiù
che seduce il mio tempo
per raccogliermi
Inginocchiata a braccia alzate
mi ergo e con le mani ai fianchi
in un grido con occhi opachi
imploro per il tanto dolore
Le mani tese, gli sguardi fissi
e larghi, nel blu mediterraneo
disegnato col sangue,
disperano sull’ultimo respiro
a fior di superficie
Le orche non guardano il cielo
e nella mota lorda è il volto di chi
si è dato a Satana per una pepita.
C’è una chiesetta laggiù…
Seduce il mio tempo
per una preghiera di vento
muto e assorto per sorgere
fra i giusti e gli angeli del giorno.
[Laura Margherita Volante]

lunedì 26 agosto 2019

LA RESISTENZA CONTINUA
di Li Dan



Arequipa. Perù. Caro Angelo, oggi sono ad Arequipa di nuovo. Dicono che domani (oggi 26 agosto - ndr) ci sarà una grande manifestazione, sicuramente manifestazione in città ed è molto probabile con blocchi delle strade principali per Lima Puno Cusco. Per strada vedo che la polizia si sta già preparando.


Queste immagini le ho scattate stasera nella Plaza de Armas, la piazza principale di Arequipa.






Non parlo lo spagnolo, vagamente ho capito che dicevano:
1. La miniera porta via tanta acqua (da Lima a qui tutta la zona è molto arida. Uno dei deserti più secchi del mondo. Puoi immaginare quanto sia preziosa l’acqua).
2. La miniera restituisce l’acqua inquinata. I bambini, ma anche gli adulti, si ammalano. Molti sono gli abitanti con problemi ai polmoni, ecc.
3. Il Governo pare stia cedendo e forse bloccheranno la miniera. Non sono sicura di aver capito bene, controlla se il Governo l’ha bloccata recentemente.
4. In questi anni di lotta la polizia ha arrestato e ucciso diversi manifestanti e non solo.





Una miniera, soprattutto di rame, come sai consuma tanta acqua e la inquina. Come è successo in Cile.


Li ho informati che hai pubblicato la notizia delle loro lotte su “Odissea”. Mi hanno detto tante belle cose, anche se ho capito poco. Comunque vogliono che il mondo li senta.




domenica 25 agosto 2019

PENSIERO DEL GIORNO


“Il vendicativo intelligente: è quello che va a comprarsi casa al piano sovrastante quello del suo nemico, al fine di metterselo sotto i piedi senza sporcarsi le mani di sangue”.
Nicolino Longo
LA POESIA
Savona

Savona sei nel ricordo
d’uno sguardo attonito
e inquieto d’animale
Sei stata la sete mai paga
a passeggio sotto i portici
di via Paleocapa
ma la fontana non c’era
Savona fosti la solitudine
dei miei pensieri fra trilli
di giovinezza acerba
Savona ora hai luogo
nella mia mente
per quei nodi sciolti
di una libertà non goduta.
[Laura Margherita Volante]

LA BIBLIOTECA DI BORMIO
A MILLI MARTINELLI



sabato 24 agosto 2019

LA FATICA DELLA POLITICA
di Franco Astengo


Gli alfabeti politici del secolo scorso erano materia ardua. Venivano frequentati a lungo, prima di imbracciarli. Cattolici, laici, libertari e comunisti camminavano con lentezza dentro le parole della politica imparando a trasformarle in azioni. Prima nei quartieri, poi nei comuni poi nei vasti collegi elettorali. Fino al teatro della politica nazionale che era selezionato al netto degli scandali, delle trame e della corruzione. Era un lavoro che impegnava la giovinezza, le passioni, l’esperienza. Era apprendistato prima che comando. Era “esercizio sociale della prevenzione”.
Da un articolo di Pino Corrias “Chi fa il bene degli italiani”
“La Repubblica” 24 agosto 2019.

Parole pesanti che debbono suscitare non semplicemente la (legittima) nostalgia per il passato ma anche una proposta di riflessione per l’oggi e soprattutto per il futuro. Di seguito quindi alcune considerazioni di merito.
In queste ore stiamo assistendo, nel microcosmo del sistema politico italiano (se così lo si può ancora definire) a un vero e proprio “assalto alla poltrona” all’interno di una crisi di governo dei cui contorni è persino difficile definire l’assurdità di svolgimento. Di fronte a questo spettacolo, molto interessante al riguardo dell’osservazione delle miserie umane, la lettura dell’articolo di Corrias consente di riformulare una domanda: “È questa la politica?” ed è questa la risposta che intendeva fornire la cosiddetta “antipolitica” nel suo progetto di estensione verso il basso del meccanismo del potere tramite il livellamento sociale che si pensava il web avrebbe finito con il produrre all’insegna dell’“uno vale uno”?
 Per definire questa situazione ci era così capitato di elaborare l’indicazione della formula dell’“individualismo competitivo”.
La competizione individualistica sarebbe stata alla base della costruzione di nuove formazioni politiche non più formate da militanti, ma composte di “cordate” finalizzate a spingere personaggi singoli verso l’acquisizione di posizioni di, più o meno, presunto potere.
Abbiamo però voluto spingere un poco più a fondo la nostra ricerca rivolgendoci appunto la domanda: “È questa la politica?” oppure era politica quella del ‘900 dei grandi partiti di massa e della “fatica dell’appartenenza”?
Non abbiamo trovato risposta, pur consultando i “classici” della materia, ma soltanto altre domande che qui raccogliamo di seguito.
Occorre però una premessa, forse banale: per politica intendiamo, fin dall’Antica Grecia, le cose che ineriscono alla città, la Polis.
Nella sostanza le cose che riguardano l’umana coesistenza, quando questa assume l’aspetto consapevole di un’identità collettiva, considerata tanto dal punto di vista del Potere, quando dal punto di vista del Conflitto.
In questo suo duplice aspetto di Potere e di Conflitto la politica è pensabile come un’essenza, rintracciabile attraverso la risoluzione di alcune questioni:
1) Qual è l’origine della collettività e quali i suoi fondamenti di legittimità?
2) Quale rapporto c’è tra l’energia originaria delle forme politiche e le loro realtà istituzionali?
3) Quali sono i soggetti dell’azione del potere politico, cioè chi agisce, chi comanda che cosa a chi?
4) E questo comando come avviene, con quali limiti, a quali fini?
5) Quali sono i confini dell’ordine politico, come e da chi sono individuati, chi includono e chi escludono?
Le concrete risposte a queste domande, cioè le forme storiche della politica, sono determinate dalle modalità con cui le categorie che abbiamo fin qui indicato, conflitto, ordine, potere, forma, legittimità, sono di volta, in volta organizzate praticamente e pensate teoricamente.
Non si può sfuggire a questo livello di analisi semplificando tutto all’interno di una sola categoria: quella del potere.
Della politica, infatti, fa parte anche il modo con cui essa viene discorsivamente mediata e criticata dai suoi soggetti e dai suoi attori: la politica è una pratica che deve essere sempre un’elaborazione intellettuale e valutativa. È il caso di ripetere la nostra domanda: ciò che accade, da molti anni, all’interno del sistema politico italiano può essere considerato “politica” oppure semplicemente lotta per un potere indefinito (ma molto concreto, beninteso, in alcune sue espressioni materiali) tra bande rivali che si contendono il territorio?
C’è politica nella folla di “clientes” che sgomitano nei cortili dei palazzi del potere? Dal nostro punto di vista la domanda è retorica e la risposta scontata: non ravvediamo tracce di politica, intesa nel senso classico, ma se si aprisse un dibattito in questo senso riteniamo si tratterebbe di un fatto positivo.
Tanto più che, sempre dal nostro osservatorio, aggiungiamo una considerazione della quale siamo - egualmente - convinti sostenitori: nonostante che si tenti, come sta accadendo o forse già accaduto, di ridurre la politica alla forma dell’’individualismo competitivo”, non pare si riuscirà a creare un ordine che - almeno apparentemente - riuscirà a comprendere al suo interno il conflitto sociale.
Il potere sarà sempre arbitrario ed eccederà sempre la norma e sarà causa esso stesso dell’esplosione del conflitto sociale: e in quest’affermazione ci troviamo confortati dalla lettura di alcuni autori, particolarmente importanti, da Machiavelli, a Spinoza, da Marx a Schmitt.
Il punto di fondo dell’interrogativo che si intende porre in questa occasione rimane allora quello del come, attraverso i meccanismi della democrazia, si possa riuscire a limitare l’eccesso del potere rispetto alla norma.
 Sicuramente come dimostrano le vicende attuali interne al sistema politico italiano non ci si riuscirà limitandoci a un’espressione dell’angoscia di sé con l’obiettivo rivolto a provocare una lotta destinata soltanto a determinare l’esclusione degli “altri”. La politica ridotta a meccanismo di “esclusione”, questo è il punto di abbassamento morale e culturale nel quale ci ritroviamo oggi e sul quale varrebbe la pena riflettere meglio.

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