UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

lunedì 28 febbraio 2022

DIRITTI UMANI

 


Sacharov. I diritti umani nel cuore dell’Europa è il titolo della mostra dedicata ad Andrej Sacharov e alle personalità che sono state insignite del Premio. L’esposizione sarà aperta al pubblico dal 2 al 16 marzo 2022 (ore 08.00-20.00) presso il Milano LUISS Hub (Via Massimo D'Azeglio, 3). 

La mostra esplora la dimensione europea di Andrej Sacharov, il cui destino personificò la coscienza illuminata del mondo e trasmise il senso di un impegno politico che sarebbe rimasto attuale fino ad oggi.  

Il momento espositivo si compone di due parti. La prima parte della mostra è dedicata alla figura di Andrej Sacharov, protagonista indiscusso della nostra storia: la sua attività scientifica, il dissenso, la lotta per i diritti umani, l’esilio, il premio Nobel, l’impegno politico per la democratizzazione del sistema sovietico. La seconda parte è dedicata alle personalità che sono state insignite del “Premio Sacharov per la libertà di pensiero”.  

Istituito dal Parlamento europeo nel 1988 il Premio è un riconoscimento dedicato ad Andrej Sacharov allo scopo di premiare personalità od organizzazioni che abbiano dedicato la loro vita alla difesa dei diritti umani e delle libertà di pensiero.

Presentando diverse personalità e organizzazioni insignite da questo premio la mostra si rivolge ad un ampio pubblico con lo scopo di far conoscere meglio questo grande protagonista del Novecento, la sua storia e la sua opera e sensibilizzare gli spettatori alla causa dei diritti umani. 

 

DISERTATE!

 
Soldati dei due fronti di guerra, giovani militari russi e ucraini, donne che servite negli eserciti, disertate! Ammutinatevi, toglietevi le divise, buttate le armi, parlatevi l’un l’altro. Parlate la stessa lingua, soffrite la stessa paura, versate lo stesso sangue. Rifiutate di uccidere e di farvi uccidere per il capriccio dei vostri governanti che se ne stanno comodamente al riparo assieme alle loro famiglie, ai loro capitali ben protetti. Quando questa macelleria sarà finita vi chiederete a che cosa è valsa tutta questa rovina, queste morti, queste distruzioni. I mercanti di armi festeggiano e incrementano i loro guadagni sulla vostra pelle. I governi stranieri, compreso il nostro, vogliono che subiate più danni possibili in modo che a guerra finita diverrete schiavi loro per i vostri debiti. Infatti vi mandano armi per scannarvi. Rifiutate di combattere, sabotate la guerra. Distruggiamo le alleanze militari fomentatrici di guerre e distruzioni, rifiutiamo di produrre armi che massacrano i popoli e i poveri.
“Odissea”

FERMARE LA GUERRA
Appello dei Sindacati di Base contro la guerra.

 
La Federazione Russa la notte del 23 febbraio ha invaso l’Ucraina e le minacce di guerra sono diventate una realtà che rischia di accendere un più ampio conflitto bellico in Europa.
Le origini di un conflitto sono riconducibili alle mire espansionistiche dei paesi NATO verso l’Europa dell’est, con le pressioni e i posizionamenti militari in quei territori e alle pretese egemoniche della Russia. In questa contrapposizione sorda alle ragioni del dialogo l’Italia si è posta in prima fila e ha già stanziato per l’operazione 78 milioni di euro.
Così, invece di favorire una politica di distensione il governo Draghi si allinea alla politica aggressiva della NATO e condivide le aspirazioni di potenza della UE. Si contano già gli effetti disastrosi che il precipitare delle operazioni militari stanno causando sulle parti in causa: centinaia di morti, migliaia di sfollati, enormi distruzioni materiali. Ma l’aggressione militare messa in atto dall’autocrate Putin e il permanere di una situazione di conflitto bellico sono destinate a produrre ulteriori gravi conseguenze internazionali come l’innalzamento dei prezzi delle materie prime e dell’energia che produrranno ovunque nuove pesanti ripercussioni economiche e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone già colpite dalla crisi e dalle privatizzazioni. Già vediamo che, nel nostro Paese, gli aumenti dei costi dell'energia si stanno ripercuotendo infatti su tutti i beni prodotti, anche sui generi di prima necessità, accrescendo ancor di più la precarietà dei ceti popolari. Facciamo appello a tutte le realtà sociali per fermare la guerra, per orientare verso il dialogo l’azione del nostro governo affinché si dica basta alle spese militari e si pretendano investimenti nelle urgenti necessità dei settori fondamentali per il benessere della popolazione, a cominciare dalla casa, dalla sanità, dalla scuola e dai trasporti pubblici.



Ancora una volta rivendichiamo le ragioni del dialogo contro le politiche dei blocchi contrapposti e i loro tentativi di allargare le rispettive aree di influenza per riaffermare le ragioni del contrasto alla corsa al riarmo.
Con forza ribadiamo la nostra opposizione alla guerra e alle mire espansionistiche di opposti imperialismi. Sosteniamo le mobilitazioni per il ritiro immediato delle nostre missioni militari all’estero a cominciare da quelle posizionate nell’area del conflitto bellico ucraino, lotteremo ancora per l’uscita dell’Italia dalla NATO e la riconversione per fini sociali delle servitù militari presenti sui nostri territori.
Di fronte ad iniziative militari che vedano coinvolto il nostro paese il sindacalismo di base e conflittuale annuncia fin da ora il suo impegno ad indire se necessario uno sciopero generale per fermare la guerra, utile solo a quanti ne traggono profitto in contrapposizione agli interessi delle lavoratrici, dei lavoratori e dei ceti popolari.
COBAS SARDEGNA – CUB – SGB – UNICOBAS – USI CIT

 

Confronti
PUTIN, DOV’È LA NOVITÀ?
di Vincenzo Rizzuto
 

Vignetta di Claudio Fantozzi

Non bastavano i milioni di morti della pandemia, che ormai da più di due anni attanaglia tutto il mondo, ci voleva anche la guerra di Putin contro l’Ucraina, una delle regioni più povere dell’ex impero sovietico, dalla quale arrivano da noi e nel resto dell’Unione europea migliaia di badanti. A ben guardare, quello che sta succedendo da qualche giorno nella nostra vecchia Europa, si direbbe che la storia dell’uomo sia sempre la stessa, e l’espressione, secondo cui, essa storia, è ‘maestra di vita’, suona come una vera beffa, un ritornello inutile, senza alcun senso.
Ora, ritornando al tema principale, la guerra, il pensiero corre subito, oltre che alle stragi che essa si porta inevitabilmente dietro, all’immenso sperpero di risorse che essa fagocita, risorse che invece potevano servire alla medesima Russia di Putin per riconquistare i fratelli ucraini costruendo loro: ospedali, scuole, asili nido, università, strade, ponti, ferrovie e tanti altri servizi, di cui quella regione certamente non abbonda.
E invece no, Putin, nella speranza di assicurarsi altri decenni di potere assoluto, ha preferito scatenare una guerra fratricida, che minaccia di trascinare tutta l’Europa in una nuova tragedia, facendo riapparire all’orizzonte gli spettri della prima e Seconda guerra mondiale.
Ma se facessimo passare l’idea che tutto questo è dovuto solo al solito pazzo di turno, che oggi si chiama Putin, come ieri si chiamava Hitler, Mussolini o Stalin, commetteremmo un errore imperdonabile.
Putin regna da oltre vent’anni, durante cui in Russia è stata soppressa ogni voce di dissenso con metodi violenti; sono state occupate con la forza altre regioni come la Crimea, senza che nessuno Stato ‘democratico, dagli USA alla Comunità europea’, si sia opposto seriamente.  Anzi, con lo stesso Putin i maggiori responsabili della politica mondiale sono andati a pranzo e hanno fatto affari d’oro; e così facendo, hanno finito per condividere ogni nefandezza del nuovo ‘Zar’. Allora tutto ciò che sta succedendo in questi giorni in Ucraina non è solo colpa di Putin, ma anche di quanti lo hanno condiviso, sostenuto, festeggiato e non ne hanno condannato l’operato quando esso era palesemente delinquenziale. Ma c’è da fare un’altra importante considerazione su  quanto sta accadendo nello scacchiere russo: non è del tutto peregrina l’idea che l’occidente americano e buona parte della medesima Unione europea abbia tollerato e spinto Putin sull’orlo del baratro per inginocchiare non solo la stessa Russia, ma tutta l’Europa, che, credo fermamente, non abbia futuro senza le opportunità che può offrire tutta la vecchia area sovietica: immensi territori da coltivare, estesi mercati dove espandersi, materie prime da sfruttare, e una civiltà di impronta ancora contadina, con la quale tutta l’Europa potrà davvero identificarsi e crescere.
Detto questo, dobbiamo convincerci che gli Usa non potranno portare ancora avanti politiche tendenti ad impedire questo processo di integrazione dell’intera area europea, un processo che è l’unica speranza pacifica non solo contro altri conflitti, ma anche per competere con l’espansione economica e commerciale del gigante cinese.
 

 

 

 

 

    

domenica 27 febbraio 2022

IL MENU È PRONTO
Ai capi di Stato e di Governo



 

Miei carissimi ed amatissimi porci
 
– sia lode ai maiali –
 
voi che vegliate amorevolmente sui nostri destini
 
– su quelli di miliardi di persone in ogni dove
 
vi esorto a continuare.
 
Siete sulla buona strada:
 
è tempo che gli ominidi,
 
specie infame di cui soprattutto voi
 
potete andare fieri,
 
scompaia dalla faccia della terra.
 
Preparate i vostri missili nucleari,
 
metteteli in posizione di lancio,
 
puntateli con precisione millimetrica.
 
È tempo di annientamento,
 
tempo di fare il deserto, di cancellare tutto.
 
È tempo di tornare al nulla, al silenzio primordiale.
 
Fate presto e non esitate: avete armi abbastanza.
 
Vogliamo vedere la Casa Bianca liquefatta,
 
il Cremlino polverizzato, l’Eliseo evaporato,
 
la Grande Muraglia in macerie, Montecitorio in fiamme,
 
Westminster raso al suolo…
 
Non privateci di questo spettacolo,
 
rendete concreta l’Apocalisse,
 
fate in modo che la profezia si avveri.
 
Sarà magnifico sapere
 
che le nostre case si solleveranno in aria
 
come le vostre ville e i vostri palazzi;
 
che la nostra carne farà la stessa fine della vostra;
 
che di quella dei nostri figli e nipoti
 
non si troverà traccia allo stesso modo dei vostri;
 
che un inverno eterno calerà su di noi e su di voi
 
e finalmente nessuno potrà dire:
 
c’è stata una civiltà, un tempo.
 
Angelo Gaccione
Milano, 27 febbraio 2022
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GUERRA: DISERTATE!


Vignetta di Claudio Fantozzi


UCRAINA



Preoccupazione nei vertici Nato.
Il generalissimo Francesco Figliuolo 
guiderà il Comando Operativo Interforze
dei militari italiani per l’Ucraina: 
senza green pass non si parte.
Il Petragallensis

DIALOGO SULLA GUERRA IN UCRAINA
Tra Romano Rinaldi e un vecchio amico e collega.


 
A. Romano, che ne pensi della recente crisi Ucraina?  Stai scrivendo qualcosa su Odissea? Fammi sapere.


R. Ho scritto qualcosa ma non è stato (ancora) pubblicato. Forse non sono stato abbastanza chiaro. Proverò a riformulare le mie idee in modo che sia più chiaro il mio pensiero.


A. Tienimi informato


R. OK. Ho anche messo qualche risposta qua e là su LinkedIn a vari "post" comparsi in questi giorni sull’argomento della guerra in Ucraina.
A. Non frequento i social.


R. Quando apro il PC proverò a ritrovarli. Ma essenzialmente penso questo... Per funzionare, le sanzioni dovrebbero essere confrontabili con la "force de frappe" di missili e cannonate, in termini di effetto sul popolo Russo. Così come hanno effetto le armi usate dai Russi sul popolo Ucraino. Quando il popolo Russo sarà stufo di mangiare carbone, bere petrolio e respirare metano e chiederà a Putin (con le dovute maniere!) un po' di pane e acqua, allora forse il Sig. Putin capirà in quale razza di pasticcio si è cacciato.


A. Io penso che a mettere Putin in questa situazione sia stato anche l'Occidente con l'espansione abnorme della NATO. Forse bisognava essere più cauti.


R. Su questo (espansione a est) non ci piove. Ma bisogna anche stare ai fatti e alle loro proporzioni. Il mio scritto partiva infatti dall'isolamento fatto soffrire a Gorbaciov dal reaganismo... e il resto a seguire.


A. Ti ricordi la crisi di Cuba? Kennedy minacciò la terza guerra mondiale se i russi non avessero ritirato i missili. Lui diceva giustamente che non poteva avere il coltello puntato alla gola. E i russi capirono e si regolarono di conseguenza. Questa è una situazione speculare.


R. Si, ricordo bene, 1962 (se non vado errato). Però mi ricordo anche del 1989 (Muro di Berlino), 1991 (fine URSS) e di tutti quei 60 anni. E soprattutto gli ultimi 30 con le collaborazioni tra la Russia (NON l'unione Sovietica) in materia di ricerca (scientifica, tecnologica, spaziale, ecc., ecc., anche noi, nel nostro piccolo…), commercio, industria, finanza, agro-alimentare, ecc., ecc. E adesso 'sto mascalzone tira fuori il paragone coi missili di Cuba? Ma che lo vada a raccontare al suo amico Trump. Ignorante come lui in fatto di storia e democrazia.


A. La storia si ripete e dà degli insegnamenti. Però gli uomini sono dei pessimi scolari.


R. Già, verissimo, ho riportato la stessa frase non molto tempo fa in un mio articolo su Odissea. Ma la storia che ha citato Putin nel suo discorso è una semplice allucinazione della sua immaginazione, esattamente in linea con le narrazioni di Trump. Immagino che Trump gli manchi tanto. Per me possono andare a farsi “benedire” entrambi. Non sono certo un “bideniano”, ma Biden è mille volte meglio di un solo Putin o un solo Trump (anche su di lui e la sua concezione della democrazia ho scritto più di un articolo).


A. Certamente. Però gli eventi devono essere storicamente contestualizzati. Quello che si fa e si dice alla fine non è che l'effetto di tante cause remote. Se non si considerano queste, non si comprende appieno il fenomeno e non si è in grado di porre dei rimedi.


R. Infatti, mi sembra di aver detto la stessa cosa.  Agli eventi di 60 anni fa è succeduta una storia già vecchia di 30 e 20 anni. Sempre storia è. Ma Putin pretende di riscrivere la storia con le sue allucinazioni a partire da Pietro il grande e financo Lenin (leggi il suo discorso) per trarne conclusioni talmente sconclusionate da fare pena a un liceale americano (il che è tutto dire).


A. Le dichiarazioni di Putin o di altri sono idiozie, emesse solo per far fumo. Quello che va considerato è il confronto Est-Ovest che dura da 70 anni e che spiega tutto, dalla guerra di Corea, ai missili di Cuba, dalle guerre varie (Kossovo, Libia, Iraq etc. etc.) fino all'Ucraina.  Pietro il grande è ovviamente una sciocchezza.


R. Però arringando il suo popolo su queste idiozie ha sferrato un attacco armato contro il popolo Ucraino. Derubricando Zelensky a sciocchezza. Ma si dà il caso che questi sia stato eletto dal suo popolo, il quale lo preferisce al fantoccio che Putin vorrebbe sostituirgli. Tant’è vero che si sta difendendo armi in pugno. Poi sono bravo anch'io, se vuoi, a buttarla in anti-imperialismo americano (dalla Corea in poi) ne ho anche scritto su Odissea (Guerre preventive…*). Il fatto è che l'Ovest si era illuso che il confronto Est-Ovest fosse finito nel 1989-91. E questo Gorbaciov aveva accettato. Poi, dopo poco è arrivato Putin a professare un capitalismo di rapina e senza morale (né calvinista né giudea), ha soffocato le libertà (Anna Politkovskaja docet – guarda caso una Ucraina(!) che aveva scoperto le nefandezze perpetrate da Putin in Cecenia) e ora si è messo in testa di esportare in occidente il suo “metodo russo”.


A. Veramente la storia dice che mentre il Patto di Varsavia è finito la NATO è passata da 15 a 29 membri. Chi è più imperialista?


R. La NATO, è un pretesto. Come ha detto Macron già un paio di anni fa è in coma profondo. Ci voleva Putin a risvegliarla! La NATO è un ferrovecchio che ha fatto comodo alla UE per surrogare la mancanza di politiche di difesa comunitaria in cui non ha (ancora) sviluppato un bel niente. Anche questo fa paura al despota russo. Comunque l'operatività NATO è unicamente difensiva e si muove (per statuto) su richiesta di uno dei partner che subisce un’aggressione. Mentre il Patto di Varsavia è stato molto utile per invadere Ungheria, Cecoslovacchia, ecc. quando hanno ripetutamente cercato di sollevare la testa. Vorrei vedere se gli ex satelliti avrebbero insistito per mantenere quel Patto! L'unico che “ha paura” della NATO adesso è Putin. Allora se ha davvero tanta paura, come mai ha rischiato di trovarsela contro invadendo l'Ucraina? È un tipico bluff del monello di strada. Al quale l'occidente (che ora si è ritrovato unito, grazie a lui) deve dare una lezione di democrazia attraverso le leggi del mercato (l’unica cosa che può capire da riccone sfondato), non con le armi e tantomeno con la NATO che non gli fa nessuna paura.


A. Sarà pure morta, la NATO ma intanto si è raddoppiata. Mai visto un morto che cresce. Tutte le potenze sono aggressive. A meno che non si considerino alcune aggressioni come tali e altre come vettori di democrazia e libertà.


R. Purtroppo, come recita anche il titolo di un altro mio scritto su Odissea, due torti non fanno una ragione. Era sbagliato l'imperialismo americano con la sua esportazione della democrazia con le bombe, come ho detto poc’anzi, è ancora più sbagliato l'anacronistico neo-imperialismo russo con la pretesa di esportare la democratura protocapitalista da rapina di Putin e dei suoi sostenitori, ricconi oligarchi e affamatori del popolo russo (oltre che ucraino). Mi dispiace ma con Putin non è possibile venire a patti. L'ha dimostrato in tutti i 22 anni che è stato al potere cambiando ruoli e regole della federazione per mantenere il potere a vita. Già solo questo sarebbe abbastanza. Ripeto, lui e Trump sono della stessa identica pasta. Ecco che occidente e oriente sono due termini che non hanno più senso già da parecchi anni. L'unico che sembra (finora) averlo capito è Xi Jinping; vedremo ancora per quanto tempo.


A. Occidente non ha più senso perché a comandare sono gli Usa.


R. Ma li vedi tu, gli USA di Trump a comandare sull’Occidente? Non mi far ridere, che ho il labbro screpolato! E non dimenticare che Trump sarà il prossimo presidente a vita degli USA. Se Putin la spunta anche questa volta, sono pronto a scommetterci. Quanto alla NATO è per statuto un patto difensivo strategico. In quanto tale, il suo dispiegamento tattico è inesistente. E non potrebbe mai competere con un esercito di terra come quello che ha invaso l'Ucraina. Come ho detto, ha surrogato la mancanza di una forza militare europea. Sicuramente un’altra delle manchevolezze dell'Europa. Ma non per questo si può immaginare il suo deterrente strategico come votato all'aggressione. Se fossero proseguiti i piani e gli accordi (iniziati negli anni ’70) per il bando e totale disarmo nucleare (compresi, oltre ai due de cuius, Francia, India, Cina, Israele, ecc., ecc.) la NATO sarebbe stata sciolta da un pezzo e in tutta fretta. È costosa e inutile. Guarda caso Trump era pronto a togliere il sostegno degli USA (per motivi economici) e lasciare che la gestisse in toto l’Europa, se ancora la voleva.


A. Ok. Buona serata. Ora fammi accendere la Tivù che vediamo come si sta mettendo…


R. Buona serata anche a te. E spero che desista in fretta dal portarci incubi che tendevo a dimenticare.
 
 
* Rinaldi, “Odissea” mercoledì 18 agosto 2022
https://www.researchgate.net/deref/https%3A%2F%2Flibertariam.blogspot.com%2F2021%2F08%2Fguerre-preventive-che-sventura-diromano.html

 

 

sabato 26 febbraio 2022

GUERRA E MESTATORI
di Franco Continolo
 


Qualche appunto necessario.
 
Forse è necessario che ripeta; anzi non ripeto io, perché meglio di me lo fa un bravo economista americano, Thomas Palley, che ritrovo con piacere grazie a Giancarlo de Vivo. Putin si è deciso a stare al gioco americano, perché la Russia è ormai alle corde. Ciò che varia, rispetto al copione americano, è la consapevolezza del presidente che l’intervento in Ucraina, se non fermato dalla disponibilità occidentale – o anche solo europea – a negoziare la fine dell’assedio militare ed economico alla Russia, porta dritto alla guerra mondiale. Un modo rapido per arrivarci è il via libera dato dall’organizzazione criminale, la NATO, ai picciotti orientali di continuare a fornire armi all’Ucraina. Palley condivide l’idea che l’obiettivo egemonico americano, dei "neocon liberal” che sono l’élite vincente, è non tanto di umiliare la Russia, ma di impedire che si riunisca, nell’interesse di tutti i membri, alla grande famiglia europea. Alle considerazioni di Palley si possono aggiungere quelle di Nicholas Mulder che ha scritto una storia delle sanzioni – l’articolo è un estratto dal suo libro. La nozione che si è persa per strada – le sanzioni in tempo di pace sono state concepite nella famigerata Versailles, scrive l’autore – è che le sanzioni sono un’arma, ossia un atto di guerra, e lo sono tanto più quando non hanno il sigillo della legge internazionale. Anche con tale sigillo, della Società delle Nazioni, esse hanno tuttavia contribuito allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Infine ai nostri vari smemorati – i Draghi e i Mattarella in primis – Branko Milanovic ricorda che una guerra europea c’è già stata 23 anni fa, e che il bombardamento della sua Belgrado è durato 78 giorni.

Confronti
CONTRO LA GUERRA
di Peppe Sini*

 
Salvare le vite. Due ragionamenti semplici semplici.  
 
Viterbo. La prima cosa da fare contro la guerra è chiedere l'immediato "cessate il fuoco", chiedere che si cessi immediatamente di uccidere. Salvare le vite è il primo dovere. E per chiedere il "cessate il fuoco" occorre manifestare nelle piazze di tutto il mondo, poiché siamo una sola umana famiglia in quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanità, ed ogni vittima di ogni guerra, ogni vittima di ogni strage, ogni vittima di ogni uccisione è un nostro fratello, una nostra sorella. Ma è evidente che fare questa richiesta, preliminare e indispensabile, non basta.
La seconda cosa da fare contro la guerra è iniziare noi qui a contrastare la guerra nell'unico modo in cui è possibile contrastare veramente la guerra: con il disarmo, con la smilitarizzazione, con la scelta concreta e coerente della nonviolenza.
E poiché non si può chiedere il disarmo altrui se non si comincia col proprio, non si può chiedere la smilitarizzazione altrui se non si comincia con la propria, non si può chiedere ad altri di scegliere la nonviolenza se non si comincia noi stessi ad agire contro la violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza, allora occorre che cominciamo noi a disarmare, cominciamo noi a smilitarizzare, cominciamo noi ad abbracciare la nonviolenza che nella situazione presente del mondo è l'unica - l'unica - risorsa che resta all'umanità per salvare sé stessa ed il mondo vivente dalla catastrofe. E per essere chiari ed espliciti:


 

1. Occorre sciogliere immediatamente la Nato che è un'organizzazione terrorista e stragista che minaccia l'umanità intera e sta portando il mondo al disastro; sciogliere la Nato e processarne i vertici per crimini contro l'umanità è il primo indispensabile passo per fermare le guerre in corso - non solo in Europa ma ovunque nel mondo - e costruire la pace.
La Nato impedisce una politica di pace, di sicurezza e di solidarietà europea, essendo asservita agli interessi statunitensi che confliggono flagrantemente con quelli europei (ed en passant: la Russia è parte dell'Europa, gli Usa no).
La Nato è in contrasto con l'impegno di pace sancito da tutte le Costituzioni democratiche (in primis quella italiana).
L'esistenza e l'azione della Nato in questi ultimi trent'anni è stata una costante spinta alla guerra, al riarmo, alla promozione della sopraffazione e della violenza.
2. Occorre dare seguito all'impegno sancito dall'Onu di proibire tutte le armi nucleari. L'Italia ospita armi nucleari americane? Deve imporne lo smantellamento e la distruzione. L'Italia fa parte dell'Unione Europea e nell'Unione Europea vi sono paesi con armamento nucleare? L'Italia deve battersi per il loro smantellamento e la loro distruzione. Le armi nucleari minacciano la distruzione dell'umanità intera, chiunque lo sa. È diritto e dovere di ogni essere umano, di ogni umano consorzio ed ordinamento giuridico sostenere l'impegno deliberato dall'Onu di proibire tutte le armi nucleari. Si smantellino tutti gli arsenali atomici, si garantisca un futuro all'umanità.
3. Sono oltre trent'anni che l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana viene sistematicamente violato da governi e parlamenti proni alla guerra, alla sua logica, ai suoi strumenti, ai suoi apparati; e tanti esseri umani - e tra essi tanti soldati italiani - sono morti in tante parti del mondo per questo. È semplicemente mostruoso. L'Italia torni finalmente all'integrale rispetto dell'articolo 11 della sua carta costituzionale, della sua legge fondamentale, che testualmente, esplicitamente, inequivocabilmente "ripudia la guerra".
4. Si sperperano risorse ingentissime per le spese militari, mentre la popolazione si impoverisce, mentre sarebbe necessario usare delle risorse del pubblico erario per aiutare chi è più in difficoltà. Si inizi dunque una drastica e progressiva riduzione delle spese militari del nostro Paese; è infame spendere tanti pubblici denari per strutture e pratiche finalizzate alla guerra e quindi all'uccidere gli esseri umani; è infame spendere tanti pubblici denari per le armi in cui scopo è uccidere gli esseri umani; è infame far prevalere la volontà di uccidere sulla volontà di vivere. Salvare le vite è il primo dovere.
5. Nonostante il nostro ordinamento abbia da tempo riconosciuta de jure la "difesa civile non armata e nonviolenta", de facto ancora non è iniziata la necessaria e urgentissima transizione dalla difesa armata alla difesa civile non armata e nonviolenta, quella "difesa popolare nonviolenta" che tutti gli studiosi seri ed onesti - e tutte le esperienze storiche fondamentali dell'ultimo secolo - indicano come necessità assoluta ed improcrastinabile per la salvezza dell'umanità.
È l'ora di avviare la difesa popolare nonviolenta se vogliamo impedire la distruzione dell'umanità e l'irreversibile devastazione del mondo vivente.
 
*Responsabile del "Centro di ricerca per la pace,
i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo

 

DEMOCRAZIA /GUERRA 
di Franco Astengo


Norma Rangeri firma un editoriale (”il Manifesto” 25 febbraio) dove affronta il tema della crisi della democrazia intesa quale fattore determinante per la ripresa e l’esplosione del confronto bellico.
L’articolo si conclude esprimendo l’opinione, in riferimento all’impotenza dell’Europa: “(...) opinioni pubbliche se saranno in grado di suscitare un’onda pacifista contro una guerra capace di nutrire se stessa”.
Se la nostra interpretazione è corretta, il tema sollevato è quello dell’assenza di un movimento pacifista all’altezza della gravità della fase storica: aggiungeremmo anche dal nostro punto di vista la questione dell’assenza di rappresentatività politica, di incapacità di espressione dei soggetti di intermediazione sociale e di insufficiente analisi della difficoltà che emerge nel funzionamento dei meccanismi classici della democrazia liberale.
Qualche tempo fa in un’intervista rilasciata proprio da Putin al “Financial Times” l’ex-agente del KGB, dichiarava la fine  della democrazia liberale ponendosi a favore delle cosiddette (semplifichiamo per economia del discorso) “democrazie illiberali” del tipo di quella praticata in Ungheria e ipotizzata in Italia, attraverso l’assunzione di un ruolo centrale all’interno del sistema politico da parte della Lega e di Fratelli d’Italia (al netto delle pruriginose dichiarazioni rilasciate in queste ore da esponenti dei due partiti).
Appare evidente davanti a noi come i richiami all’illiberalità facciano parte del meccanismo che ha portato direttamente al drammatico stato di cose in atto in un coacervo (è bene ricordarlo) di complicità a tutti i livelli. Esporre le cose in questo modo però finirebbe con il rischiare un eccesso di semplificazione.
Allora si rende necessario andare meglio nel merito rispetto a ciò che è accaduto nel determinare questa vera e propria crisi della democrazia occidentale. Siamo entrati, infatti, in una terza fase della democrazia: la prima fase era quella della democrazia dei partiti, capaci di ottenere un consenso di massa intorno alla propria ideologia; la seconda fase è stata quella della “democrazia del pubblico” con i leader prevalenti sui partiti e il rapporto di fiducia personale tra il Capo e il pubblico della Tivù generalista capace di scalzare le ideologie. La terza fase è quella “ibrida” realizzata attraverso l’ingresso sulla scena di Internet che ha finito con il miscelare democrazia diretta e democrazia rappresentativa.
In base all’analisi di questi cambiamenti si è prefigurata una deformazione della democrazia, pur conservando intatte le forme della democrazia novecentesca configuratesi attraverso il rito elettorale. Rito elettorale che si è sempre più identificato con espressioni di tipo plebiscitario. Il risultato è quello di uno svuotamento di senso progressivo e di depotenziamento dell'opinione pubblica e del confronto tra le idee in un quadro di allargamento delle disuguaglianze economiche e culturali e di crescita del corporativismo e dell'aggressività sociale.
Si sono aperti varchi per avventure autoritarie e per lo strapotere delle lobbie in quadro di tecnocrazia dominante retta attraverso l’idea (fagocitante) dell’uomo solo al comando. Si sono affermate, in sostanza tre negative condizioni: quella tecnocratica, quella populista, quella plebiscitaria, riducendo la cittadinanza ad audience passiva del capo carismatico.
Si è così ottenuto il risultato di una sorta di riunificazione tra rappresentanza e governabilità in una sorta di “simbiosi” del potere con l’estinzione dei corpi intermedi tra la società e la politica e riducendo le opposizioni a pura marginalità.



Da dove partire, allora, per modificare questa realtà proprio nel momento in cui il ritorno della guerra in Europa ne dimostra tutta la pericolosità?
Prima di tutto sarà necessario stabilire i punti sui quali attestare una vera e propria “resistenza” partendo dalla diffusione del dibattito culturale sul tema della democrazia. I soggetti politici residui devono attrezzarsi per riprendere quella funzione pedagogica abbandonata il tempo della trasformazione del partito di massa. Agire in questo modo all’interno della società attuale potrebbe apparire uno sforzo inutile, circondati come siamo da un dominante “pensiero unico”. Ma è questo il punto di resistenza e di esigenza di espressione di un pensiero alternativo: debbono risaltare gli elementi fondativi per un recupero di soggettività che esprimendo la complessità del rinnovamento di un pensiero democratico contenga già in sé la capacità di rappresentare un’alternativa misurata sulla complessità delle contraddizioni  di cui  - nello specifico - l’istanza pacifista rappresenti elemento di pensiero fondativo.

 

venerdì 25 febbraio 2022

SPIGOLATURE
di Angelo Gaccione

Milano. Quel che resta di una fontana
 
La fontana di via Corridoni.
 
Giorni fa riflettevo su un dato inquietante: tutti i bipedi che si sono distinti (e si distingueranno) per efferata ferocia e ogni sorta di comportamento nocivo nei confronti di altri esseri umani e della società, sono stati bambini. Con la definizione di bambini intendo, ovviamente, ambedue i sessi. Bambini alla cui vista ci sentiamo felici e diventiamo teneri, protettivi, prestando loro la massima attenzione. Esserini indifesi a cui nonni e genitori rimboccano amorevolmente le coperte, e per i quali sono disposti a mille sacrifici. Soprattutto ai giorni nostri in cui ci si rivolge loro con i più delicati vezzeggiativi. Amore e tesoro sono i più diffusi e sono entrati come un’abitudine, un intercalare, nel lessico delle giovani coppie e anche dei nonni. Niente a che vedere con le generazioni nostre o quelle dei nostri padri; a quell’epoca tutto questo “miele” era assente e ne siamo stati privati.
Sono stati bambini anche i teppisti che si sono divertiti a sfregiare la fontana di via Corridoni, quella di fronte al Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci” a due passi dal Conservatorio “Giuseppe Verdi” e da Santa Maria della Passione nella cui Sala Capitolare si trovano i preziosi affreschi del Bergognone e in uno degli altari quella magnifica Ultima Cena di Gaudenzio Ferrari. Sono stati bambini anche i loro genitori che non li avevano di certo educati a diventare vandali, e lo sono stati gli indifferenti abitanti di queste vie centrali e lussuose, che non se ne sono minimamente preoccupati. O forse qualcuno di loro invece sì, e lo ha segnalato agli amministratori comunali della Giunta del Signor Sindaco Giuseppe Sala detto Beppe, mostrando senso civico e attaccamento al bene collettivo, ma davanti allo scempio il Comune e i suoi reggitori non si sono scomposti né battuto ciglio, e hanno lasciato la fontana nella vergognosa condizione di sporcizia e di degrado in cui versa. Magari è successo come è accaduto a me che ho segnalato invano con una telefonata alla dottoressa Antonella Dell’Acqua, responsabile della segreteria del sindaco Sala, lo stato di disordine e di insopportabile illegalità del mercato rionale che si svolge al venerdì tra le vie Piacenza, Crema e Giulio Romano. La dottoressa è stata gentilissima e mi ha suggerito la e-mail a cui inviare la segnalazione. In verità di e-mail ne ho mandato qualcuna in più: oltre al sindaco ho inviato al vicesindaco Scavuzzo e agli assessori Censi e Grandi. Risultato? Il silenzio più assoluto. E i venerdì successivi si è ripetuto il disordine e l’illegalità che dura da anni, sotto gli occhi di una nutrita pattuglia di Vigli che “non vigilano”. Per cui gli anziani e le mamme con le carrozzine hanno continuato a procedere in mezzo alla strada perché i marciapiedi li occupano abusivamente i furgoni degli ambulanti, le strisce pedonali come d’abitudine vengono sommerse di mezzi di ogni tipo e le vie impraticabili. Più di un residente si è chiesto se dovesse verificarsi un’urgenza che cosa accadrebbe alle ambulanze o a un mezzo dei Vigili del Fuoco. La gente del quartiere è disillusa e io non voglio rassegnarmi a dare ragione a chi sostiene che bisognerebbe ricorrere a metodi duri per farsi ascoltare. Di sicuro devo dare ragione allo scrittore Pitigrilli quando sostiene che purtroppo il difetto dei bambini è che crescendo diventano uomini. E anche donne, aggiungo io; e sindaci, e assessori, e amministratori.
 

 

 

 

 

 

 

Lutti nostri
È MORTO DON BURNESS

Don Burness
con i sui bassotti
 
Collaboratore di questo giornale con saggi, testi poetici e scritti vari, Burness era venuto a trovarci a Milano dove aveva incontrato diversi poeti e letterati. La Biblioteca di Odissea gli aveva pubblicato un paio di libri della cui traduzione si era occupato il nostro Max Luciani che ha di recente approntato la traduzione anche dei testi inediti che avrebbero dovuto confluire in un libro che sperava di pubblicare prima che la morte arrivasse a chiudergli gli occhi. Purtroppo un male rarissimo e incurabile non glielo ha permesso, si è spento in ospedale a Emerald Isle nel North Carolina. “Odissea” pubblicherà questi testi sulle sue pagine come dono ai suoi numerosi lettori e per tenerne vivo il ricordo. Il poeta era nato il 9 maggio 1941 ad Hartford nel Connecticut. Molto critico verso la politica del suo Paese, come altri intellettuali americani, Burness era rimasto disgustato della politica di Trump, ma non aveva alcuna stima del successore Biden. Non aveva tutti i torti. [A. G.] 


 
Si è spento la notte scorsa dopo una rara e fulminante malattia il poeta e docente americano Don Burness, da tanti anni collaboratore della nostra rivista, che ha impreziosito con i suoi scritti.
Persona estremamente colta e dotata di una straordinaria e poetica curiosità che lo ha portato a studiare ed insegnare in giro per il mondo.
Ha convissuto per qualche mese con il breve ma devastante male che lo ha colpito lasciandoci alcune poesie scritte poco prima di morire.
Nel lungo scambio epistolare che ho avuto con lui in questi ultimi giorni mi ha augurato ogni bene raccomandandosi di non essere triste per la sua dipartita perché lui aveva vissuto la vita che aveva sempre voluto, alle sue condizioni, che la sua vita era già stata abbastanza lunga da permettergli di accudire per anni la sua amata moglie Mary-Lou, gravemente malata, poi da quando lei era venuta a mancare si trovava nel periodo “bonus” quindi se ne sarebbe andato serenamente, esortandomi a continuare a viaggiare, studiare, mangiare buon cibo e divertirmi il più possibile.
Lunedì ha sposato Maria Elena in ospedale ed era pieno di gioia, martedì ha detto che era pronto a morire. Mercoledì lo ha fatto.
Caro amico Don, non ti dimenticheremo mai.
Max Luciani 

***

Una delle sue ultime poesie
Morire di cancro
 


Nausea vomitare sangue
La pressione sanguigna che precipita
Ambulanza
Urinare nei pantaloni
Pronto soccorso dell'ospedale
 
Sembra solo parte di una giornata
Come fosse naturale anche se inaspettata
Come mangiare il gelato
O parlare con Maria Elena
O andare da qualche parte
 
Non sono spaventato
Non sono scosso
La morte come la donna
Nella poesia del mio amico Raul Laborde
Scritta sapendo che sarebbe morto
Il giorno successivo
Raul che ho amato
Questo felice caballero
 
Morte
Annuncia sé stessa
Si diventa stoici
Non è male
È proprio così
Ma ieri è stato disordinato
E non degno
Di una poesia
 
Sembra solo un'altra cosa nella vita.
 
Don Burness
Emerald Isle, Nord Carolina
21 febbraio 2022
(Trad. it. Max Luciani)


giovedì 24 febbraio 2022

UCRAINA. “ODISSEA” AI TIFOSI

Biden
(esemplare di massacratore americano)


Putin
(esemplare di massacratore russo)

A scanso di equivoci ribadiamo quanto sosteniamo da diciannove anni, e cioè dalla nascita di questo giornale, e sul piano personale da quando portavamo i calzoni corti. Vale a dire, da quando abbiamo capito precocemente che gli Stati armati sono retti ai loro vertici da criminali e assassini; che le guerre che loro fomentano sono criminali; che quella parte di opinione pubblica che li asseconda è criminale; criminali sono a vario titolo quei giornalisti, opinionisti e tutta la variopinta fauna che stupidamente e coscientemente si arruola nelle fazioni in guerra e le sostiene; che l’esistenza della Nato (ben trenta Stati aderenti) nonostante il crollo dell’Unione Sovietica, la caduta del muro di Berlino e la fine della Cortina di Ferro è da considerarsi una alleanza criminale come qualsiasi altra e di qualsiasi colore basata sul possesso di armi di sterminio; che il militarismo è criminale; che la spesa militare e criminale, e criminali sono i produttori di armi in ogni dove che fanno profitti sulla pelle dei loro popoli. Siamo dunque contro tutti costoro e contro le loro guerre criminali. È diritto e dovere dei popoli di ogni parte del mondo difendersi dalle loro politiche criminali con tutti i mezzi necessari a loro disposizione, a cominciare dallo sciopero generale per paralizzare le loro attività criminali contro il genere umano.
La Redazione di “Odissea”

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