UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

lunedì 30 aprile 2018

PRIMO MAGGIO: PER IL LAVORO,
CONTRO IL LAVORO
di Franco Astengo

Elaborazione di Giuseppe Denti

In principio del ragionamento che s’intende sostenere con questo intervento ecco un breve riassunto del discorso marxiano sul lavoro: “Marx coglie da una parte il lavoro come “essenza dell’uomo”, come ricambio organico “uomo-natura”, mezzo per la realizzazione dei bisogni dell’uomo e perciò dimensione universale del rapporto stesso tra uomo e natura. Dall’altra parte individua nel lavoro salariato, la forma storica e determinata del lavoro produttivo nella realtà dei rapporti di produzione capitalistici, il vero centro, perno della produzione all’interno di questi rapporti. Superando la teoria del valore degli economisti classici, Marx afferma che alla radice della determinazione del valore c’è non una quantità fisica, in termini di orario, di lavoro, ma una quantità storica e sociale di valore, che la concretezza del doppio carattere della merce (attraverso il mercato), valore d’uso e valore di scambio, e del lavoro che vi mette capo manifesta, ma allo stesso tempo nasconde e mistifica (in quanto i valori quantitativi non rispondono).
Lavori produttivi (e all’opposto improduttivi), nei rapporti sociali di produzione capitalistici, sono quelli che mettono capo non alla produzione di merci, fisicamente riscontrabili, ma alla formazione di valore e plusvalore. Non è il lavoro concreto, che realizza il valore d’uso della merce, a determinare il lavoro produttivo, bensì la determinazione formale, puramente quantitativa: il lavoro astratto.
È la sussunzione formale del lavoro, la sottomissione completa della forza lavoro al capitale, a rendere il lavoro completamente produttivo. Questo caratterizza anche l’appartenenza di classe: la collocazione del rapporto sociale di produzione determina la condizione oggettiva di appartenenza alla classe subalterna.”.
Fino a qualche tempo fa sulla base di quest’assunto si sarebbe commentato in questo modo: la condizione soggettiva, la coscienza di classe e lo schieramento nel conflitto con la classe borghese, e quindi con l’espressione politica di questa, determinava lo spazio della politica e della lotta per il potere. Fin qui la valutazione di carattere generale ma si sarebbe constatato anche che: oggi è andato definitivamente in crisi il tentativo che ha segnato i decenni centrali del XX secolo di attenuare la contraddizione di classe attraverso uno sviluppo delle politiche sociali rivolte all’estensione dei diritti (welfare state) e dello sviluppo del “pieno impiego” attraverso politiche attive del lavoro sostenute dall’intervento statale. Aggiungendo inoltre: la crisi acuta di queste politiche ha aperto una fase di pesante ristrutturazione rivolta prima di tutto al ristabilimento dei rapporti di forza dalla parte del capitale. La “politica” è così apparsa impotente a contrastare questa tendenza che sta determinando una fase di paurosa regressione. Sorge, a questo punto, un interrogativo di fondo sulla validità di queste risposte che, appunto, avremmo formulato fino a qualche tempo fa. Un interrogativo generato essenzialmente dall’ingresso sulla scena della storia di un processo d’innovazione tecnologica fortemente accelerato, mai immaginabile in precedenza. Un processo d’innovazione tecnologica che sta sottraendo quote molto ampie di quello che poteva essere classicamente considerato come “lavoro vivo” pur in una fase di arretramento di quella che, impropriamente, nel decennio appena trascorso era stata definita come “globalizzazione”. Un fenomeno, questo dell’accelerazione nell’innovazione tecnologica accompagnato dallo spostamento secco verso l’ingigantirsi dello spostamento verso la finanziarizzazione dell’economia, di vastissime proporzioni che si sta imponendo al punto da porre il tema di una chiusura della dimensione lavorativa così come questa l’avevamo compresa tra il XIX e il XX secolo.
Siamo al punto in cui questo fenomeno, assieme a quello delle guerre, pare provocare una vera e propria situazione di sopravvivenza per intere fasce di popolazione in varie parti del mondo, cui rispondono imponenti fenomeni migratori rivolti in varie direzioni e non semplicemente verso quello che è stato definito “Occidente sviluppato”.
Il quadro complessivo è quindi segnato da una crescita disperante delle disuguaglianze, ben rilevato da molti economisti. La sottrazione di “lavoro vivo” riguarda sia il lavoro manuale sia il lavoro intellettuale. Emerge una vera e propria “crisi del lavoro” che, dalle nostre parti in Occidente, ha posto una questione(in questi termini inedita) che può essere riassunta sotto la voce “reddito di cittadinanza” ma che contempla anche tanti altri elementi sui quali riflettere. Ci troviamo così stretti tra domande molto stringenti che di seguito si riducono in un’assoluta semplificazione.
Dobbiamo essere “contro” questo lavoro del soggiacere ai voleri di questo capitalismo dell’ipersfruttamento, dell’allargamento della materialità della contraddizione di classe ben oltre a quella che abbiamo sempre considerato la “frattura” principale, del precariato assunto come quasi forma esclusiva dello stare (in bilico) nel mondo del lavoro, della crescita degli infortuni e delle morti definite “bianche”, della crescita della sopraffazione di genere, dell’adattamento dei ritmi di lavoro ai modelli insensati della società consumistica. Nello stesso tempo esiste la necessità di proporci di essere “per” il lavoro non solo come elemento fondamentale di sopravvivenza soggettiva ma anche come punto di crescita della dignità umana, del concorso di tutti a una maggiore capacità non solo operativa ma culturale. Sono tanti i motivi che ci riportano, non tanto paradossalmente in questa fase di “arretramento storico”, al momento storico nel quale attraverso l’aggregazione sociale realizzata attraverso la comunanza del lavoro e la consapevolezza della lotta contro lo sfruttamento si realizzò la presenza politica del movimento operaio. E’ questo il motivo di fondo per il quale dobbiamo ritrovare la strada per stare dalla parte del lavoro ridefinendo anche idee e modelli di progresso.
“Per il lavoro” nella nostra progettualità alternativa a quella dei padroni. Siamo di fronte quindi a un bivio, a una contraddizione storica al riguardo della quale emerge la necessità di una sintesi, di una riunificazione di senso e di proposizione per obiettivi di riscatto in forme cui la riflessione collettiva non è ancora arrivata a determinare.  Il punto di partenza per riprendere il cammino perduto potrebbe essere allora quello di essere consapevoli di tutto ciò, delle difficoltà inedite che ci troviamo di fronte e del tentativo in atto di ricacciare il lavoro esclusivamente dentro la categoria dello sfruttamento indiscriminato costringendo a un ritorno alla condizione di “plebe”: una folla indistinta in una condizione di ricerca di mera sopravvivenza materiale.  In tempi di ricerca sul lasciato marxiano forse si potrebbe affermare che la ripresa del Marx del lavoro come “essenza dell’uomo” potrebbe rappresentare, a questo punto, l’appoggio ideale non meramente teorico, al fine di recuperare una visione pienamente politica dell’oggi e del futuro. Sull’idea del lavoro come “essenza dell’uomo” si può far riprendere la lotta per il riscatto sociale su tutti i fronti, ponendoci al riparo dall’angoscia di questa presunta avvilente “modernità”.




1° Maggio.
Festa alla memoria dei lavoratori.
[Laura Margherirta Volante]



NUMERI DAL FRIULI
di Franco Astengo
Friuli, Municipio

L’analisi schematica dei dati delle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia svoltesi il 29 aprile 2018 fornisce già alcune indicazioni di una certa importanza. Due tendenze si confermano: quello del calo della partecipazione al voto nell’occasione delle elezioni regionali, costante in tutte le occasioni, a dimostrazione di una difficoltà dell’istituzione regionale nella raccolta del consenso; difficoltà che deriva anche in buona parte dagli episodi di malversazione che negli anni trascorsi hanno coinvolto esponenti di gran parte delle forze politiche dimostratasi attraverso l’inchiesta sulle cosiddette “spese pazze”.
La seconda tendenza conferma, nell’immediato post – elezioni politiche del 4 marzo scorso, uno spostamento verso destra con forte accentuazione leghista e un contraccolpo in negativo sul voto al M5S: naturalmente conta il fatto che la valutazione si verifica tra voto politico e voto amministrativo ma che per il M5S si stia già tracciando una curva al ribasso appare un fatto acclarato, almeno per questa fase. L’analisi che si cercherà di sviluppare in questa sede presenterà, comunque, un limite: proprio quello di comparare esiti di elezioni regionali, quelle del 2013 e quelle del 2018, con elezioni politiche, quelle del 2018: ma l’importanza di livello nazionale che è stata attribuita a questo voto parziale (come era già accaduto per il Molise) costringe a questo tipo di valutazione che, per certi versi, può essere considerata “spuria” ma comunque senz’altro significativa al riguardo dello scopo che si intende perseguire al riguardo di una analisi del “trend” elettorale complessivo.
Partiamo dal dato della partecipazione al voto.
Nelle elezioni regionali del 21 e 22 aprile i 4 candidati alla presidenza regionale assommarono 554.943 voti su 1.099.334 elettrici ed elettori iscritti nelle liste (50,47%). Nelle elezioni politiche 2018 il totale dei voti validi è stata di 689.134 su 950.403 iscritte e iscritti ( la differenza con le regionali deriva dalla questione del voto all’estero) per una percentuale del 72,50%. Regionali 2018: 549.390 voti validi per l’elezione a presidente della Regione ( 4 candidati come nel 2013) su 1.107.415 aventi diritto ( 49,61%).
La cifra complessiva dei voti validi per l’elezione del Presidente è quindi diminuita, tra il 2013 e il 2018, di 5.553 unità pari allo 0,86%: un dato sostanzialmente in linea fra le due elezioni. Rilevante invece la differenza tra il dato delle elezioni politiche di Marzo e quelle Regionali di Aprile: nel frattempo si sono persi 139.774 suffragi per una percentuale del 22,89%, quasi un quarto degli aventi diritto: di conseguenza una diminuzione molto netta che sicuramente ha influito sui risultati.
Passiamo allora ai voti di lista.
Centro – Destra: lo schieramento di centro destra composto da Lega Nord (in questo caso il Nord è stato mantenuto nel simbolo), Forza Italia, Fratelli d’Italia, Autonomia Responsabile e lista d’appoggio per Fedriga ha ottenuto complessivamente 264.547 voti. I suffragi esclusivamente rivolti al candidato Presidente sono stati dunque 42.571 ( 13,86%). Alle elezioni politiche l’alleanza di centro – destra ha avuto 296.143 voti. Alle regionali 2013 lo schieramento che appoggiava l’allora candidatura Tondo ebbe 180.628 per liste e 209.457 per il Presidente ( 28.829 in più per il 13,76%).
Di conseguenza il centro destra ha avuto, nei voti di lista, un incremento di 115.519 voti fra le regionali 2013 e le politiche 2018 e di 83.919 tra le regionali del 2013 e quelle 2018.
Per quel che riguarda le singole liste la crescita della Lega Nord appare assolutamente evidente: nelle regionali 2013 il Carroccio ebbe 33.047 voti, saliti a 177.809 alle politiche del 2018 e scesi (a causa delle forte diminuzione nel totale dei voti validi) a 147.317 nelle regionali 2018.
Forza Italia (nel 2013 Popolo delle Libertà) ottenne 80.063 voti nelle regionali 2013: voti discesi numericamente a 73.598 nelle politiche 2018 e ancora a 50.894 nelle regionali 2018.
Fratelli d’Italia non era presente alle elezioni regionali 2013  (c’era La Destra con 6.173 voti); alle elezioni politiche 2018  ha ottenuto 36.958 voti discesi a 23.052 nelle elezioni regionali. In totale le liste di centro – destra hanno perso tra Marzo e Aprile 2018 hanno perso 31.598 voti (su 139.774 voti validi in meno tra le due elezioni, quindi il 22,60%).
Partito Democratico e alleati: L’alleanza raccoltasi attorno al Partito democratico e alla candidatura Bolzonello comprendeva, alle regionali 2018, lo stesso PD, una lista di Sinistra, una lista d’appoggio intestata allo stesso Bolzonello e una lista slovena. Queste quattro liste hanno raccolto 110.094 voti contro i 144.361 ottenuti dalla candidatura a presidente ( meno 34.267 voti pari al 23,74%. percentuale dei voti riservati al solo candidato presidente).
L’alleanza di centro sinistra nelle regionali 2013 aveva raccolto, tra le diverse liste, 155.547 mentre la candidatura Serracchiani ne aveva ottenuto 211.508 (una differenza di 55.961 voti pari al 26,45%).
Nelle elezioni politiche del Marzo 2018 l’alleanza realizzata attorno al PD (con LeU presentatisi autonomamente) aveva ottenuto 159.003 voti.
PD e alleati hanno dunque perduto tra il 2013 e il 2018 (regionali) 45.453 voti; tra le politiche 2018 e le regionali 2018 48.909 voti  su 139.774 voti validi in meno (34,99%).
Per le singole liste: il PD è passato da 107.180 voti alle regionali 2013, a 129.112 alle politiche 2018 per scendere a 76.327 alle regionali 2018: 52.785 voti perduti in un mese.
Da segnalare come le liste alleate al PD nelle politiche del 2018 non fossero presenti alle Regionali ( 29.891 voti) mentre la lista di sinistra è scesa da 17.757 voti alle regionali 2013 (lista SeL)  a 11.739 delle regionali 2018, dopo essere risalita con LeU alle politiche del Marzo 2018 a 22.079: un dimezzamento sostanziale nel giro di un mese.
Difficile quindi parlare di “tenuta del Pd e dei suoi alleati”.
Movimento 5 stelle. Il fenomeno del voto friulano al M5S è da analizzare attentamente. Persiste, infatti, in occasione del voto regionale un  forte scarto tra il voto al candidato Presidente presentato dal M5S e il voto alla lista (dato del resto già notato in Molise e frutto di una forte propensione dell’elettorato Cinque Stelle verso la personalizzazione della politica). Nel 2013, elezioni regionali, infatti la candidatura Galluccio ottenne 103.135 voti e la lista 54.908 ( 48.227 suffragi di incremento pari al 53,23%), i voti della lista nelle politiche del 2018 salivano a 169.299, scendendo alle Regionali 2018 a 29.785 per la lista e a 62,775 voti per il candidato presidente ( una differenza di 32.990 voti pari al 52,55%. Come già nel 2013 il candidato presidente del M5S ottiene due voti per sé per ogni voto destinato alla lista). In ogni caso, tra il mese di Marzo e il mese di Aprile 2018, il M5S ha perso 139.514 voti sulla lista e 106.524 voti sulla candidatura a Presidente. Una flessione secca sicuramente innegabile sulle cui cause, tra l’intreccio tra questioni locali e questioni nazionali, il Movimento è sicuramente chiamato a riflettere.
La quarta candidatura nel 2013  era stata espressa da Bandelli per “Un’altra regione” con 12.908 voti e nel 2018 da Sergio Cecotti per “Patto per l’Autonomia” con 23.696 voti (17.237 alla lista).
In conclusione da questa prima analisi si può cominciare a sostenere:
1) La partecipazione al voto è stata sostanzialmente in linea tra le Regionali 2013 e quelle 2018, ma in netta flessione rispetto alle Politiche 2018;
2) L’affermazione netta appartiene alla Lega Nord: quanto ciò influirà sull’esito delle trattative di governo a livello nazionale sarà da verificare, ma questo dato appare abbastanza incontrovertibile;
3) Il PD si restringe ulteriormente: considerata l’assenza, alle Regionali, delle forze alleate con i democratici alle politiche e l’inclusione nell’alleanza regionale di una forza di sinistra non si può non notare un ulteriore flessione;
4) Secco il calo fatto registrare tra Politiche e Regionali 2018 del M5S che, inoltre, dimostra ancora una forte differenza tra i suffragi raccolti dalla candidatura a Presidente e quelli raccolti dalla lista.




MILANO: LIBRERIA DELLO SPETTACOLO
I mondi del suono
A VOCE ALTA

Via Terraggio n.11
Venerdì 4 Maggio 2018 ore 18,30

La locandina dell'incontro


sabato 28 aprile 2018

LA LETTURA
Aforismi per un giorno solo




Fare insieme, magari da soli ma non in solitudine, abbassa la paranoia 
istituzionale e sociale.
Giuseppe O. Pozzi

 *
L’intervistatore tenta le liane del racconto, 
ma il chiarimento s’ingorga tra gli indizi. 
Falsi verbi deviano sul binario dell’enigma.
Ottavio Rossani

*
Ipocrisia
Mostrare i denti nel sorriso
Donatella Bisutti

*
Che monumenti alla stupidità umana le bombe e i missili “intelligenti! .
Giuseppe Natale

*
Per avere la pace, prepara la guerra: tanto prima o poi la guerra finisci per farla e la pace può aspettare... apocalisse nucleare permettendo!
Giuseppe Natale

*
Cos'è in fondo la vita: un'eterna attesa. Solo che e quando l'eternità si avvicina cessiamo di attendere e vogliamo ferocemente questa vita di attesa.
Oliviero Arzuffi

*
Il torto e la ragione non si dividono con un colpo di accetta. 
Solo che quando siamo nel torto crediamo di aver ragione 
e quando siamo nella ragione sospettiamo di avere torto.
Oliviero Arzuffi

*
A volte si può morire 
anche dopo morti: 
il Mar Morto, 
non sta forse morendo?”.
Nicolino Longo

*
Quando non si hanno 
né mani né piedi,
dalla vita puoi aspettarti:
solo guanti e solo scarpe”.
Nicolino Longo

*
Se si sparasse verso l’alto dei cieli
e se ne sentisse il grido, 
anche un ateo
crederebbe nell’esistenza di Dio
Nicolino Longo

*
Anche ciò che fa paura
al mondo è necessario:
non è forse il buio
che accende le stelle?
Nicolino Longo

*
Differenze sostanziali
Leopardi era un gobbo ma geniale; Andreotti era solo un gobbo.
Filippo Gallipoli

*
Col passare degli anni, la vita diventa – sempre più – il rimpianto di tutti i rimpianti.
Ornella Ferrerio

*
Col passare degli anni, diventa sempre più grande il numero di parole 
che abbiamo… proprio sulla punta della lingua.
Ornella Ferrerio

*
Una carezza è sostegno nella tristezza, è speranza nel dolore”.
Giuseppe Puma

*
La malinconia e la felicità sono come due persone che fingono di non conoscersi  e si incontrano di continuo ad appuntamenti segreti”.
Fabrizio Caramagna

*
L’amicizia: due corde intonate che vibrano insieme anche se sono lontane. 
E se una di loro è toccata, vibra anche l'altra della stessa musica”.
Fabrizio Caramagna

*
Un lasciarsi, un odiarsi
un colpo di coltello:
tra di noi
non ci fu neppure quello.
Renato Pennisi

*
Si ha poesia là dove il poeta perde il controllo della sua parola, delle sue intenzioni. 
La poesia è il dettaglio di tutti i possibili sensi e segni”.
Tiziano Rossi

*
La poesia è un messaggio imperfetto, lacunoso, sviante.
Tiziano Rossi

*
L’emigrazione fa dello scrittore uno sradicato, egli non mette radici da nessuna parte”.
Angelo Gaccione

*
La forma è già di per sé un contenuto, così come il contenuto è già una forma, una forma del linguaggio”.
Angelo Gaccione

*
La semplicità è un’arte, e anche difficile”.
Angelo Gaccione

*
La vera religione è la matematica, il resto è superstizione.
Piergiorgio Odifreddi

*
Quando, dopo un lunghissimo fidanzamento di sette anni, le proposi di sposarla, se ne andò via dicendo sottovoce: “Vuoi declassarmi alla quotidianità? No, no.
Dante Maffìa

*
Qual è la cosa più favorevole all’amore?
Non fare l’ingenua, lo sai benissimo.
La consistenza del conto in banca”.
Dante Maffìa

*
L’Amore è un rincorrersi di cuccioli. Lo dicevano gli antichi greci;
lo diceva sempre mia madre.
Dante Maffìa

*
Meteo politico. Tanto fumo e poco arrosto.
Laura Margherita Volante

*
 “Il seme della follia germina dove il suolo è incapace per inettitudine, indifferenza, idiozia…”
Laura Margherita Volante

*
Chi ha tutto è molto povero se non ha nulla da dare.
Laura Margherita Volante


                                            
























   

L’ELZEVIRO
di Paolo Maria Di Stefano


Politica” è lemma universalmente usato in ogni tempo e sotto ogni cielo, difficilmente definibile perché scontato, oppure scontato proprio perché di difficile definizione. E questo, nonostante i numerosi tentativi di collegarlo ai concetti di arte (per esempio) e di compromesso, almeno cercando di giustificarne una creatività assunta quale elemento costitutivo ed una almeno apparente libertà di manifestazione. Con qualche problema: non è vero che l’arte sia senza vincoli tecnici e/o professionali e il compromesso non è che uno dei mezzi di cui la politica (e non solo la politica) si serve. E dunque non è arte, dal momento che l’arte, quella vera, tutto è meno che improvvisazione; e neppure è compromesso, se non perché del compromesso la politica tende a servirsi e dunque al massimo può sostenersi che la politica concreta il fine ultimo (la causa) dei compromessi.
Il che quasi paradossalmente crea una definizione probabilmente inattaccabile:
la politica è improvvisazione allo stato puro, è azione che precede il pensiero, in questo sempre identica a se stessa nel tempo e nello spazio.


Milano
Recital di Silvio Raffo
Su testi di Emily Dickinson
al 57 Events di Viale Monza n. 57
4 Maggio ore 19,30

La locandina dell'evento



Milano
FONDAZIONE CORRENTE
Il manifesto del Realismo

Il manifesto della mostra


ROMA  
CONSERVATORIO SANTA CECILIA
Sabato 26 Maggio 2018 ore 18
Via Dei Greci n. 18
Confronto sul bel canto fra cantanti lirici
di Pechino ed Hong Kong e del Conservatorio
di  Musica Santa Cecilia di Roma.

La locandina dell'evento
Cliccare sopra per ingrandire













MILANO. 
FESTIVAL DEL DOCUMENTARIO PALESTINESE

La locandina del Festival

MOI IN ABRUZZO!

La locandina dello spettacolo

Sono particolarmente felice di segnalare ai lettori di Odissea che lo spettacolo da me scritto su Camille Claudel, MOI, per la regia di Alberto Giusta, con Lisa Galantini, torna in scena il 4 e il 5 maggio in Abruzzo, la splendida terra dove è nato mio nonno materno e dove ha studiato, e dove io ho trascorso tutte le mie vacanze da bambina! Il 4 maggio saremo a Lanciano, presso l'Auditorium Diocleziano, alle ore 18 (lo spettacolo è preceduto da un incontro su Camille Claudel, con le professoresse Antonella Festa e Elena La Morgia, che ringrazio di cuore). Il 5 maggio a Pescara, alle ore 21, presso il Teatro Florian Espace.
Vi aspetto in Abruzzo.

La locandina dell'incontro


L’arte, ponte tra i popoli nel Mediterraneo
di Mila Fiorentini

Ilaria Guidantoni con Wided  Othmani

Ad Hammamet una residenza d’artisti che lavorano in situ

La zona turistica di Hammamet in Tunisia, dal 15 al 30 aprile, diventa lo scenario di un laboratorio delle arti per la prima edizione di Hammamet Ville de Lumières, Rencontres de L’Art et la Culture Vivantes, con l’obiettivo di promuovere un dialogo tra persone di paesi diversi in un momento difficile per il Mediterraneo nel quale l’arte può giocare un ruolo importante rivendicando anche l’opportunità di diventare un’attività professionale. Per la Tunisia, che ha un piccolo mercato culturale sia in termini di numeri per attrarre investimenti, sia di organizzazione, al di là dei singoli talenti, è un’occasione doppiamente preziosa. I 20 artisti invitati lavorano sul posto lasciando la propria opera ispirati dal luogo e dallo scambio di idee oltre che di tecniche in uno spazio condiviso.


All’hôtel Hasdrubal Thalassa Yasmine Hammamet è stata organizzata la prima edizione del simposio Hammamet, Città delle luci, incontri dell’arte e della cultura viventi, con la presenza di 20 artisti sotto la direzione artistica di un noto pittore tunisino residente a Parigi, Ahmed Hajeri, curatore della rassegna, allo scopo di favorire il dialogo nel Mediterraneo attraverso la mediazione del linguaggio universale dell’arte e sostenere il sogno dei giovani che spesso anche sulla sponda sud è oggi considerato più che mai irrealizzabile. Dal 15 al 30 aprile sono stati programmati dei laboratori creativi di scultura con l’italiana Antonella Tiozzo che ha scelto di lavorare sul tema dei Lotofagi e sta lavorando ad un progetto sulle farfalle scolpite, giocando sul paradosso della leggerezza di queste creature e la solidità e la pesantezza della pietra, un invito a riflettere e a guardarsi dentro; di pittura con artisti provenienti dal Bangladesh, dalla Tunisia, dalla Francia e dalla Siria; di calligrafia con calligrafi della Tunisia e della Francia, in particolare Claude Mediavilla; del disegno artistico con autori del Marocco, della Tunisia e della Francia come Madeleine Froment che ci ha raccontato il suo racconto affascinante sul corpo; e, ancora, di incisione con rappresentanti tunisini e giordani; di street art con Thomas Dechoux, che ha portato l’esperienza francese consolidata in una terra che si è aperta a questa forma d’arte solo con la rivoluzione; di fotografia con Marianne Catzaras, “greca di Tunisia”. 


All’interno della manifestazione anche momenti di incontro, tavole rotonde, corsi e seminari e visite presso le scuole di belle arti tunisine dove gli allievi hanno fatto presenza la carenza di attività pratica.
L’idea e il progetto di questo simposio sono di Wided Othmani, giornalista tunisina che si è trasferita in Francia sei mesi dopo la rivoluzione del 2011, dove tuttora vive e lavora. Corrispondente della Radio Culturale Tunisina a Parigi, è presidente oltre che fondatrice dell’associazione culturale Chemins Croisés des civilisations, che ha realizzato il coordinamento di questa residenza di artisti. Per Wided proprio il suo vissuto e il suo disagio, comune a quello di altri amici tunisini e stranieri in Francia, riguardo ad un vuoto comunicativo l’hanno spinta a promuovere forme insolite di dialogo. Il progetto è sponsorizzato in primis dall’hotel Hasdrubal Thalassa di Yasmine Hammamet, insieme al Ministero del Turismo e dell’Artigianato Tunisino, all’Ambasciata di Tunisia in Francia, al Consolato di Tunisia a Parigi, la Delegazione Tunisina presso L’UNESCO, la Delegazione Tunisina presso l’OIF, l’ONTT Paris, la compagnia aerea Tunisair Paris e il Ministero degli Affari culturali tunisino e intende giocare nell’ambito dell’interdisciplinarietà tra le arti per promuovere il dialogo tra il dialogo tra le arti e tra persone di paesi diversi.
“Creare amicizie, ha sottolineato Wided Othmani, e favorire lo scambio di idee è più importante addirittura dello scambio tecnico in termini di lavoro artistico, proprio perché partire dall’arte per creare comunicazione è più semplice che dalla letteratura, cinema o teatro dove ci sono barriere linguistiche o anche da simposi filosofici e politici.”
Questo è anche un modo per coinvolgere la cittadinanza in un Paese nel quale, al di là dell’istruzione diffusa, la fruizione della cultura e dell’intrattenimento culturale è appannaggio della borghesia e di un circolo ristretto, per altro; oltre che degli intellettuali.
La stessa scelta del luogo non è casuale. Questo hotel infatti è di proprietà di un collezionista d’arte che nell’ambito della sua raccolta di circa 2000 opere, oltre ai grandi della Scuola Tunisina dei primi decenni del Novecento, annovera soprattutto contemporanei tunisini e iracheni e anche nuovi artisti così da sostenerli.

Feuillages

Il tema del rapporto stretto con il territorio è un modo per incentivare un mercato dell’arte che ancora non è strutturato i Tunisia e in tal senso Wided Othmani avrebbe voluto originariamente organizzare la manifestazione sull’isola di Djerba seguendo il progetto realizzato nel 2014 di Djerbahood, una residenza d’artisti internazionali, promossa per un mese dalla Galeria d’arte di Parigi Itinerrance con un partner tunisino, Mehdi Ben Cheikh,  per rivitalizzare con la street art una parte dell’isola abbandonata. Il risultato è stato al momento molto valido ma poi non è rimasto che un insieme di muri dipinti per intrattenere lo sguardo dei turisti. È importante invece, come nel caso di Hammamet, coinvolgere le scuole di Belle arti e dare continuità nel tempo con una sorta di laboratorio permanente. La street art in Tunisia ha un valore sociale forte sotto il profilo simbolico perché è nata con la rivoluzione del 2011, altro esempio importante è in Egitto, e ad Hammamet è rappresentata da Thomar Dechoux, alias Horror pratique le graffiti, che lavora nella regione parigina dal 2004, mescolando la parola al disegno più classico, e ruotando intorno al soggetto del corpo e alla sensualità del movimento anche con elementi surreali, piuttosto che con elementi di anatomia di storia naturale. Il tema dell’uccello migratore diventa centrale dopo una serie di soggiorni in giro per il mondo e in particolare tra i migranti di Calais che per la Francia rappresentano una vera emergenza sociale. La sua arte è focalizzata sul corpo come simbolo ambivalente di emancipazione e sradicamento del migrante. I muri e i giardini di Hammamet sono protagonisti che della fotografia di Marianne Catzaras, nata a Djerba da genitori greci del Dodecaneso, tunisina dall’anima disseminata nei porti del Mediterraneo, che porta ad un livello interiore del vissuto il dialogo tra lingue e religioni diverse che coesistono nel suo percorso, soffermandosi sui particolari di un luogo.


Interessante nell’ottica di un suggerimento di speranza per i giovani è la storia del curatore del Simposio, Ahmed Hajeri, nato nel 1948 in un piccolo villaggio del Nord del Paese vicino a Cap Bon, il “dito della Tunisia”. Figlio di una famiglia semplice, non si era mai interessato all’arte perché in quegli anni, come ci ha raccontato, solo la borghesia poteva permettersi il lusso di questo genere di studi e frequentazioni, almeno da queste parti. Con un diploma di elettricista in mano risponde all’annuncio di un quotidiano che cercava un disegnatore tecnico. L’incontro con un capo illuminato gli ha cambiato la vita perché il suo datore di lavoro lo rimprovera di non saper far bene il proprio lavoro ma quando scopre degli schizzi del ragazzo su fogli di carta appallottolati e gettati nel cestino, disegni di fantasia, ne intuisce il talento. Lo rimprovera bonariamente di non essere consapevole delle proprie capacità e, soprattutto, di non sfruttarle. Ahmed comincia a studiare da autodidatta e sarà scoperto a livello artistico dall’architetto Roland Morand che lo presenta a Jean Dubuffet che gli raccomanderà di dedicarsi alla pittura. Così indirizzato e sostenuto da un artista di peso internazionale, si forma trasferendosi nel 1974 a Parigi dove tuttora risiede. La sua arte, tra lo stile naïf e il surrealismo, inspirato in qualche modo al mondo dei sogni di Marc Chagall, è esposto a livello internazionale e delle sue opere sono nelle collezioni del Museo d’Arte Moderna e all’Istituto del Mondo Arabo di Jean Nouvel di Parigi, nel Museo di Seul e di Tunisi. Nel 1986 è stato insignito del Gran Premio Nazionale della Pittura in Tunisia.
Nell’ottica di realizzare un vero mercato dell’arte contemporanea tunisina e soprattutto di offrire delle possibilità professionali a giovani artisti ad Hammamet è stato organizzato un incontro dedicato a “L’iniziazione alla mediazione culturale”, animato dal mediatore e direttore artistico, Achraf Ben Abizid, un tunisino originario dell’isola di Djerba che vive nella Capitale francese, ideatore del collettivo Zamaken, neologismo che unisce due parole arabe, rispettivamente, zamen,  “tempo” e makan, “luogo”, che promuove la mediazione culturale perché nel settore artistico sulla riva sud del Mediterraneo in particolare in Tunisia, tra l’artista e la galleria non c’è niente e questo vuoto impedisce di creare un vero mercato dell’arte anche perché il gallerista ha un ruolo tipicamente commerciale. “Ora, ci ha raccontato, non credo però che si tratti di trasportare il modello francese
 per trasferirlo tale e quale in Tunisia. Credo sia più interessante un confronto reciproco.”

Jardins obscurs

Nello spirito dell’incontro di Hammamet Zamaken ha organizzato un incontro nelle isole Kerkenna, una residenza d’artista, in occasione della prima edizione del Festival internazionale di fotografie kerkennah#01, dal 21 al 27 giugno prossimo con una presentazione che coinvolgerà 14 isole dell’arcipelago.
Si tratta del primo festival dedicato alla fotografia, alla video arte e alle arti digitali in Tunisia, con l’ambizione di diventare una piattaforma di sviluppo per la fotografia nell’Africa del Nord. La manifestazione si rivolge ai professionisti come agli amatori per incoraggiare l’emergere del mercato fotografico nel settore artistico in Tunisia che è ancora molto debole.
In effetti se le nuove tecnologie e la domanda crescente ha promosso una moltiplicazione degli autodidatti in Tunisia si sente la mancanza sia di formazione si di politica culturale nel settore della fotografia. Achraf Ben Abizid ha sottolineato come la Tunisia stia vivendo un momento di crisi identitaria anche in relazione all’appartenenza al continente africano. “E’ chiara la differenza tra l’Africa del Nord, il Maghreb, e il resto del continente. L’Africa Subsahariana vive da un decennio una grande effervescenza sulla scena artistica su scala internazionale. Contrariamente all’Africa del Nord fatica a creare una dinamica favorevole per la creazione un andamento vitale”.


La scelta delle isole Kerkenna è una sfida ad uscire dai sentieri battuti con una decentralizzazione radicale. “L’idea, ha sottolineato Achraf Ben Abizid, è di portare avanti un progetto ambizione che si iscrive in un territorio al centro di interessi sociali ed economici, dimenticato ma già citato da Plutarco ed Erodoto, Kerkennah o Cercina, ospita le vestigia di una città romana e i fantasmi di Giulio Cesare, Annibale, Pietro d’Aragona, Sinan Pacha o ancora Chateaubriand. La principale risorsa economica della zona è la pesca praticata secondo le regole tradizionali, vivaio del sindacalismo tunisino, Kerkennah è interessata da anni da movimenti di contestazione contro le società di esplorazione marittima nel settore gas e petrolio dopo episodi di dispersione in mare.”

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