UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

domenica 31 marzo 2024

GOVERNO, COSTITUZIONE, P2
di Franco Astengo


 
Numero degli alunni stranieri per classe, test attitudinali per i magistrati: due temi di grande attualità che dimostrano la grande difficoltà della destra a muoversi entro i confini stabiliti dalla Costituzione Repubblicana. Difficoltà rese ancora più evidenti dai due progetti di vera e propria revisione costituzionale: premierato e autonomia costituzionale. Questo elemento viene fatto notare in una intervista pubblicata ieri dall’ex-procuratore della Repubblica di Torino Spataro che, consigliando all’ANM di scioperare in difesa della Costituzione, esegue anche un richiamo al documento sulla “Rinascita Nazionale” stilato dalla loggia massonica segreta P2 di Licio Gelli nel 1975.
Vale la pena tornare allora sull’analisi di quell’antico documento anche perché così potrebbe risultare possibile analizzare meglio il processo in corso di tentativo della destra di portare avanti un processo di “rivoluzione passiva”.
Un processo di “rivoluzione passiva” portato avanti per creare l’humus culturale favorevole per arrivare a conseguire il risultato di uscire dalla democrazia repubblicana allo scopo di installare quella sorta di “democrazia illiberale” che rappresenta sul piano istituzionale il vero obiettivo della destra italiana fin dai tempi della fase di vera e propria egemonia esercitata dal populismo personalisticamente spettacolarizzato portato avanti da Forza Italia e da Silvio Berlusconi. Ovviamente i tratti illiberali e autoritari di allora si sono naturalmente accentuati con lo spostamento a destra realizzato attraverso l’affermazione di Fratelli d’Italia e la formazione del governo Meloni.



Però andando per ordine:
Scomporre e ricomporre in una sintesi più avanzata, di vera e propria “rottura” nel rapporto tra società e politica: questo il senso del Documento sulla “Rinascita Nazionale” redatto da Licio Gelli per conto della Loggia P2 nel 1975, raccogliendo quegli spunti teorici cui ho appena fatto cenno.
Quel documento, sulla “Rinascita Nazionale” apparentemente ricolmo d’indicazioni pragmatiche (molte delle quali, via, via, attuatesi con grande precisione) rimane, a mio giudizio, la pietra miliare al riguardo del progettarsi e dell’attuarsi dell’avventura della destra in Italia.
Il PCI aveva, inizialmente, intuito la portata del pericolo che veniva dal raccogliersi attorno alle istanze della P2 dell’insieme della destra e del “perbenismo italiota”: il convegno di Arezzo, organizzato appunto dal CRS, nel 1982 con le relazioni di Stefano Rodotà e Giuseppe D’Alema (padre) riuscirono a porre la questione in termini dai quali si sarebbe potuti partire per porre il tema dell’alternativa sul giusto terreno della “qualità della democrazia”.
La scelta finale, però, fu diversa: quell’idea proprio del “paese normale”, della necessità di superare la doppiezza e di porsi nell’ottica di una “fertile accettazione” dell’egemonia capitalistica.
 PDS, DS, PD, nel frattempo erano rimasti fermi all’idea della “governabilità” non vedendo l’enorme deficit democratico che si stava accumulando, muovendosi nell’ambito dello scimmiottamento pedissequo della “spettacolarizzazione” di una politica sempre più priva di contenuti, fino a concedere spazio ad altri soggetti che si stanno muovendo sul terreno di Le Bon del dialogo diretto tra il Capo e le Masse.



Nascono da questo tipo di analisi le letture di errori che , in apparenza, abbiamo giudicato clamorosi, come quelli riguardanti la mancata legge sul conflitto d’interessi o il varo della Bicamerale nel 1997 ma, soprattutto è risultata errata l’idea del “bipolarismo temperato”, e in questo, della vocazione maggioritaria, concedendo alla destra il vantaggio della formula elettorale, tema del tutto trascurato: errori che non erano tali, se sono riuscito a inquadrare bene il tema, ma frutto di un effettivo fondamento teorico che poi ebbe nel referendum del 2016 il suo punto di realizzazione più alto: senza che respinta l’ipotesi renziana dal voto popolare se ne traessero le dirette conseguenze politiche anche da parte di quanti avevano osteggiato al meglio l’ipotesi portando avanti proprio il progetto della difesa costituzionale.
Nel frattempo la crisi finanziaria internazionale divideva la destra italiana in due tronconi: quella populista e quella tecnocratica, uscita dalle costole di Trilateral e Billdeberg. Entrambe però, interne, a quella logica decostruttivista-autoritaria che, come abbiamo visto ispirava l’ancora cogente documento della Loggia P2: tronconi della destra apparentemente riunificati nell’attuale progetto di governo fondato proprio sulla proposta di deformazione costituzionale. Se l’aggressività del progetto autoritario (neo-salazarista, continuo a definirlo) finirà con il prevalere in quel momento, forse ci troveremo di fronte ad un vero e proprio disvelamento proprio nel senso di un accentramento del potere e uno svillaneggiamento della funzione costituzionale non solo delle assemblee elettive ma dello stesso soggetto-cardine del nostro ordinamento: la Presidenza della Repubblica come diretta emanazione di un voto parlamentare. Tutto questo a futura memoria allo scopo di fornire un contributo a far comprendere l’assoluta decisività del confronto che ci attende a partire dal probabile referendum sul cosiddetto “premierato”.

 

CINQUE STELLE E GUERRA


 
Caro Direttore,
se la situazione sta precipitando, non è il caso di fare precipitare anche l’informazione; perché se i commenti sono plurali, i fatti non dovrebbero essere traditi. Per onestà, ti invito pertanto a rettificare il tuo articolo, indicando quanto segue: ovvero che le risoluzioni contrarie alla guerra, peraltro bocciate, sono state due. Quella del Movimento 5 Stelle impegnava il governo a «interrompere immediatamente la fornitura di materiali d’armamento alle autorità governative ucraine, ferme restando le misure destinate agli aiuti umanitari». Quella di Sinistra Italia ed Europa Verde era di fatto identica, chiedendo al governo di «interrompere la cessione di mezzi e materiali d’armamento in favore delle autorità governative dell’Ucraina, concentrando le risorse sull’assistenza umanitaria e sulla ricostruzione». 
Lo dico non perché faccio propaganda elettorale per i 5 Stelle, ma perché si sappia anche quali sono le forze di opposizione alla guerra che hanno maggiore probabilità di passare lo sbarramento del 4%, e forse bisogna avere il fair play di indicare anche questo fattore di rischio, che, secondo l’ultimo sondaggio di Euro Media Research, esiste per Alleanza Verdi Sinistra ed è altissimo per la lista Pace Terra Dignità.
Dopodiché ognuno sarà libero di trarre le proprie conseguenze. 
Non penso di doverti ricordare io che “nessuna grande cultura può trovarsi in un rapporto obliquo con la verità”, anche quando questa rende più scomoda la nostra militanza.
Con rinnovata stima, Gabriella Galzio




Diamo atto del ravvedimento del Movimento 5Stelle riportando questo comunicato Ansa del 29 febbraio scorso. Saremo tutti felici se contro la guerra esso manterrà una posizione ferma e senza ambiguità sia al Parlamento Europeo che in quello italiano. Di guerrafondai in giro ce ne sono già troppi e hanno fatto troppi danni.
 
STRASBURGO, 29 febbraio 2024 - "Il Movimento 5 Stelle non sosterrà la risoluzione dopo due anni di guerra di aggressione della Russia all'Ucraina in voto oggi al Parlamento europeo. Nel testo manca un invito all'apertura dei negoziati di pace e, per mettere fine al conflitto, l'unica opzione offerta resta quella bellicista". Lo dice in una nota la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.
"Per noi questo è inaccettabile tanto più che i paragrafi 7, 10 e 11 della risoluzione rappresentano un invito alla corsa al riarmo e all'escalation della guerra: si auspica una fornitura continua, sostenuta e in costante aumento di tutti i tipi di armi convenzionali all'Ucraina. Si invitano gli Stati membri più recalcitranti a fornire sofisticati sistemi di difesa aerea, missili a lungo raggio, come i Taurus, Storm Shadow/Scalp e moderni aerei da combattimento. Infine, si sposa la proposta del Ppe di destinare all'acquisto di armi per l'Ucraina almeno lo 0,25 % del Pil annuo, una spesa che nel caso dell'Italia porterebbe a nuovi tagli a sanità e istruzione", si legge nella nota.
"Da due anni forniamo in modo diretto e indiretto armi e munizioni agli ucraini e questo non ha portato i risultati sperati, anzi. L'attuale conflitto - osserva la delegazione pentastellata - rischia di allargarsi se le tensioni nell'area non diminuiranno e se non si avvia un difficile ma obbligato dialogo fra tutte le parti coinvolte. L'Unione europea è nata per unire dopo la distruzione della Seconda guerra mondiale e deve ripudiare la guerra come recita l'articolo 11 della Costituzione italiana. Per quanto ci riguarda la soluzione negoziale è l'unica strada che l'Europa deve percorrere e questo vale sia in Ucraina che a Gaza" (Ansa).
 
 

SPIGOLATURE
di Angelo Gaccione


Larissa Yudina
 
Legami fra culture
 
L
’Associazione culturale musicale Italo-Russa “Stravinsky Russkie Motivi”, creata per rafforzare i legami fra i due Paesi all’insegna della cultura, della condivisione e dell’amicizia, soprattutto attraverso l’attività concertistica, didattica e di beneficenza, è nata nel 2006 a Milano. Fondata dal Larissa Yudina, bravissima e talentuoso soprano, oltre che presidente, il suo scopo è quello di coltivare e rinsaldare i rapporti di cultura e di amicizia tra due grandi nazioni di grandissime tradizioni come la Russia e l’Italia, e tutti sappiamo quanto ce ne sia bisogno. Soprattutto di questi tempi, perché nulla più del dialogo, degli scambi culturali, della conoscenza reciproca, degli incontri diretti, può eliminare pregiudizi e paure, conflitti e incomprensioni, e valorizzare, invece, quanto di umano e di grande l’arte ha prodotto nel corso del tempo. Di quanto essa ci accomuni, ci renda simili, al di là delle sovrastrutture ideologiche per loro natura divisive. Il meritato successo di cui gode l’Associazione è dovuto certamente alla bravura degli artisti coinvolti, ma anche alle doti manageriali di Larissa Yudina perché non è cosa facile tenere i rapporti con la gamma stratificata degli iscritti fatta di imprenditori, avvocati, medici, consulenti finanziari, agenti immobiliari, musicisti, docenti, coreografi, pittori, produttori vinicoli, ristoratori, ecc. Coinvolgere sponsor, trovare sostenitori, muoversi fra professionisti appartenenti ai settori più svariati. Chi si occupa di associazioni culturali sa bene quanto questo compito sia gravoso e nello stesso tempo delicatissimo. Far convergere in un medesimo intento, quello della musica colta e della cultura, tante individualità; tenere vivo lo spirito di fratellanza e di amicizia che un progetto così ambizioso richiede, presuppone diverse doti. Non basta la sola passione, ci vogliono tatto e delicatezza; capacità di ascolto e di mediazione. Lo scopo dell’Associazione è prevalentemente quello di creare eventi musicali, fare incontrare talento e sentire diversi, creare sinergie, empatie umane, culto della bellezza. A questo aspetto Yudina presta molta attenzione e i luoghi proposti sono sempre scelti con molta cura.

 

 

 

 

PAROLE E LINGUA
di Nicola Santagada


 
L’ozio (cap. III)

Continuando le considerazioni sulle parole formulate con la teta, piace soffermarmi su ωθ/ως, perifrasi usata dai latini, come radice, ma anche come conio, che, con il senno di poi, sono riuscito, dopo errori di lettura, ad individuare in diversi contesti. I greci, come ho già più volte detto, fecero delle deduzioni (εω), da αοθ/ωθ (genera l’ho il crescere), asserendo, con θ-έω: spingo, respingo, espello. Quindi, dedussero lo spingere dalla crescita della creatura nel grembo. Da θ-έω non solo dedussero il deverbale: σμός: spinta, da cui, in italiano, osmosi, ma ne fecero un conio: ωσις/ωσεος (genera il crescere l’andare a legare da cui consegue il mancare/nascere, a voler dire: la crescita del flusso determina il legame della madre con il figlio, causandone, dopo la formazione, la nascita di), per formare molti deverbali. Ad esempio, dalla radice γν (genera dentro) di γιγνώσκω: conosco, riconosco, comprendo, elaborarono: γνσις: cognizione, conoscenza, scienza, gnosi. Quindi si ebbero: gnostico e il contrario agnostico e agnosticismo. Da ricordare che i latini dedussero cognizione da cognitus di cognosco, che è ciò che stato conosciuto, ad indicare conoscenza consapevole, approfondita, fino a giungere a una conoscenza scientifica, in quanto verificata, anche se, oggi, cognizione rimanda ad un sentore di conoscenza. Da γνσις furono rielaborate: diagnosi, prognosi ed anche: μετά-γνωσις: mutamento di opinione, pentimento, in quanto il prefisso μετά proietta in avanti la realtà del grembo, che, frattanto, è divenuta, da qui il mutamento di opinione, mentre altri interpretarono alla lettera εος (dall’ho il mancare) del genitivo, prefigurando la morte da parto, che determina il pentimento. Da βίος: vita furono dedotte: βιώσις: condotta di vita, tenore di vita e συμ-βίωσις: convivenza, coabitazione, intimità, che rimanda al legame madre-figlio nel grembo. Da φλόξ φλογ-ός: fiamma, fu dedotta φλόγ-ωσις: incendio, infiammazione, flogosi.



Tornando a cognosco, bisogna dire che, in latino, c’è anche nosco/notum (alla greca: n-ωθ-co/n-ωθ-um) con i seguenti significati: mi accorgo, vengo a conoscenza, riconosco, per cui dal participio passato (n-ωθ-us) notus: mi sono accorto, sono venuto a conoscenza, riconosciuto, fu dedotto anche l’aggettivo noto come da tutti conosciuto, da cui furono ricavate tante parole: notare, annotare, la nota a pie’ di pagina, la nota musicale, notazione, notabile, ma, soprattutto, nozione, come conoscenza elementare, senza la quale non c’è costruzione di sapere!
I latini, come già detto, conobbero la radice αοθ/ωθ (genera il crescere dell’ho), da cui elaborarono: ωθ-ium: riposo, tempo libero, ozio, quasi omologo di σχολή, che, insieme ad altri significati, acquisì anche quello di otium, per cui il sigma, che si lega alla χ, si deve leggere θ (crescere). Greci e latini trovarono nei processi formativi dell’essere una pausa dal legare (dalla fatica di tutti i giorni), perché la crescita della creatura si era completata, per cui non si doveva lavorare. Questa concezione dell’ozio (dall’ho il crescere nasce il rimanere dell’ho), come frutto del benessere raggiunto, è stata la disgrazia dei latini e della cultura dei popoli neolatini, che preservarono dalle fatiche comuni i nobili e gli abbienti, riservando ai diseredati e ai commercianti il compito di praticare il non-ozio (negotium nell’accezione più ampia). Probabilmente, anche os di honos honoris è da collegare a ωθ. Il concetto originario di onore, per il pastore latino, discende dal compito importante, grandioso, di responsabilità, che uno riceve. I latini, nel coniare questo lemma, dissero: l’onore si genera da dentro il passare il crescere, dallo scorrere il legare. Quindi, avere l’incarico di realizzare la creatura è un grande onore. A conferma di quanto detto si ricorda che il significato di honorarius rimanda a honoris causa, a titolo d’onore. Mentre il concetto moderno di honorarium è da collegare al pagamento all’erario per svolgere un incarico, una funzione dello Stato. Successivamente l’onore comprese anche ciò che attiene alla dignità e al decoro della persona.



Anche m-ως moris contiene ωθ, ma tutta la perifrasi: (dal rimanere la crescita, come flusso spermatico, genera l’andare a legare) porta, invece, alla fatica come fatto quotidiano, abituale, all’etos (l’etica) dei greci, ma anche al costume come abito, in quanto il grembo diventa una coperta (un abito) per la creatura, che, per pudore, non deve mai dismettere davanti agli altri. Anche la parola cos-θυμ-e degli italici rimanda a etos e a mos, in quanto è, sì, abito, ma, essenzialmente, fatica abituale per favorire la crescita di quello che deve nascere.
Il contadino latino, elaborando fl-ως floris, disse: nasce dallo sciogliere il crescere (dal flusso, in questo caso linfatico) che determina il legame (il fiore), propedeutico alla formazione del frutto. Il contadino greco, coniando νθός νθους, era stato più preciso, dicendo: da dentro il crescere avviene il legame che fa nascere (il fiore). Ricordo che gli italici da νθός dedussero: pi-νθ-a.



Il pastore latino, coniando mov-eo (muovo, metto in moto), elaborò questa perifrasi (moab): dall’andare è ciò che rimane (in grembo) per me, ovvero: la partenza della creatura genera per me il mettere in moto. Per coniare il supino motum e, poi, il participio perfetto motus (mosso, messo in moto) utilizzò ωθ, in questo modo: m-ωθ-us, in chi è rimasto a generare il crescere si prefigura chi si è mosso. Inoltre, da motus motus (dal rimanere il crescere è ciò che lega): moto/movimento, gli italici dedussero: motivo come causa del processo di formazione. Per quanto riguarda motum, i latini potrebbero aver usato anche μόθος: tumulto (come sussulto del grembo), da cui in italiano: i moti (del 20/21), ma il significato non cambia. Nel mio dialetto: n’han’ pigliat’ i mot’ (ha avuto una crisi epilettica) indica il sussultare di una vita, che sembra spegnersi. Da mob/mov e da mot furono dedotte tantissime parole: mobile, mobilità, immobile, smobilito, motore, smosso, con collegamento evidente a: θ-έω, quindi: rimosso, commosso, commozione del pastore per il sussulto della creatura, promoveo: faccio avanzare, faccio progredire, quindi: è promosso, veramente, chi ha fatto dei progressi, altrimenti, si può mandare avanti anche con un calcio nel sedere! Poi: promotore, mentre Dante formulò: permotore, che è colui che ha suscitato/destato/indotto il movimento. Inoltre, nell’avanzare del grembo, il pastore intravede una sorta di smottamento. Sicuramente anche os-tendo: metto in mostra contiene ωθ: è ciò che genera il crescere, da dentro il tendere il legare, che indica il grembo proteso. Qui s’interrompe l’analisi del conio ωθ
per riprenderla con le considerazioni denominate: La dote.

MAGENTA*
di Cesare Vergati


Ainsi je songe aux rêves


Compreso e tutto presente immenso senso sconfinato d’ogni misura oltre su predella stante Cèdro l’attimo proteso – a tremito caduta mela per voragine lembo: il condannato tale afferra la toga estrema parte vivido orrore (le soglie il secolo a Galea bastarda) – in amore di sentimento indefettibile e massimo se anelito tutto abbraccio e universo intero: intimo affetto a presente i sensi in perfetta unione l’affetto tale d’emozioni incommensurabile fiume grande (torno la terra torno) sovrana opulenza/inumana sovrabbondanza più luce ancora tuttora involge avvolge inestricabilmente (a ricordo un seme in membrana involto sul rocchetto un filo avvolto) per incanto di plenitudine tuttavia estatico fervore – quale e perfezione il gaudio la grazia ineffabile godimento – inalterabile devozione inalienabile (alta dedizione a legge a spirito) quanto ben accetto (indicibile benefica gratuita voce la madre Signora) in amore e immenso senso sconfinato Cèdro proteso – in biasimo d’altri sensi – marmoreo in piedi l’abituale predella luogo l’osservazione tempo la conquista: rete quadrata d’avorio carrozza sì pervaso sì permeato sì invaso quale compenetrato (e forza medesima i più profondi profumi l’atavico animo quando tutto solitario albergo trasognato impotente anacoreta il monte sola solitudine pervadono consueta grotta e sotterranea: in tono perfino quel leggiadro alito pudica brezza vespertina a tempo quanta serotina malinconia comunque inamato crepuscolo) sì proteso braccio e sospeso (incertezza d’umore d’ansia recondita attesa) pertanto tremulo polso – oscillante friabile foglia in convenzione d’autunno elegante e deli- ziosa fragile la caduta il simile purpureo sacro fazzoletto lenti suoi brevi voli a piacere lati d’occidente d’oriente incurante il luogo a giaciglio terraneo – certo speme a àncora nuovamente l’abbraccio agognato (spontanea brama siffatto prodigo la cerca cupido a pasto tutti i cibi veramente tutti nessuno fuori portata) in biasimo d’altri sensi in visione la lontana radura d’altrimenti natura: in osservazione allora il gaudente i radi capelli in barba radi peli – senso prativo l’ambiente – lo scarlatto lenzuolo a terra disteso (languido poggiarsi lo sguardo impetuoso desiderio sfiorito volto lo spasimante – atroce dolore – per strema petulante voce oramai smorta) la lontana radura d’altrimenti natura tra dita appena semplice piega morbide delicate assai assai presente personaggio il piacere tenero assai assai passare leggermente leggermente passare tra dita appena semplice piega morbide delicate manipolo (in tutto simile di paglia fascio) foglie a natura i nastri melmosi (in Mediterraneo a tipo relitto) sì sottilissime (il mistico fascio) le venature insieme loro languido abbandono deliziosi cullamenti le preziose acque in anelito sensuale carezzamento per gentile stagione: certo Zostera ai noti fini rizomi le deboli (poco robuste) radici…


*Dall’opera: “Cèdro, il vogatore scapolo  
ExCogita Editore - Milano   

sabato 30 marzo 2024

GUERRA. LA SITUAZIONE STA PRECIPITANDO
di Angelo Gaccione



La situazione sta precipitando. L’Italia facendo parte della Nato è già da tempo posizionata sul territorio polacco e decolla con i suoi caccia bombardieri agli ordini degli americani pronta alla guerra. In questi due anni i governi che si sono succeduti hanno solo mandato armi e si sono preparati alla guerra per travolgerci tutti. Non hanno esperito nessun’altra via. I partiti che presto vi chiederanno il voto (Fratelli d’Italia, Lega Nord, Forza Italia, Azione, Italia Viva, Noi Moderati, Più Europa, Partito Democratico, Movimento 5Stelle) si sono tutti schierati per la guerra. Hanno sempre votato a favore dell’invio di armi procurando ancora più sterminio e ancora più rovine. Sono stati spesi, per questa follia, decine di miliardi salassando i cittadini italiani (aumento dei prezzi di prima necessità, delle bollette, della benzina, degli affitti, e operando nuovi tagli agli ospedali pubblici, alle cure mediche, hanno ridotto la Sanità pubblica allo sfascio). Due anni di attesa per una visita oculistica a Milano. Hanno fatto ingrassare la Sanità privata, i produttori di armi, gli speculatori. 



Dei partiti presenti in Parlamento, solo due sono state le forze che alla guerra e all’invio di armi si sono opposte: Sinistra Italiana e Verdi, unite in un unico simbolo che qui riproduciamo. I partiti guerrafondai e che ci stanno precipitando nell’abisso della Terza Guerra Mondiale, senza provare vergogna alcuna, osano venire a chiederci di votarli per mandare più armi, per provocare più morti, per affrettare la rovina generale di tutti noi. Chi ha vissuto sulla sua pelle la guerra ne conosce bene la barbarie. Chi non l’ha provata da vicino - come i nostri figli e nipoti che non hanno colpa alcuna - non meritano di sprofondare in questa tragedia. Se li votassimo commetteremmo un crimine, daremmo il via libera e la giustificazione al loro cieco operato, diventeremmo complici del nostro stesso assassinio e di quello dei nostri cari. Non dobbiamo farlo e non dobbiamo permettere che lo facciano le tante persone che ciascuno di noi conosce e che può informare. Da una parte ci sono loro che alimentano la guerra, dall’altra ci siamo noi che vogliamo fermarla. O loro o noi. O la nostra vita o la nostra cancellazione. Non abbiamo scelta. Ci hanno messi davanti ad un bivio: o la continuazione della guerra o la fine di essa. Nessuno può tirarsi indietro. Nessuno può dire di non sapere. Non sono un politico, e non ho tessere di partito in tasca. Sono uno scrittore, un semplice letterato che usa le sue parole in favore della vita contro la morte e i suoi cerimonieri. Quindi non ho grandi discorsi da farvi. Vi esorto soltanto a non votare per i partiti della guerra e della morte, di sconfiggerli nelle urne elettorali come stiamo cercando di sconfiggerli nei cuori e nei sentimenti di milioni di cittadini italiani che non vogliono la guerra. 



Il nostro deve essere un vero e proprio Referendum fra chi spinge per la guerra e chi si impegna per evitarla. Oltre alla lista di Sinistra Italiana e Verdi, sarà presente una lista nuova, nata proprio con lo scopo di evitare che il nostro meraviglioso Paese si lasci portare alla rovina. È una lista apertamente contro la guerra, si chiama Pace Terra Dignità. Nel suo simbolo è riprodotta la colomba della pace che regge nel becco un ramoscello di olivo, come quello che molti si scambieranno in questa Pasqua come segno di amicizia, di nonviolenza, di affratellamento. Se ciascuno di noi si darà da fare, se ne parlerà fra i suoi conoscenti, fra i tanti che come noi disgustati avevamo deciso di non andare più a votare, ce la possiamo fare, possiamo dare una grande dimostrazione di tenacia e di dignità civile. È necessario che un robusto gruppo di donne e uomini di pace e di ragionevolezza ci rappresenti in Europa, che levi alta la voce e faccia sentire anche le nostre in un coro possente: Basta Guerre!

UNA PASQUA DI VITA, DI RESURREZIONE
di Romano Zipolini*


 
In questi giorni, tutti i rappresentanti politici della terra si scambieranno gli auguri di Buona Pasqua. Il simbolo universale di resurrezione, di rinascita, di liberazione, di passaggio tra la morte e la vita, sarà utilizzato per farci credere che le loro azioni e decisioni siano ancora orientate al bene comune. Noi ne dubitiamo. Perché questo precipitare di tutti i conflitti verso una guerra mondiale, dagli effetti devastanti, ci appare inarrestabile e persino preordinato da chi sa di poterne trarre grandi profitti. Gli stessi rappresentanti politici appaiono impotenti e rassegnati rispetto a decisioni che sembrano imporsi da sole e che costoro non controllano più. I poteri economici occulti e sovranazionali, spesso criminali, perseguono interessi di parte, ad ogni costo e senza alcun limite etico. In questa epoca di ingiustizie e di squilibri, mai patiti prima dall’umanità, anche coloro che si collocano alla guida del mondo, mostrano che, al di là delle intenzioni, non controllano decisioni che risultano prese sempre “altrove”. Non c’è più nessuno che ha il coraggio di scacciarli dal tempio questi mercanti di morte. Ma il potere è tuttora nostro. Ce lo hanno consegnato, definitivamente, coloro che hanno combattuto e abbattuto il fascismo. È nostra la democrazia. Tocca a noi reagire e saper combattere questa tigre di carta, che senza il nostro consenso e la nostra adesione – spesso di mera passività – non potrebbe giammai straripare oltre ogni limite del consentito. Ed allora: che sia nostra la Pasqua, nostra la rinascita, nostra la resurrezione dei sentimenti e dei comportamenti.
Nostra la liberazione e il passaggio tra la morte e la vita. Tutti assieme, come fecero i Partigiani – e sembrava impossibile! - siamo ancora in grado di attivare gli anticorpi rispetto ad ogni disumanità del potere.
Gli anticorpi sono la libertà, la giustizia, l’uguaglianza e la fraternità umana.
 
Buona Pasqua a tutti Voi.
*Presidente ANPI - Lucca

  

LETTERA DA PISA




Caro direttore prof. Angelo Gaccione


leggiamo con sconcerto dell’ipotesi di candidature eccellenti del mondo del pacifismo, la figlia di Gino Strada, Cecilia, l’ex-direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio, in quello che in questi anni si è distinto per essere il partito della guerra, fautore senza dubbi dell’invio delle armi agli eserciti in guerra.
Le guerre si possono fermare non per opera di un singolo individuo eletto nelle istituzioni, ma solo per opera della coscienza dei popoli che si attiva a non collaborare coi progetti della guerra, che promuove l’obiezione di coscienza e il disarmo unilaterale, che chiede subito il cessate il fuoco con le parole di Papa Francesco: “La guerra è follia! La guerra è sempre una sconfitta!”
È evidente e grave perciò il tentativo in corso di creare confusione e sbandamento nell’elettorato, perché non si manifesti chiara e forte la volontà di chi dice no alla guerra.
Fraterni saluti,
Rocco Altieri – presidente Centro Gandhi Pisa

LETTERA DA VARESE


 
Carissimo Angelo, 
ti ringrazio di parteciparmi “Odissea” che trovo sempre interessante.
Ultimamente ho letto le variegate lettere inerente questi conflitti tra Stati e diverse opinioni dei lettori. Io sono contrario alle ostilità dei popoli e ovviamente contro questi criminali guerrafondai. Il mio semplice pensiero schietto e sincero è di avere letto polemiche sterili, che non portano nulla di concreto. Il fatto concreto è che vi sono innocenti che vengono immolati per meri fini economici. L’occasione mi è propizia per augurare a te ed ai lettori una santa Pasqua di benessere, serenità e soprattutto di PACE. Un caro abbraccio fraterno. 
Tanu Capuano – poeta in lingua siciliana

 

IL PENSIERO DEL GIORNO



“La strage degli innocenti fu organizzata da Erode.
Oggi dalla coalizione di poteri mondiali...”
Laura Margherita Volante

venerdì 29 marzo 2024

UGUALE È IL DOLORE 



fra le macerie di strade e piazze
lungo le rive dei fiumi, oltre il mare
giacciono i morti di ogni nazione
si assomigliano tutti
la stessa espressione di ebete paura
le stesse mani rigide e contorte
 
le donne di ogni città e villaggio
piangono le stesse lacrime
soffrono lo stesso dolore
vestono lo stesso lutto
nel freddo dell’inverno
nella dura calura
 
Alberto Figliolia

A ILARIA SALIS
 



Ilaria, i tuoi occhi splendenti,
radiosi ci parlano, ci chiamano
alla riscossa.


Il tuo viso scorre nei nostri
cuori, con le tue labbra rosse,
dischiuse, che animano le mura
dentro cui, hanno rinchiusa la
tua vita.


Chiusa in quel luogo malsano
della storia, nell’insalubre cella,
ridotta a mummificante relitto,
lasciando all’inerzia del corpo
sognante nell’inettitudine
del tempo.


Trascinata, guinzagliata da
incappucciati per mostrarti
all’umanità stordita dal rumore
delle catene che ti avvolgono.


Noi non resteremo in silenzio.


[Antonio Ricci]
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