UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

martedì 21 maggio 2024

IN PIAZZA A MILANO PER ASSANGE


 

Si è tenuta in Piazza Mercanti a Milano ieri 20 maggio 2024, una mobilitazione cittadina in favore del giornalista Julian Assange detenuto a Londra e che ha visto sin dalla tarda mattinata e fino alle 19 di sera, la presenza di militanti antifascisti, esponenti del Comitato Milanese per la Liberazione di Assange, cronisti, associazioni, singole personalità del mondo della politica, del giornalismo, della cultura, di senza partito, tutti accomunati da una sola volontà: chiedere con forza il rilascio del giornalista canadese. 



Tanti coloro che sono saliti sulla quarta sedia, quella vuota, per testimoniare in favore della libertà di stampa, di pensiero, di opinione, di accesso alle fonti affinché i cittadini possano essere informati dei crimini e dei complotti dei Governi, degli Stati, dei Poteri. Una installazione artistica composta da tre sculture riproducente le fattezze di Assange, Snowden, Manning e che stanno facendo il giro del mondo, sono state collocate davanti al Memoriale della Resistenza assieme a striscioni e cartelli. 



Tanti i passanti incuriositi, compresi visitatori stranieri della città, e tanti gli interventi. Segnaliamo in particolare quello molto appassionato di Moni Ovadia.



Nel frattempo giungeva da Londra la notizia che la Corte negava l’estradizione negli Stati Uniti di Assange. Non sappiamo se sia una tregua in vista delle elezioni presidenziali americane (per evitare un imbarazzo alla nazione più guerrafondaia del mondo) o un sussulto della nazione della Magna Carta. Che si sia in parte vergognata? 



Ad Assange andrebbe dato il Premio Pulitzer per quanto ha fatto in favore della verità, del giornalismo e della denuncia dei crimini di guerra. Invece viene tenuto ai ceppi come un malfattore, mentre i suoi aguzzini restano a piede libero.



Scandalosamente. Il Comune di Milano, città Medaglia d’oro della Resistenza ha negato la cittadinanza onoraria ad Assange, e il sindaco Sala ha tentato di non fare esporre le tre sculture sul suolo pubblico, ma ha dovuto ingoiare il rospo. [“Odissea”]


ALBUM






DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA




A ROBBIATE



lunedì 20 maggio 2024

TACCUINI
di Angelo Gaccione


Veduta del Porto Vecchio
 
Una sorprendente bellezza.


A
ncona è una città che sorprende, ed è un errore sottovalutarne la bellezza. Massacrata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, non va dimenticato che nel 1943 quello che per gli anconetani è il rione Porto, fu quasi ridotto in macerie assieme alle sue bellezze. Ovviamente senza contare le migliaia di morti. Ho fotografato una lapide in via Barilari, nel quartiere del Guasco, mentre con il direttore dell’Istituto Gramsci, Mario Carassai, ci recavamo in piazza del Duomo a visitare San Ciriaco, e di vittime, solo su quella lapide, se ne contano ben 700. Uno dei tanti bombardamenti selvaggi degli “alleati” su un rifugio accanto alle carceri che uccise e devastò senza farsi scrupoli. Certo avremmo potuto essere ancora più sfortunati e il tiro a segno a suon di bombe avrebbe potuto abbattere l’Arco di Traiano, l’Arco Clementino, la pentagonale Mole Vanvitelliana (il Lazzaretto), il Palazzo degli Anziani e persino la Cattedrale di San Ciriaco, patrono della città. 


Lazzaretto

Basterebbero questi pochi riferimenti a dare l’idea della ricchezza monumentale di Ancona. Ma se sciamate per la città, di bellezza ne incontrerete ovunque. Io avevo a portata di mano quella meraviglia che è Santa Maria della Piazza che mi sono goduto in momenti diversi. Mi bastava fare i pochi passi di via Vanvitelli per trovarmela davanti la sua graziosa facciata colma di archetti e pilastrini. L’idea migliore, se si ha tempo, è muoversi a caso e farsi sorprendere: che sia il Teatro delle Muse o piazza del Plebiscito dove troneggia la statua di Papa Clemente XII con la sua fontana, poco importa. La chiesa di San Domenico è posta in alto, alla fine della scalinata, e la chiude come una quinta teatrale.


Santa Maria della Piazza


Potete anche attraversare l’Arco della Prefettura e non seguire alcun ordine, tanto prima o poi approderete lo stesso, come è successo a me, davanti alle Tredici Cannelle, alla cinquecentesca Fontana del Càlamo di Pellegrino Tibaldi. Salite e scendete a piacimento perché le banchine del porto e le colline vi sedurranno, e quando arriverete davanti a San Ciriaco capirete che ne valeva la pena: per la Cattedrale e per la strepitosa veduta sul porto. Da qui, questa “porta aperta” sull’Oriente si fa per un attimo perdonare i mostruosi “grattacieli” che nel porto stazionano. Sono navi da crociera mastodontiche e disturbanti, e non so quanto i loro fumi facciano bene alla città; ma almeno da questa distanza ne riducono visivamente la stazza. 


San Ciriaco

Colline in alto e mare in basso. Mare alle spalle e mare anche di fronte se da piazza della Repubblica percorrerete il pedonalizzato corso Garibaldi per giungere al Passetto. La passeggiata è piacevole perché il corso è ricco di negozi ed è luogo di passeggio: incontrerete coppie di giovani e di anziani, mamme con le carrozzine e innamorati che si tengono per mano, quasi senza soluzione di continuità, fino a piazza IV Novembre. Passerete per l’elegante piazza Cavour ricca di alberi e piante di ogni genere: palme, pini, cedri, ippocastani, abeti, ma anche di fontane, panchine per riposarvi, godervi il viavai, i palazzi altoborghesi che la cingono. Superato largo XXIV Maggio e piazza Diaz sarà il Viale della Vittoria a portarvi al Passetto. Intanto avrete avuto modo di deliziarvi di villini primi-Novecento, di architetture fasciste fra cui il Palazzo del Popolo, di abitazioni per borghesi benestanti dagli stili più diversi. 


Palazzo del Popolo

Un miscuglio che trova un suo equilibrio, come un suo equilibrio trova il passo che si fa più pianeggiante dopo essersi lasciato il porto alle spalle. Una deliziosa e istruttiva passeggiata lungo il corso “buono” che termina davanti al Monumento ai Caduti. È un tempio di stile dorico in pietra d’Istria composto di otto colonne; celebra i massacrati della “Grande” guerra, della grande macelleria, e chi lo ha voluto (siamo nel 1932) non ha lesinato in elmi e spade. Sono stati inseriti anche versi di Leopardi, quelli patriottici tratti dai Canti. Non vi lascia indifferente: se non vi emoziona vi fa almeno riflettere. 


Monumento ai Caduti

Salendovi sopra, questa volta il mare lo avrete disteso davanti a voi: quello stesso mare che prima avevate alle spalle. Io ne ho approfittato per sostarvi e riposare intavolando una piacevole conversazione con un anziano anconetano. Loquace e gentilissimo, è nato sul colle di fronte e qui ancora vive. Mi ha raccontato del luogo e della guerra. Ci siamo insieme commossi e indignati ad un tempo: per ciò che le guerre cancellano e per l’incuria dei posteri verso un simbolo di memorie come questo. Con amarezza mi indicava i mozziconi di sigarette e le bottigliette di plastica che teneva tra le mani.  


ALBUM

Porta Clementina



Arco di Traiano


La fontana delle 13 cannelle


Arco della Prefettura


Via della Loggia

 

Piazza del Plebiscito


Il massacro dei 700

DOLORE
di Laura Margherita Volante 
 



C’è un dolore... così
grande da far
sanguinare la sorgente
della vita.
È così grande che...
non si spiega nelle 
rughe del volto e 
dell’anima.
È così grande che...
tace nel silenzio
ogni rumore.
Non c’è pozza...
anche nell’ultima
goccia insanguinata
s’è fatta zolla intorno.
Non c’è più acqua 
per chi ha sete.
L’amore della fonte 
inaridita è il tuo
occhio cieco e
la bocca non sa più 
dire per l'odio
di Caino parole
sulle proprie spoglie
inerti.

domenica 19 maggio 2024

CARACCI ALLA LIBRERIA POPOLARE




IN DIFESA DELLA “PAR CONDICIO”


 
La campagna elettorale dovrebbe rappresentare il momento di massima visibilità del pluralismo della democrazia e quindi della pari opportunità offerta alle forze politiche nel tentativo di produrre effettiva rappresentanza politica. Alle formule di traduzione di voti in seggi poi viene assegnato l’incarico di distorcere la volontà dell’elettorato attraverso la costruzione di marchingegni vari (liste bloccate, percentuali di sbarramento, premi di maggioranza, ecc, ecc.) creando così dimensioni artificiali di rapporti di forza sul piano istituzionale. Almeno nell’utilizzo degli strumenti di comunicazione disponibili attraverso quello che dovrebbe essere il servizio pubblico dovrebbe essere salvaguardato il dato della pari visibilità per tutte le forze in campo.
Per questi motivi, di richiamo all’esercizio delle norme-base della democrazia intesa nel senso della formazione della rappresentanza politica, va accolto con favore l’intervento dell’Ag-com nel merito del mancato dibattito Meloni-Schlein che avrebbe appunto rappresentato una inaccettabile forzatura bi-partitica (bipartitismo già fallito diverse volte nelle recenti vicende italiane) e deve essere ribadita la difesa dell'impianto a suo tempo definito dalla “par condicio”.
Franco Astengo

 

UN VOTO CONTRO LA GUERRA



Elezioni Europee? Chi sostenere?


Sì, Pace, Terra, Dignità, oggi è l’unica lista che si batte contro l’aumento delle spese militari e per il cessate il fuoco. Ciao,
Franco Boni. 

PERDITA DI TERRA PALESTINESE



Questa cartina vale più di ogni parola, di ogni commento.

sabato 18 maggio 2024

UNA SEDIA PER ASSANGE



In Piazza Mercati a Milano lunedì 20 maggio ore 19.  
 
La vera statua della Libertà
 
Anything to say? A monument to courage”, un’opera d’arte che celebra il coraggio di chi cerca la verità. Sarai proprio tu a dargli valore. Come? Sali sulla sedia vuota e cambia il tuo punto di vista! Oltre all'artista Davide Dormino, autore dell’opera, saranno presenti Moni Ovadia, Germana Leoni, Alberto Contri e Roman Froz e altri. Anything to say è un monumento in bronzo interattivo in viaggio. Combattiamo per la libertà di espressione, per il diritto di sapere, per la protezione degli informatori e soprattutto per il rilascio di Julian Assange. Siamo un’organizzazione senza scopo di lucro, tuttavia le nostre mostre comportano sempre spese significative e la pianificazione di tali eventi richiede molto lavoro. Con questo appello chiediamo il vostro supporto per mantenere vivo questo progetto in difesa di questi valori universali.
Qualcosa da dire?”, È una scultura in bronzo a grandezza naturale, dell’artista italiano Davide Dormino, che interpreta tre figure ognuna in piedi su una sedia. La quarta sedia è vuota perché è la nostra sedia. Quello per noi per alzarci per esprimerci o semplicemente per stare accanto a Edward Snowden, Julian Assange e Chelsea Manning, che hanno avuto il coraggio di dire di no all’intrusione della sorveglianza globale e alle bugie che portano alla guerra. Entrambi amati e odiati, hanno scelto di perdere la zona di comfort della loro vita per dire la verità.
 
Team - Anything To Say

 

 

L’EDUCAZIONE DELLA PAROLA  
di Patrizia Gioia


Don Milani
 
Il centenario della nascita di Don Milani.
 
Nell’ultimo numero della nutriente pubblicazione L’altra Pagina, il dossier è centrato sulla figura di don Milani in occasione del centenario della sua nascita. Tra i molti punti che vengono rivisitati, ne voglio condividere uno che trovo essenziale e urgente per il momento che stiamo attraversando e che tocca anche il grande lavoro sulla parola del nostro gruppo di Mille Gru con la Poetry Therapy: la cura della parola. Bruna Bocchini già docente di Storia del Cristianesimo e delle Chiese all’Università di Firenze, illumina magistralmente le figure che hanno modellato l’esistenza di don Milani sottolineando la sua tradizione familiare per comprendere il modo di insegnare di don Milani, la sua attenzione filologica al significato e all’uso delle parole. La sua infatti non è una scuola per dare una qualche formazione culturale di base, come tanti sacerdoti avevano fatto e - dico io - molti continuano a fare, ma una scuola che voleva educare all’uso consapevole della parola, strumento fondamentale per esprimere le autonome prospettive culturali, politiche, economiche, sociali e religiose. Orizzonte oggi completamente oscurato da una educazione e da una cultura esiliate, oltre ad un esilio della meraviglia, della empatia, della solidarietà, della gentilezza.
Don Milani vive in un ambiente familiare equilibrato e affettivo con una grande tradizione culturale. Il bisnonno, Domenico Comparetti, era stato un filologo, grecista, latinista, fra i docenti di maggior rilievo dell’Università di Firenze: il nonno paterno, Luigi Adriano Milani, era stato professore di archeologia allo stesso Istituto di Studi superiori di Firenze e direttore del museo archeologico fiorentino. La mamma, Alice Weiss, di origine triestina, era in contatto con gli ambienti più fertili dell’intellettualità europea, soprattutto ebraica. Il nonno, Emilio Weiss, era amico di Italo Svevo, suo nipote, Edoardo Weiss fu uno dei primi allievi di Sigmund Freud, la madre di Lorenzo era legata a lui da una forte amicizia, conosceva inoltre James Joice dal quale prendeva lezioni di inglese. I genitori di Don Milani erano entrambi agnostici, così come le famiglie di origine, si erano sposati con il rito civile e solo nel 1933, iniziate le prime persecuzioni razziali in Germania, si sposarono con rito cattolico e fecero battezzare i figli. Dunque un mondo aperto, colto, festoso, pur se in un momento storico drammatico. Negli anni Don Milani si fece portatore di potenti intuizioni educative che ancora oggi dovrebbero risorgere, nonostante le molte censure patite, dal Governo e dalla Chiesa, sempre poco inclini a formare uomini e donne capaci di responsabilità e consapevolezza, capaci di un pensiero critico, capaci di dire No, quando il troppo è troppo. Imparare dal passato è più che necessario, la storia non si ripete mai uguale, siamo noi ad essere le mani di quel che ignorantemente chiamiamo Destino e che non arriva mai a caso. In ogni specie, scrive Jung, i più intelligenti sanno quando bisogna disobbedire. 
E oggi è quel tempo.

LIBRI
di Stefano Marino
 
Graziella Tonon
(foto di: Leonardo Cendamo)

Testimone dell’istante.
Commento a Storia di Margherita di Graziella Tonon edito da La Vita Felice, Milano 2024.
  
Testimone dell’istante, del momento. Un “istante, un momento”, dilatato dall’ anima del tempo e fissato. Per sempre tenuto al caldo del cuore con fine sensibilità: questa è Margherita.
L’istante diventa storia, racconto e commozione. Il ricordo s’esalta e concretizza, commuove nella bella semplicità del verso, pura d’ogni sfarfallio, d’ogni retorica. Il momento che diventa particolare e viene fermato per un gesto: gli occhi nel piatto del padre seguito da un “stai composta!” alla notizia inaspettata dell’invasione dell’Ungheria. Gesti, parole, che vengono fissati, conservati nel tempo da una attenta sensibilità. Un pozzo profondo dell’anima pieno zeppo, filmato da occhi attenti e orecchie che conservano, registrano. E il tempo che passa, non attenua il momento. Tutto resta lucido con la stessa commozione dell’ora, del minuto in cui s’è compiuto! Le rime corrono facili e veloci. Le parole s’innamorano fra di loro nell’armonia di versi asciutti, non meditati, spontanei, sinceri, vibranti ancora dall’emozione innocente da cui son nati. Ancora una volta Graziella Tonon ci regala la sua sensibilità con la pudicizia che la guida e, di questo, le siamo grati. Accompagna l’opera la pregevole postfazione di Antonio Prete.


La copertina del libro


 

 

NON CHIEDETE A RFI!


 

All’incontro pubblico proposto dalle Ferrovie in viale Lavagnini Idra contesta, argomenta, documenta, interroga.
 
Una sorta di ring quello con cui si sono avviati ieri a Firenze presso l’Istituto Comprensivo “Gaetano Pieraccini”, nell’ottocentesco viale Spartaco Lavagnini, una delle arterie critiche del progetto di doppio sotto-attraversamento Tav di Firenze, i magri 50 minuti di dibattito concessi alla popolazione in occasione dell’incontro organizzato dal proponente l’opera, Rete Ferroviaria Italiana.
Già a partire dall’illustrazione del programma da parte del referente di progetto ing. Fabrizio Rocca e dell’assistente del direttore tecnico del Consorzio realizzatore Florentia ing. Alessandro Zurlo, il pubblico ha manifestato l’esigenza di chiarimenti sulle cause e le conseguenze del blocco dei lavori di scavo in corso nelle viscere di Firenze, insieme alla preoccupazione parallela e crescente di chi abita i luoghi sotto-attraversati dalla fresa, dopo i primi ‘imprevisti’ registrati sul ponte al Pino, in prossimità del fascio ferroviario. La presenza di frotte di rilevatori che percorrono in su e in giù il viale Don Minzoni a verificare sui sensori gli effetti dello scavo sui palazzi in superficie sta incrementando in questi giorni il livello di ansia della popolazione.
Al termine delle diapositive, a prendere la parola è stata Idra, l’associazione di cittadini che segue dai suoi esordi la progettazione e la cantierizzazione Tav a Firenze.
“Mi scuso prima di tutto coi cittadini di Viale Lavagnini”, ha voluto precisare Girolamo Dell’Olio. “Ho chiesto in anticipo di poter intervenire perché negli incontri precedenti, fatti in ambienti magari scolastici dove a una cert’ora bisogna andar via, non è stato possibile parlare né a noi né a tanti altri residenti. Ma capisco che con 2 miliardi e 735 milioni di impegno per quest’opera è un po’ difficile trovare ambienti un po’ più capienti e assicurare un’informazione un po’ più estesa…”.
Idra, ha spiegato il portavoce, segue, monitora e denuncia dal 1994 le pecche dei progetti Tav e le gravi lacune informative che ne accompagnano la realizzazione.  “A luglio 1998 abbiamo presentato ai Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali, e alla Regione Toscana, 30 cartelle di osservazioni sulla penetrazione urbana e sulla stazione Alta Velocità di Firenze. A febbraio 1999 abbiamo raccolto 91 atti di significazione e diffida trasmessi per le vie legali da altrettante famiglie (molte sono di viale Lavagnini, magari sono presenti anche qui in sala) nei confronti dei decisori che, il 3 marzo 1999, avrebbero approvato il progetto, del quale paventavano ragionevolmente le possibili conseguenze sugli edifici che insistono sul tracciato della talpa”.


Istituto Pieraccini

Per completare la descrizione pur sommaria delle caratteristiche dell’associazione, l’esponente di Idra ha accennato all’esperienza e al ruolo di parte civile giocato nel procedimento penale per i danni ambientali Tav sull’Appennino, e di parte ad adiuvandum in quello per danno erariale intentato dalla Corte dei Conti della Toscana. Ma non è risultato gradito agli organizzatori dell’evento il riferimento ai responsabili dei danni a Sesto Fiorentino e in Mugello: c’è agli atti infatti una sentenza della Corte dei Conti della Toscana che definisce rei di colpa grave amministratori del rango di Vannino Chiti e Claudio Martini, graziati soltanto dall’intervenuta prescrizione. A questo punto è insorto - posizionato fra il pubblico - il direttore generale del Comune e della Città metropolitana di Firenze, che a queste cariche cumula quella di presidente del cosiddetto Osservatorio Ambientale: l’ing. Parenti ha tentato di togliere la parola al portavoce di Idra rivendicando il rispetto dell’ordine del giorno. Ma Dell’Olio ha insistito, allontanandosi progressivamente dal tavolo dei relatori per mantenere il microfono: “È bene che i cittadini sappiano, è necessario che conoscano il contesto”, ha scandito, iniziando a sciorinare le principali falle del progetto fiorentino:
a) il clamoroso mancato collaudo dello ‘Scavalco’ Tav;
b) il degrado ambientale della prima galleria Alta Velocità realizzata a Castello, ammesso ma non risolto da Rfi, con l’aggravante della contaminazione fecale rilevata dall’ARPAT dopo la segnalazione di Idra in audizione presso l’Osservatorio;
c) l’accesso che le Ferrovie negano alla documentazione potenzialmente ‘esplosiva’ contenuta nel Verbale di accertamento redatto dalla Commissione di collaudo;
d) la disapplicazione della legge nel progetto dei quasi 14 km di sottoattraversamento da Campo di Marte a Castello, che il Comando dei Vigili del Fuoco di Firenze attesta essere privo del piano di emergenza, in barba a ben due decreti ministeriali emanati a tutela della sicurezza delle gallerie ferroviarie, oltre che alla logica e al buon senso;
e) le significative lacune dei ‘canali di comunicazione’ vantati da Rfi: neppure un numero di telefono è stato messo a disposizione dei cittadini per ricevere informazioni, o segnalare criticità, nonostante che proprio la responsabile della Direzione Investimenti e della Direzione Area Centro di Rfi ing. Chiara De Gregorio avesse  chiesto, ancora a luglio dello scorso anno, un incontro a Idra per ottenere - assieme a questo - altri suggerimenti per il piano di comunicazione delle Ferrovie, tutti apparentemente apprezzati e diligentemente registrati.
Il pubblico, sbigottito! Non sono infatti, queste, notizie che circolano gran che sulla ‘grande stampa’. Circostanze ben note invece agli organizzatori dell’incontro e all’Osservatorio Ambientale, ha voluto sottolineare il rappresentante di Idra, costatando con amarezza come in soccorso alle incertezze e agli imbarazzi provenienti dal tavolo di Rfi sia accorso ripetutamente - quasi difensore d’ufficio - proprio il responsabile del Comune di Firenze. L’ing. Parenti si è peraltro lasciato sfuggire persino un ‘avvertimento’: “Certamente il professore è responsabile di quello che ha detto, e potrà essere perseguito!”. “Certamente! Magari!”, ha replicato Dell’Olio, mentre il pubblico mostrava ad alta voce di non condividere questo tipo di attenzioni nei confronti di chi segnala semplicemente e doverosamente il mancato rispetto delle norme. Si è sentito qualcuno sarcasticamente osservare: “La Meloni ci fa un baffo…!”.



Conclusa la premessa, Idra ha posto due domande di stretta attualità dopo che l’ing. Rocca aveva ammesso, nel corso dell’esposizione introduttiva, che dopo i primi 810 metri di scavo la fresa Iris ha dovuto fermarsi sotto Viale don Minzoni: “Era un fermo programmato, ma si è protratto indubbiamente di qualche settimana rispetto a quelle che era l’ipotesi iniziale, perché il ciclo di gestione delle terre ha una complessità abbastanza particolare…”.
La prima domanda è stata: “Quali criticità specifiche si sono registrate nel corso dello scavo tali da costringere a un fermo così prolungato della talpa? Esiste forse - come si vocifera - un problema di terre di scavo con una forte componente argillosa che tarderebbero a essiccarsi e quindi a risultare utilizzabili nei tempi previsti nel sito di deposito in Valdarno, a Cavriglia?”.
“Non esiste un problema di argille che non seccano - ha replicato deciso l’ing Rocca -, ma un tema legato al rispetto dei parametri, ai tempi di restituzione delle analisi di laboratorio: le modalità di campionamento hanno necessità di tempi più lunghi”.
Di più, di questi parametri, non è stato dato sapere, tranne qualche cenno generico a “biodegradazione dei tensioattivi, caratterizzazioni degli agenti presenti nel terreno, composizione naturale del terreno…”.



Presto però Idra confida di ricevere dall’ARPAT, previo consenso dei controinteressati, i risultati delle analisi del Settore Laboratorio di quell’Agenzia, e tutto sarà più chiaro. Sarebbe stato un bel guaio, infatti, se si fosse scoperto solo adesso, dopo anni di istruttoria del CNR, piani di utilizzo scritti e riscritti, campi prova e simulazioni, che quelle terre di scavo non ‘maturano’ affatto nei giorni programmati per diventare suolo biologicamente accettabile.
Ma un dato resta, ha osservato acutamente un esponente del Comitato No Tunnel Tav: i lavori registrano già un importante ritardo, che non potrà non riflettersi anche sui temi di avvio della seconda fresa. Citando una lettera aperta inviata la mattina a RFI, ha chiesto all’ing. Rocca di “fornire una revisione del Programma lavori con tempi e costi aggiornati rispetto agli 830 milioni già spesi prima dell’appalto attuale che vede ora un costo a preventivo di 2,735 miliardi”.
Nette e incoraggianti, anche in questo caso, le parole dell’ing. Rocca: Il programma ad oggi rimane l’ultimazione di tutti i lavori il 5 maggio 2029. Il costo dell’opera, quello di 2 miliardi e 735 milioni. La risposta che io do è questa”.
Non ha inteso invece rispondere, il referente di progetto di Rfi, alla seconda domanda posta da Idra: “E’ possibile sapere chi è il proprietario della talpa? Rfi o il consorzio Florentia? È interessante per capire il rapporto che si potrà stabilire fra il proponente e il realizzatore: abbiamo qualche esperienza di contenziosi nella gestione degli appalti legati a danni e a varianti che si accumulano nel tempo. Anche a Castello, appunto abbiamo notizia di un documento esplosivo che, appena sarà pubblico, temiamo, permetterà di apprezzare il tipo di gestione anche economica dell’opera”.
Domanda ripetuta, nessuna risposta. Lesa maestà?


 

Davvero non numerosi, alla fine, i partecipanti all’appuntamento in Viale Lavagnini, grazie a una pubblicità opportunamente ‘discreta’ in città.
Non sono mancati però coloro che hanno chiesto un contatto diretto con l’associazione, ritrovando se stessi o altri conoscenti nel novero dei 91 firmatari degli atti di significazione e diffida presentati 25 anni or sono. Ma sempre validi. Oggi più che mai.
 
Associazione di volontariato Idra

 

FAMIGLIA ARTISTICA MILANESE
Via De Amicis 17 - Milano


Cliccare sulla locandina per ingrandire


CONSERVATORIO DI MILANO
Primavera Antica a cura di Aurigi e Columbro




 

BIBLIOTECA VIGENTINA
Aforisma in Corso anno XV a cura di Cesare Vergati




 

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