di Ilaria, Vito, Adamo
ENCHANTED FOREST
Mi sveglio senza
fiato dal mio sonno agitato. L'unica coperta che avevo addosso è scivolata di
fianco a me, scoprendomi tutta. Manca ancora qualche ora all'alba e le ragazze
dormono beate sul divano e le poltrone. Ripenso alla festa che abbiamo dato
ieri sera e all'after party. Cerco di trovare una posizione accettabile per
rimettermi a dormire, ma il pavimento non è il posto più comodo. Ormai ci sto
prendendo l'abitudine, ogni venerdì o sabato sera, io dormo per terra o su una scomoda
poltrona sgangherata.
Sono quasi le
nove quando riapro gli occhi, Rylee sta starnutendo per l'allergia e Megan
parla nel sonno. Iben è impassibile, continua a dormire come se non riuscisse a
sentire il fracasso che la circonda. Rylee mi salta addosso e ridendo iniziamo
a fare la lotta coi cuscini; Megan si aggiunge poco dopo quando si sveglia di
soprassalto per un mio urlo troppo acuto. "Dudeee!!! Shut the hell up (amica, chiudi quella bocca)". Ci
zittiamo tutte e tre per un secondo poi guardandoci negli occhi e trattenendo
un sorriso, ci giriamo cautamente verso Iben. “Penso che dovremmo fare trekking", Rylee non esita ad annuire
alla proposta di Megan, mentre Iben si lascia cadere sul pavimento e fa finta
di soffocarsi. La guardo sorridendo e prendendola in giro cerco di farla
reagire e partecipare alla conversazione. "Are you teasing me? (Mi stai prendendo in giro?)", mi
guarda con faccia incredula e delusa, "No kidding, I'm serious about it (niente scherzi, sono seria)". Il
suo viso si rilassa. Megan mi porge il telefono, chiedendomi se stessi parlando
della foresta incantata. “Sì, foresta
incantata, parlavo proprio di quella". Mi si illuminano gli occhi,
ogni volta che vedo qualcosa del genere, tutta la parte bambinesca che c'è in
me prende il sopravvento; controlliamo gli orari, i prezzi e le attrazioni.
Siamo pronte per andare alla ricerca di questo bosco incantato.
Salutiamo Mom e
la ringrazio per la disponibilità di ieri sera, poi tutte e quattro saliamo in
macchina. Non c'è un solo momento dove non sorridiamo o ridiamo, siamo tutte e
quattro solari e molto aperte tra di noi, mi mancheranno tanto queste Crazy
Queens, come ci chiamiamo fra di noi. Megan apre il tetto della macchina
e fra una canzone e un balletto arriviamo alla nostra tanto ricercata foresta.
La giornata è davvero calda e non c'è nemmeno una nuvola nel cielo; sembra di
essere in estate con i nostri shorts e le canottiere.
Iniziamo il
tour del parco entrando in ogni singola casa e andando nei piccoli e stretti
cunicoli che rappresentano la storia di "Alice nel paese delle
meraviglie". Non ci sono molte persone e anche per le attrazioni la fila è
veloce; decidiamo di andare sui tronchi e poi nella hunted house. Ho troppa
paura, il ragazzo all'entrata ci prende i tickets e poi ci da qualche informazione.
"Okay you could feel something that scratch your ankle or someone that
chase you, have fun" (ok, potreste
sentire qualcosa che vi graffia le caviglie o qualcuno che v’insegue,
divertitevi). Mi giro verso le ragazze, cerco occhiate di conforto, ma ci
stiamo cagando, letteralmente, nei pantaloni. Il ragazzo mi fissa, “Sei spaventata? Sì, odio queste cose, lo
faccio solo perché sono con loro”. Ride e mi comunica che nel caso abbia
troppa paura posso trovare le uscite di emergenza sui lati e uscire di corsa da
lì. Gli sorrido e lo ringrazio. Facciamo un sospiro di sollievo e poi apriamo
quella maledetta e spessa porta di legno.
È tutto buio e ogni
tanto si vede qualche luce arancione che illumina le ragnatele negli angoli. Ci
stringiamo tutte l'una all'altra e tenendoci le mani camminiamo piano. Ogni
passo che facciamo è un passo in più che ci porta dentro quella casa troppo
paurosa. Strilliamo, una testa cade dal soffitto e una mano mi afferra la
scarpa. Faccio per distoglierla e la scarpa mi scivola dal piede. Corriamo
avanti senza guardarci indietro e sento il freddo del legno sulla pianta del
piede. Fermo le ragazze e gli mostro il piede senza scarpa, si guardano tra
loro e mi dicono che indietro non ci torniamo, concordo e prima ancora di
riuscire a dire una parola mi trovo davanti, a fare da scudo alle altre tre.
Vedo,
finalmente, la porta dell'uscita. Mi sento già meglio. Rylee fa un salto e
urla, mi giro, ci sono uomini con la testa mezza insanguinata, maceti e altre
cose indefinite davanti a noi. Inizio a correre e urlare, entro nel tunnel e
finalmente vedo la luce dell'uscita. Le ragazze sono dietro di me, ci
ritroviamo alla luce del sole, stremate e io senza la scarpa.
"Hey, you,
blondie" (hei bionda), mi alzo
sui gomiti e guardandomi intorno vedo il ragazzo che c'era all'entrata della
casa. “Non mi puoi chiamare bionda"
mi guarda storto, "Are you okay?" sorridendo. "Dude you have no
idea! I was popping in my pants! And I even lost my shoe (tu non hai idea, me la sono fatta sotto. Ho perso anche una scarpa)".
Scoppia a ridere e mi dice che sono bianca, non fatico a credergli. “Comunque io sono Denny" e mi porge
la scarpa, lo fisso negli occhi e lo ringrazio mille volte; ero troppo
preoccupata di dover tornare dentro quella casa. Rimetto la scarpa e lo
salutiamo. “Questo non è giusto, bionda",
lo fulmino con lo sguardo, "What?" replico, “Tu sai il mio nome ma io non so il tuo". Inizio a camminare
all'indietro e sorridendo gli dico “Ila,
il mio nome è Ila”. Poi mi rigiro e camminando con le ragazze andiamo alla
ricerca della prossima avventura.
Ilaria