Petizione da
firmare di protesta per il sequestro forzato di Julian Assange nell'ambasciata
dell'Ecuador a Londra, di richiesta di immediata liberazione dalla prigione a cui
il regime britannico lo ha condannato per 50 settimane e di opposizione
all'estradizione negli Stati Uniti di cui Assange su Wikileaks ha rivelato
legittimamente, da giornalista, i crimini perpetrati in Iraq, Afghanistan e in
altri scenari di guerre d'aggressione Usa e Nato. Negli Usa, Assange rischia la
pena di morte per "spionaggio".
L'arresto
di Assange, sollecitato da Washington, è stato la vendetta del presidente
Moreno dell'Ecuador per le rivelazioni di Wikileaks sulle sue ruberie e i suoi
nascondimenti nei paradisi fiscali ed è stato premiato dall'FMI con un prestito
di 1,3 miliardi di dollari al regime ecuadoriano in bancarotta, prestito fino a
quel momento trattenuto. Lo stesso discorso vale
per la transgender Chelsea Manning, che, da soldato in Iraq, quando era
analista dell'Intelligence del Pentagono, passò a Wikileaks la documentazione
delle atrocità perpetrate in Iraq e documenti sulle cospirazioni di Pentagono e
Dipartimento di Stato contro i governi sgraditi. Dopo 6 anni di prigione, Chelsea
è stata di nuovo carcerata e posta in isolamento per essersi, da autentica
eroina, rifiutata di testimoniare contro Assange davanti a un Gran Giurì
segreto, autentico tribunale speciale. Che cosa vi sareste immaginato su come
si sarebbero scatenati tutti coloro che sui loro vessilli inalberano, lucente
su tutte, la precedenza sulle vecchie fumisterie operaie e antimperialiste
della battaglia in difesa e per la promozione dei LGBTIQ (e chi più ne ha più
ne metta)? Ebbene, avete immaginato male. Su Chelsea nemmeno un inarcamento del
ciglio. Ci riflettano coloro che, nel nome di questa democrazia, si
infervorano con coloro che hanno il compito di depistare, blaterando da mane a
sera del pericolo di fascismo incombente, come rappresentato dai cimiteriali di
Predappio, dalle stupide mazzate distraenti tra fasci e antifa, o dagli
striscioni antistorici e perciò sterili qua e là. La presunta minaccia neofascista, come ogni
fenomeno terroristico provocato o consentito ad arte, deve distogliere la vista
e la coscienza di quanto ci viene rivelato da guerre, sanzioni, colpi di Stato,
punizioni e repressione di giornalisti (mutilati e accecati nella repressione
dei Gilet Gialli), impoverimento guidato e campagne propagandistiche di
diffamazione di chi, individuo, comunità o governo, dissenta.
Assange
è la vittima materiale e simbolica di una strategia di negazione della libertà
di comunicare al pubblico quanto questo ha il sacrosanto diritto di essere
informato su azioni, provocazioni, complotti, dei regimi che curano gli
interessi dell'1% dell'Umanità. Con la neutralizzazione di Assange e di
Wikileaks muore, insieme alla libertà di stampa, la libertà di tutti noi di
esprimere il nostro pensiero. Quello divergente dall'unico che, da duemila anni a oggi, confortato, oltreché dalla religione, dalle armi e dai persuasori
aperti e occulti, pretende di governare il mondo.
Di
fronte al caso Assange, i nostri giornali, editori, le nostre emittenti, i
nostri organi di rappresentanza Federazione della Stampa (FNSI) e Ordine dei
Giornalisti, restano muti e indifferenti, in tacita complicità, reattivi solo
quando qualcuno si azzarda a denunciare l'evidentissimo abbandono da parte
della maggioranza dei media dei minimi principi di deontologia, onestà,
coraggio, indipendenza.
Dall'Australia
agli Usa, da Londra a Berlino, da Caracas a Parigi si manifesta contro la
persecuzione di Assange. Qui ci si mobilita
contro Di Battista che ha dato dei cortigiani a certi giornalisti, quando il
sinonimo "embedded" è di sacrosanto uso corrente dalla guerra
all'Iraq dato che vale per il 90% della professione.
Sign the Petition
Free Julian Assange, before it's too late. Sign to
STOP the USA Extradition
change.org
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