di Antonio Mazzeo
Per anni è stata rappresentata come
l’ultima frontiera dell’Unione europea e principale porto di sbarco per le
imbarcazioni dei migranti in fuga dal continente africano, ma intanto
segretamente Lampedusa è stata trasformata in una vera e propria piattaforma
avanzata nel Mediterraneo delle forze armate nazionali, Ue e NATO. Antenne
radar, centri di telecomunicazioni e per la guerra elettronica sono stati
dislocati in ogni angolo dell’isola; continuo ed esasperante è il via vai di
mezzi navali, elicotteri, caccia e aerei da trasporto; finanche Frontex,
l’agenzia per il controllo delle frontiere Ue, ha dislocato nello scalo
lampedusano un grande drone per le operazioni d’intelligence anti-migranti. L’ultimo regalo militare
è entrato in funzione la settimana scorsa a Capo Ponente presso la stazione
della 134a Squadriglia Radar Remota dell’Aeronautica militare:
si tratta di un nuovo radar FADR (Fixed Air Defence Radar, modello
RAT–31DL). “L’inaugurazione del Sistema FADR a Lampedusa segna la conclusione
di un più ampio programma decennale che, insieme alla sinergia del mondo
industriale nazionale, ha portato al rinnovamento tecnologico di 12 radar fissi
a copertura dell’intero spazio aereo nazionale”, scrive l’ufficio stampa
dell’Aeronautica italiana. “La nuova struttura di sorveglianza dello spazio
aereo, basata su sensori radar terrestri, rappresenta un elemento fondamentale
del sistema di difesa aerea nazionale e della NATO, di cui sono parte
integrante i caccia intercettori, altri assetti aerei con sensori radar a bordo
ed i centri di comando e controllo”.
Il RAT-31DL è
un radar di sorveglianza a lungo raggio (oltre 470
chilometri), operante in banda D. Con un contratto del valore
di 260 milioni di euro sottoscritto con Selex Es (Leonardo-Finmeccanica), sono
stati ordinati e installati impianti radar fissi FADR in dodici siti: oltre a
Lampedusa, le stazioni siciliane di Noto-Mezzogregorio e Perino-Marsala;
Mortara, Pavia; Borgo Sabotino, Latina; Capo Mele, Savona; Crotone,
Jacotenente, Foggia; Lame di Concordia, Venezia; Otranto; Poggio Renatico,
Ferrara; Potenza Picena, Massa Carrara. “Il RAT-31DL è stato sviluppato per
rispondere ai futuri bisogni della difesa, dove la superiorità delle
informazioni e dei comandi giocherà un ruolo sempre maggiore”, spiegano i manager
di Leonardo. “Il sistema ha eccellenti capacità di scoprire e tracciare i
segnali radio a bassa frequenza di aerei e missili e di controllare anche la
presenza di missili balistici, comunicando con gli altri punti di controllo
nazionali e della NATO”. Grazie alla nuova rete radar, l’Aeronautica militare
ha pure avviato la sostituzione dei propri sistemi di sorveglianza aerea per
rendere disponibili le frequenze necessarie all’introduzione della nuova
tecnologia Wi-MAX (Worldwide Interoperability for Microwave Access) di
accesso internet ad alta velocità in modalità wireless. La 134a Squadriglia
Radar Remota di Lampedusa dipende amministrativamente dalla 4^ Brigata
Telecomunicazioni e sistemi per la difesa aerea e l’assistenza al volo (Borgo
Piave, Latina) e operativamente dall’AOC - Air Operation Center di Poggio
Renatico (Ravenna). I dati raccolti dalla 134a Squadriglia
saranno distribuiti ed elaborati dall’11° Gruppo D.A.M.I. (Difesa Aerea
Missilistica Integrata) di Poggio Renatico e dal 22° Gruppo Radar di Licola
(Napoli), che hanno il compito di guidare gli assetti dell’Aeronautica militare
(i velivoli Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto, del 36° Stormo di Gioia del
Colle, del 37° Stormo di Trapani e del 51° Stormo di Istrana e i
cacciabombardieri F-35 del 32° Stormo di Amendola-Foggia). “La catena di
allertamento per le violazioni dello spazio aereo prevede che l’ordine di
intervento immediato dei caccia venga impartito dal CAOC (Combined Air
Operation Center) di Torrejon (Spagna), l’ente della NATO responsabile del
servizio di sorveglianza aerea, il cui interlocutore nazionale è l’Air
Operation Center di Poggio Renatico”, precisa l’Aeronautica “Qualora si
presenti una minaccia non militare allo spazio aereo italiano, l’IT-AOC
riprende il comando dei velivoli intercettori affidati alla NATO, per la
successiva azione di contrasto”.
Alla
cerimonia di inaugurazione del FADR di Lampedusa, il 2 maggio scorso, sono
intervenuti, tra gli altri, il sottosegretario alla difesa on. Angelo Tofalo
(M5S), il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica generale Alberto Rosso e
alcuni manager delle società Leonardo-Finmeccanica e Vitrociset coinvolte nei
lavori d’installazione del sistema radar. “Lampedusa è una postazione
strategica nel cuore del Mediterraneo, area da sempre di prioritaria importanza
per l’Italia e l’Europa”, ha dichiarato il sottosegretario
pentastellato. “Grazie a questo nuovo sistema di elevata tecnologia,
frutto di eccellenze italiane, la nostra Arma Azzurra potrà condividere in modo
ancora più efficace importanti informazioni per la sicurezza globale”.
Per il generale Rosso il nuovo radar FADR rappresenta invece “un successo tutto
italiano, dal momento che è il risultato di una piena collaborazione tra la
Difesa, l’industria nazionale e le comunità locali, portata a termine con la
massima attenzione al rispetto del territorio, del paesaggio e dell’ambiente”. Ma proprio
sulla presunta sostenibilità ambientale del sistema FADR sono stati espressi
forti perplessità da esponenti della comunità scientifica e da alcune
associazioni di cittadini residenti in prossimità dei siti radar. Il professore
Massimo Coraddu, fisico sardo co-autore dello studio del Politecnico di Torino
che ha documentato i gravi rischi per la salute umana e il traffico aereo delle
emissioni del sistema satellitare MUOS di Niscemi, ha lamentato in particolare
la secretazione di buona parte delle informazioni tecniche sugli impianti e
sulle loro emissioni elettromagnetiche. “Il RAT 31-DL ha una potenza media di
2,5 KW e forma brevi impulsi in cui la potenza concentrata è di 84 KW, mentre
l’antenna opererà in una frequenza compresa tra 1,2 e 1,4 GHz (L-band),
all’interno dello spettro delle cosiddette microonde”, ha rilevato
Coraddu. “Sono però del tutto scarne le informazioni sulle caratteristiche
tecniche e di funzionamento del sistema FADR, mentre purtroppo non sono pubblici
altri dati radiotecnici indispensabili per un’accurata analisi delle emissioni
e né i militari e né la società realizzatrice hanno fornito le previsioni
sui livelli di irraggiamento nel territorio circostante”. Con
l’entrata in funzione del nuovo sistema radar in altre stazioni
dell’Aeronautica sono state documentate preoccupanti anomalie. A Borgo Sabotino
(Latina), ad esempio, i residenti hanno denunciato l’insorgenza di
“interferenze che impediscono il buon funzionamento degli strumenti
elettronici d’utilizzo quotidiano”. Nella passata legislatura alcuni senatori
del Movimento 5 Stelle avevano espresso in un’interrogazione ai ministri della
Difesa e della Salute dubbi sul “grado di affidabilità dell’impianto per la
salute dei cittadini residenti”. I governi hanno omesso ogni risposta. “Quello che
sta accadendo da ormai tanti anni è davvero grave da ogni punto di vista”,
commenta Giacomo Sferlazzo, attivista del Collettivo Askavusa di Lampedusa, in
prima linea contro il processo di militarizzazione dell’isola. “La
proliferazione di antenne che emettono onde elettromagnetiche ha avuto
pericolosi effetti sullo stato di salute delle popolazioni e abbiamo prontezza
dell’inspiegabile aumento di alcune patologie tumorali. Sono inoltre sotto gli
occhi di tutti a Lampedusa, gli effetti dell’inquinamento elettromagnetico
sull’aviofauna e la realizzazione di nuove installazione radar e
telecomunicazioni ha irrimediabilmente deturpato il territorio e il paesaggio.
A ciò si aggiunge l’inaccettabile e insostenibile ruolo bellico che è stato
fatto assumere al nostro territorio dall’Unione europea e dalla NATO,
parallelamente alle criminali scelte fatte sul fronte migrazione, sempre più
spesso per accrescere i profitti economici del complesso militare-industriale.
Purtroppo nel processo di militarizzazione di Lampedusa non sono esenti da
responsabilità le varie amministrazioni succedutesi in questi anni e anche una
parte degli abitanti che non hanno fatto molto per opporvisi. Come Askavusa
continueremo a promuovere campagne di controinformazione e mobilitazione contro
le nuove antenne inquinanti e per affermare con forza che Lampedusa è stata e
deve tornare ad essere un ponte di pace e dialogo nel Mediterraneo”.