La globalizzazione e lo scambio
planetario di informazioni e di conoscenza, senza barriere linguistiche e
tecnologiche, non può che apportare benefici per l’evoluzione del pianeta, ma
le specificità culturali dei Paesi membri dell’Unione Europea e dell’Unione
stessa vanno salvaguardate, tenendo la produzione culturale al di fuori delle
leggi di mercato.
Questo è in sostanza il motivo che ha indotto il capogruppo del
Parlamento europeo David Sassoli e l’eurodeputata Silvia Costa, membro della
commissione Cultura, ad applaudire alla decisione del Consiglio Affari Esteri
di escludere i servizi culturali e audiovisivi dall’accordo di libero scambio
con gli Stati Uniti, dopo l’incontro dei G8 a Lough Erne in Irlanda del 17
giugno scorso, in cui è stata fissata la data dell’8 luglio p.v. per l’inizio
del negoziato a Washington.
Per quanto l’Italia, nel corso delle
trattative, sia stata favorevole all’inclusione della cultura e del cinema
nell’accordo, la Francia si è impuntata e ha fatto valere la c.d. eccezione
culturale, opponendosi, insieme agli altri Paesi membri dell’Unione Europea
firmatari della richiesta, alla mercificazione della cultura, in favore dell’industria
culturale europea.
Si tratta di escludere i servizi
audiovisivi da ogni liberalizzazione commerciale a fronte dello strapotere
dell’industria audiovisiva americana, rivendicando la specificità cultuale dell’Europa
e dei suoi stati membri, che può essere sostenuta anche con quote e altri
incentivi, senza giocare al ribasso dei prodotti di solo intrattenimento. L’identità
culturale europea è insomma un valore non negoziabile.
Milano, 19 giugno 2013 Avv. Giovanni Bonomo
Centro Culturale Candide