DESIDERI E MERCATO
di Angelo Gaccione
“Quanto meno bisogni avete,
tanto più sarete liberi”
Cesare Cantù
Che il mondo sia divenuto un
gigantesco mercato, è evidente anche dal modo come ci esprimiamo
linguisticamente. E che noi esseri umani siamo fondamentalmente importanti
perché rivestiamo il ruolo onnivoro di consumatori, è altrettanto scontato. I
consumi sono aumentati, si dice con soddisfazione; i consumi sono calati, si
dice con spavento; i consumi ristagnano e il mercato è fermo… Pare che tutto il
senso più profondo della nostra civiltà, ruoti intorno al concetto di mercato e
di consumo. Si dice che il desiderio crea il bisogno ed è il mercato che lo
soddisfa. La formula potrebbe essere rovesciata dicendo che è il mercato a
creare il desiderio, e che poi lo soddisfa come fosse un bisogno. In qualunque
modo si strutturi la formula, il risultato finale rimanere identico: il
consumo. Forse è una banalità dire che i bisogni nascono con la nascita
dell’uomo. Bisogni primari da soddisfare subito per evitare che la sua vita sia
messa in pericolo. Fame, sete, freddo, caldo, tutela della propria incolumità e
della propria salute. Con la nascita dei legami sociali e l’ampliarsi delle
relazioni parentali, i bisogni si dilatano ed acquistano nuove forme. Lo sviluppo
della produzione economica e la sua diversificazione procede passo passo con la
disponibilità delle risorse e della capacità tecnica di poterle trasformare. In
teoria la sfida fra desiderio e bisogno potrebbe procedere all’infinito, l’uno
alimentando l’altro e viceversa. Vista la stretta interdipendenza, il desiderio
può far nascere il bisogno e il bisogno può far crescere il desiderio, senza
soluzione di continuità, restando entrambi prigionieri di un circuito che non
ha termine. Considerato dal punto di vista della produzione delle merci, questo
rapporto può apparire ad alcuni esaltante, ad altri spaventoso. Nuovi desideri
generano nuove merci, e nuove merci generano nuovi desideri. Finora ha
funzionato così, e la produzione mondiale ha dato fondo a questa logica senza
mai fermarsi, né domandarsi quanto questo modello sia effettivamente utile al
bisogno di chi di quelle merci fruisce. Desideri artificialmente indotti creano
nuovi bisogni, nuovi bisogni creano nuovi mercati pronti ad accogliere quei desideri
divenuti bisogni e che prontamente la produzione soddisfa. Se c’è un mercato è
naturale che qualcuno lo occupi e lo soddisfi. Quando parliamo di mercato e di
soddisfazione di bisogni, è questa girandola vorticosa e inarrestabile che
dovremmo tenere presente. Forse i bisogni sono contenuti e i desideri
illimitati. Forse i bisogni veri di un uomo sono circoscritti alla tutela del
suo corpo fisico, così come dalla natura gli è dato, e non dovrebbe
oltrepassare quel limite. Di sicuro il punto dove ci stanno conducendo desideri
illimitati e bisogni non necessari, (spaventosa produzione di rifiuti,
saccheggio indiscriminato delle risorse primarie, prospettiva concreta di un
disastro ecologico definitivo, ecc.), è un punto di non ritorno, una terra
desolata.
[2015]