di Nino Di Paolo
Si possono scrivere versi
dissacranti, al confine della blasfemia, nei confronti del più grande poeta di
ogni epoca che, ancora in vita, nel Limbo del suo “Inferno”, poneva sé al pari
di Omero, Virgilio, Orazio, Ovidio e Lucano, discutendoci amabilmente? Dante
era già cosciente di essere ciò che i posteri non avrebbero che potuto
riconoscere: il suo primato tra chiunque abbia messo su carta parole, tesi,
visioni, giudizi etici. Neppure nelle Sacre Scritture la descrizione
dell’aldilà è puntuale come nella sua Commedia.
E lo è al punto tale che, nel nostro immaginario, l’Inferno, il Purgatorio ed il Paradiso, per chi ci crede, lo vediamo davvero così.
E lo è al punto tale che, nel nostro immaginario, l’Inferno, il Purgatorio ed il Paradiso, per chi ci crede, lo vediamo davvero così.
Proprio
riguardo ad uno degli aspetti della sua maggiore opera, quello dei giudizi etici, vorrei proporre una
riflessione, partendo dal modo attraverso cui egli parlò, senza citarlo mai per
nome, del personaggio di Pietro Angeleri, eremita sul Monte Morrone, divenuto
papa con il nome di Celestino V, promulgatore di indulgenze non prezzolate (come
d’uso all’epoca) attraverso l’Istituto della Perdonanza, dimessosi dalla carica
per ragioni di coscienza e successivamente fatto imprigionare e lasciato morire
in carcere dal suo successore, Bonifacio VIII, elevato al rango di Santo (lui,
non il successore) con il nome di san Pietro Celestino nel 1313, pochissimi
anni dopo la morte.
Ebbene,
mentre la Chiesa lo canonizza Dante lo colloca tra gli Ignavi dell’Antinferno,
il luogo più spregevole dell’Aldilà, non citandolo mai per nome ma facendone
comprendere l’identità senza dubbio alcuno.
Perché?
Dante Alighieri |
Pietro
Angeleri del Monte Morrone è rappresentante di quel filone pauperistico della
religiosità medievale che include sia i Catari che Francesco d’Assisi le cui
rispettive ed alterne fortune furono determinate da circostanze anche assai
casuali, tragiche nel caso dei primi e provvidenziali nel caso del secondo. Dante
è uomo tutt’altro che supino alle prepotenze dei Potenti o dei Furbi e ne paga
le conseguenze, così come Celestino.
Non
perdona, però, all’inventore della Perdonanza, di non aver utilizzato anche il
Potere Temporale per riformare la Chiesa ed il Mondo tutto.
Non
che fosse facile.
La
Corona francese aveva già messo occhi e ferro sulla penisola e gli eventi già
si erano indirizzati verso quell’egemonia d’Oltralpe che, di lì a poco, si
sarebbe portata anche il Trono Petrino al di là dello spartiacque alpino,
seppure nella Provenza non ancora formalmente sottomessa alla Parigi Capetingia.
Celestino V |
Celestino
rappresenta totalmente la filosofia della Croce, di chi porge l’altra guancia,
a differenza di Dante, che l’egemonia spirituale la interpreta anche come
necessità di vittoria “militare”.
Sta
probabilmente qui la divaricazione che non consente ad Alighieri di onorare
Celestino come lo onoravano i fedeli che avevano percepito la sua santità ma,
anzi, a scaraventarlo tra i più spregevoli tra gli spregevoli, degni di una
delle pene più disgustose del suo Inferno: essere eternamente divorati da
schifosissimi insetti. Per Dante il Cristianesimo deve trionfare, per Celestino
Cristo si raggiunge attraverso le vie della mitezza. Di qui queste quartine maliziosamente
ammiccanti a ragioni più “interessate” da parte del Sommo nel cacciare Pietro
Celestino “innominato” tra quei ripugnanti tormenti. Con tutto l’affetto, la
riconoscenza e la gratitudine che sento di avere sia verso Celestino che verso
Dante. Benché parteggi apertamente per il primo, come già si sarà notato.
Un gruppo di naviganti di Odissea in Franciacorta Nino Dipaolo è il primo a sinistra |
Se n’è guardato ben’il sommo Dante
a citare san Pietro Celestino
nella su’ Commedia itinerante
nei Regni dell’uman futur destino.
a citare san Pietro Celestino
nella su’ Commedia itinerante
nei Regni dell’uman futur destino.
Lascia al lettore il decifrare verso
e dare faccia a chi quel “gran rifiuto”
avrebbe pronunciato o se, diverso,
personaggio di nome sconosciuto.
e dare faccia a chi quel “gran rifiuto”
avrebbe pronunciato o se, diverso,
personaggio di nome sconosciuto.
Non son degni per lui l’omin’ignavi
d’esser neppur per sbaglio là citati
ed esser visti molto più che pravi
messi nel bordo-Inferno, disgraziati.
d’esser neppur per sbaglio là citati
ed esser visti molto più che pravi
messi nel bordo-Inferno, disgraziati.
E Celestin, già morto nel Trecento,
non troviamo nel resto dei dannati,
e né a purgar sul Monte a viso spento
e né tra i ciel di luce incastonati.
non troviamo nel resto dei dannati,
e né a purgar sul Monte a viso spento
e né tra i ciel di luce incastonati.
Allor l’è proprio lui l’indegno lordo
che venga dagl’insetti martoriato?
Dantesco cuor, ad occorrenza sordo,
lo mette tra la feccia del Creato?
che venga dagl’insetti martoriato?
Dantesco cuor, ad occorrenza sordo,
lo mette tra la feccia del Creato?
Su Dante un dubbio ci teniamo allora
per non doverci poscia metter lui
in un nuovo giron della malora:
chi spara sopr’ai mit’in versi bui.
per non doverci poscia metter lui
in un nuovo giron della malora:
chi spara sopr’ai mit’in versi bui.
Colpire la mitezza del Morrone,
‘ché la spada lui non volle usare,
è cacciare la man nella questione
in cui scegliere da che parte stare.
‘ché la spada lui non volle usare,
è cacciare la man nella questione
in cui scegliere da che parte stare.
Altra motivazione di malizia
ci dice che lo suo biliar rancore
cagionato sia stato da tristizia
d’esilio decretato con livore
da quella parte de’ li fiorentini
che da lo successor di Celestino,
quel Bonifacio da li calcol fini,
tenuti fur in modo sopraffino.
ci dice che lo suo biliar rancore
cagionato sia stato da tristizia
d’esilio decretato con livore
da quella parte de’ li fiorentini
che da lo successor di Celestino,
quel Bonifacio da li calcol fini,
tenuti fur in modo sopraffino.
è per questo che, forse, l’Alighieri
a me, tapin, lo stesso m’è restato
indigesto, benché critici seri
ed il mondo ha sempr’entusiasmato.
a me, tapin, lo stesso m’è restato
indigesto, benché critici seri
ed il mondo ha sempr’entusiasmato.