di Angelo Gaccione
Il
governo Lega-Cinquestelle è finito. Ingloriosamente finito. Non siamo mai stati
teneri verso questo ibrido contro natura, come non siamo mai stati teneri verso
i loro due blocchi monolitici ed autoritari. Non si tratta infatti di partiti
tradizionalmente intesi dove vigeva una dialettica, uno scontro intellettuale e
di posizioni, dove i singoli aderenti erano liberi di dire quel che volevano.
Questi sono due blocchi autoritari e padronali, dove il leader o i pochi
notabili fanno e disfanno come meglio credono e tutti gli altri sono succube
marionette. Infatti solo dei servi indegni e senza spina dorsale possono farne
parte. Non esiste confronto pubblico, non li puoi guardare in faccia e temono
ogni confronto. Non fanno congressi, non aprono dibattiti, e temono le critiche
come i peggiori tiranni. I filtri sulla qualità sono del tutto inesistenti, e
spesso la cronaca giudiziaria si incarica di farci conoscere dirigenti e
aderenti di cui non avremmo mai saputo nulla, tanta è la loro anonimità e
inconsistenza. In questi 14 mesi di governo i Cinquestelle (che pure avevano
raccolto la rabbia ed il disagio di milioni di elettori) hanno brillato per
opportunismo, capriole indegne, giravolte disgustose, arretramenti, tradimento
di quanto promettevano, ingoiando ogni sorta di rospo per fare i reggicoda di
Salvini. Una politica di una stupidità e subalternità assolute che li ha fatti
precipitare nei consensi in maniera impressionante. Sulla Lega non vogliamo
spendere molte parole: per noi restano dei ladri e dei falsi bugiardi; dei
disinvolti che accolgono fra le loro fila molta feccia. Al governo in questi 14
mesi non hanno mosso un dito contro le mafie, contro gli evasori, i corrotti
(hanno fatto fatica persino a liberarsi di uno come Siri), e hanno
intrallazzato alla maniera democristiana (si veda l’opaca questione russa su
cui indaga la Magistratura). Non hanno mosso un dito per tagliare le spese
militari, per fermare le stragi sulle strade, i teppisti degli stadi con cui il
capo Salvini va a braccetto e si fa fotografare, per togliere la gestione dei
rifiuti ai criminali, per impedire la devastazione di boschi e fermare
l’industria del fuoco che sta riducendo in cenere il patrimonio del paese. Una
vera guerra civile dichiarata dalle mafie al territorio e al paesaggio, ma di
cui né lui né Di Maio si sono accorti. Intanto centinaia di droni e centinaia
di migliaia di militari che potrebbero presidiare per tempo boschi e
territorio, restano inutilizzati. Abbiamo più volte da queste pagine suggerito
di spostare il 90% dei militari a funzioni di controllo ecologico utile a
questo scopo, separandoli dal corpo militare, ma sono state parole al vento.
Nulla si è visto di tangibile in questi 14 mesi. La burocrazia in ogni ambito è
rimasta la cloaca fetida che conosciamo: nella sanità, nei trasporti e nel
“disservizio” Postale è addirittura peggiorata. Sto ancora aspettando la
consegna di un pacchetto di libri da Milano a Genova (120 chilometri) spedito
da me il 5 agosto scorso. La Milano felix di cui il caporione della Lega
si riempie la bocca, ha intere zone dominate da bande di spacciatori, clan di
criminali organizzati che occupano le case popolari dei pensionati che non
possono neppure farsi ricoverare in ospedale, perché non vi potrebbero più
rientrare, mentre il ministro degli Interni fa finta di ignorarlo. Catene di
opulenti negozi continuano allegramente e senza controlli a non rilasciare
alcun tipo di scontrino, e la pratica delle prestazioni in nero riguarda
professionisti ed attività di ogni genere, mentre l’economia va a rotoli e le
tasse torchiano sempre gli stessi ceti. Anche di questo non si sono accorti né
i leghisti, né i Cinquestelle; ed infatti non hanno introdotto nessuna misura
per ridurre al minimo la circolazione del denaro contante. Non sono stati in
grado neppure dopo i reiterati tentativi di strage a Venezia, di porre un freno
con un’ordinanza secca ai bestioni che stanno sfregiando la Laguna. Potrei
continuare all’infinito, ma sarebbe solo noia. Ieri mentre il governo tirava le
cuoia in diretta televisiva, abbiamo assistito ad un banco (stavo per scrivere
branco) di “onorevoli” (si fa per dire) leghisti la cui unica risorsa morale ed
intellettuale era la gazzarra. Del resto basta guardare o sentire il disco
rotto del loro capo che ripete come un idiota sempre le quattro banalità
semplificate, misere, inconsistenti. Una buona parte di italiani medio-bovini
se le beve perché gli somiglia o gli fa comodo. Un’altra parte tace e si adegua
per opportunismo (è il servile spirito italiano), un’altra si guarda intorno
smarrita perché il resto del paesaggio è una terra desolata.