LA LINGUA DEL
DOLORE E DELLA SAGGEZZA
di Luigi Bianco
La copertina del libro |
La
lettera-recensione del poeta performer Luigi Bianco arrivataci da Squillace -
luogo dove il noto intellettuale ed animatore di indimenticate stagioni
culturali a Milano e in Italia si è trasferito oramai da diversi anni - ci ha
sorpresi e ci ha commossi. Gesti di così delicata amicizia sono scomparsi dal
galateo dei rapporti letterari contemporanei, e appartengono a stagioni
lontane. La stima letteraria ed umana che in questi righi ci viene espressa, e
da un personaggio poco avvezzo agli incensamenti come è Bianco, ci conforta, ma
ci carica anche di una tremenda responsabilità. Almeno per quelli come noi
sempre in dubbio sulla bontà del proprio lavoro, anche quando è svolto con
rigore e serietà; per quella inadeguatezza, quella insoddisfazione, quella consapevolezza
nei personali limiti. Abbiamo deciso di rendere pubblico questo scritto
soprattutto per rimarcare il valore di straordinaria civiltà che esso contiene. Valore raro, troppo raro nel costume italiano.
Caro
Angelo,
con molto
ritardo - la mia vecchiaia è lenta e anche perfida - mi sono impossessato di Lingua
Mater, ho letto tutto con voluttà a precipizio. Bellissime le parole di
Maffìa (finalmente non esita ad elevarti tra i grandissimi). Bellissime le tue
spiegazioni, la tua voglia di respirare con la difficile lingua delle tue
origini.
Anni fa per
il mio lavoro Il persuasore (un romanzo in 6 dvd) mi sono inventato un
dialetto per metterlo in bocca a un pastore analfabeta. Non ho consultato
nessun libro, e amen. Tu scendi negli abissi di una grammatica che spesso non
c’è e non ti arrendi mai (acuto quel passaggio su la mancanza di suono di
alcune parole dialettali, quel suono che invece io sento nel dialetto delle mie
parti).
Per me il
lavoro dello studioso scompare quando leggo le poesie (sia in dialetto, sia in
italiano), Hai una forza dolente che mi commuove e ti scrivo a parte l’emozione
che mi ha fatto stendere di getto alcune righe di commento. Intanto ti
ringrazio per quello che dici sempre di me e ti auguro di tuffarti ancora - in
questi tempi crudeli - nella freschezza e pulizia della nostra cara terra.
Bianco
Il castello normanno di Squillace |
In tempi di volgarità
permanenti è doveroso inchinarsi davanti ai poeti veri. Davanti a quelli che
guardano alto e cercano ancora l’origine dell’esistenza. È il caso di Angelo
Gaccione, intellettuale ribelle di prolifico dire – poeta, narratore, critico,
autore di teatro, inventore di riviste mai tenere con il potere. Gaccione è
calabrese, ama visceralmente la Calabria ma da anni vive a Milano. Per non
affogare nella sporcizia d’uso, oggi si eleva in una dichiarazione d’amore
estremo per la sua terra e osa scrivere in dialetto di Acri (la cittadina dove
è nato) affrontando difficilissimi problemi linguistici.
Ma basta una
poesia - che trascrivo integralmente dalla versione italiana - per sorprendere
la sua primitiva-innovativa coinvolgente passione e abbracciarlo in fraternità.
Mi sono
sempre chiesto
se la
nostra lingua sa cantare
il
dolore.
Solo
quelle sono lingue
- e sono
degne –
di stare
sulla faccia
della
terra.
Anche se
più spesso
Il dolore
non ha lingua.
Caro Angelo,
non scrivo altro. Non posso. È troppo forte la verità - l’emozione - che mi
trasmetti. Sia onore, sia pace, alla tua “calma” poetica che genera pathos con
sentimento. La tua “calma” sradica ogni pregiudizio e inietta il virus buono di
una sana febbre per una terra che pochi conoscono e molti detestano.
Ai tanti che
predicano il progresso tecnologico ad ogni costo, tu rispondi con le voci della
tua terra, in un’altra magistrale poesia:
Osanna!
Sia
gloria al secolo
dell’Intelligenza!
A tutte
queste invenzioni
Strabilianti.
Ave!
Io saluto
la Modernità:
il
Progresso, la Scienza,
la
Medicina, la Tecnica perfetta.
Sono
figlio del Terzo Millennio
e me ne
vanto!
Ma una
voce fastidiosa mi dice:
“Vi
occorre l’acqua
vi occorre
l’aria
vi
occorre la terra
per
vivere:
ve ne
state preoccupando?”.
Caro Angelo,
tu hai trovato la lingua del dolore e della saggezza in tempi di insopportabile
- incivile - rancore. Un dono enorme per i buoni e i cattivi. Grazie
Angelo Gaccione
Lingua Mater
Macabor Editore
Pagg. 80 € 12,00