SCAFFALI
di Angelo Gaccione

Angelo Bianco
Le nuvole
di Bianco.
Le Nuvole non hanno forma è un libro molto personale costruito su una forte
impronta memoriale. E fin qui non abbiamo detto nulla di originale perché tutte
le scritture sono personali e attingono prevalentemente all’esperienza e a
quanto ciascuno ha sedimentato, nel corso del tempo, nella propria memoria come
ricordo e come vissuto. Parlo di un preciso tipo di scrittura, ovviamente,
tralasciando quella degli scrittori di avventure e di esotismo e quella dalla
fantasia più improbabile, che pure ci ha donato lavori che hanno sedotto e
affascinato la nostra visionarietà. Sto parlando di vita vissuta e sperimentata
sulla carne, concreta, la sola che può dare verità ai nostri sentimenti, al
nostro dolore. E questa materia Angelo Bianco ce l’ha avuta e ce l’ha a portata
di mano, ce l’ha intorno, e non deve andarsela a cercare chissà dove.
![]() |
Angelo Bianco |
Bianco svolge la professione di medico, è un chirurgo: opera, cerca di salvare vite, allevia sofferenze, e quando vi riesce il successo lo gratifica – come avviene per ogni impresa – sia come specialista di un’arte, di un mestiere in cui è versato, sia come uomo. Non si dimentichi che qui non stiamo parlando di pittura o di dar forma ad un manufatto per quanto artistico e prezioso possa essere; stiamo parlando di uomini e donne, di carne umana, di vite. Di tutte le vite e di tutti gli affetti che ruotano attorno a quell’unica vita che si trova ora in una condizione disperata, e che è affidata alle mani (si spera umane ed amorevoli) di un altro uomo che se ne sta prendendo cura. Ho detto di “un altro uomo” e lo sottolineo. Quella che in più occasioni ho definito “la più umana di tutte le arti, la pratica più nobile e alta delle attività umane”, cioè quella medica, è per me inscindibile dal sentimento umano, dall’empatia, dalla solidarietà, dalla compassione. Uno studio medico, una camera d’ospedale, una sala operatoria, sono luoghi diversi da qualsiasi altro luogo con cui li mettiamo a confronto: “(…) in ospedale non c’è nulla che può farti schifo, la malattia è empatia altrimenti puoi sempre aprire una profumeria in corso Roma”, scrive giustamente Bianco nel capitoletto La cacca profuma (37), e segna il perimetro invalicabile di un mestiere che non ha confronti.

Veduta di Acri

Perché in quei luoghi si può avere imparato la più abile delle tecniche per sfidare la natura, ma una lezione di bontà umana, una sfida alla scienza può venire dal modesto omino delle caramelle che offre il suo tempo di volontario, dalle infermiere che hanno appena raccolto il vomito o nettato il sedere di un paziente senza un lamento. “Allungo la mano e penso anche a quanti pontificano ‘io sono uno di voi’ ma poi non li vedi mai intorno a chi ha bisogno, fosse anche per dargli una caramella e non c’è di più per capire chi è un uomo e chi, invece, sarà sempre solo un omino piccolo, piccolo” (pag. 107). E ancora: “In ogni Ospedale ne trovi sempre almeno uno o di più di questi ‘omini’, così meravigliosamente contromano…”, ma io non ne ho mai visto uno, fosse un ministro della salute o un semplice sottosegretario, entrare in ospedale per far visita ad un malato solo, ad un povero diavolo, ad una persona comune. Se qualche potente raramente si scomoda, lo fa per un altro potente, e non sono nemmeno sicuro che non lo faccia mosso da pura ipocrisia.

Acri, le nuvole sul borgo di Padìa
La materia e i corpi, Bianco li ha incontrati prima nella sua
terra, ad Acri, e da quella materia viva e da quei corpi vivi ha forgiato il
suo sentire, il suo carattere, la sua umanità. Lo ha fatto attraverso profondi
legami familiari, amicali, ambientali, e se ne è nutrito. Si è nutrito di volti
a lui cari, di scambi affettivi, di sapori, di angoli, di nuvole, di ricordi, con
la stessa forza con cui si è potuto affezionare ad un paio di ciabatte della
madre, al pennello della barba del padre, al mobiletto con i fiori sotto la
specchiera, ad una foto che ha serbato con cura e su cui torna a commuoversi.
Ed è stato tutto questo che ha dato sostanza al suo impegno di studente prima,
e di caparbia applicazione di professionista poi. Il senso di umanità gli viene
da tutto questo retroterra, perché se non esiste dignità che non nasca dal
dolore, l’umanità non potrà venirti se il dolore, il lancinante dolore, non lo
hai sentito prima nella tua carne. La malattia ed il lutto lo hanno ferito
attraverso le persone più care, come tutti; ma si è trovato a dover meditare
personalmente, non solo come medico, anche dall’altra parte della barricata: anch’egli
inerme e fragile come qualsiasi creatura. E ne ha preso coscienza. Bianco ce lo
racconta minuziosamente questo suo viaggio, in un continuo cambio di
episodi e di registri, di umori e di toni.
![]() |
Acri, le nuvole sul borgo di Padìa |

Acri sotto la neve

Ci conduce dentro le città che lo hanno visto all’opera e dentro i luoghi dove ha esercitato; ci presenta i suoi pazienti e l’intero caleidoscopio di eventi e personaggi con cui è entrato in contatto: una umanità pullulante, promiscua, densa, e densi sono i sentimenti come intensi gli approcci. Ci conduce, come avviene per molti scritti che conservano una forte impronta diaristica, fin dentro la sua casa, la sua famiglia, le sue pulsioni, i suoi sconforti, i suoi dubbi, i suoi timori, perché è stato figlio e ora è padre, ed è certo che il lettore sarà benevolo e spesso si commuoverà, come è successo a me più volte fino alle lacrime, o ne avrà in dono un sorriso, un moto di nostalgia.

Bianco con il suo libro
Non esiste nessuna scrittura che non sia anche sociale, è
questo lo è ad abundantiam. Non potrebbe essere diversamente, pena
mentire a sé stessi, svolgendosi in luoghi sociali quant’altri mai e
occupandosi di un settore così esposto nello spazio pubblico. “Quando sento chi
parla di sanità con la vacuità dei numeri per dirsi esperto della materia e
pontificare, così, di necessità di risparmio, di ottimizzazione dei costi, di
riorganizzazione del territorio, di reparti che chiudono, di dimissioni rapide,
di turn over dei letti, di servizi che si trasferiscono in altra sede, di
disagio temporaneo, io mi chiedo se hanno mai visto una volta sola un
paziente che ha il cancro vomitare e tremare e star male su una panchina di un
ospedale lontano da casa e ho una violenta, cattiva e sana voglia di mandarli a
cagare, augurando a ciascun di lor signori, una ragade, dolorosissima”. E
figuratevi che tipo di voglia viene a me, quanto sento che si chiude un ospedale
accampando scuse sulle risorse per la salute che non ci sono, e poi leggo della
scandalosa evasione fiscale del Paese! E le si trova in un batter d’occhi le
risorse per finanziare la morte: tanto che la spessa criminale per armi e guerra
ha raggiunto cifre stratosferiche!

Sul versante più personale il libro è anche un riconoscente
omaggio a quanti hanno operato positivamente sulla sua istruzione, senza
trascurare il prezioso legame dell’amicizia e del profondo sentimento che lo
lega alla sua terra natia: luogo dove torna sempre con entusiastico
fanciullesco candore. “Il Nord mi ha adottato ma io sono un terrone orgoglioso
delle sue radici e delle sue tradizioni, le difendo, rimango un emigrato”; e io
provo orgoglio per lui in quanto acrese a mia volta, avendone conosciuti fin
troppi di miseri e inconsapevoli provinciali. E lo perdono, anche se i termini
dialettali presenti nel volume, spesso non osservano la rigorosa trascrizione
del parlato.

La copertina del libro
Angelo Bianco
Le nuvole non hanno
forma
Albatros 2024
Pagg. 236 € 15,90
![]() |
La copertina del libro |