UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

venerdì 25 luglio 2025

COMUNICATO STAMPA



Dal 25 al 27 luglio Armonie d’Arte fa tappa a Serra San Bruno progetto speciale “De natura et spiritu”.
 
Musica, Spiritualità, Natura: tre parole chiave per connotare un progetto speciale dell’ecosistema artistico culturale che è Armonie d’Arte Festival, fondato e diretto da Chiara Giordano. Un progetto che trova la sua vocazione e quindi collocazione in Serra San Bruno, per la sua prioritaria e precipua connotazione legata alla Certosa del XII secolo, ancora attiva e creata dallo stesso fondatore dell’Ordine certosino - San Bruno - tuttora venerato, in uno scenario naturalistico potente, il Bosco dell’Abete bianco nel cuore delle Serre vibonesi.
Dal 25 al 27 luglio spiritualità umana e spiritualità della natura incontrano arte e cultura in una dimensione di fede, in cui Bellezza e Pace diventano familiari e l’Armonia la dimensione finalmente possibile.
“De Natura et Spiritu”: questo il progetto dedicato alla popolazione residente, ma anche a quella di ritorno, per il turismo religioso, culturale, naturalistico. Concerti serali di musica antica o ispirata alla Natura, con artisti di rango nel genere, cui tutti i giorni si affiancano aperitivi divulgativi e guide all’ascolto, workshop per musicisti, escursioni naturalistiche, degustazioni a tema su ricettari antichi.
Da segnalare alcuni tra gli appuntamenti di particolare valore simbolico, oltre che culturale ed artistico, specie per l’anno giubilare, e rispettivamente dedicati agli 800 anni del Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi e ai 500 anni dalla morte di Giovanni Pierluigi da Palestrina.
Venerdì 25 luglio, alle ore 21, seimila candele illumineranno la fiabesca Scalinata di Santa Maria del Bosco, scena naturale del concerto, adiacente alla Certosa ancora attiva, nel cuore delle Serre e del Bosco protetto dell’Abete bianco, per “ODE AL CREATO” (Prima nazionale, coproduzione di Armonie d’Arte Festival e Festival lirico dei Teatri di Pietra). Suite per orchestra, arpa, percussioni, coro lirico; ensemble vocale e orchestrale del Coro Lirico Siciliano diretto da Francesco Costa e con gli arrangiamenti di Corrado Neri. Ispirato alla colonna sonora di Riz Ortolani della celeberrima pellicola “Fratello sole, sorella luna” diretta da Franco Zeffirelli, e con il repertorio del Novecento italiano dedicato alla natura e alla sua meraviglia (tra gli altri: Franco Battiato, Ennio Morricone), un concerto che restituisce sia la dimensione di spiritualità che quella della levità.
Sabato 26 luglio, ore 21, presso la Chiesa dell’Assunta di Spinetto, “IN LAUS ET AMOR”, con Stefano Alabarello, voce e strumenti antichi; alle 22 presso la Chiesa della Madonna Addolorata, “ECCE QUIDAM PEREGRINUS”, con il Gruppo vocale Laurence Feininger.
Due concerti sobri, con artisti specializzati nel repertorio antico e di maggior profilo nello scenario europeo, che ci trasportano in un modo lontano - quel medioevo di re, santi e bestie magiche - ma nel contempo fecondo di emozioni inaspettate e catturanti.
Domenica 27 luglio, ore 21, alla Chiesa dell’Assunta in Cielo di Terravecchia, “PIETRE CHE CANTANO / HISTORIE DI PETRALOYSIO”, prima nazionale, per i 500 anni dalla morte di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Uno dei maggiori compositori italiani, in particolare di musica spirituale, Flavio Colusso, offre il doveroso omaggio ad uno dei padri della musica moderna occidentale, e particolarmente della musica vocale polifonica, nei 500 anni dalla nascita; storie di pietre miracolose e di sangue. Un concerto nel contempo delicato e profondo, per un padre nobile della musica occidentale, che sorprende per gusto, eleganza, godibilità, fascino.
Sulle musiche di G. P. da Palestrina, G. Carissimi, F. Colusso, la Cappella Musicale di Santa Maria dell’Anima (Flavio Colusso direttore e regia, Silvia De Palma voce recitante, Matteo Pigatu cantus, Leonardo Malara altus, Raimundo Pereira Martinez tenor I, Vincenzo Di Donato tenor II, Walter Testolin bassus)
Tutte le info, ticketing e programma completo su www.armoniedarte.com e sui canali social dedicati.

COLOMBIA E NATO
di Luigi Mazzella


Gustavo Pedro
presidente della Colombia
 
La missione impossibile degli Occidentali.
 
Quandoque bonus dormitat Homerus, la frase attribuita ad Orazio può estendersi anche all’antica e ben nota saggezza dei brocardi latini. Ve ne sono di mirabili, ma si vis pacem, para bellum è solo uno slogan propagandistico per guerrafondai d’antan. Può fare emettere gridolini di gioia ad alunni disattenti e privi di educazione classica ma nulla di più. Su di esso, però, gli yankee d’oltre Oceano hanno costruito un “reticolo” di misure in funzione pre-bellica che a volte viene ad essere noto ai “non addetti ai lavori” solo tardivamente e per caso. È il caso dell’annuncio del Presidente Petro sull’uscita della Colombia dalla NATO. Che ci faceva nella NATO la Colombia (formalmente la Repubblica di Colombia) che è uno Stato della Regione Nord-Occidentale dell’America Meridionale che s’affaccia appena sul Mar dei Caraibi che è parte dell’Oceano Atlantico ma che gravita, invece, prevalentemente sull’Oceano Pacifico? Si tratta di un Paese dell’America Latina divenuto noto al grande pubblico solo dopo che Netflix ha portato sullo schermo televisivo in un serial il capolavoro dello scrittore Gabriel Garcia Marquez, Cent’anni di solitudine. La comparsa sulla stampa della notizia della sua uscita dalla NATO ha fatto meno scalpore della constatazione che quel Paese fosse della NATO un “partner globale”, alias un alleato strategico del Patto tra Stati del Nord Atlantico come l’Afghanistan, l’Australia, l’Iraq, il Giappone, la Corea del Sud, la Mongolia, la Nuova Zelanda e il Pakistan.
La Colombia che rientra nell’America Latina, autoproclamatasi “zona di pace” con decisione assunta, nel 2014, all’Avana che ci faceva in un’alleanza cosiddetta “difensiva” da nemici non più esistenti (e identificabili, in un tempo ormai lontano, perché raggruppati nel cosiddetto “Patto di Varsavia”)? 


L’uscita annunciata dal Presidente Petro sembra voler essere soprattutto una rottura netta con la linea seguita dai precedenti governi colombiani. Se esso, rischia di generare contrasti, ciò avverrà solo a livello interno (nell’assemblea parlamentare e tra le forze armate locali e i servizi d’intelligence). A chi non crede allo slogan scoperto in età matura dalla nostra Presidente del Consiglio, dati significativi (non riconducibili, cioè, a problemi interni alla Colombia) riguardano:
1) il posizionamento geopolitico del Paese sudamericano che potrebbe orientarsi anche verso un distacco dall’alveo Occidentale e dagli Stati della Celac (Comunità latino-americana e caraibica) e avvicinarsi a Cina e Russia;
2) la critica aperta e senza reticenze del comportamento dei Paesi Occidentali accusati - secondo le parole del citato Presidente - di avere bombardato (sottinteso: crudelmente) civili (tra i quali, bambini) in scenari di guerra. 
Ora, a parte l’ovvio rilievo sul “pulpito” da cui proviene la predica, l’importanza che fa ritenere “secondaria” e insignificante l’uscita, deriva, a mio personalissimo giudizio, anche dal fatto che un abbandono della NATO da parte di un numero pure maggiore di membri sarebbe, comunque, del tutto insufficiente a salvare l’Occidente dal suo declino. Il cancro di cui è affetta la parte ovest del Pianeta è, a mio parere, nell’assenza quasi totale di un pensiero libero e incondizionato, nella dismissione “illacrimata” dell’uso della ragione (pur nella consapevolezza che esso distingua gli esseri umani dagli animali) e nella credenza di fandonie ritenute, pur in assenza di prove positive o peggio in presenza di prove negative contrarie, “verità assolute”.  È qui che casca l’asino, non come ritiene Trump sulle posizioni assunte, recentemente, da organismi internazionali come l’UNESCO!


Il pacifista toscano Claudio Fantozzi


Fascisti e comunisti, ma anche monoteisti convinti, non rinunceranno, mai, a credere in assiomi che hanno sempre improntato la loro vita e continuano a condizionare le loro scelte orientate all’odio e alla distruzione. È verosimile che, come in un famoso romanzo di Honoré de Balzac, quasi tutti gli abitanti dell’Occidente vedranno in punto di morte sfavillare croci, candelabri a sette fuochi, scimitarre, fasci con l’ascia e falci con il martello. Non c’è “chemioterapia logica” che tenga. Per evitare il disastro dell’Occidente, il quoziente intellettivo della massa dovrebbe raggiungere i livelli, a tacer d’altri di un Giacomo Leopardi, di un Woody Allen, di uno dei tanti grandi uomini di pensiero, antifascisti o degli ancora più rari anticomunisti.
Conclusione: “Mission impossible”.

giovedì 24 luglio 2025

I CRIMINI DI ISRAELE

Mentre le condizioni di vita a Gaza diventano sempre più tremende - a decine si contano ormai le morti quotidiane per denutrizione -, e mentre il piano di pulizia etnica, la soluzione finale, entra nella fase esecutiva sotto il comando del capo del Mossad, un burocrate fotocopia di Eichmann - ne parla Gideon Levy nello scritto che segue -, il mondo sembra cominciare a reagire. Dopo il Gruppo dell’Aja, è la volta dei ministri degli Esteri di 24 paesi europei (meno la Germania) più Canada, Australia, Giappone e Nuova Zelanda, che hanno firmato una dichiarazione di condanna dei crimini israeliani, ma per il momento senza conseguenze pratiche. La Turchia è altrettanto inconcludente, sebbene, dando a Netanyahu i connotati di Hitler, Erdogan abbia usato un linguaggio più aspro. A questo proposito va detto, senza negare con ciò le responsabilità del primo ministro israeliano, che il problema è il sionismo che va condannato come ideologia impregnata del peggiore razzismo, in questo senso assimilabile al nazismo. E per difendere l’onore dell’ebraismo, la condanna deve venire innanzitutto dalle comunità ebraiche della Diaspora, oltre che dello stesso Israele. L'esempio viene dagli organizzatori del primo congresso anti-sionista, tenutosi il mese scorso a Vienna, con la partecipazione di un migliaio di delegati. [F. Continolo]                                                                          


 

LA PULIZIA ETNICA DI ISRAELE
Gideon Levy


Adolf Eichmann iniziò la sua carriera nel nazismo come capo dell'Agenzia Centrale per l'Emigrazione Ebraica presso l'agenzia di sicurezza incaricata di proteggere il Reich. Joseph Brunner, padre del capo del Mossad David Barnea, aveva tre anni quando fuggì dalla Germania nazista con i suoi genitori, prima che il piano di evacuazione fosse attuato. La scorsa settimana, Barnea, il nipote, si è recato a Washington per discutere dell'"evacuazione" della popolazione della Striscia di Gaza. Barak Ravid ha riferito al notiziario di Channel 12 che Barnea ha detto ai suoi interlocutori che Israele ha già avviato colloqui con tre paesi su questo tema, e l'ironia della storia ha nascosto il suo volto nella vergogna. Un nipote di un rifugiato vittima di pulizia etnica in Germania parla di pulizia etnica, e non gli viene in mente alcun ricordo. Per "evacuare" due milioni di persone dal loro paese, è necessario un piano. Israele ne sta preparando uno. La prima fase prevede il trasferimento di gran parte della popolazione in un campo di concentramento per facilitare una deportazione efficiente. La scorsa settimana, la BBC ha pubblicato un'inchiesta basata su foto satellitari, che mostra la distruzione sistematica perpetrata dall'IDF in tutta la Striscia di Gaza. Un villaggio dopo l'altro viene spazzato via dalla faccia della Terra, che viene rasa al suolo per costruire il campo di concentramento, rendendo la vita a Gaza impossibile. I preparativi per il primo campo di concentramento israeliano sono in pieno svolgimento. La distruzione sistematica è in corso in tutta l'enclave, affinché non ci sia altro luogo in cui tornare se non al campo di concentramento. 

Per svolgere questo lavoro, sono necessari bulldozer. La BBC ha pubblicato due annunci di ricerca. Uno descriveva "un progetto che prevede la demolizione di edifici a Gaza e richiede operatori di bulldozer (da 40 tonnellate). Il lavoro include il pagamento di 1.200 shekel (357 dollari) al giorno, inclusi vitto e alloggio, con la possibilità di ottenere un veicolo privato". Il secondo annuncio affermava che "l'orario di lavoro è dalla domenica al giovedì, dalle 7:00 alle 16:45, con eccellenti condizioni di lavoro". Israele sta silenziosamente perpetrando un crimine contro l'umanità. Non una casa qui e una casa là, nessuna "necessità operativa", ma un'eliminazione sistematica di ogni possibilità di vita lì, mentre si prepara l'infrastruttura per concentrare le persone in una città "umanitaria" destinata a diventare un campo di transito, prima della deportazione in Libia, Etiopia e Indonesia, le destinazioni specificate da Barnea, secondo Channel 12. Questo è il piano per la pulizia etnica di Gaza. Qualcuno l'ha concepito, si sono discussi pro e contro, sono state suggerite alternative, opzioni di pulizia totale o a fasi, e tutto si è svolto in sale conferenze climatizzate, con verbali scritti e decisioni prese. Per la prima volta dall'inizio della guerra di vendetta a Gaza, è chiaro che Israele ha un piano, ed è di vasta portata. Questa non è più una guerra in corso. Non si può più accusare Benjamin Netanyahu di condurre una guerra senza scopo. C'è uno scopo in questa guerra, ed è criminale. Non si può più dire ai comandanti dell'esercito che i loro soldati stanno morendo senza motivo: stanno morendo in una guerra di pulizia etnica. Il terreno è pronto, si può procedere al trasferimento delle persone, gli annunci di lavoro sono in arrivo. Una volta completato lo spostamento della popolazione, e quando gli abitanti della città umanitaria inizieranno a sentire mancare la propria vita tra le rovine, tra fame, malattie e bombardamenti, sarà possibile passare alla fase finale: l'imbarco forzato su camion e aerei diretti alla nuova e agognata patria: Libia, Indonesia o Etiopia.

Se l'organizzazione umanitaria ha causato la morte di centinaia di persone, la deportazione causerà la morte di decine di migliaia. Ma nulla impedirà a Israele di realizzare il suo piano. Sì, c'è un piano, ed è più diabolico di quanto sembri. A un certo punto, la gente si è seduta e ha escogitato questo piano. Sarebbe ingenuo pensare che tutto questo sia accaduto spontaneamente. Tra 50 anni, i verbali saranno pubblicati e scopriremo chi era a favore e chi si opponeva a questo piano. Chi ha pensato di lasciare intatto un ospedale, magari. Oltre a ufficiali e politici, c'erano anche ingegneri, architetti, demografi e personale del ministero del Bilancio. Forse c'erano rappresentanti del ministero della Salute. Lo scopriremo tra 50 anni.  Nel frattempo, il capo dell'Agenzia Centrale per l'Emigrazione Palestinese, David Barnea, ha implementato un'ulteriore fase. È un alto funzionario obbediente, che non ha mai creato attriti con i superiori. Vi suona familiare? È l'eroe della campagna per le amputazioni di massa tramite walkie-talkie. Se lo mandate a salvare ostaggi, ci va. Se lo mandate a preparare la deportazione di milioni di persone? Nessun problema per lui. Dopotutto, sta solo obbedendo agli ordini. 

(Traduzione di Google)

  

CHI È GIORGIA MELONI
Oltre a portarci in guerra…




CONTRO IL GENOCIDIO
26 luglio ore 18 in Piazza San Babila a Milano.




 

TRIESTE. IL CAMMINO DELLA SALUTE






mercoledì 23 luglio 2025

COME VOLEVASI DIMOSTRARE   
di Romano Rinaldi


 
Nonostante la conclamata imprevedibilità di comportamento dell’attuale inquilino della Casa Bianca sia divenuto un argomento ormai trito, si può tutt’ora sostenere l’esatto contrario. Prova ne sia l’ennesima dimostrazione della totale mancanza di ogni e qualsiasi rispetto per la dignità, la morale e il significato delle Istituzioni che l’altissimo compito al quale è stato chiamato dal suo elettorato dovrebbe ispirargli. Le sue parole, azioni e attività di governo a nome e per conto della più potente nazione al mondo rappresentano quanto di meno ci si potrebbe aspettare, non dico da uno statista ma anche solo da un semplice cittadino consapevole di cosa significhi amministrare il potere per far procedere la propria nazione verso ambiti di miglioramento piuttosto che di imbarbarimento. Se ce ne fosse ancora bisogno è lui stesso, di suo pugno a fornirci la prova provata della sua inadeguatezza a ricoprire il ruolo che ha ardentissimamente voluto ed ottenuto nelle ultime elezioni. Dopo aver pubblicato sul suo “social” Truth (guarda caso la stessa parola che in russo si dice Pravda) le ricostruzioni della “Gaza Riviera” con tanto di statua gigante che lo riproduce in oro e poi in carne ed ossa con aperitivo sulla spiaggia in compagnia del suo sodale e capo del governo dello Stato di Israele; il fotomontaggio che lo ritrae negli abiti e nella posa del nuovo Pontefice della Chiesa Cattolica poco dopo le esequie di Papa Francesco e quante altre stupidaggini del genere non so…, ecco che mancava un’altra dimostrazione della pochezza morale, intellettuale e culturale del nostro (anzi del loro: e chi è che vuole avere a che fare con questo genere di “umanità”?) col lancio sul suo “social” appunto, di un filmato che lo ritrae sorridente di soddisfazione nella stanza ovale mentre un manipolo di agenti ammanetta e porta via l’ex presidente Barak Obama. Non c’è che dire, una dimostrazione più eclatante non poteva fornirci della infamia che questa persona porta al suo Paese e al resto dell’umanità che ancora vagamente ricorda gli ultimi duemila anni di diritto e di leggi tese ad assicurare qualcosa di più e di meglio della legge della giungla nei rapporti tra le persone, tra queste e le istituzioni e tra i governi dei diversi Paesi. Dunque la logica conclusione sta nel fatto che la persona non ha proprio alcunché di imprevedibile anzi, è di una prevedibilità sconcertante. Basta immaginare il peggio del peggio, poi aggiungere una ulteriore spruzzatina di cattivo gusto, tracotanza, mancanza di rispetto per la dignità e per i ruoli istituzionali, ignoranza dei più elementari principi della convivenza civile nel rispetto delle leggi e delle più elementari norme di comportamento… ed ecco che possiamo prevedere tutte le prossime mosse da qui a quando, chi ancora fa finta di trovarsi di fronte a “business as usual”, se ne renderà finalmente conto.

ELEZIONE DIRETTA
di Franco Astengo


Il sindaco di Milano Sala
 
Il sistema politico italiano sta attraversando una fase molto complessa e difficile da interpretare, in particolare sul versante dei livelli di "governance" teoricamente più vicini ai problemi concreti del territorio: Regioni e Comuni.
 Stiamo assistendo alla vicenda "Milano" (evidente esplicitazione dell'esistenza di una corrente "Sinistra per ricchi") al balletto per la scelta delle candidature per le prossime regionali sia sul versante del centro-sinistra sia della destra e altri episodi sparsi come quello riguardante l'ex-sindaco di Pesaro che confermano però una tesi generale che vorremmo esporre.
L'elezione diretta di Sindaci e Presidenti di Regione (erroneamente definiti "Governatori" con una impropria attribuzione giornalistica) da elemento di stabilità (come nelle intenzioni delle leggi istitutive) si è trasformata in fattore di blocco della dinamica democratica, formazione di gruppi separati (con l'intreccio politica/amministrazione favorita da un altro tipo di legislazione, come quella "Bassanini", presuntamente modernizzante), contribuendo a svuotare i partiti politici riducendoli - in pratica - a comitati elettorali cui approdano di frequente carrieristi di vario stampo.
L'elezione diretta ha stravolto il rapporto tra personalizzazione ed etica della responsabilità a vantaggio della prima modificando anche la relazione tra il soggetto investito del ruolo e la coalizione di diversi che è necessario costruire per fronteggiare in un sistema politico articolato come quello italiano la logica del maggioritario. Vediamo gli effetti di questo stato di cose di cui Milano (ma non solo) rimane punto emblematizzante. Sono in atto fenomeni che richiederanno profonde trasformazioni proprio nella capacità d’indirizzo nel governo della cosa pubblica. Sviluppo alcuni esempi: lo spostamento “fisico” nella possibilità di utilizzo di servizi sociali; l’innalzamento di qualità nella sostenibilità ambientale dei centri urbani; l’adeguamento dei centri storici alle esigenze di un turismo di qualità e dimensione diversa rispetto a quello rutilante del consumismo di massa; un tipo di ristrutturazione urbana per costruire un’offerta di case in modo tale da rendere appetibile la possibilità di trascorrervi molto più tempo di quanto non fosse in passato; un’attrezzatura culturale e sociale adeguata a una inedita offerta di tempo libero; la fluidità dei trasporti collettivi; l’equilibrio tra il centro e le periferie cittadine.



Tutte queste vere e proprie necessità sono negate dalla logica della concentrazione di capitali sul piano speculativo che alla fine rendono ricchezza privata e negano ricchezza pubblica. Sono cambiate troppe cose in una misura molto ampia e occorre ripensare anche i riferimenti istituzionali: la governabilità rappresentata dalla personalizzazione minaccia di rappresentare il grimaldello da cui può passare lo svuotamento della democrazia fondata sulla rappresentanza e di conseguenza agevolare il salto verso l'autocrazia. Sarà necessaria una seria rivisitazione dell'impianto istituzionale riflettendo, anche a livello locale, su alcuni punti essenziali che rendono fragile l'insieme del nostro sistema politico: ruolo dello Stato e rapporto centro /periferia; deficit di rappresentanza politica e crisi della governabilità; funzione decisionale e di orientamento sociale e culturale degli strumenti dell'innovazione comunicativa fin qui usati dalla politica in esclusiva funzione propagandistica nel quadro generale di trasformazione della democrazia rappresentativa in democrazia del pubblico fino a "democrazia recitativa" (in un quadro sociale egemonizzato dall'individualismo competitivo). Nel dibattito che a sinistra dovrà necessariamente aprirsi sarebbe utile che trovassero spazio i temi della strutturazione istituzionale e una riflessione, finalmente attenta, sui guasti della personalizzazione della politica e della conseguente elezione diretta in vista anche della costruzione necessaria di una forte opposizione al premierato che, in caso di referendum, dovrà riguardare l'intero corpo elettorale nelle sue articolazioni e sfaccettature culturali e sociali.

CULTURA E GOVERNO
di Luigi Mazzella

Valery Gergiev
 
Che lo stato di ebbrezza prodotto da alcolici o da altre sostanze stupefacenti) possa essere addirittura “procurato” per delinquere “meglio” era già noto ai nostri antichi antenati romani (che, per incidens, conoscevano altrettanto bene anche la violenza soprattutto sessuale, indotta dalla società patriarcale). 
In epoca moderna, la forte correlazione tra l’alcol, da un lato (e i costumi patriarcali, dall’altro) con l’insorgenza, sul fronte opposto, di comportamenti umani aggressivi di particolare violenza è stata dimostrata da serie ricerche scientifiche. Non sono, però, altrettanto numerosi, studi approfonditi tra il nutrimento di credenze, religiose o politiche, di tipo assolutistico, astratto e in buona sostanza irrazionale e il ricorso all’aggressività e alla violenza fisica. 
In altre parole, si è indagato, ma non a sufficienza, sulla correlazione esistente tra chi crede fermamente in un’ideologia, religiosa o filosofica, ritenendola (purtroppo anche in buona fede) “salvifica”, e chi si pone volontariamente in stato di ubriachezza per esercitare la propria aggressività.
E, invece, l’odio, il rancore che sospinge un ebreo contro un islamico (e viceversa), un fascista contro un comunista (e viceversa) è il medesimo di chi, nei fumi dell’alcol, scatena la sua violenza contro chi gli viene a tiro.
In particolare, soprattutto la storia del fascismo nei suoi rapporti con la cultura soprattutto musicale offre numerosi esempi di intolleranza aggressiva e violenta, non determinata da conoscenza personale ma solo dall’ideologia e senza alcun sostegno alcolico: dalla schiaffo ad Arturo Toscanini al Teatro Comunale di Bologna, il 14 maggio 1931, alla persecuzione di Schoenberg come autore di “musica degenerata”, alla fuga di Igor Stravinsky, Paul Hindemith e di Kurt Weill costretti a lasciare i loro Paesi  fino al recentissimo annullamento del programmato concerto alla Reggia di Caserta del grande direttore d’orchestra Valery Gergiev, osannato al Bol’šoj di Mosca, a San Pietroburgo e in tutto il mondo, apprezzato e stimato da Vincenzo De Luca, governatore della Regione Campania non ancora (e si spera anche per il futuro) in mani fasciste, ma svillaneggiato da tutti quelli che, ignorando tutto di lui, lo hanno qualificato, con furia iconoclasta eccitata dalle critiche di Yulia Navalny, un mero propagandista di Vladimir Putin. Le pretese “colpe” attribuite a Gergiev, peraltro, non dovrebbero essere considerate tali neppure dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, se è stato sincero il suo bacio della pantofola di Trump (dopo quello di Biden), visto che il neo Presidente Statunitense tra le due opposte versioni sulla guerra in Ucraina non si è discostato molto da quella putiniana considerando Zelensky un dittatore senza elezioni e vivente in una bolla di disinformazione.
Conclusione: è giunto il momento di cominciare a provare pena per la “pulzella” della Garbatella, che dopo l’infortunio della scelta di Gennaro Sangiuliano, è incappata addirittura in un Ministro che pur restando “amletico” fino all’ultimo ha finito per dimostrarsi emulo dei nazisti nella persecuzione dei musicisti di grande talento ed è circondata da un Barnum di pseudo-Ministri, per i quali la cultura è solo una bestemmia? Per una Giorgia sempre più minuta in vestiti sempre più sovrabbondanti sembra proprio che “mala tempora currunt sed peiora parantur”.
 

 

martedì 22 luglio 2025

LETTERE DAL SUD
di Anna Rutigliano


 
Indifferenti senza scrupoli

Caro Angelo,
rileggendo il tuo articolo “Detrattori”, dello scorso sabato 19 luglio, circa il rapporto di buona condotta fra abitanti e territorio ad essi circostante, mi è venuta in mente l’immagine, purtroppo triste, che quotidianamente si presenta ai miei occhi e che mi provoca una certa rabbia, per l’impotenza a non poter individuare certi esseri disumani: percorrendo la cosiddetta via “vecchia Molfetta”, si alternano, da destra a sinistra, bustoni neri, verdi, insomma di tutti i colori, a deturpare un paesaggio che consta di generosi ulivi e delicati fiorellini spontanei. La questione non è soltanto di natura estetica: oltre a vilipendere il paesaggio nella sua naturale bellezza, gli indifferenti senza scrupolo, non si rendono conto che lo smaltimento improprio e illegale dei rifiuti metta gravemente a rischio non solo la biodiversità ma anche la stessa salute umana, inclusa quella propria degli indifferenti al territorio, appunto. Le numerose campagne di sensibilizzazione non bastano a frenare la cecità di spirito di costoro. E cosa dire dei gravi incendi dolosi che da giorni devastano il territorio foggiano fra Manfredonia e Zapponeta, la zona che interessa l’area protetta, fra le più importanti d’Europa, del Lago Salso? Il rapporto di Legambiente “Ecomafia 2025” denuncia un dato significativo e preoccupante: il 10,2% degli ecoreati è stato rilevato nella regione Puglia in cui si registra il più alto numero di arresti rispetto alle restanti regioni del Bel Paese. Avrà mai fine questo “orrido dominante”?

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