Le bugie del governo Monti sul MUOS di Niscemi
di Antonio Mazzeo
Un “disguido”. Cioè un mero errore d’interpretazione o di
valutazione degli atti predisposti dalla Regione Siciliana che ha consentito al
Pentagono di fare un piccolo passo avanti nella costruzione del terminale
terrestre del MUOS di Niscemi. Così, in barba al decreto di revoca delle
autorizzazioni ai lavori d’installazione delle tre mega-antenne del nuovo
sistema di telecomunicazioni satellitari all’interno della riserva naturale
“Sughereta”, firmato a Palermo lo scorso 29 marzo, tecnici ed operai hanno
ottenuto l’Ok a completare pure il terzo traliccio dell’impianto di morte della
Marina militare Usa. Secondo il viceministro degli Esteri Staffan de Mistura e
il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, si è
trattato però di un semplice malinteso. “I due uomini di governo che abbiamo
incontrato a Roma lunedì 15 aprile ci hanno comunicato che c’è stato un
disguido con la revoca dei lavori del MUOS”, spiega il sindaco di Niscemi
Francesco La Rosa. “Ci hanno però assicurato che i lavori sono stati bloccati
almeno fino al prossimo 31 maggio, quando sarà depositato lo studio
sull’impatto elettromagnetico delle antenne che è stato commissionato
all’Istituto Superiore della Sanità. Sino ad allora verranno garantite solo le
attività di manutenzione della stazione di telecomunicazione e gli unici
ingressi nella base saranno quelli dei militari statunitensi preposti al suo
funzionamento”. Con o senza revoca, i lavori del MUOS potranno ripartire dunque
l’1 giugno se l’ISS darà il suo star bene all’impianto. L’ipotesi di assegnare
a quest’organismo l’ultima parola sull’installazione del sistema satellitare è
stata fortemente caldeggiata proprio dalla giunta Crocetta, nonostante in tanti
avessero espresso dubbi sull’effettiva “indipendenza” dell’istituto noto per le
sue posizioni negazioniste in tema di rischio elettromagnetico. I giornalisti
Alessio Ramaccioni e Pablo Castellani ricordano nel volume Onde Anomale
(Editori Riuniti, Roma, 2012) come Radio Vaticana per difendersi dalle accuse
d’inquinamento ambientale nel procedimento penale che l’ha vista poi
condannata, si sia affidata alla consulenza tecnica della dottoressa Susanna
Lagorio dell’Istituto Superiore di Sanità. Né Rosario Crocetta né il governo
Monti hanno poi tenuto conto delle richieste dei No MUOS e del Movimento 5
Stelle di far partecipare ai lavori della commissione il professore Massimo
Zucchetti del Politecnico di Torino che insieme al fisico Massimo Coraddu ha provato
l’insostenibilità ambientale del MUOS. “Anche se non ne farò parte perché non
mi hanno voluto vi scrivo io già ora le conclusioni a cui giungerà la
Commissione dell’Istituto Superiore di Sanità”, ironizza il docente del
Politecnico. “Allo stato dell’arte, non risulta in letteratura alcuna prova di
correlazione dimostrabile fra campi elettromagnetici ed effetti sulla salute.
Quindi non vi è il minimo rischio per la popolazione. I rappresentanti
istituzionali a livello territoriale si accorgeranno così come da Roma li hanno
beffati…”.
L’impegno dell’esecutivo a congelare l’affaire MUOS sino a
fine maggio contrasta poi con quanto dichiarato il 10 aprile scorso dal
Ministero della Difesa in un comunicato stampa. Dopo aver ribadito che
l’installazione delle parabole “potrà iniziare soltanto quando saranno resi
noti i risultati dello studio indipendente”, il dicastero retto da Giampaolo Di
Paola ha inteso far sapere che a Niscemi proseguiranno comunque i “lavori di
predisposizione” del MUOS. Un gioco di parole per mascherare la violazione
dello stop alle attività del cantiere concordato a metà marzo da Mario Monti e
il presidente Crocetta, violazione documentata con foto e filmati dai militanti
e dalle Mamme No MUOS. Con la conseguenza che il Movimento che si oppone al
progetto ha dovuto riprendere le azioni di blocco della base militare di
contrada Ulmo per impedire l’ingresso degli automezzi delle aziende contractor.
“Il successo della grande manifestazione nazionale del 30 marzo a Niscemi ed il
provvedimento di revoca delle autorizzazioni da parte della Regione Sicilia non
hanno fermato, ma anzi ringalluzzito l’arroganza della Marina militare
statunitense nella prosecuzione dei lavori di costruzione del MUOS, umiliando
ancora una volta la sovranità popolare e l’ARS”, commenta Alfonso Di Stefano
del Comitato No MUOS – No droni di Catania. “Vista l’inefficacia pratica dei
provvedimenti istituzionali e giuridici è solo grazie alla vigilanza e alla
prosecuzione dei blocchi che è stato impedito in questi giorni il transito dei
mezzi, praticando così dal basso la revoca dei lavori”.
La resistenza non violenta dei giovani e delle donne No MUOS
ha ridato ancora una volta i suoi frutti. Da alcuni giorni i cantieri sono
tornati ad essere deserti. Scortati da decine di volanti della polizia e dei
carabinieri solo i furgoni che trasportano i militari hanno fatto ingresso
nella Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi. Gli attivisti lamentano però
la prosecuzione delle azioni di provocazione da parte dei tutori dell’ordine
con spintonamenti, identificazioni, schedature di massa e finanche un
placcaggio da rugby per bloccare un attivista diretto ai cancelli della base.
“Il fatto che la polizia italiana scorti gli operai che
entrano al cantiere, ci fa capire purtroppo che le direttive che partono da
Roma vanno nella direzione opposta a quella dell’atto di revoca della Regione
Siciliana”, commenta Paola Ottaviano del Comitato No MUOS di Modica. “Quello
che davvero ci ha stupito è stato però il silenzio assordante da parte delle
istituzioni regionali di fronte alle palesi violazioni del governo. L’assessore
all’Ambiente, Maria Lo Bello, anziché spiegare in che modo la Regione avrebbe
garantito l’efficacia e la messa in atto della revoca, rivolgendosi alla magistratura dopo aver constatato
l’avanzamento dei lavori, si è limitata a chiedere un chiarimento al ministero
della difesa. E per supplire per l’ennesima volta alle mancanze degli organi
istituzionali, cittadini e attivisti hanno presentato diversi esposti alla
Procura di Caltagirone”. Le illegalità verificatesi nei cantieri del MUOS ad
aprile sono state stigmatizzate dall’avvocato catanese Sebastiano Papandrea. “I
provvedimenti di revoca, pur essendo soggetti all’ordinario termine di
impugnazione di 60 giorni, hanno efficacia immediata sin dalla loro
notificazione e pertanto, ove essi siano stati regolarmente notificati, appare
illegittima la prosecuzione dei lavori che avrebbero dovuto essere
immediatamente arrestati”.
Il Movimento No MUOS s’interroga intanto su come rilanciare
la lotta contro l’installazione del nuovo sistema di guerra planetario Usa,
consapevole che i giri di valzer e le ipocrisie del governo continuano anche
per sfiancare le proteste e rafforzare i dispositivi di repressione. Per
superare l’empasse e imporre il cambio di rotta sul MUOS è necessario che il
Parlamento, prima possibile, si pronunci apertamente sul sistema satellitare e
approvi una mozione che dica chiaramente “No” alla sua installazione nel
territorio italiano, vincolando l’esecutivo a revocare tutte le autorizzazioni
alle forze armate statunitensi. Un pronunciamento dal rilevante valore storico
che consentirebbe di riaprire il dibattito politico generale sulla presenza
delle installazioni militari Usa e Nato in Italia e sulla loro chiara incostituzionalità.
Non a caso per lanciare la campagna di primavera No MUOS è
stata scelta la data simbolica del 25 aprile, giornata di Liberazione dalle
basi di guerra. Il Presidio permanente di contrada Ulmo sarà la
sede-laboratorio di dibattiti, iniziative ecologiche, artistiche e culturali
per valorizzare la riserva orientata protetta, praticare e socializzare il
rispetto di un ambiente unico nel Mediterraneo e rendere permanente la
mobilitazione popolare contro la militarizzazione e i conflitti che insanguinano
il pianeta. La partita è apertissima a condizione di mantenere la massima unità
attorno agli obiettivi strategici comuni.