IMPUNITÀ
ANCORA UNA VOLTA
di Franco Astengo
C’è poco da commentare,
ancora una volta passa la logica dell’impunità. Un
altro segnale di sudditanza e acquiescenza delle nostre istituzioni: una
debolezza congenita di un senso della giustizia “a targhe alterne” del tutto
inaccettabile. Questa
la notizia di pochi minuti fa: Sabrina De Sousa non finirà in un carcere
italiano. Esattamente come gli altri 22 agenti della Cia che parteciparono al
sequestro e al rapimento a Milano dell'ex imam egiziano Abu Omar nel 2003. La
richiesta di Grazia al capo dello Stato era stata depositata da tempo.
L'avvocato Dario Bolognesi del foro di Ferrara l'aveva sollecitata di nuovo,
recandosi al Ministero di giustizia "per insistere in ordine ad una
decisione rapida", aveva tra l'altro detto. La donna, che ha lasciato
l'agenzia d'intelligence nel 2009 per trasferirsi in Portogallo, è stata
parzialmente graziata dal Capo dello Stato. "A De Sousa Sabrina è concessa
la grazia della riduzione di anni uno della reclusione della pena detentiva
ancora da espiare, inflittale con sentenza della corte di Appello di Milano in
data 15 dicembre 2010". Avrebbe dovuto scontare quattro anni. Riducendosi
a tre, l'ordine di carcerazione è stato sospeso e i suoi legali hanno trenta
giorni da oggi per chiedere l'affidamento ai servizi sociali. Nella sostanza
l’ennesimo episodio di impunità per militari e agenti segreti USA che sul suolo
italiano possono permettersi addirittura di non essere processati per la strage
del Cermis (ed essere assolti in patria).
Ricordiamo l’incidente
tragico del Cermis.
L'incidente
della funivia del Cermis, spesso definito dagli organi di informazione come la
strage del Cermis, è un incidente avvenuto il 3 febbraio 1998 nei pressi di
Cavalese, località sciistica delle Dolomiti a 40 km nord-est di Trento. Venti
persone rimasero uccise quando un aereo militare statunitense Grumman EA-6B
Prowler della United States Marine Corps, volando a una quota inferiore a
quanto concesso e in violazione dei regolamenti, tranciò il cavo della funivia
del Cermis, in Val di Fiemme, facendo precipitare la cabina e provocando la
morte dei venti occupanti. L'incidente sarebbe avvenuto per permettere ai
piloti di "divertirsi" e "riprendere filmati del
panorama".[1] Joseph Schweitzer, uno dei due piloti americani coinvolti
nell'incidente, nel 2012 confessò di aver distrutto al suo ritorno alla base il
nastro video che avrebbe consentito di svelare la verità sull'incidente.[2]
Il
capitano Richard J. Ashby, pilota dell'aereo, e il suo navigatore furono
sottoposti a processo negli Stati Uniti e assolti dalle accuse di omicidio
preterintenzionale e omicidio colposo rispettivamente, omicidio involontario e
per negligenza secondo l'ordinamento statunitense. In seguito furono
riconosciuti colpevoli di ostruzione alla giustizia e condotta inadatta a un
ufficiale per aver distrutto il nastro video registrato sull'aereo e pertanto
congedati d'autorità dal corpo dei Marines.