AMERICA E FASCISMO
di Fabrizio
Amadori
In un recente articolo uscito sul
"Corriere della sera" Pierluigi Battista critica chi associa Trump a
Hitler: a mio avviso, però, l'autore perde di vista il contesto, ossia il fatto
che l'America a cui si è rivolto Trump sia simile a quella a cui guardava nel
passato il nazismo stesso, il quale vedeva in essa l'alleato migliore contro
l'interventismo di Roosevelt contro il "Fuhrer". Si trattava
dell'America bianca e bionda, in gran parte di origine germanica e chiaramente
filonazista. Filonazista al punto che Roosevelt non poté dichiarare guerra alla
Germania sino all'ultimo, sino cioè all'attacco giapponese di Pearl Harbour. E
perché stupirsi dopotutto? L'America è stata patria dello schiavismo e
dell'apartheid. Un'America razzista esiste ancora, e non sappiamo sino a che
punto si spingerebbe sul terreno dell'intolleranza, soprattutto se dovesse
affrontare uno scontro aperto con gli oppositori di Trump, il presidente
americano più contestato di sempre. Certo, Trump non è Hitler, e sarebbe
sciocco affermare il contrario per varie ragioni: direi che oggi il miliardario
di New York assomigli di più ad uno dei nostri leghisti maggiormente sanguigni,
quelli disposti a tutto pur di suscitare il plauso dei propri sostenitori,
persone che non a caso vanno sui treni con gli spray anti immigrati per
disinfettare i posti dove gli stranieri si sono seduti. Perché il punto vero è
questo, ossia non se i capi si assomiglino tra loro - come dice Fromm, di
"Hitler in potenza" è pieno il mondo -, ma se si assomiglino le folle dietro di loro.
Infatti, può cambiare il contesto, può cambiare il punto di partenza, ma una
persona che accetta discorsi violenti oggi accetterà azioni violente a propria
volta domani. Azioni che magari il politico di turno non avrà ordinato
personalmente, ma di cui dovrà prendersi la responsabilità per non perdere il
potere. Un comportamento molto fascista, questo: e, del resto, un'America
"fascista" è già, almeno in parte, esistita. Non per i bianchi, certo,
ma per i neri, o gli indiani, sì. Ma la storia non si può scrivere sempre e
solo dal punto di vista dei bianchi, come oggi Trump sembrerebbe di nuovo
tentato di fare.