SISTEMA POLITICO
di Franco Astengo
Un
sistema politico che non è più in grado di reggere un esito elettorale. Così ci si è ridotti in
Italia a furia di far compiere passi del gambero al sistema
politico/istituzionale nella ricerca dell’affermazione del potere assoluto
della “governabilità” e della “personalizzazione”: affermazione rovesciata
sulla testa dei proponenti attraverso l’esito del referendum del 4 Dicembre
scorso. Emblematica di questa vera e propria “debacle” della democrazia la
dichiarazione del presidente del consiglio Gentiloni (una pallida imitazione di
Facta) nel momento dell’abrogazione dell’oggetto del contendere rappresentato
dai cosiddetti “voucher” in modo da evitare il referendum per il quale la CGIL
aveva raccolto le 500.000 firme proposte dalla legge. Gentiloni, infatti,ha
dichiarato: “non si poteva dividere il paese sul tema del lavoro”. A prescindere dal fatto
che un Paese è naturalmente diviso sul tema del lavoro prima di tutto fra
padroni e operai e poi tra uomini e donne (che subiscono ancora un trattamento
di soggezione nel salario e nella normativa) e ancora tra occupati e
disoccupati e – ancora grazie alle politiche degli ultimi tempi – tra
lavoratori attivi e pensionati il referendum avrebbe rappresentato l’occasione
per comprendere quale fosse l’orientamento generale dell’elettorato su di un
tema così delicato. A questo punto chiunque
riesca a raccogliere 500.000 firme su di un quesito avrebbe diritto a
pretendere che il governo ritiri la legge oggetto del contendere al fine di
"non dividere il Paese". In realtà il
governo,legato a doppio filo alle sorti di una sola corrente interna al PD, ha
cercato di evitare l’ennesima sconfitta e il coagularsi di un fronte
d’opposizione che già nello storditamente irriso (dal governo e dal PD)
referendum sulle trivelle aveva comunque dimostrato di poter consolidare un
patrimonio di almeno 13 – 14 milioni di voti. Una ragione tutta
politica, anzi di bassa macelleria politica, prescindendo dal merito del
contendere: soltanto per non fornire un’occasione ai propri avversari. Si rifletta sul fatto che
proprio gli esponenti di questo governo e della corrente del PD che ne ispira
la politica all’indomani del 4 Dicembre serpeggiava aria di rivincita immediata
e addirittura qualcuno rivendicava come proprio patrimonio il 40% dei voti
raccolti dallo sconfitto Sì.
Siamo di fronte ad un
comportamento che denuncia davvero una fragilità congenita di un sistema di
potere che da tempo non possiede più gli elementi di base del consenso per
poter reggere e finora è andato avanti grazie alla droga di sistemi elettorali
regolarmente smontati dalla Corte Costituzionale che li ha considerati
illegittimi: legge elettorale della modifica della quale pareva si avesse somma
urgenza e che adesso è finita nel dimenticatoio. La ragione di parte è
diventata – assurdamente – ragion di stato e la politica un balocco per
coltivare interessi di piccolo gruppo (dopo che si sono demonizzati i partiti
di massa intesi come fattori di deteriore consociativismo) e fa a meno della
logica che nel caso, comunque, ci avrebbe detto che i voucher rappresentavano
(e rappresenteranno, perché è facile prevedere che saranno riproposti in
diversa forma) un veicolo di negative forme di sfruttamento, il cui uso è da
combattere risolutamente