Paradisi "sperduti"
e cultura informatica
di Adriano Tango
Che succederebbe se il resto della tecnologia procedesse ma i collegamenti,
a qualsiasi rete, fossero quasi inesistenti? In fin dei conti è la condizione
che molti oppositori alle insidie di questa forma di ipercomunicazione
auspicano. Inverosimile, si dirà! No, una settimana non è certo sufficiente per
trarre conclusioni, ma, trovandomi in questa condizione, ho potuto riflettere e
"saggiare sul campo".
Già, una settimana al mio rifugio, la casa alla baia delle sirene, parco naturalistico marino, quindi niente ripetitori, neanche per televisione e cellulari, niente
internet, né email. Circa quaranta famiglie tagliate fuori dal mondo, per
disposizione dell'Ente parco. Un
momento, non tutti! Prima del decreto che ha dato vita a questo giardino
dell'Eden marino si erano rese disponibili quaranta linee telefoniche per la
banda larga, la metà subito accaparrate dai ben informati gestori di attività
turistiche, quindi non usufruibili durante la chiusura fuori stagione, il
rimanente per abitazioni. Ne risulta una percentuale del 50% di residenti che
possono navigare e altrettanti al buio.
Condizione ideale per un'esperienza a doppio cieco, come si dice in ricerca.
Metodo? random: contatti casuali con i residenti, per i più vari motivi, inviti
per un caffè. Si entra in casa, si parla del clima che cambia, il rischio
frane, Renzi, e quanto segue per suo moto proprio. Ovviamente con i
responsabili di cantiere per i lavori alla vecchia dimora anche discorsi
tecnici. Aggiornatissimi su materiali e soluzioni, esigenza dettata dalla
concorrenza, ma l'opinione? Parlando del più e del meno cosa vien fuori? E qui
si apre la forbice, fra i nostalgici del passato e quanti consapevoli della
necessità di guardare avanti, indipendentemente dall'età: chi mi guarda
scettico, ma chi d'altra parte mi anticipa su fatti di cronaca a me ancora
ignoti e con opinioni molto dettagliate. Ma vuoi vedere che quel 50% di
collegati fa la differenza? "Scusi, ma il suo pc ha un collegamento in Rete?"
Centro! La differenza era proprio lì. Ma c'era dell'altro: i
"collegati" non presentavano quell'insofferenza, vicina alla
depressione profonda stagionale, che giunge in tutti i posti incantati ma
solitari fino alla cronaca dei suicidi invernali. In qualche modo erano
comunque nel mondo, e molto più consapevoli del loro ruolo di custodi di uno
sperduto angolo di paradiso. Non ero certo lì per un'indagine sociologica, ma
per un'improvvisa esigenza di presenza sul luogo, tuttavia le conclusioni
saltavano all'occhio: informatizzazione = più preparazione, più sensibilità
ambientale, maggior equilibrio emotivo.
È forse dimostrato, o comunque molto probabile, che le onde
elettromagnetiche sono nocive per i cetacei, o uccelli migratori, che gli
ultimi santuari della natura ospitano. Indubbio inoltre che il meno impattante collegamento
via cavo in banda larga sia antieconomico per le compagnie telefoniche in zone
a così bassa densità abitativa, ma proviamo a sommare dei valori aggiunti:
salute mentale umana, gestione dell'ambiente affidata ai suoi stessi residenti
e fruitori storici, valorizzazione economica delle aree turistiche di alto
pregio. La risposta è unica: niente si sposa meglio dell'informatizzazione ai
valori della conservazione ambientale. Eppure queste sacche di resistenza
all'accesso informatico sono tante e disseminate per l'intera bell'Italia,
dalle località marine e insulari a quelle montane, e la difficoltà di
collegamento non è sempre legata alle citate disposizioni restrittive,
certamente opportune, ma anche ai limiti intrinseci della diffusione del
segnale in un paese orograficamente frammentato da barriere fisiche, con
problematiche di mercato di convenienza economica di fornitura del servizio. Eppure
sono proprio queste sedi disagiate ad avere la maggior necessità, in termini di
socializzazione e conseguente benessere psichico, scolarizzazione e diffusione
culturale in genere, sensibilizzazione e formazione tecnica per la propria stessa
tutela naturalistica e di specificità. Non sono un informatico, nemmeno un
sociologo, mi definirei un osservatore sensibile, e per questo mi chiedo se si
possa comparare questo problema italiano a esperienze analoghe di altri paesi,
o cosa tecnicamente le piccole società isolate possano fare con mezzi propri ma
a costi contenuti, coinvolgendo comuni, associazioni, sponsorizzazioni, sempre
sotto il controllo e nel rispetto dei principi delle associazioni
ambientalistiche, perché, vedi caso, la location coincide con siti di alto
valore naturalistico, e non sempre si tratta di luoghi turisticizzati.
L'evidenza dell'equilibrio estremamente favorevole dei costi benefici rende a
mio parere una valutazione più che opportuna. E mi viene un dubbio: se
nell'Eden di Adamo e consorte ci fosse stato un pc collegato, anziché un melo,
forse tanti guai per il genere umano…