UN DECRETO DEL GOVERNO DEPENALIZZA LA GUIDA
SENZA PATENTE
di Fulvio Papi
L’incomprensibile decisione del Governo
di depenalizzare la guida senza patente, ha indignato l’opinione pubblica nel
suo insieme. La carneficina che ogni giorno insanguina le strade italiane non è
servita da freno. Non si capisce perché la Presidenza del Consiglio continui a
fare spot televisivi sugli incidenti stradali, quando poi gli esiti sono
questi. La decisione ha giustamente indignato anche il filosofo Fulvio Papi che
ha scritto per “Odissea” questa nota di buonsenso.
Dalla tivù, per quel poco che
interessa guardare, si è appreso che la guida delle auto senza patente è stata
depenalizzata. Devo dire in prima battuta poiché si possono fare considerazioni
più approfondite, che solo degli irresponsabili potevano prendere in
considerazione una decisione del genere. Ci si rende conto che qualsiasi
ragazzo, anche senza essere ubriaco o drogato (come spesso accade) può prendere
l’auto di famiglia e, per vanagloria infantile, può mettersi a correre per le
strade. E se poi uccide delle persone? Come del resto accade già adesso con una
certa frequenza. Come va a finire la faccenda non solo come tragico fatto
umano, ma come reato penale? Ho usato la parola “irresponsabili” e qui mi fermo
perché altrimenti sarei costretto a unirmi al coro di recriminazioni e di
improperi che comunemente vengono lanciati contro “coloro”.
Ripensateci
subito, cassate questa decisione che è dello stesso genere o peggio, perché più
pericolosa, della depenalizzazione del falso in bilancio. La misura appare di
una impudenza e di una volgarità morale nella considerazione della vita sociale
da lasciare senza parole. È una protezione in più per chi può delinquere. Mi
domando persino se non voglia essere una misura demagogica che sbaglia
completamente il segno. Aggiungerò che la scolarità per la patente
automobilistica è del resto sbagliata. Il problema non è quello della tecnica
di guida, ma è quello di conoscere la capacità del candidato a guidare un’auto
dal punto di vista della sua attitudine psicologica. È su questo punto che
occorre essere certi quando si affida a qualcuno un mezzo che può essere
mortale. Chiunque abbia percorso tratti di strade comunali, provinciali,
autostradali, ha avuto modo di accorgersi che con una certa frequenza si
possono notare modi di condurre l’automobile non pertinenti alla sicurezza
collettiva. La domanda, anche per legislatori poco perspicaci, dovrebbe essere
questa: come mai? Anche coloro che di psicologia sanno poco, sanno però che
l’automobile è spesso un “simbolo di stato”, sia sociale che individuale. E
questa considerazione non diviene ulteriormente aggravata in relazione al modo
di condurre il mezzo? Qui ci troviamo di fronte al caso dello “stupidissimo io”
di cui parla Gadda, solo che questo “io” non è solo stupido ma criminale.
Con una
prova attitudinale (che è come chiedere la luna, allo stato della
superficialità e della corruzione esistente) queste “bravure” potrebbero essere
evitate. Ma chi, contraddicendo magari poteri transoceanici, se la sente di
parlare in nome di un bene comune? Quello che personalmente posso dire è che
dal primo disastro che certamente verrà compiuto da un guidatore senza patente,
considererò corresponsabili coloro che hanno preso quella decisione. Capisco
che l’ebbrezza del potere, la dovizia dei privilegi, l’assoluzione dalle
scemenze intellettuali sono tutti fattori che contribuiscono a infischiarsene
di un parere avverso. Ma così non abbiamo passato la soglia di un sistema
democratico con poche possibilità di ritorno?