GIORNATE DELLA MEMORIA
Versi per la Shoah
di Claudio Zanini
Filo spinato |
Sommersi
Ardono le anime
come olio santo,
fiammelle
svaporanti
in stillicidio
d’abbandono.
Resta il corpo in
notte senza stelle
ridicolo
spauracchio deformato.
Resta la carne
indifesa,
(appena la si urta
con un dito
ecco apparire
subitaneo alone
cianotico
sull’arido pallore).
Resta il corpo,
stremato
a ciondolare
disarticolato
e molle prima
dell’inciampo.
Indelebili, restan
sulla pelle,
involucro malato e
vulnerabile.
cosparsi buchi e
ustioni.
Resta il risuonare
vitreo delle ossa
ad ogni
percussione:
il gelo liofilizza
gli arti diafani,
loro dà tintinnante
fragilità.
Tutto sembra
ridotto e assottigliato
solo gli occhi si
gonfiano profondi
come globi tumidi
in uno sgomento
opaco da animale,
occhi che, un tempo
umani, videro.
3)
Se l’anima svapora
cancellata
resta attonito il
corpo d’animale
che a fatica si
governa,
mosso da istinti
primordiali.
Masse cieche si
devono guidare,
sonnolente e grevi
come nelle antiche
transumanze:
così, alcuni son
condotti
con solerzia, agli
ostelli estremi
nel gelo di
smisurate stanze;
altri, superflui
per sventura,
che estenuati
s’abbandonano,
proseguon docili
per il mattatoio
nell’ordine di file
ben serrate.
4)
Il corpo singolo è
uno spreco,
s’accatasta,
allora, ammassato
in coacervi densi
di carne viva.
Da creatura si fa
organica materia,
massa da
considerare in misura
di quintali o
tonnellate,
d’ingombro a cube
metrature,
di temporalità in
meccanica scansione,
di capienza in
vagoni e carri merci.
(Che frastuono,
tuttavia, in quelle voci
quelle grida e
mormorii intollerabili)
5)
Molti alla
resurrezione mancheranno,
impresentabili, con
quelle macchie
nerastre e sconce,
indelebili
sui volti spauriti
e deturpati.
Il dolore senza
nome non consente
presenza dignitosa,
dissimularlo
a lungo è vano,
schizza fuori
lancinante,
spiacevole sorpresa.
Meglio una muta
assenza;
altri risorgeranno,
cantando a tono.
6)
La pelle
impallidendo
al sole scolorisce,
calcinata
provoca
trascurabili tumori.
Anzitempo i corpi
s’assottigliano
in forme
d’invidiabile eleganza
e il portamento ne
guadagna.
Quindi, ogni
rilievo s’appiattisce
e si svuota in
cavità profonde
aderendo alla forma
delle ossa
al disegno puro
dello scheletro.
Si dimagrisce
troppo,
diminuisce il peso
a vista d’occhio.
Ciò che è perso in
eleganza, tuttavia
favorisce
l’assemblaggio corporale
dei corpi fitti in
alloggiamenti
esigui o entro
appositi cubicoli.
Ma il soggiorno è
breve,
stretti in fosse
collettive
delle membra ci si
sbarazza presto.