OH MIA PATRIA SI’ BELLA E BASTARDA…!
La nostra amata
bellissima patria contribuisce a diffondere terrore, morte e devastazione.
Produce e vende
armi in ogni dove, ed è dunque responsabile, come altri Stati, della miseria,
delle fughe di massa, degli annegamenti, del prospero mercato di carne umana in
mano ai criminali scafisti. Come mai il nostro presidente della Repubblica non
batte ciglio? Con quale faccia entra in una chiesa a pregare? Con quale animo si
accosta al rito dell’eucarestia? Non c’è rimasto che papa Francesco ad alzare
la voce e a tuonare contro i mercanti di morte, il resto è una landa desolata
di indifferenti e di miserabili. Povera patria mia!
L’Angola fa incetta di armi italiane
di Antonio Mazzeo
Affari multimilionari in Angola per la holding
militare-industriale Finmeccanica. Il governo presieduto da José Eduardo Dos
Santos ha sottoscritto un accordo con il gruppo italiano leader nella
produzione bellica per il valore complessivo di 212,3 milioni di euro. Nello
specifico, la società di elettronica Selex ES fornirà al Centro nazionale di
sicurezza marittima stazioni radar e sistemi di comunicazioni che saranno
installati lungo l’intera costa angolana (115 milioni); la controllata Agusta
Westland fornirà alla Marina militare sei elicotteri (90 milioni), mentre
l’azienda Whitehead Sistemi Subacquei consegnerà diversi siluri antinave A-244S
per equipaggiare i motosiluranti angolani (7,3 milioni). Il contratto prevede
anche l’assistenza e l’addestramento dei militari angolani da parte di personale
specializzato Finmeccanica. L’acquisizione dei sistemi d’arma italiani è
prevista nell’ambito del Programma di sviluppo della forza navale (Pro-Naval)
varato dal governo angolano per modernizzare e potenziare entro il 2017 gli
assetti bellici e tecnologici e le capacità di pronto intervento della Marina
militare.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa
portoghese Lusa, il presidente Dos Santos avrebbe firmato i contratti alla
vigilia di Natale, anche se l’accordo con Finmeccanica sarebbe stato raggiunto
l’8 luglio 2015 in occasione della sua visita ufficiale in Italia. A Roma, José
Eduardo Dos Santos era stato ricevuto dal premier Matteo Renzi, dalle autorità
militari e dagli amministratori delegati delle maggiori aziende italiane, primi
fra tutti Claudio Descalzi (ENI) e Mauro Moretti (Finmeccanica). “La
cooperazione del nostro gruppo con le autorità angolane si baserà sul
trasferimento di tecnologia in diverse aree avanzate e specialmente nella
formazione del personale qualificato di questo paese, sia in Italia che in
Angola, ed è finalizzato a rinnovare la flotta angolana, sia nel campo della
difesa che in quello petrolifero e dell’estrazione del gas”, dichiarò Moretti
ai giornalisti angolani che accompagnavano Dos Santos.
La cooperazione militare tra Italia e Angola prese il via
nel 1977 subito dolo la dichiarazione d’indipendenza del paese dal Portogallo,
con la firma di un Memorandum che stabiliva la costituzione di una “commissione
bilaterale” composta da rappresentanti delle rispettive forze armate, poi
denominata Joint Cooperation Committee. A rafforzare le relazioni
politico-militari e la partnership tra le autorità di Luanda e il complesso
militare-industriale italiano, contribuì particolarmente il vertice di Roma nel
luglio 2013 tra l’allora ministro della Difesa, Mario Mauro e una delegazione
ministeriale angolana guidata dal Segretario di Stato alla Difesa per le
risorse materiali e infrastrutture, Salviano De Jesus Sequeira. La visita in
Italia dei rappresentanti della Repubblica di Angola si concluse con un
incontro con i manager di alcune tra le più note fabbriche d’armi italiane
(AgustaWestland, Fincantieri, Iveco, ecc.). “È nostro interesse allargare
l’acquisizione di varie tecnologie moderne per sopperire l’esigenza di
monitorare meglio coste e confini territoriali, al fine di combattere
l’immigrazione clandestina e il traffico di droga”, spiegò il portavoce della
delegazione angolana. Il 19 novembre 2013, sempre il ministro Mauro e il Capo
di stato maggiore ammiraglio Luigi Binelli Mantelli ospitarono a Roma il
responsabile del dicastero della difesa angolano Cândido Pereira dos Santos
Van-Dúnem. “L’incontro ha consentito di valutare possibili forme di
collaborazione nel settore della formazione del personale”, riportò una nota del
ministero italiano. “L’ammiraglio Binelli ha confermato la disponibilità a
supportare con l’esperienza militare italiana la riconfigurazione delle Forze
Armate dell’Angola. I due ministri della difesa hanno inoltre firmato un
accordo di cooperazione che prevede scambi di informazioni, addestramenti
congiunti, formazione di soldati angolani nelle accademie italiane”. Sempre a
novembre, si tenne a Luanda la prima Fiera angolana dell’Industria e della
Difesa, a cui partecipano numerose le industrie di morte italiane.
Dal 15 al 19 febbraio 2014. nel porto della capitale
angolana fecero bella mostra di sé tre unità del 30° Gruppo navale (la
portaerei Cavour, la nave rifornitrice “Etna” e la fregata “Bergamini”),
impegnate nel lungo tour promozionale in Africa e in Asia dell’industria
bellica italiana, denominato Sistema paese in movimento. Evento clou della
sosta in Angola delle unità italiane, l’esibizione sul ponte volo della
“Cavour” del soprano Felicia Bongiovanni. “Il 17 febbraio il soprano ha cantato
davanti ad oltre 600 invitati, tra cui dieci Ministri di Stato del governo
angolano”, riportano le cronache di quei giorni. Tra i presenti al concerto
anche una delegazione del ministero della Difesa italiano ed i rappresentanti
delle più importanti imprese nazionali del settore meccanico, siderurgico e
tecnologico, quali Ansaldo, Finmeccanica e Fincantieri. “Luanda vuole formare i
suoi ufficiali nelle accademie e scuole militari italiane e punta ad acquistare
unità navali d’altura per proteggere le piattaforme off-shore (che sfruttano
giacimenti di petrolio valutati 7 miliardi di barili), blindati e mezzi
terrestri, aerei d’addestramento e un sistema di controllo integrato delle
frontiere simile a quello venduto alla Libia”, scriveva in quei giorni il
periodico specializzato Analisi Difesa. “Un giro d’affari potenzialmente multi
miliardario che coinvolgerebbe Fincantieri, Selex ES, Oto Melara, MBDA, Alenia
Aermacchi e molte altre aziende italiane”. Per firmare l’accordo di
cooperazione militare con le autorità angolane, il 16 febbraio era atteso il
ministro Mario Mauro, ma dopo le improvvise dimissioni del presidente del
consiglio Enrico Letta, fu annullato il suo arrivo a Luanda. La défaillance del
governo fu comunque ben compensata dai vertici delle forze armate e delle
industrie di guerra italiane. Il Segretario generale della Difesa e direttore
nazionale degli armamenti, generale Enzo Stefanini e il Capo di stato maggiore
della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, firmarono infatti il Protocollo
tecnico per l’esecuzione dell’accordo bilaterale siglato in Italia nel novembre
2013, mentre i leader militari angolani furono ospitati sulla “Cavour” per
assistere ad alcune attività addestrative in mare. “Sicurezza marittima, con
particolare riguardo all’antipirateria, procedure di abbordo in mare e nozioni
di base sulla difesa da ordigni esplosivi improvvisati, sono stati gli
argomenti trattati”, riporta una nota del Comando della Marina militare
italiana. Sulla portaerei si tenne infine un seminario a favore di partner
industriali e militari di entrambi i paesi. “L’Angola è un paese strategico dal
punto di vista della sicurezza marittima dell’Oceano Atlantico”, spiegò
l’ammiraglio De Giorgi. “Il nostro obiettivo è sviluppare con questa Nazione
una collaborazione di lungo periodo nei settori della difesa, della sicurezza e
dello sviluppo tecnologico”.
Il 21 luglio 2014 fu il premier Matteo Renzi a recarsi a
Luanda per incontrare il presidente Josè Eduardo Dos Santos. “L’Angola è oggi
il terzo partner commerciale sub-sahariano dell’Italia: nel 2013 il valore
dell’interscambio è stato pari a 891 milioni di euro, con 348 milioni di nostre
esportazioni”, precisò la Farnesina. “In Angola la presenza italiana è
caratterizzata dall’ENI nel settore dell’energia, da Inalca-Cremonini per
l’agroalimentare, da Grimaldi e Snav per i trasporti. E in Angola, Sace ha
annunciato l’apertura di due linee di credito: da 164 milioni di euro per il
completamento dei lavori di costruzione dell’autostrada Luanda-Soyo affidati
all’italiana Cmc Ravenna e di 500 milioni di dollari riservata a Sonangol,
società petrolifera angolana, per l’acquisto di merci o servizi italiani”.
Ancora una volta però furono gli affari d’armi a stimolare maggiormente gli
appetiti italici. Ad accompagnare il presidente del consiglio in Angola, oltre
al sottosegretario dello Sviluppo economico Carlo Calenda (ex assistente di
Confindustria e neo rappresentante diplomatico dell’Italia a Bruxelles) e agli
amministratori delegati di ENI e Cremonini, c’era infatti l’Ad di Finmeccanica,
Mauro Moretti. “In Angola stiamo discutendo sull’appalto di elicotteri di uso
civile e militare con la candidatura dell’Italia a sostituire l’intera flotta
angolana, oltre al controllo dei territori attraverso sofisticati sistemi come
droni e satelliti”, dichiarò Moretti prima di rientrare in Italia.
Il 28 novembre 2014 si tenne a Roma un vertice tra i
ministri della difesa Roberta Pinotti e Manuel Gonçalves Lourenço. Anche in
quell’occasione il ministero emise una lunga nota sui temi trattati durante il
meeting bilaterale. “Lo scorso anno, Italia e Angola hanno siglato un Accordo
Quadro che prevede, tra le altre, iniziative nell’ambito della formazione,
addestramento e sicurezza marittima”, spiegò l’addetto stampa della Difesa.
“L’Angola da tempo guarda con interesse alle capacità della Difesa italiana.
Nel corso della recente visita in Italia del Direttore del Servizio Sanitario
delle Forze armate angolane, ad esempio, sono stati definiti i settori per la
futura collaborazione nel campo del bio‐contenimento (addestramento per la
decontaminazione NRBC e prevenzione del contagio da virus ebola), della
medicina aeronautica e della telemedicina”. Dieci mesi dopo fu Roberta Pinotti
a recarsi in visita in Angola per incontrare il Presidente José Eduardo Dos
Santos, il collega Gonçalves Lourenço e il ministro degli Esteri, Georges
Chikoti. “Porto i saluti del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,
disponibile a visitare l’Angola nel più breve tempo possibile”, esordì Pinotti
al gala ufficiale. “L’Italia è una nazione con una grande tradizione nel
settore della marina militare e ci piacerebbe focalizzarci con l’Angola su
questo comparto. Ma siamo qui anche per discutere di lotta al terrorismo,
sicurezza del mare e della collaborazione nel settore dell’addestramento e
della formazione con iniziative a favore delle forze armate angolane avviate
sin dal 2013 negli Istituti e Enti della difesa italiani”.
L’ultima tappa del percorso di consolidamento della
partnership politico-militare-industriale italo-angolana risale all’8 ottobre
dello scorso anno, quando a Luanda si tenne la Conferenza internazionale sulla
sicurezza marittima ed energetica (CISME), organizzata su iniziativa di Angola,
Stati Uniti e Italia, e a cui partecipano delegazioni provenienti da 54 paesi
insieme ad alcune organizzazioni regionali e internazionali che si occupano di
sicurezza marittima ed esplorazione energetica. “L’obiettivo dell’incontro è
coordinare le strategie e la condivisione delle informazioni al fine di rendere
i mari più sicuri per lo sviluppo delle attività economiche”, dichiarò il
sottosegretario di Stato alla Difesa, On. Gioacchino Alfano. “È essenziale
anticipare, impedire e saper eventualmente gestire qualsiasi evento o
situazione di criticità che si possa trasformare in una minaccia o addirittura
in un attacco all’integrità nazionale, alla sovranità e/o agli interessi vitali
delle nostre Nazioni, non escludendo da ciò anche i rischi generati da
migrazioni di massa, pandemie, terrorismo e criminalità”.
All’export di armi e apparati tecnologici alle forze
armate angolane avrebbero offerto la propria collaborazione anche alcuni dei
più potenti boss di Cosa nostra. Dopo l’arresto a Bangkok, il 31 marzo 2012, di
don Vito Roberto Palazzolo, ritenuto dalla procura di Palermo come uno dei
principali cassieri della mafia internazionale, trapelò che in un
interrogatorio Francescomaria Tuccillo (responsabile di Finmeccanica per
l’Africa sub-sahariana sino al 2011), aveva riferito che il Palazzolo avrebbe
partecipato sotto falso nome al forum Italia-Angola, organizzato il 7 e l’8
settembre 2009 a Luanda. Il Palazzolo, sempre secondo il teste, si sarebbe
presentato come “uomo d’affari” e “collaboratore”, tra l’altro, dell’azienda di
elicotteri AgustaWestland. In un’intervista al sito Lettera43.it, un altro
dirigente del gruppo Finmeccanica la cui identità è stata mantenuta coperta,
confermò qualche tempo dopo la partecipazione di don Vito Palazzolo alla
convention di Luanda. “Mi fu presentato da un collega, dicendo che si trattava
di una persona di fiducia, che aveva già lavorato con alcune aziende del gruppo
tra le quali Agusta”, raccontò il manager. Da quanto sin’ora emerso nelle
indagini, la persona di contatto tra la holding italiana e il boss siciliano
sarebbe stato Patrick Chabrat, già vicepresidente di Agusta Westland e poi
responsabile di Finmeccanica per l’Africa sub-sahariana.