DESENZANO.
IL TIGLIO E LA FOGLIA
di Angelo
Gaccione
Un tiglio del
lungolago di Desenzano mi ha regalato una foglia. Mi è caduta delicatamente in
grembo, ero seduto su una panchina sotto la sua ombra a mirare i volteggi dei
gabbiani. Era il 7 di agosto del Duemilasedici dell’Era post Volgare. Un’Era
decisamente post e molto, molto volgare, in verità.
Erano
le 15 e 20, come annotava la “cipolla”, e il cielo azzurro era spennellato qua
e là da strisce bianche dalle forme più curiose.
Il
lago cullava gli anatroccoli, la brezza muoveva le fronde e le chiome, i
barchini gonfiavano le vele. Lo sguardo inseguiva i monti lungo l’intero profilo,
e l’arco delle due penisole che si aprono per accogliere i traghetti. Virava,
lo sguardo, fino alle punte estreme di Sirmione e Manerba, da sponda a sponda.
È
di un giallo caldo la foglia. Rovesciata pare un cuore. La terrò dentro i fogli
del taccuino come si usava una volta. Foglia fra i fogli.
“Grazie”
io dissi al tiglio “per questo dono”.
Non
c’è quasi più nulla di gratuito a questo mondo.
[Desenzano,
7 agosto 2016]