CASSOLA: IL PERCHÉ DI UNA PUBBLICAZIONE
di Federico Migliorati
La copertina del libro |
Nell’agosto
2014 ero in vacanza nell’amata Toscana, in cerca di stimoli per dare vita ad un
filone di interviste riguardanti alcuni protagonisti letterari del Novecento, compito
che m’ero assunto da tempo. A Cecina, lungo il viale di due chilometri che
conduce alla spiaggia di Marina, richiamai alla mente quello che,
indubitabilmente, era lo scrittore più legato a quel luogo: il romano Carlo
Cassola. Le sue storie semplici nel loro fluire, i personaggi umili presi dalla
quotidianità, l’introspezione subliminare dell’esperienza umana che ne
caratterizzò la produzione iniziale mi
si fecero subito chiari nella mente. Cassola ha scritto pagine terse di
letteratura, superando anche i marosi prodotti dalle feroci accuse dei
neoavanguardisti riuniti nel Gruppo ’63, ma si è dimostrato altresì un autore
impegnato a livello politico e civile, da combattente partigiano prima, sulle
colline intorno a Volterra, e da critico lucido dei misfatti della società
contemporanea in età più matura. Schivo di temperamento, non incline alla
mondanità ed ai riflettori del palcoscenici, generoso, ma anche franco e
diretto, Cassola non ha esitato a portare un incisivo ed acceso contributo in
nome del pacifismo e del disarmismo che ne hanno segnato in particolar modo
l’ultimo periodo della sua esistenza.
C’era,
mi dissi dunque, “materia” su cui lavorare in vista dell’importante
appuntamento con il centenario dalla nascita. L’intervista sullo scrittore de
“La ragazza di Bube” poteva costruirsi inserendola in percorso che consentisse
di approfondire soprattutto l’uomo Cassola, poco conosciuto, più che l’artista
delle lettere su cui esiste ormai ampia ed elaborata documentazione tra cui il
completo Meridiano Mondadori curato da Alba Andreini. Il tempo giocò a mio
favore offrendomi, complice la preziosa “intermediazione” del noto critico
letterario Vincenzo Guarracino, l’opportunità di avvicinare Angelo Gaccione,
scrittore e intellettuale vivace e prolifico nonché tra i più stretti
collaboratori e sodali di Cassola nell’ultimo tratto della sua vita. I due
hanno condiviso l’impegno antimilitarista, entrambi sono stati impegnati in
qualità di promotori di quella Lega per il disarmo unilaterale dell’Italia che
tanto fece parlare di sé tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni
Ottanta. Oggi che ancora troppi conflitti sconvolgono il mondo ed una minaccia
atomica permane quale fosco presagio, leggere, anzi, rileggere Cassola appare
oltremodo illuminante. Ancor più fondamentale rappresenta scoprire quanto
l’epistolario in gran parte inedito a cui egli diede vita con Gaccione
costituisca per alcuni versi l’ultimo suo testamento spirituale, estremamente
interessante, fitto di osservazioni, illuminazioni, corrosivi giudizi sui
personaggi e le situazioni dell’epoca: è il bagaglio di uno scrittore che vide
nella pace e nel disarmo il rimedio ad ogni sorta di violenza, di disillusione
e di disincanto. Il volume in questione vuole costituire un piccolo contributo
per entrare nel “cuore” del pensiero pacifista cassoliano ricercandone i frutti
più fecondi, a 100 anni dalla nascita e a trenta dalla prematura scomparsa
dell’illustre intellettuale per il quale scrivere significava essere “attenti
al rumore continuo della vita”.