POLITICHE PER LA
MOBILITÀ
di Anna Moretti*
Anna Moretti |
La mobilità è un fenomeno generato
dal territorio, dal complesso distribuirsi ed intrecciarsi delle risorse, delle
attività, delle occasioni e dei comportamenti su di esso, e la sua regolazione
riguarda dunque la necessità di intervenire su molteplici componenti della vita urbana: i canali su cui la
mobilità scorre, e cioè le infrastrutture di trasporto, i luoghi e le
attività che attraggono e che generano
la mobilità, gli aspetti comportamentali
(ragioni, tempi, modi, usi) che la configurano.
Da una parte
la mobilità è una energia positiva, e in questo senso ne va sostenuta e
favorita la crescita e la diversificazione, dall’altra la congestione della
mobilità, cioè il traffico, ne rappresenta una esternalità negativa, portando
con sé la percezione di allontanamento delle destinazioni dalle origini, di
difficoltà nell’uso delle reti, di deformazione degli spazi pubblici, di
inquinamento ambientale , con ricadute sui tempi di vita, sulla sicurezza,
sulla qualità di vita e sulla salute di tutti i cittadini.
Governare la
mobilità significa dunque anche governare tempi di spostamento, sicurezza,
qualità, salute. Il governo della mobilità comporta la necessità di regolare:
-l’offerta (le infrastrutture di
trasporto in senso lato, soprattutto dal punto di vista di una loro
“riqualificazione”),
-la domanda (il comportamento
degli utenti),
-l’assetto del territorio, cioè
dei contesti insediati e dell’ambiente,
-le tecnologie che intervengono
nella produzione e nel controllo della mobilità.
Per questo
servono:
-piani generali, verso usi compatti e integrati del suolo, coerenze
tra localizzazioni e accessibilità, mixité funzionali;
- piani settoriali, per
incentivare l’intermodalità, controllare l’uso dell’auto e favorire l’uso dei
mezzi pubblici e collettivi, garantire la sicurezza ( ad esempio Piani Urbani
del Traffico e Piani della sicurezza stradale);
-azioni normative e fiscali, che agiscano sulle
entrate di auto nelle città, sulla sosta, sugli orari;
-progetti, che in aree urbane possano migliorare la condivisione tra
spostamenti che usano modalità diverse (automobilisti, ciclisti e pedoni,
utenze deboli), ad esempio attraverso
la riqualificazione di alcune strade e
il ridisegno degli spazi pubblici.
All’interno
di questi strumenti, sostenuti e definiti da leggi e normative specifiche, è
possibile individuare alcune tipologie di politiche: politiche orientate
all’offerta di mobilità, cioè finalizzate all’incremento della capacità dei
sistemi di trasporto in termini di archi e di nodi: nuova viabilità,
potenziamento del trasporto pubblico, anche in termini di servizio,
intermodalità, gestione della circolazione e dei parcheggi, dispositivi per la
riduzione della velocità in ambito urbano, traffic
calming, sviluppo di percorsi pedonali e ciclabili;
politiche
orientate alla domanda, cioè misure finalizzate al cambiamento del
comportamento degli utenti: misure finanziarie, tassazioni, incentivi ad una
mobilità sostenibile, restrizioni all’uso dell’auto, mobility management,
desincronizzazione degli orari, campagne di informazione, di
sensibilizzazione e di educazione
stradale;
politiche di
pianificazione territoriale ed ambientale, in termini di strategie, anche di
lungo termine, di accompagnamento ad
azioni più mirate: indirizzi verso una
città compatta e policentrica, misure
legate all’uso del suolo in termini di redistribuzione delle attività,
controllo delle destinazioni d’uso, incentivi alla localizzazione nei nodi e
disincentivi alla localizzazione di funzioni congestionanti in aree centrali,
pianificazione delle aree ambientali;
politiche e
strategie tecnologiche per la protezione dell’ambiente: motori a basso consumo,
vetture elettriche, controllo elettronico della velocità, informazioni sul
traffico, vigile elettronico per gli accessi
a zone protette, controllo del rumore e delle emissioni, telelavoro, teleshopping, nuovi materiali insonorizzanti,
nuovi sistemi logistici.
[*Docente Politecnico di Milano]