IL “NO” NEL REFERENDUM PER MEMORIA DEL CLN
di
Franco Astengo
Stiamo vivendo un momento molto particolare per la democrazia
italiana.
La
forma democratica che la Costituzione ha dato all’Italia si trova al centro di
un duro attacco. Un attacco che va respinto ricordando le origini della nostra
convivenza politica e sociale.
A
questo proposito rievocare l’8 settembre, la formazione del CLN e la
“Repubblica dei Partiti” (dalla felice definizione di Pietro Scoppola) diventa
un dovere morale e una indicazione di prospettiva per il futuro.
L’8 settembre si verificò
uno di quegli eventi grandi, eccezionali che pongono i popoli e le donne e gli
uomini che ne fanno parte davanti alla necessità di scelte drastiche e decisive
per l’avvenire della loro nazione, della loro entità collettiva e per loro
stessi.
Nella
storia si verificano passaggi storici che quasi “costringono” a prendere
coscienza di verità che, in precedenza, apparivano come latenti o la cui piena
consapevolezza sembrava riservata a pochi.
L’8
settembre 1943 ha rappresentato uno di questi passaggi di coscienza e di
impegno. In quel contesto emerse la necessità, per i singoli, di compiere
scelte cui la gran parte non aveva mai pensato di dover essere chiamata.
In
quel drammatico frangente emerse la necessità di esplicitamente consentire o
dissentire: il sistema stava crollando e gli obblighi verso lo Stato non
costituivano più un sicuro punto di riferimento per i comportamenti
individuali. Ma non tutto era stato lasciato alla coscienza dei singoli: in
quegli stessi giorni dove i potenti cedettero alla fellonia della paura avvenne
un fatto politico determinante per il futuro del Paese.
Il
9 Settembre 1943 Roma viene occupata dai tedeschi, le parole dell’Armistizio
risuonano alla popolazione come un rompete le righe, molti se ne tornano a
casa. Qualcuno invece cerca di difendersi: nello stesso giorno in gran segreto
1943 in via Adda alle ore otto si svolse la riunione dei comitati antifascisti
sotto la guida di Bonomi e fu fondato il CLN. Alla riunione erano presenti: Giorgio Amendola (Pci), Mauro Scoccimarro (Pci), Meuccio Ruini e Ivanoe Bonomi (Democrazia del lavoro), Alcide De Gasperi (Dc), Pietro Nenni
(Psiup), Giuseppe Romita
(Psiup), Ugo La Malfa
(P.d’azione), Sergio Fenoaltea (Pd’azione), Alessandro
Casati (Pli) .
In
quell’occasione, formando il Comitato di Liberazione Nazionale, si stabilì
oggettivamente quel radicamento dei partiti nella società che poi caratterizzò
la vita politica italiana per un lungo periodo del dopoguerra.
Lo
si può affermare ancora adesso, con sicurezza e con orgoglio, fu su queste basi
che si rese possibile, nel corso di frangenti quanto mai complicati, scrivere
la Costituzione Repubblicana.
È
quello della Costituzione Repubblicana il testo nel quale si stabilisce la
centralità di quella forma di governo parlamentare che oggi si intende mandare
in crisi: soltanto il “NO” nel referendum del 20 settembre può rappresentare
l’argine per fermare questa pericolosa deriva antipolitica. Un “NO” che va
pronunciato nel pieno spirito del CLN.
Torniamo
all’8 settembre 1943: con la formazione del CLN costituito dai partiti
antifascisti si realizzò la saldatura
tra chi aveva combattuto il fascismo nel Ventennio , chi era salito in montagna
dopo l’8 Settembre e l’insieme delle donne e degli uomini del popolo: una
saldatura che avrebbe consentito di formare una nuova classe dirigente, una
“generazione lunga” che ,pur tra fatiche, contraddizioni, conflitti sarebbe
riuscita a ricostruire una convivenza civile e una coscienza collettiva;
ciascheduno per la propria parte, con le proprie convinzioni ma nell’idea di
fondo che attraversò i resistenti italiani: non ci si poteva limitare alla
disfatta tedesca, bisognava recuperare prima di tutto un senso comune per una
Nazione distrutta che era necessario far riemergere dal baratro in cui
monarchia e fascismo l’avevamo gettata.