PASOLINI PERSONAGGIO
di
Angelo Gaccione
Pier Paolo Pasolini
Che Pasolini sia stato un
personaggio, personaggio nell’accezione più ampia del termine, con tutto quanto
di popolare, di riconoscibilità, di fama, di successo, grazie ad una forte esposizione
sui mezzi di comunicazione di massa, non c’è dubbio alcuno. Con acclusi,
ovviamente, i risvolti corrivi, “consumistici”, deteriori, “spettacolari”, che,
proprio perché personaggio, i media si incaricano di garantire. I media
alimentano il personaggio e il personaggio alimenta i media, in un connubio
strettissimo e con un vantaggio reciproco. Gian Carlo Ferretti nel suo recente
saggio dal titolo inequivocabile di Pasolini personaggio (Interlinea
2022, pagg. 198 € 18), lo definisce addirittura come il più grande personaggio
del secondo Novecento italiano. In effetti non vedo a chi altri, nel campo
delle lettere, si possa applicare questa definizione. Nessuno più di Pasolini
si è sovraesposto pubblicamente come lui suscitando scandalo, feroci polemiche,
insulti, processi, avversioni, rifiuti, contestazioni. E questo è avvenuto sia
rispetto ai suoi nemici e detrattori, sia rispetto a quanti ideologicamente e
culturalmente gli erano più contigui. Non solo cattolici e fascisti, ma anche
anticlericali e marxisti. Basti pensare alle vicende dei suoi libri e film:
censurati, sequestrati, processati. A partire da un certo tempo, non c’è stato
argomento su cui ha scritto o preso la parola che non abbia creato polemiche e,
a volte, veri e propri scontri. Ma come si diventa personaggio?
Fondamentalmente utilizzando in maniera cinica i mezzi di comunicazione
di massa e, allo stesso tempo, lasciandosi usare da essi, offrendo loro
l’occasione ghiotta per amplificare e rilanciare ogni tipo di polemica, ogni
tipo di scandalo, incurante che diventi cronaca: sia essa politica, letteraria,
sessuale, religiosa. Che da privata diventi pubblica e non risparmi nessun
anfratto. E Pasolini di materia gliene ha offerta a bizzeffe: col suo modo di vivere
e di essere; di interventi sui temi più conflittuali rifiutando ogni prudenza,
ogni compromesso, ogni moderazione. Spesso fino al rischio personale,
all’isolamento. La sua stessa morte darà materia abbondante alla cronaca nera e
giudiziaria; a quella politica e culturale. Lo scandalo accresce la popolarità
del personaggio, il suo carisma, la sua autorità. Le prese di posizioni non
conformiste, estreme, sovvertitrici, lo elevano a icona, a simbolo, a mito. E
tutto ciò indipendentemente dalla condivisione o meno delle vedute e delle idee.
Ferretti non trascura nessuno degli aspetti che rendono personaggio Pasolini,
neppure quelli più abusati o incarnati nella cultura pop come la Street Art.
Non per nulla sulla copertina del libro compare la foto di un murales
realizzato in una zona di Roma in cui è raffigurato Pasolini che tiene in
braccio sé stesso. Un sé stesso cadavere, con la testa riversa, le braccia penzoloni
e l’espressione dolente come un Cristo appena trafitto. L’opera di
Ernest-Pignon-Ernest (è lui l’autore del murales) presenta i due corpi del
poeta a grandezza naturale.
Pier Paolo Pasolini |
La copertina del libro
Non possiamo fare a meno di andare con la memoria a come per tutta la vita egli non abbia fatto altro che esporsi: esporre il corpo e le idee con la stessa radicalità. Corpo e idee alla mercé e come merce: nell’agorà intellettuale e nei luoghi del piacere sottoproletario. Manca, in questa puntigliosa e documentata rassegna di Ferretti, un accenno al brano musicale del cantautore Fabrizio De André dal titolo: “Una storia sbagliata”, scritto assieme a Massimo Bubola nel 1995. Commissionato al cantautore dalla Rai è espressamente dedicato alla morte del poeta.
Ferretti e Gaccione, Milano 1° giugno 2022
a casa di Ferretti
a casa di Ferretti