FERMARE IL DOLORE
Sostenere il Referendum contro la guerra.
Apprendo che alcuni settori della
nonviolenza e del pacifismo si sono tirati indietro rispetto all’impegno e alla
buona riuscita del Referendum contro l’invio di armi in Ucraina. È una scelta
sbagliata, un errore. Già gli oppositori alla guerra devono combattere contro
un fronte molto vasto di guerrafondai che hanno in mano tutti i mezzi
comunicazione, tutte le tribune televisive e risorse economiche immense. Il governo
italiano da parte sua può giovarsi del consenso non solo dei dirigenti di quasi
tutti i partiti, ma del Parlamento Europeo ostaggio del governo anglo-americano,
della Nato, dei mercanti di morte che stanno facendo affari d’oro sulla pelle
degli ucraini e delle vite dei soldati sul campo di battaglia falcidiati a
migliaia ogni giorno. Senza contare il boicottaggio dei Comuni che non hanno
predisposto nulla perché i cittadini possano firmare. Come credono gli amici di
far pressione sul piano nazionale se non riusciamo a contarci, a diventare
attivi, a insinuarci dentro il disgusto per la guerra dell’ottanta per cento
degli italiani contrari, ma sfiduciati e disillusi? Il senso del Referendum è
obbligare i partiti a fare i conti con il sentimento popolare dei loro iscritti
e sostenitori. Creare delle crepe nel loro granitico blocco, fare esplodere delle
positive contraddizioni. Tutti coloro che si recano ai banchetti per sostenere
il Referendum trovano scandaloso e assurdo continuare a mandare armi per
devastare e uccidere. Che si sprechi in modo tanto criminale la ricchezza del
Paese mentre la Sanità è allo sfascio, i mutamenti climatici devastano il
territorio, e le condizioni di vita peggiorano sempre di più. Il Referendum
vuole incunearsi dentro questi sentimenti e farli prevalere per obbligare governo
e partiti a cambiare strada. Ci pensino gli amici e i compagni che si sono
tirati indietro.
A. G.