NON SMARRIRE IL MOVIMENTO PACIFISTA
di Franco Astengo
Il clangore della dilagante propaganda bellica sembra aver fatto
smarrire il senso al movimento pacifista che pure, nei primi mesi della guerra
in Ucraina, aveva dato evidenti prove di vitalità unendo anche posizioni ideali
e culturali diverse come forse mai nel passato. È indispensabile
ritrovare subito questo movimento cercando di contrapporre alla dilagante
sindrome di guerra analisi e iniziative misurate sulla realtà di ciò che sta accadendo.
Per questo motivo ripropongo un testo del 2014 quando
iniziarono gli scontri nelle zone russofone dell’Ucraina: mi pare, nonostante
la modestia delle mie valutazioni personali su quel tema, che molti elementi di
analisi risultassero già validi rispetto a quanto accaduto e sta accadendo nel
tempo.
“È evidente come si tratti di uno scontro tra i due blocchi che
si vanno ricostituendo: da un lato la Russia con le sue ambizioni imperiali,
dall’altro gli USA (pure in difficoltà economiche. situazione nella quale gli
americani hanno sempre cercato di risolvere le cose con l’aggressività bellica)
che stanno chiedendo all’Europa di tornare alla situazione pre-caduta del muro
di Berlino con un allineamento totale alla cosiddetta fedeltà atlantica.
Si tratta di una situazione pericolosissima che
porterebbe ad uno stato di tensione pre-bellica (se non direttamente già
bellica) in una delle situazione strategicamente fondamentali con il rischio,
davvero, dell’esplodere di un conflitto di proporzioni gigantesche, considerato
anche l’esistenza di situazioni molto delicate su altri scacchieri: dal Medio
all’Estremo Oriente. Il ruolo di pace dell’Europa è fondamentale ma non
basta esprimerlo a parole: è necessaria un’azione politica che richieda la
neutralità e la smilitarizzazione, sapendo che si tratta di situazioni molto
complicate e di difficile approccio, anche sul piano organizzativo richiedendo
infatti un afflato internazionalista e una dimensione transnazionale. Il modello non può che essere quello dei pochi che, nel
1914, si opposero all’allineamento dei grandi partiti socialisti europei,
significativamente dell’SPD alla logica delle Union sacrée e della votazione
dei crediti di guerra. È ancora la storia del
movimento operaio che ci indica la strada in questo momento di fortissima
difficoltà: chiedere la neutralità dell’Europa, fare della pace un obiettivo
strategico, connettere tutti i soggetti antagonisti attorno a questo obiettivo
può fornire davvero un senso profondo a un coerente movimento per la pace.
Non basta però rifletterci, è necessario agire”.